T-Time ha scritto:John Doe ha scritto: Ma iniziano a giocare nella squadra a 9 anni, e a calcio ci sanno giocare. Non sono presi dall'estero a 16/17 anni e buttati in primavera per vincere la coppettina, togliendo il posto a quelli che hai fatto crescere una vita nelle tue giovanili, ma che avrebbero bisogno di un po' di tempo per adattarsi al livello fisico.
E il problema non sono i neri, gli slavi o gli italiani; dal punto di vista della squadra dovresti far giocare quelli che hanno il potenziale per arrivare in prima squadra, non quelli che ti possono far vincere tra i giovani.
Questo discorso e gli altri che fai sono sensati e mi trovano d'accordo, ma scontano due tipi di problemi:
- sono leggermente OT rispetto all'uscita di Sacchi da cui è nata la discussioneSe Arrighe avesse detto "Da noi anche nelle giovanili conta solo il risultato e non ci si occupa dello sviluppo dei calciatori" saremmo stati tutti d'accordo credo. Lui invece ha messo il carico sull'essere stranieri, sull'essere neri.
- se ti rendi conto che il 90% di quelli che allevi sin dai pulcini sono scarsi così fai? Continui lo stesso a svilupparli pur sapendo che molto probabilmente è materiale da serie C? Puoi farlo e di fatto si fa in parte anche questo lavoro, ma i dividendi sono davvero miseri.
Sul primo punto: il concetto di Sacchi, per chi un minimo conosce la sua storia, può solo essere quello che tu non gli attribuisci. Reduce dall'esperienza nel settore giovanile nazionale, evidentemente ha toccato con mano l'impossibilità di convocare quei giocatori (buoni) che giocano da protagonisti nelle squadre più forti senza essere italiani. Se li avesse avuti tutti disponibili per l'Italia U19, U17 e così via, non si sarebbe mai posto quel problema.
Sul secondo punto: ma è successo qualcosa negli omogeneizzati che si vendono in Italia, per cui la fattispecie italiano-giocatore non può più essere ad alti livelli?
