Mike ha scritto: 22/04/2020, 12:01
doc G ha scritto: 22/04/2020, 9:17Quindi la scuola da sola ha una incidenza relativa, servono infrastrutture e legalità, oltre ad altre cose più complesse, come un aumento di efficienza delle amministrazioni locali, esattamente come ho scritto io.
Scopri che concordi con me e sono pure riuscito a sintetizzare molto di più, oggi è un giorno raro
PS le mense scolastiche incidono principalmente su scuola dell'infanzia e primaria, e nella scuola primaria solo per le classi a tempo pieno (che sono troppo poche, ovunque ma specialmente al sud, per carità). Sicuro incida sull'abbandono scolastico e sulla scarsa preparazione degli studenti, che era quello di cui si parlava? Poi che sia un problema da risolvere è un altro discorso
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lo studente, la persona nel suo complesso, inizi a costruirla da piccola, quindi non sottovaluterei il ruolo della scuola primaria. la percentuale inferiore di tempo pieno è un fattore, oltre a essere un servizio in meno (e qui torniamo al discorso della mancata uguaglianza sostanziale e formale). un servizio che - oltre ai tanti problemi culturali - disincentiva nelle famiglie la ricerca di un lavoro da parte di un secondo genitore, con le conseguenze economiche e culturali che facilmente intuiamo. è un circolo vizioso molto complesso e molto difficile da abbattere. un rammarico che mi viene in mente è che se invece di assumere carrettate di forestali fossero stati assunti un numero pari di operatori sociali, staremmo già un passo avanti rispetto ad ora. e nessuno avrebbe avuto molto da obiettare sull'effettiva utilità delle assunzioni.
poi certo che concordiamo sul resto, però non concordiamo mi sa con l'urgenza e le modalità di intervento.
perché è urgente intervenire? risposta anche per i più cinici. perché se solo il Sud avesse un PIL pro capite sui livelli di un'Umbria a caso (senza scomodare né i livelli della Lombardia, né quelli dell'ER, e nemmeno quelli della Toscana), l'Italia avrebbe un PIL molto più importante, e un rapporto debito/PIL sostanzialmente già molto diverso. ci sarebbero più entrate nelle casse dello Stato al punto tale che si potrebbero anche abbassare certe aliquote d'imposta (altro vantaggio per tutti). ci sarebbe sicuramente uno scenario con molte meno famiglie a rischio povertà, che comporterebbe meno spesa pubblica per sussidi, e più soldi per altri investimenti (o per abbattere ancora di più il debito, per chi preferisce). un Sud migliore migliora la vita anche al cittadino del Nord perché quest'ultimo vivrebbe in uno Stato con conti pubblici migliori, spread più basso, meno soggetto a rischi speculativi da parte della finanza, e tante altre belle cose che ci permetterebbero di sederci ai tavoli europei (e in generale nello scenario internazionale) con molta più forza di quanta ne abbiamo mai avuta negli ultimi decenni. migliorare il Sud è il miglior investimento che questo Paese possa fare per il bene di tutti e non solo di qualcuno. ma siamo il Paese in cui - lo abbiamo visto qualche pagina fa - si dà più voce alle sfilettate campaniliste di un giornalista bollito, piuttosto che alle iniziative di città e Regioni del Sud (ma di tutta Italia) che hanno supportato attivamente la Lombardia durante questa emergenza, com'è sempre avvenuto storicamente durante ogni emergenza a prescindere dalla sua localizzazione.
Non proprio su tutto, ma su buona parte concordo, ma cosa c'entra col discorso che si faceva?
Per esempio, correttissimo che la scuola a tempo pieno sia utile, a volte fondamentale, per famiglie in cui entrambi i coniugi lavorano.
Allo stesso modo è sacrosanto che sia un servizio che vada offerto in modo molto maggiore, specialmente nel centro sud.
Però, appunto, dato che è un servizio per le famiglie, è importante dal punto di vista sociale, per l'istruzione non cambia molto.
Anche perché l'abbandono non avviene certo alla scuola primaria.
Chiamare la spesa sociale come tale e la spesa per l'istruzione come tale è importante, non tanto perché una vada effettuata e l'altra no (se un servizio serve, vuol dire che serve, che sia utile per una cosa o per l'altra non cambia), ma perché una spesa deve raggiungere un obiettivo, se l'obiettivo non è chiaro non viene raggiunto.
Si spendono soldi per l'istruzione? Gli obiettivi devono essere migliorare le competenze dello studente e ridurre l'abbandono scolastico. Si vuol migliorare gli strumenti di misura perché quelli attuali non vanno? Bene, lo si faccia, ma va misurato il risultato.
SI spendono soldi per aiutare le famiglie in difficoltà? Fra le altre misure necessarie (ce ne sono parecchie) c'è anche l'offerta di un servizio di scuola a tempo pieno per chi lavora e non ha nonni pronti ad aiutare (e sono sempre di più). Il servizio è necessario? Si. Ma come misuro l'efficacia? Non certo col miglioramento dell'istruzione, perché non è quello a cui mira, l'istruzione dovrebbe, in teoria, essere uguale per chi sceglie il tempo normale e chi sceglie il tempo pieno, ma con altri parametri, per esempio che meno persone debbano richiedere riduzioni d'orario di lavoro o più donne cerchino attivamente lavoro.
Se immagino di aumentare le classi a tempo pieno per migliorare l'istruzione o ridurre l'abbandono scolastico, l'istruzione non la miglioro, l'abbandono scolastico resta lo stesso (di solito non avviene alle elementari), non ottengo risultati ed alla fine passa l'idea che il tempo pieno sia inutile, cosa falsa, perché, appunto, è un servizio importante per le famiglie con figli piccoli.
Ah, purtroppo l'Umbria è vero che abbia un PIL pro capite superiore a quello di alcune regioni meridionali, ma nemmeno tutte (per esempio l'Abruzzo già ce l'ha più alto), ma a livello economico è a tutti gli effetti una regione meridionale, specialmente l'Umbria del sud, che a livello di pil pro capite è perfettamente in linea con regioni come Basilicata e Sardegna.