TracyMcGrady1 ha scritto: 17/07/2025, 11:26
Non ho guardato le partite di Summer League, solo gli highlights, quindi non mi esprimo perchè mi dicono veramente poco su Richardson e anche Penda (l'Orlando Magic Daily parla di steal of the draft riguardo a Penda).
Oggi ho visto questo articolo, volevo leggerlo ma non ho l'abbonamento a Sky. Qualcuno di voi per caso ha modo di aprirlo e poi riportarlo qui?
https://sport.sky.it/nba/2025/07/16/nba ... -anni-dopo
A metà anni '90 la Eastern Conference (per un paio d'anni) si liberò dalla ferrea presa di Michael Jordan, emigrato sui diamanti del baseball. Trent'anni dopo gli infortuni a Haliburton, Tatum e Lillard rendono di nuovo apertissima la corsa al titolo a Est. E oggi come allora, gli Orlando Magic vorrebbero approfittarne
Anche allora, come oggi, c’era stata
una prima scelta assoluta. Ieri fu
Shaquille O’Neal, gemma del
Draft 1992, più recentemente è stato
Paolo Banchero, chiamato davanti a tutti al
Draft 2022. A
30 anni esatti di distanza, e quel numero – trenta – non è un caso. Perché ritorna anche guardando a un altro anniversario importante nella storia della franchigia. Quello della squadra capace di arrivare
per la prima volta in finale NBA, nel 1995, e i Magic di
oggi, anno domini 2025, che tornano a puntare in alto senza nascondere le loro ambizioni. In Florida – non a caso “Sunshine state” – sembra essere tornato a splendere il sole, ma prima di azzardare un
parallelo tra la squadra di ieri e quella di oggi c’è un’altra analogia, tra presente e passato, che va sottolineata. Gli Orlando Magic, ieri come oggi, avanzano la loro candidatura anche in virtù di un fattore esterno alla loro forza, al loro talento, alle loro ambizioni. A metà anni ’90 fu l’onda lunga del
(primo) ritiro di Michael Jordan, che di colpo liberò la Eastern Conference dal dominio dei Chicago Bulls. Oggi sono
gli infortuni, a Tyrese Haliburton (Indiana),
Jayson Tatum (Boston)
e anche Damian Lillard (Milwaukee, infortunio determinante nella decisione del clamoroso “taglio”). E di colpo,
voilà,
la Eastern Confence è di nuovo terrena di conquista per (quasi) tutti. "
Up for grabs", dicono negli Stati Uniti: fatevi avanti, chi è più svelto, chi è più bravo può portarsi a casa l’intero bottino. E certo, ci sono i
New York Knicks, già arrivati a due vittorie dalla finale NBA, che si ripropongono nel segno della continuità (l’unica novità è in panchina); ci sono i
Cleveland Cavs, che hanno l'urgenza di scrollarsi di dosso l’etichetta di squadra bella&forte solo in regular season. Ma poi ci sono, perché no, anche gli
Orlando Magic.
Similitudini: la gioventù
Potrebbe sembrare una previsione troppo ottimistica. D’altronde è vero, sì, che i Magic sono reduci da
due apparizioni consecutive ai playoff (dopo un digiuno di tre anni) ma
devono ancora riuscire a superare il primo turno. E poi sono giovani, l’
età media è attorno ai 25 anni, ma gli Oklahoma City Thunder hanno appena dato ragione a chi dice che “l’età è solo un numero”. E poi
giovani lo erano anche quegli Orlando Magic di metà anni ’90:
Shaquille O’Neal era al suo terzo anno nella lega,
Penny Hardaway solo al secondo, ma anche
Dennis Scott e Nick Anderson al massimo avevano disputato un lustro sui parquet NBA. L’analogia con i Magic di oggi regge:
Franz Wagner e Jalen Suggs saranno al loro quinto anno nella lega,
Paolo Banchero solo al quarto e anche il nuovo arrivato
Desmond Bane ha alle spalle solo cinque stagioni NBA. Giovani, in ascesa, affamati. I Magic di Shaq & Penny - fondati solo qualche anno prima, nel 1989 - non avevano mai disputato i playoff fino all’esordio nel 1994 (con rapida eliminazione al primo turno) per poi approdare un po’ a sorpresa in finale già nel 1995. I Magic di Franz & Paolo dopo tre stagioni senza playoff, hanno collezionato due scottanti eliminazioni al primo turno, e ora vorrebbero
fare il salto di qualità. Quello più difficile di ogni altra cosa, nella NBA.
Differenze: i punti di forza
Completamente diverso il discorso se si guarda a questi Orlando Magic.
L’arrivo (da Memphis) di Desmond Bane è l’ammissione più plateale che alla squadra allenata da Jahmal Mosley
fin qui è mancato il potenziale offensivo. Non che Bane non sia difensore più che valido (requisito essenziale in Florida) ma è il suo
41% da tre in carriera (su oltre 6 tentativi a partita) che lo ha portato ai Magic. Perché
l’attacco di Orlando lo scorso anno spesso è stato inguardabile,
quart’ultimo per efficienza offensiva e
ancora peggio quando Banchero e compagni sono stati costretti a giocare
a metà campo, attaccando la difesa schierata degli avversari. In compenso, nella loro metà campo solo gli Oklahoma City Thunder poi campioni NBA hanno fatto meglio.
L’identità dei Magic 2025 è prima di tutto difensiva – appena oltre i 109 punti concessi su 100 possessi – grazie alla presenza di un mastino difensivo sul perimetro come
Jalen Suggs e all’intimidazione al ferro (sopra) di
Jonathan Isaac e di
Wendell Carter Jr. (sotto).
La lezione del passato
La grande sfida di coach Mosley ora sarà quella di
aggiungere una scintilla offensiva a un motore affidabile e sicuro, che assicura rendimento e chilometri ma che (fino a ieri) non garantiva sprint. Più ancora di un fenomeno assoluto come
Shaq, forse, farebbe tanto comodo un
Penny Hardaway, giocatore che per gli anni '90 è risultato essere addirittura in anticipo sui tempi e che sarebbe perfetto nella pallacanestro contemporanea. Ma pur con caratteristiche diverse, di quegli Orlando Magic la squadra attuale deve provare a "rubare" anche quella
fiduciosa sfrontatezza che trent'anni fa ha portato fino alle porte del paradiso NBA una squadra giovane e in qualche modo ancora inesperta. Riassunta al meglio, per chi se la ricorda, dalla
famosa frase di Nick Anderson:
"
45 ain't 23"
Si riferiva niente meno che a
Michael Jordan, rientrato da poco (con un
numero di maglia diverso) dall'avventura nel baseball, incontrato e battuto proprio sulla strada delle prime finali NBA dei Magic. Un modo di dire, ad alta voce, che il
"re è nudo" (ancora per poco, seguirà threepeat targato Bulls), e quindi battibile. "Nuda" oggi sembra anche essere la
Eastern Conference, alla ricerca di una squadra padrone.
Perché non gli
Orlando Magic?