e niente, questo è il miglior post della storia di playit.
Musica - Volume III
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Re: Musica - Volume III
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Re: Musica - Volume III
Molto bella e dettagliata Frog, complimenti.
L' altra sera in un teatro di Milano l' intero album è stato riproposto interamente da una band formata da appassionati che reinterpretano i Beatles in maniera perfetta, peccato non esserci stati.
Ricordo che quando ho comprato il disco ci ho messo un po' per digerirlo, non essendo a presa rapida come altri, ma una volta metabolizzato ti rendi conto della grandezza dei 4, e immagini quello che poteva essere e che non è stato, se avessero continuato...
L' altra sera in un teatro di Milano l' intero album è stato riproposto interamente da una band formata da appassionati che reinterpretano i Beatles in maniera perfetta, peccato non esserci stati.
Ricordo che quando ho comprato il disco ci ho messo un po' per digerirlo, non essendo a presa rapida come altri, ma una volta metabolizzato ti rendi conto della grandezza dei 4, e immagini quello che poteva essere e che non è stato, se avessero continuato...

frog ha scritto: 22/11/2018, 17:37
Questa la scrissi qualche anno addietro nell'apposito topic delle recensioni ormai andato in disuso https://forum.playitusa.com/viewtopic.php?f=9&t=14562 , oggi fanno cinquant'anni dall'uscita
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Re: Musica - Volume III
aggiungo, visto che mi ha sempre impressionato che - oltre ad ispirare Manson (trovò nel White Album profezia di una guerra interraziale) - i membri della Family scrissero con il sangue di Sharon Tate 'PIG' ed 'Helter Skelter' dopo aver massacrato lei - a fine gravidanza - e altri quattro amici dell'attrice.frog ha scritto: 22/11/2018, 17:37Piggies: George Harrison è il Beatles meno famoso, ricordato come colui che portò nel gruppo l’influenza orientale, la meditazione, la pace e la tranquillità, in realtà aveva semplicemente poca voglia d’immischiarsi nelle beghe quotidiane e ancor meno considerazione del volgo. In questo brano non risparmia il vetriolo, basti pensare che, insieme ad Helter Skelter, verrà citato da Charles Manson come brano che lo ispirò per le sue stragi.
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Re: Musica - Volume III
Chiedo scusa se metto un altro mega post su questo topic, ma ritengo che quanto scrive Castaldo in questo pezzo sia estremamente condivisibile e mi chiedevo se è solo una sensazione mia e di Castaldo, oppure il fatto che il rock è morto e ne è rimasta in giro solo una pallida rappresentazione di quanto era, sia condivisa anche da altri ?
https://www.repubblica.it/spettacoli/mu ... 24-S1.6-T1
Pezzo di Gino Castaldo su La Repubblica
C'era una volta il rock. Cominciò col bacino roteante di Elvis a infiammare i sovversivi ormoni dei ragazzi nati nel dopoguerra, esplose col luminoso verbo beatlesiano, prese forza e consapevolezza con le parole incendiarie di Bob Dylan, con le visioni dei Pink Floyd e di Frank Zappa, celebrò riti estremi con Jimi Hendrix, Rolling Stones, Doors, continuando per almeno un altro paio di decenni a raccontare le trasformazioni del mondo. Ma oggi, cosa è diventata questa irripetibile favola della cultura contemporanea? Il nulla, un enorme e fragoroso vuoto. Il rock è morto, amici e compagni, assente, latitante, travolto da ondate di pop e hip hop, schiacciato sulle proprie antiche responsabilità e incapace di reagire al nuovo. Eppure molti fanno fatica a prenderne atto. Fate la prova: ditelo ad alta voce e vi troverete ancora oggi in pochi secondi circondati da gente con la t-shirt dei Metallica che vi insulta.
A scrivere un possibile epitaffio ci ha pensato il solito incorreggibile Kanye West che per i Grammy del prossimo anno ha proposto un suo pezzo, Freeee (Ghost town Part 2), nelle categorie miglior canzone rock e miglior performance rock. Come dire: il rock oggi sono io, fatevene una ragione, e del resto se andiamo a vedere l'edizione passata i fatti sembrano dargli ragione: i protagonisti sono stati Jay-Z, Kendrick Lamar, Bruno Mars. Il rock, relegato nelle sue categorie, si è aggrappato ai mastodonti tipo i Mastodon, appunto, Foo Fighters e Queens of the stone age, le regine dell'età della pietra, nome che oggi suona piuttosto beffardo, e la miglior performance l'ha vinta Leonard Cohen col suo ultimo pezzo pubblicato in vita, You want it darker. Sembrano metafore della fine. Per trovare cose che avessero un sapore contemporaneo bisognava andare nella categoria Best Alternative music album, per la quale infatti non si usa neanche più il termine rock. La verità è che ai Grammy ormai il rock sembra piuttosto il nonno che alle feste comandate non si può non invitare, ma dal quale certo non ci si aspetta il glam dei tempi migliori. "Il rock è morto, o è solo vecchio?", titola infatti Bill Flanagan sul New York Times, ed è un altro modo di vedere la questione: magari è solo fuori moda, ripetitivo, legato a stereotipi logori ma di sicuro non è più musica per ragazzini. Le nuove generazioni guardano altrove, anche perché a cercarlo bene di rock buono ne circola, ma gira nei bassifondi delle minoranze, è troppo discreto o troppo estremo per superare la soglia di massa.
Basta dare un'occhiata alle classifiche. In questo momento quella inglese degli album più venduti è stupefacente. Tra i primi dieci posti ci sono Andrea Bocelli e il duo Aled Jones e Russell Watson, anche loro di impostazione tenorile, ben due colonne sonore, ovvero quelle di The greatest showman e A star is born, e al colmo del paradosso il White album dei Beatles, ovvero un disco di incomparabile bellezza ma che è stato pubblicato 50 anni fa, e lo stesso vale per la Platinum collection dei Queen, tornata in classifica grazie alla spinta del film Bohemian Rhapsody. Uniche presenze vagamente contemporanee e in odore di rock sono i Muse al primo posto e gli Imagine Dragons al nono. In America la situazione non è molto diversa. Ai primi posti ci sono Beatles e Queen, la colonna sonora di A star is born, ma in cima trionfa l'eroe country Kane Brown, al terzo posto Trippie Redd seguito da Lil Peep e da una lunga schiera di rapper e trapper.
Ma ovviamente non è solo una questione numerica, casomai di forza, di presenza, di attaccamento al presente. Riesce il rock a raccontare quello che siamo, quello che vorremmo essere, riesce a mettere in scena ansie, conflitti e desideri del nostro tempo? In giro ci sono ancora i vecchi soloni. Dylan fa ancora concerti, Springsteen continua a sembrare in missione per conto di cause superiori. A dire il vero il rock è già morto tante altre volte, è morto il giorno in cui Elvis partì per il servizio di leva, è morto il giorno in cui precipitò l'aereo con a bordo Buddy Holly, è morto quando è arrivato il punk, ma per ogni assassinio c'era un nuovo re pronto a ripartire. Ora di giovani in grado di assumersi quel ruolo non se ne vedono, oppure sono come i Greta Van Fleet, copia conforme dei Led Zeppelin o, in Italia, i Måneskin che infiammano i ragazzi ma usano un linguaggio in fin dei conti classico.
Forse a uccidere il rock è proprio il peso dello stereotipo. Se diciamo rock oggi pensiamo a un cliché: quattro accordi sparati, chitarre elettriche, batteria in quattro con cassa e rullante in evidenza, un cantante che strilla. Ma il rock non è nato per essere questo. Era la musica più varia e fantasiosa mai apparsa sul pianeta. E per questo forse è morto. In realtà si è reincarnato e oggi vive in tutte le altre musiche. Basta non chiamarlo rock.
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C'era una volta il rock. Cominciò col bacino roteante di Elvis a infiammare i sovversivi ormoni dei ragazzi nati nel dopoguerra, esplose col luminoso verbo beatlesiano, prese forza e consapevolezza con le parole incendiarie di Bob Dylan, con le visioni dei Pink Floyd e di Frank Zappa, celebrò riti estremi con Jimi Hendrix, Rolling Stones, Doors, continuando per almeno un altro paio di decenni a raccontare le trasformazioni del mondo. Ma oggi, cosa è diventata questa irripetibile favola della cultura contemporanea? Il nulla, un enorme e fragoroso vuoto. Il rock è morto, amici e compagni, assente, latitante, travolto da ondate di pop e hip hop, schiacciato sulle proprie antiche responsabilità e incapace di reagire al nuovo. Eppure molti fanno fatica a prenderne atto. Fate la prova: ditelo ad alta voce e vi troverete ancora oggi in pochi secondi circondati da gente con la t-shirt dei Metallica che vi insulta.
A scrivere un possibile epitaffio ci ha pensato il solito incorreggibile Kanye West che per i Grammy del prossimo anno ha proposto un suo pezzo, Freeee (Ghost town Part 2), nelle categorie miglior canzone rock e miglior performance rock. Come dire: il rock oggi sono io, fatevene una ragione, e del resto se andiamo a vedere l'edizione passata i fatti sembrano dargli ragione: i protagonisti sono stati Jay-Z, Kendrick Lamar, Bruno Mars. Il rock, relegato nelle sue categorie, si è aggrappato ai mastodonti tipo i Mastodon, appunto, Foo Fighters e Queens of the stone age, le regine dell'età della pietra, nome che oggi suona piuttosto beffardo, e la miglior performance l'ha vinta Leonard Cohen col suo ultimo pezzo pubblicato in vita, You want it darker. Sembrano metafore della fine. Per trovare cose che avessero un sapore contemporaneo bisognava andare nella categoria Best Alternative music album, per la quale infatti non si usa neanche più il termine rock. La verità è che ai Grammy ormai il rock sembra piuttosto il nonno che alle feste comandate non si può non invitare, ma dal quale certo non ci si aspetta il glam dei tempi migliori. "Il rock è morto, o è solo vecchio?", titola infatti Bill Flanagan sul New York Times, ed è un altro modo di vedere la questione: magari è solo fuori moda, ripetitivo, legato a stereotipi logori ma di sicuro non è più musica per ragazzini. Le nuove generazioni guardano altrove, anche perché a cercarlo bene di rock buono ne circola, ma gira nei bassifondi delle minoranze, è troppo discreto o troppo estremo per superare la soglia di massa.
Ma ovviamente non è solo una questione numerica, casomai di forza, di presenza, di attaccamento al presente. Riesce il rock a raccontare quello che siamo, quello che vorremmo essere, riesce a mettere in scena ansie, conflitti e desideri del nostro tempo? In giro ci sono ancora i vecchi soloni. Dylan fa ancora concerti, Springsteen continua a sembrare in missione per conto di cause superiori. A dire il vero il rock è già morto tante altre volte, è morto il giorno in cui Elvis partì per il servizio di leva, è morto il giorno in cui precipitò l'aereo con a bordo Buddy Holly, è morto quando è arrivato il punk, ma per ogni assassinio c'era un nuovo re pronto a ripartire. Ora di giovani in grado di assumersi quel ruolo non se ne vedono, oppure sono come i Greta Van Fleet, copia conforme dei Led Zeppelin o, in Italia, i Måneskin che infiammano i ragazzi ma usano un linguaggio in fin dei conti classico.
Forse a uccidere il rock è proprio il peso dello stereotipo. Se diciamo rock oggi pensiamo a un cliché: quattro accordi sparati, chitarre elettriche, batteria in quattro con cassa e rullante in evidenza, un cantante che strilla. Ma il rock non è nato per essere questo. Era la musica più varia e fantasiosa mai apparsa sul pianeta. E per questo forse è morto. In realtà si è reincarnato e oggi vive in tutte le altre musiche. Basta non chiamarlo rock.
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Re: Musica - Volume III
Secondo me la verità, o qualcosa che ci si avvicina, sta in questa parte che lo stesso Castaldo sottolinea. D' altronde il vero appassionato di musica le gemme se le va a cercare, non attende che gli vengano servite dal mainstream, quindi della "vexata quaestio" se il rock sia morto o meno, il cercatore se n'è sempre fregato. 

frog ha scritto: 27/11/2018, 11:33Chiedo scusa se metto un altro mega post su questo topic, ma ritengo che quanto scrive Castaldo in questo pezzo sia estremamente condivisibile e mi chiedevo se è solo una sensazione mia e di Castaldo, oppure il fatto che il rock è morto e ne è rimasta in giro solo una pallida rappresentazione di quanto era, sia condivisa anche da altri ?
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Re: Musica - Volume III
Il mio umilissimo parere é che ‘il rock é morto’ é una grandissima minchiata.
Pari a quelle che sentiamo dai nostri ‘vecchi’ e che probabilmente diremo noi ai nostri figli in merito a qualsiasi cosa vhe ha fatto parte del nostro passato.
Al limite si potrebbe ragionare su quanto é perché sia cambiata l’attitudine di fare rock.
Che é notevolmente diversa, rispetto ai periodi clou a cui fa riferimento Castaldo o chi per lui.
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Re: Musica - Volume III
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Re: Musica - Volume III
Secondo me il rock è degenerato quando son entrati in scena i visual artist tedeschi.
BruceSmith ha scritto:in coppia con raid, hanno rispolverato il sempre attuale poliziotto buono - poliziotto cattivo, portandosi ai livelli di coppie leggendarie tipo Riggs-Martaugh, Cohle-Hart, Starsky-Hutch o ErMonnezza-Bombolo.
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Re: Musica - Volume III
cecaro ha scritto: 28/11/2018, 18:59Secondo me la verità, o qualcosa che ci si avvicina, sta in questa parte che lo stesso Castaldo sottolinea. D' altronde il vero appassionato di musica le gemme se le va a cercare, non attende che gli vengano servite dal mainstream, quindi della "vexata quaestio" se il rock sia morto o meno, il cercatore se n'è sempre fregato.
frog ha scritto: 27/11/2018, 11:33Chiedo scusa se metto un altro mega post su questo topic, ma ritengo che quanto scrive Castaldo in questo pezzo sia estremamente condivisibile e mi chiedevo se è solo una sensazione mia e di Castaldo, oppure il fatto che il rock è morto e ne è rimasta in giro solo una pallida rappresentazione di quanto era, sia condivisa anche da altri ?
un altro modo di vedere la questione: a cercarlo bene di rock buono ne circola, ma gira nei bassifondi delle minoranze, è troppo discreto o troppo estremo per superare la soglia di massa.
Probabilmente hai ragione tu, infatti fino a una decina d'anni fa, quando avevo dei pusher della musica, se mi si passa il termine, di roba buona nuova ne sentivo, poi mi sono rotto il c.... e ho smesso di cercare, preso da altro.
Purtroppo la vera differenza rispetto agli anni '60-'70 e a qualche eccezione negli anni '80 e '90, sta nel fatto che chi fa rock, parola a cui ormai si sente associare tutto e il suo contrario, di buon livello, non ha il riscontro mediatico che potevano avere negli anni citati i vari mostri sacri che ancora circolano.MarkoJaric ha scritto: 28/11/2018, 19:39Il mio umilissimo parere é che ‘il rock é morto’ é una grandissima minchiata.
Pari a quelle che sentiamo dai nostri ‘vecchi’ e che probabilmente diremo noi ai nostri figli in merito a qualsiasi cosa vhe ha fatto parte del nostro passato.
Al limite si potrebbe ragionare su quanto é perché sia cambiata l’attitudine di fare rock.
Che é notevolmente diversa, rispetto ai periodi clou a cui fa riferimento Castaldo o chi per lui.
Paradossalmente il movimento punk che avrebbe dovuto spazzare via tutte le rock band storiche degli anni '70, è pressoché sparito, mentre i vari Rolling Stones, Deep Purple e compagnia cantante, sono ancora in giro rischiando di essere la parodia di se stessi.
Al solito mi cogli impreparatoride_the_lightning ha scritto: 28/11/2018, 22:04Secondo me il rock è degenerato quando son entrati in scena i visual artist tedeschi.

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Re: Musica - Volume III
Tranquillo frog, faccio autoironia. Avrei voglia anche di risponderti seriamente perché la discussione può essere molto interessante, ma non trovo mai un secondo di tempo per fermarmi e buttar giù un paio di righe.
BruceSmith ha scritto:in coppia con raid, hanno rispolverato il sempre attuale poliziotto buono - poliziotto cattivo, portandosi ai livelli di coppie leggendarie tipo Riggs-Martaugh, Cohle-Hart, Starsky-Hutch o ErMonnezza-Bombolo.
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Re: Musica - Volume III
ride_the_lightning ha scritto: 29/11/2018, 8:22Tranquillo frog, faccio autoironia. Avrei voglia anche di risponderti seriamente perché la discussione può essere molto interessante, ma non trovo mai un secondo di tempo per fermarmi e buttar giù un paio di righe.
Quando hai tempo e voglia, scrivi, leggerò sicuramente con interesse

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Re: Musica - Volume III
MarkoJaric ha scritto: 28/11/2018, 19:39Il mio umilissimo parere é che ‘il rock é morto’ é una grandissima minchiata.
Pari a quelle che sentiamo dai nostri ‘vecchi’ e che probabilmente diremo noi ai nostri figli in merito a qualsiasi cosa vhe ha fatto parte del nostro passato.
Al limite si potrebbe ragionare su quanto é perché sia cambiata l’attitudine di fare rock.
Che é notevolmente diversa, rispetto ai periodi clou a cui fa riferimento Castaldo o chi per lui.
bravo
a me sti articoli fanno veramente cagare a spruzzo
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Re: Musica - Volume III
Da totale ignorante, a me sembra però che, se sul piano musicale il rock può essere un salute più o meno buona (non lo so dire, non me ne intendo, dei gruppi citati nelle ultime cinque pagine conosco solo i Beatles), è indiscutibile che il suo – chiamiamolo così – impatto sociale sia cambiato molto.
A partire dagli anni Sessanta per quasi mezzo secolo è stato veramente la colonna sonora di tante generazioni, che riversavano su quella musica le loro aspirazioni, le loro speranze, la loro identità giovanile, il loro impegno (persino quando diventava disimpegno o disillusione c'era la colonna sonora adatta, penso al punk o al grunge).
Oggi mi sembra indiscutibile che le cose siano cambiate molto. A noi (io per primo) possono far cagare finché vogliamo trap e derivati, ma la musica (diciamo la forma di espressione, così non ci turbiamo troppo) in cui si identifica la maggior parte dei teenager è quella. È la stessa funzione identitaria che aveva il rock una volta.
(Poi dovremmo metterci d'accordo sulla definizione di rock. Castaldo lo ha sempre inteso in senso molto ampio, non come un genere definito ma come un'attitudine che tiene dentro Elvis, Beatles, Zeppelin, Pink Floyd, Ramones e Nirvana)
A partire dagli anni Sessanta per quasi mezzo secolo è stato veramente la colonna sonora di tante generazioni, che riversavano su quella musica le loro aspirazioni, le loro speranze, la loro identità giovanile, il loro impegno (persino quando diventava disimpegno o disillusione c'era la colonna sonora adatta, penso al punk o al grunge).
Oggi mi sembra indiscutibile che le cose siano cambiate molto. A noi (io per primo) possono far cagare finché vogliamo trap e derivati, ma la musica (diciamo la forma di espressione, così non ci turbiamo troppo) in cui si identifica la maggior parte dei teenager è quella. È la stessa funzione identitaria che aveva il rock una volta.
(Poi dovremmo metterci d'accordo sulla definizione di rock. Castaldo lo ha sempre inteso in senso molto ampio, non come un genere definito ma come un'attitudine che tiene dentro Elvis, Beatles, Zeppelin, Pink Floyd, Ramones e Nirvana)
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Re: Musica - Volume III
Si, ma tu non capisci, sei retrò, la verità è che Castaldo, come noi tutti ignorantoni dell'underground attuale, facciamo semplicemente cagare a spruzzo.Bluto Blutarsky ha scritto: 29/11/2018, 10:29Da totale ignorante, a me sembra però che, se sul piano musicale il rock può essere un salute più o meno buona (non lo so dire, non me ne intendo, dei gruppi citati nelle ultime cinque pagine conosco solo i Beatles), è indiscutibile che il suo – chiamiamolo così – impatto sociale sia cambiato molto.
A partire dagli anni Sessanta per quasi mezzo secolo è stato veramente la colonna sonora di tante generazioni, che riversavano su quella musica le loro aspirazioni, le loro speranze, la loro identità giovanile, il loro impegno (persino quando diventava disimpegno o disillusione c'era la colonna sonora adatta, penso al punk o al grunge).
Oggi mi sembra indiscutibile che le cose siano cambiate molto. A noi (io per primo) possono far cagare finché vogliamo trap e derivati, ma la musica (diciamo la forma di espressione, così non ci turbiamo troppo) in cui si identifica la maggior parte dei teenager è quella. È la stessa funzione identitaria che aveva il rock una volta.
(Poi dovremmo metterci d'accordo sulla definizione di rock. Castaldo lo ha sempre inteso in senso molto ampio, non come un genere definito ma come un'attitudine che tiene dentro Elvis, Beatles, Zeppelin, Pink Floyd, Ramones e Nirvana)

Ovviamente concordo con quanto hai scritto, l'ho postato esattamente per questo motivo
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Re: Musica - Volume III
Premetto: io sono vecchietto comevoi.
Ri-premetto: non voglio assolutamente cambiare la vostra visione della cosa.
Ma..
.. senza fare ironia.. i discorsi che leggo sono quelli che faceva mio padre.
E che aveva sentito da mio nonno.
Bruto hai citato l’innegabilitá della funzione della trap sui giovani odierni.
Ma nei novanta/duemila i miei amici ascoltavano Jovanotti.
O gli 883.
Nessuno si inculava i Mudhoney.
Stone temple Pilots.
Alice in chains.
I 10 vedevamo segnali di fumo su videomusic.
Poi sono arrivati i Nirvana.
E qualcosa s’é mosso.
E ora é uguale.
I ragazzetti sentono sfera Ebbasta.
Piuttosto che Gemitaiz.
Ma anche gli stormo.
I Thegiornalisti e Calcutta riempiono i palazzetti.
Ma fanno soldout all’alcatraz anche i ministri o i fast animals and slow kids.
E non é fare polemica sul fatto che siamo tutti vecchi di merda.
É che come dice cecaro la roba se la cerchi la trovi.
É cambiata l’attitudine di fare il rock. Del resto le esigenze si sono evolute. La possibilità di ascoltare tutto a cascata sui player online ha ammazzato la cultura della ricerca.
Ma ciò non vuol dire il rock sia diventato altro.
I punk ci sono ancora.. magari non seguono più come si seguivano band come i Ramones o altri a vostro piacere.
Ma questo perché l’attitudine di chi ora fa punk é diversa da dee dee Ramone.
E il ragazzo si rispecchia in quello che trova ora.
Non 40 anni fa.
É la normale evoluzione delle cose.
Poi se vogliamo buttarla sul talento é tutto altro discorso.
Non ci sono più i John Lennon e gli Waters?
Vero.
Ma quello é un altro discorso.
Ri-premetto: non voglio assolutamente cambiare la vostra visione della cosa.
Ma..
.. senza fare ironia.. i discorsi che leggo sono quelli che faceva mio padre.
E che aveva sentito da mio nonno.
Bruto hai citato l’innegabilitá della funzione della trap sui giovani odierni.
Ma nei novanta/duemila i miei amici ascoltavano Jovanotti.
O gli 883.
Nessuno si inculava i Mudhoney.
Stone temple Pilots.
Alice in chains.
I 10 vedevamo segnali di fumo su videomusic.
Poi sono arrivati i Nirvana.
E qualcosa s’é mosso.
E ora é uguale.
I ragazzetti sentono sfera Ebbasta.
Piuttosto che Gemitaiz.
Ma anche gli stormo.
I Thegiornalisti e Calcutta riempiono i palazzetti.
Ma fanno soldout all’alcatraz anche i ministri o i fast animals and slow kids.
E non é fare polemica sul fatto che siamo tutti vecchi di merda.
É che come dice cecaro la roba se la cerchi la trovi.
É cambiata l’attitudine di fare il rock. Del resto le esigenze si sono evolute. La possibilità di ascoltare tutto a cascata sui player online ha ammazzato la cultura della ricerca.
Ma ciò non vuol dire il rock sia diventato altro.
I punk ci sono ancora.. magari non seguono più come si seguivano band come i Ramones o altri a vostro piacere.
Ma questo perché l’attitudine di chi ora fa punk é diversa da dee dee Ramone.
E il ragazzo si rispecchia in quello che trova ora.
Non 40 anni fa.
É la normale evoluzione delle cose.
Poi se vogliamo buttarla sul talento é tutto altro discorso.
Non ci sono più i John Lennon e gli Waters?
Vero.
Ma quello é un altro discorso.