Gerry Donato ha scritto: 01/05/2017, 15:00
lelomb ha scritto: 01/05/2017, 14:45
Bah mandrakata non lo sarà di sicuro, gli scissionisti finiranno dove finiscono tutti gli scissionisti al 2-3%, perché prima di tutto gli mancano i mezzi, se dice bene tengono botta a sto giro poi se li scorderanno a prescindere da renzi orlando emiliano e chi seguirà.
Il calo di affluenza non è certo da imputare agli ultimi due anni, è ormai un trend consolidato legato all'insipienza totale di sto partito a livello nazionale da ben prima della fusione e tanti auguri a invertire il trend o raccogliere consensi che sia il Pd o i nuovi giovani bersani-d'alema
Non dico che gli scissionisti capitalizzeranno quel potenziale, e mi pare che stiano facendo tutto il possibile per non riuscirci, ma dico che quel bacino d'utenza c'è eccome e lo spieghi tu nella seconda parte.
Io dico solo che è molto più zoccolo duro quel mondo di sinistra che ora è andato via dal PD e guarda con simpatia a tutto ciò che sta a sinistra del PD (scusate se semplifico) rispetto al mondo che vota PD per Renzi. Quest'ultimi sono anche ex Margherita, ex Scelta Civica, ex PDL, ex IDV (pochi), ciellini, giovani bocconiani, popolo Erasmus, poteri forti, ma non sono affatto consolidati nell'ideologia ed hanno un'essenza ondivaga. Già molti che erano arrivati da destra col primo Renzi gli si sono rivoltati contro.
Il crollo dell'affluenza così clamoroso certifica da un lato la presa di potere dell'uomo solo al comando che quasi rende inutile andare ai gazebo (perché non è che il PD prenderà solo un milione e mezzo di voti alle elezioni, nonostante Matteo), ma dall'altro soprattutto la rivolta del popolo della festa dell'Unità che non ci sta alla convergenza al centro di questo PD renziano.
Basta farsi un giro nella provincia toscana o emiliana per avere uno specchio nitido della questione, in qualche modo Livorno è l'emblema di tutto ciò.
Poi dipende dal grado del partito preso e del nemico da sconfiggere a prescindere, ma non essendoci più un Berlusconi ricco e cattivo da sconfiggere con la falce ed il martello in mano e soprattutto non essendoci più la necessità del voto utile col sistema bipolare, Renzi è spacciato.
Concordo sul fatto che sarà molto ma molto difficile per Renzi avere un buon risultato alle prossime elezioni, anche se, paradossalmente, credo che la scissione a sinistra lo aiuti anziché danneggiarlo.
Non può presentarsi come l'uomo delle ricette magari dolorose ma di ampio respiro e dai buoni risultati nel periodo non brevissimo, uno Schroeder non avrebbe mai sprecato soldi per 80 euro e bonus vari, lui è obbligato a vantarsi di provvedimenti di secondo piano e dubbi risultati come il Jobs Act (uno dei mille provvedimenti inseriti in un cammino ben preciso, iniziato da Prodi e D'Antona, non certo particolarmente rilevante, che avrebbe avuto risultati da rumore statistico era scritto dall'inizio), che oltretutto metà del suo presunto popolo non ama, o di risultati nel campo dei diritti civili, importanti, ma non certo i più importanti in un momento di crisi economica ormai divenuta, solo per noi, stagnazione.
Non può presentarsi come leader carismatico, dopo le sconfitte dell'anno scorso
Non può pensare di riunire un centrosinistra (ammesso che questo possa avere risultati).
Il problema però temo non sia certo limitato a lui, ma più ampio.
Esiste ancora quel famoso bacino elettorale?
Guardano dovunque in Europa (e non solo), troviamo almeno due sinistre differenti, che magari fino a sei o sette anni fa convivevano, ma ormai non riescono più.
Una sinistra è l'erede delle socialdemocrazie mittleuropee, una sinistra che accetta totalmente il capitalismo e l'economia di mercato, ma cerca di indirizzare i suoi effetti con un welfare moderno (in modo differente, ma sempre declinazioni della flexicurity), trattative col sindacato (anche in alcuni consigli d'amministrazione) ma poche concessioni sull'orario di lavoro e nessuna sulle pensioni, una politica di redistribuzione, ma sempre a valle, si redistribuiscono gli utili prodotti, con servizi magari ottimi (quelli danesi sono leggendari) e mai a monte, punta sulla UE, sull'euro, una politica di bilancio accorta (politiche magari anticicliche, ma sempre con attenzione alle coperture), libero mercato, un sistema per cui inizialmente si parlava di terza via, oggi di ordoliberismo. La sinistra che oggi è rappresentata dai vari Schultz, Macron, la Rasmussen, ieri dai vari Schoeder e Blair. Con risultati alterni, D'Alema, Veltroni e Renzi hanno cercato sempre di inserirsi in questo filone.
Una sinistra è l'erede dei movimenti più massimalisti e del comunismo (mi scuso della semplificazione fatta con l'accetta, ma il post è già troppo lungo per scendere in analisi anche su questo), dove c'erano comunisti, continua a guardare con sospetto al capitalismo ed all'economia di mercato, le politiche di redistribuzione le vuole a monte, con impresa pubblica, tanti dipendenti pubblici, protezione di determinate attività, welfare di vecchio stampo, con protezione del posto di lavoro, riduzione delle ore lavorative e pensionamenti anticipati, e guarda con grande sospetto alla flexicurity.
Queste due sinistre potevano convivere fino ad una decina d'anni fa, epoca di vacche grasse, ma dopo la crisi del 2008 le differenze si sono accentuate e gli esponenti delle due correnti sono uniti in pochissimi paesi, tutti con sistemi elettorali maggioritari. Nel Regno Unito il partito laburista è unito, ma con Corbyn ha perso terreno al centro (terreno che era stato in parte già perso alla fine dell'era Blair/Brown, a dire il vero), poteva starci ai tempi del moderato Cameron, ma contro una Teresa May su posizioni molto più estreme del suo predecessore quel terreno che in teoria avrebbe potuto essere recuperato è rimasto off limits.
Nel resto d'Europa? Che i modelli siano di successo o meno, i comunisti in Germania non votano Schultz, in Francia Melanchon non si esprime a favore di Macron, in Spagna Podemos e PSOE si guardano in cagnesco. I pochi stati in cui c'è un terreno comune è dove i massimalisti, andati al governo, si sono poi spostati al centro, vedi Grecia ed Austria.
In Italia la sinistra più estrema non è recuperabile dal PD, anche da prima di Renzi. L'ultima possibilità di andare uniti è stata col secondo governo Prodi, caduto quello non vedo come trovare punti di incontro. Hanno provato a far finta di andar d'accordo presentando Veltroni, segato appena perse le elezioni scontate in modo tutto sommato onorevole, ma poi già con Bersani buona parte di quella sinistra è andata con Grillo, che altrimenti non sarebbe mai arrivato a quel risultato elettorale.
Oggi sarebbe credibile un PD che ammiccasse quella sinistra, anche se le primarie le avesse vinte Orlando? Gli stessi D'Alema, rappresentante italiano della terza via di Clinton e Blair, e Bersani, uno dei pochi liberalizzatori, ministro in governi in cui i ministri dell'economia erano Ciampi prima e Padoa Schioppa poi, come sarebbero accolti al concerto del primo maggio? Bene? Magari avrebbero una sponda migliore di Renzi con la Camusso, ma questo si potrebbe tradurre in successo elettorale?
A mio parere le due sinistre potrebbero andare assieme solo ed esclusivamente con una legge elettorale a doppio turno, scontrandosi al primo e poi facendo fronte comune al ballottaggio, dato che si sono unite nel fronte contrario all'Italicum (non perché fosse perfetto, ma era l'unica legge a doppio turno su cui fosse possibile un accordo in Parlamento) mi pare evidente che questa volontà non c'è e non c'è mai stata. E, soprattutto, mi pare ormai anacronistico pensare di unire queste due anime, che faticano ad unirsi dovunque. Chi cercasse di pescare in entrambi i mari si perderebbe fette importanti di entrambi gli elettorati. Le cose cambierebbero solo con un secondo turno.
A mio parere Renzi non sarebbe ovviamente mai stato un candidato credibile per la sinistra più massimalista, e nemmeno ha mai provato ad esserlo, in teoria avrebbe potuto esserlo per quella più centrista, e tutt'ora è l'unico credibile candidato di questo schieramento (anche se Calenda e Sala scaldano i motori), ma non sufficientemente per tradurre elettoralmente questa rappresentanza, e questo, a meno di una campagna elettorale sorprendente, gli precluderà il successo elettorale. Il favore di parte di questo possibile elettorato però, a mio parere, non gli è stato precluso dal mancato passaggio elettorale, bensì dallo stile di governo, fatto di bonus e di alzate di voce in Europa a favore del deficit, che hanno insospettito parte degli europeisti senza soddisfare gli antieuropeisti, e che a troppi ha ricordato cose già viste e sentite. Questo è avvenuto a causa del fatto che avesse parlamentari fatti eleggere da Bersani? Onestamente non saprei dirlo, ma personalmente non credo che le cose sarebbero cambiate tanto.