shilton ha scritto:…prendiamo lo spunto dal trionfo del Leicester
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Quale altro miracolo sportivo vi può ricordare e con quali affinità o differenze?
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Claudio "Moneyball" Ranieri.
Innanzitutto credo che non si possa paragonare la vittoria di un campionato con quella di una competizione breve.
Pertanto gli esempi più calzanti restano il Kaiserslautern 1997-98, il Nottingham Forest 1977-78 ed il Monaco 1977-78. In seconda battuta il Saint-Etienne 1963-64, il Deportivo la Coruna 1999-2000 ed il Verona 1984-85.
Ma credo che l’impresa dell’Ipswich Town, campione d’Inghilterra nel 1961-62, neopromossa, dopo una doppia promozione, e che giocava per la prima volta nella sua storia nella prima divisione, sia assolutamente paragonabile a quella del Leicester City.
Una nota di merito per il Watford che in cinque anni passò dalla quarta divisone al secondo posto assoluto in prima divisione nel 1982-83.
Ma l’osservazione principale che volevo fare è un’altra.
Perché la vittoria del Leicester City ha generato tutto questo entusiasmo in Europa, ma negli Stati Uniti sembra quasi difficile da spiegare? Perché i “miracoli” negli USA accadono più spesso. Perché il sistema professionistico americano è molto più “socialista” di quello calcistico europeo, dove vincono sempre gli stessi. Molte squadre differenti hanno vinto il Super Bowl, le World Series, la Stanely Cup e le finali NBA negli ultimi 25 anni. Ovviamente i playoff creano maggiore incertezza, ma è il sistema del draft e dei vari tetti salariali che mette le basi per avere un “discreto” turnover al top. L’Europa calcistica è capitalismo sfrenato, liberismo della peggior specie. I ricchi vincono, i poveri perdono, e la storia si ripete campionato dopo campionato.
Anche per questo la vittoria del Leicester City è un vero miracolo. Il 5000/1 è una quota ridicola che confermava l’impossibilità dell’evento. I Cleveland Browns sono dati “solo” 200/1 come vincenti del Super Bowl 51 ed è la quota peggiore di tutta la NFL.
Gli americani sono riusciti ad estirpare dallo sport il concetto di “grande”. Nella NFL non ci sono le “grandi” e le “piccole”, Calvin Johnson giocava con i Lions, Adrian Peterson gioca con i Vikings. Entrambi lo fanno per vincere, non perché i Lions ed i Vikings siano delle grandi o per farle diventare delle grandi. Lo fanno per vincere. Il miglior RB ed il miglior WR della lega non sono finiti al Barcellona o al Real, sono finiti dove ha voluto il draft e dove hanno creduto in loro.
Ci sono certamente le franchigie storiche, ma questo non comporta presunti vantaggi (salariali, finanziari o, peggio, arbitrali). Gli Steelers sono famosi per le difese degli Anni Settanta, hanno un certo “stile”, i Cowboys sono l’America’s Team, ma non ci sono vantaggi acquisiti o fantasiose nobiltà. I Patriots non sono diventati una grande per le recenti vittorie, non sono rimasti una piccola, ma sono semplicemente rimasti una delle 32 franchigie.
E ci sono ovviamente pure delle scelte, nel senso di draft, di grandi campioni che segnano una franchigia per sempre: Magic, Bird, Jordan, Kobe, LeBron. Ma i Chicago Bulls prima di Jordan erano poca cosa, e non perché giocavano in una cittadina o per altri motivi. Semplicemente non vincevano molto. Lo stesso per i Cavs, per gli Heat e via dicendo.
Attenzione, il concetto di “grandi” in America esisteva. Nel baseball i New York Yankees erano (e sono ancora, in parte) i “grandi” (per tutti i motivi detti sopra), ma anche il baseball ha cercato la parità e la distribuzione di soldi e vittorie. È il più conservativo (capitalista) dei quattro sport, ma ce l’ha fatta.
Tutto questo non toglie i meriti delle grandi squadre calcistiche europee. Antonio Conte ha preso una Juventus derelitta e l’ha portata a vincere di nuovo, Arrigo Sacchi ha creato il Milan degli olandesi, Jose Mourinho ha portato varie squadre sul tetto d’Europa o molto vicino ad esso. Però la minestra ha sempre lo stesso sapore. Tanti investimenti e campionati dove si gioca davvero in quattro per vincere.
Ecco perché l’esplosione della popolarità della Champions League. Perché nella Champions League si affrontano squadre di pari livello economico/finanziario/mediatico, si affrontano 32 squadre, paragonabili alle 32 franchigie della NFL. E sembra che questo sia sportivamente più giusto.
Non lo so che fine farà il Leicester City in Champions League, ma ho letto una statistica. Negli ultimi cinque anni le squadre che hanno vinto la PL e la CL hanno avuto percentuali di possesso palla tra il 65% ed il 70% ed un’accuratezza di passaggio dell’85%, mentre il Leicester City ha rispettivamente il 40% di possesso palla ed il 69% di accuratezza. Addirittura il Leicester City è ultimo nella PL per accuratezza di passaggio e diciottesimo per possesso palla. È sostenibile questo trend? Crossano poco, fanno molti passaggi lunghi e pochissimi passaggi corti, ma sono primi per palloni intercettati ed interventi difensivi. La transizione difesa-attacco funziona benissimo. Ranieri ha creato un nuovo stile di gioco?
Il Leicester City di Ranieri è/sono gli Oakland Athletics di Billy Beane?