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Antonio RATTIN
Antonio Ubaldo "EL RATA" Rattin, leggendario capitano del Boca Juniors negli anni '60.
La statura sproporzionata per gli standard dell'epoca (193 cm), unitamente ad una attenzione maniacale alla preparazione atletica (si dice che durante un match in altura in Bolivia rimproverasse aspramente i compagni, sdraiati a terra boccheggianti durante l'intervallo, mentre lui non dava alcun segno di cedimento pur avendo corso, come al solito, più di tutti) lo rendeva una presenza fisica più unica che rara nel panorama calcistico dell'epoca.
Noto come uno dei migliori colpitori di testa di ogni epoca, sopperiva alla modestissima tecnica individuale (aveva piedi talmente enormi da mettere in seria difficoltà i magazzinieri del Boca e della nazionale argentina nel trovargli scarpe adatte) con il fisico, la grinta e una soprannaturale comprensione del gioco: era noto anche come "il magnete", visto che le giocate avversarie finivano "misteriosamente" sempre nella sua zona.
Esordì a soli 18 anni nel campionato argentino prendendo il posto dell'idolo dei tifosi del Boca, "El Gallego" Eliseo Mouriño, ufficialmente infortunato: la partita era nientemento che il superclasico contro il River di Sivori e Labruna, e l'esordiente cancellò dalla partita quest'ultimo, tanto da meritarsene i complimenti a fine partita, vinta per 2-1.
I tifosi del Boca però scoprirono ben presto che l'esclusione del Gallego era dovuta in realtà a controversie con la società, e quindi lo criticarono ferocemente: Mouriño, oltre ad essere veterano e capitano della squadra, era un classico "volante", piccolo, brevilineo, elegante, con grande visione di gioco, e il confronto con questo gigante ossuto e rude non poteva essere più stridente.
Ad ogni partita Rattin veniva insultato e deriso, ogni sua giocata veniva accompagnata dal coro "Eliseo, Eliseo", ma lui non se ne dava per inteso e continuava a dare sempre di più in campo, fino a diventare lui stesso il principale idolo della tifoseria zeneize, che a tutt'oggi lo venera incondizionatamente: quando gli fu chiesta una spiegazione di questo cambio di trattamento, lui disse semplicemente "si sono stancati prima loro ad insultarmi che io a correre".
Interpretava il ruolo del centromediano in modo esclusivamente difensivo, a differenza dei grandi registi suoi contemporanei come Bozsik o Clodoaldo, trovandosi quindi spesso ad affrontare faccia a faccia i mostri sacri del calcio degli anni 60: da Puskas a Di Stefano, da Kubala a Pelè, tutti affrontati nelle competizioni internazionali o nelle tournéé e tornei di esibizione che all'epoca erano frequenti, e non avevano nulla di amichevole.
In uno di questi tornei nacque la sua amicizia con Pelè: la federazione brasiliana nel 1964 aveva organizzato un torneo per festeggiare i suoi 50 anni, invitando l'Argentina, il Portogallo di Eusebio, l'Inghilterra dei fratelli Charlton, che di lì a poco avrebbe vinto il mondiale casalingo.
I brasiliani, bicampioni in carica, erano così convinti di trionfare che avevano già fatto scrivere i nomi dei calciatori sui trofei dei vincitori. Nella gara decisiva con l'Argentina, dopo pochi minuti Pelè reagì ad un fallaccio del suo marcatore Mesiano, compagno di reparto di Rattìn, rompendogli il naso con una testata e costringendolo ad uscire per infortunio.
Rattin impose all'allenatore di sostituire l'infortunato con un giocatore offensivo, Telch, dichiarando che si sarebbe occupato lui personalmente di tutta la fase difensiva e in particolare dell'inarrestabile Pelè, all'apice della sua carriera (pochi giorni prima, dopo averlo visto devastare la sua Inghilterra, Greaves aveva detto la famosa frase "Pelè is on another bloody planet").
Quando Pelè vide arrivare a marcarlo questo gigante, a cui rendeva quasi 30 centimetri, pensò subito che lo aspettasse una pura e semplice vendetta violenta, e quindi gli disse immediatamente: "facciamo un patto: quando abbiamo la palla, vale tutto, ma a palla lontana non ci tocchiamo"; Rattin acconsentì, aggiungendo "quando hai la palla, però, ti distruggo".
Ne venne fuori un confronto epico, vinto da Rattin: l'Argentina trionfò 3-0, e due delle reti furono segnate proprio da Telch. Al termine dell'incontro, Pelè andò a cercare Rattin e lo abbracciò, ringraziandolo per averlo marcato in modo duro ma onesto: i due diventarono amici, al punto che la biografia di Rattin inizia con una prefazione di O' Rey.
