La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
secondo me fate sempre lo stesso errore, generalizzate discorsi che invece sono soggettivi.
c'è chi in smart working si trova bene, finisce nel suo orario e non ha problemi.
c'è chi invece magari gli tocca, come dice penny, lavorare di più ed essere reperibile di continuo.
c'è chi riesce a fare il suo lavoro bene senza grossi inghippi.
c'è chi invece per lavorare ha mille problematiche tecniche o di altro tipo.
c'è chi ha una bella casa, comoda, una buona connessione e quindi la vive bene.
c'è chi invece vive in un buco con varie problematiche e tutte le scomodità del caso.
c'è chi ha magari buoni rapporti con i famigliari o vive solo.
c'è chi invece non ha cazzi di stare a casa perchè non va d'accordo con moglie/figli.
c'è chi gli piacerebbe rivedere i colleghi perchè aveva un buon rapporto.
c'è chi invece ha rapporti di merda in ufficio e meno li vede meglio sta.
c'è chi per andare a lavorare deve farsi 20-30-40-50 km e quindi evita di farli e ci risparmia pure in benzina e tempo perso.
c'è chi invece ha il lavoro a pochi minuti da casa e quindi da quel punto di vista non avrebbe problemi a tornarci.
varie ed eventuali.
a volte fate discorsi senza senso, generalizzate situazioni ognuna diverse dalle altre.
è semplicemente soggettivo, mi pare abbastanza ovvio
c'è chi in smart working si trova bene, finisce nel suo orario e non ha problemi.
c'è chi invece magari gli tocca, come dice penny, lavorare di più ed essere reperibile di continuo.
c'è chi riesce a fare il suo lavoro bene senza grossi inghippi.
c'è chi invece per lavorare ha mille problematiche tecniche o di altro tipo.
c'è chi ha una bella casa, comoda, una buona connessione e quindi la vive bene.
c'è chi invece vive in un buco con varie problematiche e tutte le scomodità del caso.
c'è chi ha magari buoni rapporti con i famigliari o vive solo.
c'è chi invece non ha cazzi di stare a casa perchè non va d'accordo con moglie/figli.
c'è chi gli piacerebbe rivedere i colleghi perchè aveva un buon rapporto.
c'è chi invece ha rapporti di merda in ufficio e meno li vede meglio sta.
c'è chi per andare a lavorare deve farsi 20-30-40-50 km e quindi evita di farli e ci risparmia pure in benzina e tempo perso.
c'è chi invece ha il lavoro a pochi minuti da casa e quindi da quel punto di vista non avrebbe problemi a tornarci.
varie ed eventuali.
a volte fate discorsi senza senso, generalizzate situazioni ognuna diverse dalle altre.
è semplicemente soggettivo, mi pare abbastanza ovvio
.“Odio gli Shilton. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli Shilton.
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
Certo che dipende da persona a persona, ognuno la vive a modo suo come tutte le cose, ma quando si parla di un argomento che toccherebbe milioni di persone è ovvio ragionare con un approccio generalista. Perché se si perseguisse una politica volta a incentivare lo smart working per forza di cose si farebbero leggi che scenderebbe a compromessi con le varie esigenze lavorative di ogni categoria e per forza di cose non tutti potrebbero essere soddisfatti al 100%.
E noi di questo ragioniamo.
La mia impressione è che per molte persone vorrebbe dire lavorare di più e vedere un peggioramento della qualità della vita, perché i vantaggi evidenti non coprirebbero tutta una serie di problematiche legate allo stress psicofisico di "non staccare mai" dal proprio lavoro.
Inutile dire che chi cazzeggiava bellamente gran parte delle ore in ufficio a casa lo farà ancora di più, ma non mi sembra quello il succo del discorso.
E noi di questo ragioniamo.
La mia impressione è che per molte persone vorrebbe dire lavorare di più e vedere un peggioramento della qualità della vita, perché i vantaggi evidenti non coprirebbero tutta una serie di problematiche legate allo stress psicofisico di "non staccare mai" dal proprio lavoro.
Inutile dire che chi cazzeggiava bellamente gran parte delle ore in ufficio a casa lo farà ancora di più, ma non mi sembra quello il succo del discorso.
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
ma poi. smart working o remote working? 

BruceSmith ha scritto:in coppia con raid, hanno rispolverato il sempre attuale poliziotto buono - poliziotto cattivo, portandosi ai livelli di coppie leggendarie tipo Riggs-Martaugh, Cohle-Hart, Starsky-Hutch o ErMonnezza-Bombolo.
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
PENNY ha scritto: 28/05/2020, 14:11 Certo che dipende da persona a persona, ognuno la vive a modo suo come tutte le cose, ma quando si parla di un argomento che toccherebbe milioni di persone è ovvio ragionare con un approccio generalista. Perché se si perseguisse una politica volta a incentivare lo smart working per forza di cose si farebbero leggi che scenderebbe a compromessi con le varie esigenze lavorative di ogni categoria e per forza di cose non tutti potrebbero essere soddisfatti al 100%.
E noi di questo ragioniamo.
La mia impressione è che per molte persone vorrebbe dire lavorare di più e vedere un peggioramento della qualità della vita, perché i vantaggi evidenti non coprirebbero tutta una serie di problematiche legate allo stress psicofisico di "non staccare mai" dal proprio lavoro.
Inutile dire che chi cazzeggiava bellamente gran parte delle ore in ufficio a casa lo farà ancora di più, ma non mi sembra quello il succo del discorso.
io la sto vivendo più come te anche perchè per me il rapporto umano sul luogo di lavoro è un qualcosa di bello e di costruttivo (anche perchè non mi sono mai trovato male con i colleghi)
va anche detto, però, che noi abbiamo vissuto solo la parte peggiore del lavorare da casa, nel mezzo di una pandemia, finisci di lavorare e comunque non puoi fare nulla, al massimo rimani comunque al pc a cazzeggiare e quindi ti sembra che sia tutto uguale. In teoria, quando e se sta roba finirà, potrai staccare alle sei e mezza ad esempio ed avere comunque la possibilità di uscire, fare cose senza dover fare il tragitto lavoro-casa ad esempio (questo vale soprattutto per chi vive in una grande città come me) ed avere comunque tanto tempo in più
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
PENNY ha scritto: 28/05/2020, 14:11 Certo che dipende da persona a persona, ognuno la vive a modo suo come tutte le cose, ma quando si parla di un argomento che toccherebbe milioni di persone è ovvio ragionare con un approccio generalista. Perché se si perseguisse una politica volta a incentivare lo smart working per forza di cose si farebbero leggi che scenderebbe a compromessi con le varie esigenze lavorative di ogni categoria e per forza di cose non tutti potrebbero essere soddisfatti al 100%.
E noi di questo ragioniamo.
La mia impressione è che per molte persone vorrebbe dire lavorare di più e vedere un peggioramento della qualità della vita, perché i vantaggi evidenti non coprirebbero tutta una serie di problematiche legate allo stress psicofisico di "non staccare mai" dal proprio lavoro.
Inutile dire che chi cazzeggiava bellamente gran parte delle ore in ufficio a casa lo farà ancora di più, ma non mi sembra quello il succo del discorso.
e anche qui, stessa roba.
ogni azienda è fatta a modo suo, idem ogni ente pubblico.
non starò a farti di nuovo un elenco con tutte le differenze del caso.
quindi un discorso generale non vale.
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
Grazie Lele.
Per le prossime volte ti mando in pm le bozze dei post, così mi fai sapere se ho generalizzato troppo e devo correggere qualcosa prima di pubblicare
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
aldilà delle battute, parlando seriamente, se ci riesci...quindi la azienda dove lavori te, o di altri 5 utenti a caso del forum possono fare un discorso uguale in merito allo smart working? oppure ogni azienda avrà situazioni, spazi, tipo di lavoro, numero di lavoratori, diversi e di conseguenza dovrà implementare o meno, lo smart working in modo completamente diverso?PENNY ha scritto: 28/05/2020, 14:31 Grazie Lele.
Per le prossime volte ti mando in pm le bozze dei post, così mi fai sapere se ho generalizzato troppo e devo correggere qualcosa prima di pubblicare
.“Odio gli Shilton. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli Shilton.
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
quello che è stato spacciato per smart working da molte aziende/enti/amministrazioni pubbliche in questo periodo in realtà non è per nulla smart. si è di fatto spostato l'ufficio in un altro posto, che coincide con la casa.
ha degli indubbi vantaggi, ben sottolineati da molti in questo topic (no tempo perso in commuting, riduzione smog, orari più flessibili, ecc) ma anche degli svantaggi (penso per esempio agli spazi inadeguati, quanti non hanno aria condizionata in casa e riuscirebbero a lavorare 8 ore con un pc surriscaldato a casa?), senza considerare tutte le questioni sollevate da @PENNY, che condivido, ed altre potenziali conseguenze psicologiche esacerbate dall'emergenza covid (assenza di relazione, difficoltà nel dedicarsi a hobby, ecc).
smart working sarebbe invece scegliere consapevolmente dove svolgere il proprio lavoro in base alle proprie necessità, ma anche a quelle degli altri soggetti coinvolti (clienti, colleghi, utenti, ecc). che vuol dire svolgerlo da casa, o in viaggio, o in ufficio, o in sede distaccata. a quel punto la sensibilità del singolo ovviamente farebbe la differenza e le scelte sarebbero realmente smart, nel senso che ognuno in teoria farebbe quello che lo fa essere più produttivo.
io personalmente se ne avessi facoltà sceglierei di lavorare da casa (o in altro luogo) un paio di giorni alla settimana. il confronto con i colleghi, anche informale mentre mi rilasso in cortile 10 minuti, è per me fonte di arricchimento. non ci rinuncerei mai e anzi posso dire che non essere ancora rientrato in ufficio mi sta pesando parecchio in quest'ultimo mese. perché doversi mettere d'accordo per una chiamata skype è un po' diverso dal sollevare la testa e fare una battuta per cominciare un discorso. ma sono consapevole che è una mia priorità, non per forza lo deve essere di tutti. certo se nessuno dei miei colleghi ragionasse come me la prenderei in quel posto e sarei sempre da solo in ufficio
qualche mese fa avevo sentito a freakonomics di un esperimento condotto in cina su lavoratori costretti allo smart working per x settimane. la produttività media era stata superiore a quella dei colleghi rimasti in ufficio. ma al termine dell'esperimento la maggior parte dei lavoratori aveva scelto di tornare in ufficio. all'epoca mi aveva sorpreso, dopo quello che abbiamo passato in questi mesi invece lo capisco benissimo.
ha degli indubbi vantaggi, ben sottolineati da molti in questo topic (no tempo perso in commuting, riduzione smog, orari più flessibili, ecc) ma anche degli svantaggi (penso per esempio agli spazi inadeguati, quanti non hanno aria condizionata in casa e riuscirebbero a lavorare 8 ore con un pc surriscaldato a casa?), senza considerare tutte le questioni sollevate da @PENNY, che condivido, ed altre potenziali conseguenze psicologiche esacerbate dall'emergenza covid (assenza di relazione, difficoltà nel dedicarsi a hobby, ecc).
smart working sarebbe invece scegliere consapevolmente dove svolgere il proprio lavoro in base alle proprie necessità, ma anche a quelle degli altri soggetti coinvolti (clienti, colleghi, utenti, ecc). che vuol dire svolgerlo da casa, o in viaggio, o in ufficio, o in sede distaccata. a quel punto la sensibilità del singolo ovviamente farebbe la differenza e le scelte sarebbero realmente smart, nel senso che ognuno in teoria farebbe quello che lo fa essere più produttivo.
io personalmente se ne avessi facoltà sceglierei di lavorare da casa (o in altro luogo) un paio di giorni alla settimana. il confronto con i colleghi, anche informale mentre mi rilasso in cortile 10 minuti, è per me fonte di arricchimento. non ci rinuncerei mai e anzi posso dire che non essere ancora rientrato in ufficio mi sta pesando parecchio in quest'ultimo mese. perché doversi mettere d'accordo per una chiamata skype è un po' diverso dal sollevare la testa e fare una battuta per cominciare un discorso. ma sono consapevole che è una mia priorità, non per forza lo deve essere di tutti. certo se nessuno dei miei colleghi ragionasse come me la prenderei in quel posto e sarei sempre da solo in ufficio

qualche mese fa avevo sentito a freakonomics di un esperimento condotto in cina su lavoratori costretti allo smart working per x settimane. la produttività media era stata superiore a quella dei colleghi rimasti in ufficio. ma al termine dell'esperimento la maggior parte dei lavoratori aveva scelto di tornare in ufficio. all'epoca mi aveva sorpreso, dopo quello che abbiamo passato in questi mesi invece lo capisco benissimo.
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
lele_warriors ha scritto: 28/05/2020, 14:41aldilà delle battute, parlando seriamente, se ci riesci...quindi la azienda dove lavori te, o di altri 5 utenti a caso del forum possono fare un discorso uguale in merito allo smart working? oppure ogni azienda avrà situazioni, spazi, tipo di lavoro, numero di lavoratori, diversi e di conseguenza dovrà implementare o meno, lo smart working in modo completamente diverso?PENNY ha scritto: 28/05/2020, 14:31 Grazie Lele.
Per le prossime volte ti mando in pm le bozze dei post, così mi fai sapere se ho generalizzato troppo e devo correggere qualcosa prima di pubblicare
Vale per 3/4 degli argomenti su cui si discute in off topic, dal topic della politica a quello dei cellulari o dei vicini di casa.
Per ogni discussione ognuno offre il suo punto di vista e tenta il più possibile di immedesimarsi in quello degli altri per quanto diverso.
Ovviamente si generalizza perché si parla di macroargomenti dove è impensabile (e inutile) andare a cavillare sulle mille situazioni diverse che ci possano essere.
Nessuno pretende di essere portatore di verità assoluta, ci si limita a esporre la propria idea, parziale per forza di cose, sull'argomento.
Non so, mi è sempre sembrata l'essenza del forum questa, stare lì a dire "È inutile che ne parlate, tanto generalizzate" mi sembra poco utile, tutto qua.
Tra l'altro vedo discussioni che magari io ritengo fini a se stesse ogni giorno qui dentro, ma vado di rotella e non sto li a dire che dovrebbero lasciar perdere.
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
Quello che dice Penny può essere vero, ma anche qui più che questione di sw secondo me, come dice Wolvie, è questione di che tipo di lavoro fai. Per alcuni è in quella maniera anche normalmente, per altri no. Poi, appunto, ci possono essere i datori di lavoro che provano ad "approfittarsi" dello sw per estendere l'orario di lavoro/reperibilità.

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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
SafeBet ha scritto: 28/05/2020, 14:48
qualche mese fa avevo sentito a freakonomics di un esperimento condotto in cina su lavoratori costretti allo smart working per x settimane. la produttività media era stata superiore a quella dei colleghi rimasti in ufficio. ma al termine dell'esperimento la maggior parte dei lavoratori aveva scelto di tornare in ufficio. all'epoca mi aveva sorpreso, dopo quello che abbiamo passato in questi mesi invece lo capisco benissimo.
questo perchè una buona parte di noi ha sperimentato questo modo di lavorare in una situazione estrema.
come dice peps, una modalità di lavoro di questo tipo accompagnata al poter uscire liberamente o comunque avendo libertà di fare qualsiasi cosa una volta terminato sarebbe diversa e con minori problematiche.
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
SafeBet ha scritto: 28/05/2020, 14:48 quello che è stato spacciato per smart working da molte aziende/enti/amministrazioni pubbliche in questo periodo in realtà non è per nulla smart. si è di fatto spostato l'ufficio in un altro posto, che coincide con la casa.
ha degli indubbi vantaggi, ben sottolineati da molti in questo topic (no tempo perso in commuting, riduzione smog, orari più flessibili, ecc) ma anche degli svantaggi (penso per esempio agli spazi inadeguati, quanti non hanno aria condizionata in casa e riuscirebbero a lavorare 8 ore con un pc surriscaldato a casa?), senza considerare tutte le questioni sollevate da @PENNY, che condivido, ed altre potenziali conseguenze psicologiche esacerbate dall'emergenza covid (assenza di relazione, difficoltà nel dedicarsi a hobby, ecc).
smart working sarebbe invece scegliere consapevolmente dove svolgere il proprio lavoro in base alle proprie necessità, ma anche a quelle degli altri soggetti coinvolti (clienti, colleghi, utenti, ecc). che vuol dire svolgerlo da casa, o in viaggio, o in ufficio, o in sede distaccata. a quel punto la sensibilità del singolo ovviamente farebbe la differenza e le scelte sarebbero realmente smart, nel senso che ognuno in teoria farebbe quello che lo fa essere più produttivo.
io personalmente se ne avessi facoltà sceglierei di lavorare da casa (o in altro luogo) un paio di giorni alla settimana. il confronto con i colleghi, anche informale mentre mi rilasso in cortile 10 minuti, è per me fonte di arricchimento. non ci rinuncerei mai e anzi posso dire che non essere ancora rientrato in ufficio mi sta pesando parecchio in quest'ultimo mese. perché doversi mettere d'accordo per una chiamata skype è un po' diverso dal sollevare la testa e fare una battuta per cominciare un discorso. ma sono consapevole che è una mia priorità, non per forza lo deve essere di tutti. certo se nessuno dei miei colleghi ragionasse come me la prenderei in quel posto e sarei sempre da solo in ufficio
qualche mese fa avevo sentito a freakonomics di un esperimento condotto in cina su lavoratori costretti allo smart working per x settimane. la produttività media era stata superiore a quella dei colleghi rimasti in ufficio. ma al termine dell'esperimento la maggior parte dei lavoratori aveva scelto di tornare in ufficio. all'epoca mi aveva sorpreso, dopo quello che abbiamo passato in questi mesi invece lo capisco benissimo.
Esatto. Questo non è smart working....è una via di mezzo tra telelavoro e smart working.
Poi sarei curioso di sapere quanti hanno un programma sufficientemente dettagliato di obiettivi con milestones di controllo per il "lavoro agile" a progetto che stanno seguendo....qualcuno ce l'avrà anche, la maggior parte non ne sono sicuro.
Quando si parla di "manager" che non amano lo SW è anche perchè non tutti sanno e vogliono mettere in piedi una "filiera" del genere....più comodo passare in ufficio con la frase "questa è da fare entro ieri".

In realtà le aziende potrebbero anche pensare (almeno per alcuni rami impiegatizi) ad incentivare il co-working, di fatto risparmiando in logistica e spese di sicurezza sugli ambienti di lavoro (tanto per cominciare) e cmq permettendo al dipendente di esercitare in un ambiente "lavorativo" con i benefici del confronto inter-lavorativo con altri professionisti.
D'altro canto è anche vero che è dal tempo degli egizi che costruire un monumento (tipo qualche grattacielo di qualche banca) serva a dimostrare il proprio "potere" ...quindi una seda prestigiosa da riempire (vuote non fanno lo stesso effetto) serve

Io mi sono trovato bene in SW: però psicologicamente, per chi nasce e cresce come impiegato in un ufficio, la separazione tra il concetto di casa e quello di lavoro quando cessa di esistere diventa una nuova dimensione a cui abituarsi.
E all'inizio può non essere semplice.
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Re: La verità è una coperta che lascia scoperti i piedi
SafeBet ha scritto: 28/05/2020, 14:48 smart working sarebbe invece scegliere consapevolmente dove svolgere il proprio lavoro in base alle proprie necessità, ma anche a quelle degli altri soggetti coinvolti (clienti, colleghi, utenti, ecc). che vuol dire svolgerlo da casa, o in viaggio, o in ufficio, o in sede distaccata. a quel punto la sensibilità del singolo ovviamente farebbe la differenza e le scelte sarebbero realmente smart, nel senso che ognuno in teoria farebbe quello che lo fa essere più produttivo.
Smart working -preciso- non sarebbe solo il dove, ma anche il quando. Che non è la situazione in cui nel 99% dei casi -disparati- descritti qui dentro. Lavorare da casa con orario d'ufficio 9-18 è remote working per l'appunto. Che presuppone che la persona come carta carboncino sia disponibile con gli orari d'ufficio, con tutto ciò che ne consegue e che state descrivendo correttamente come pregi e difetti.
Smart working vuol dire e prendo l'esempio del mio ambito creativo, il freelance che viene preso per un progetto e sticà la mia disponibilità è che lavoro da 00:00 alle 06:00 del mattino perché sono una creatura della notte. Quindi la totale libertà di quando e dove svolgere il proprio lavoro entro deadline o consegne.
Sembra un puntalcazzismo alla @Wolviesix me ne rendo conto, ma cambia molto le dinamiche in cui ci si può ritrovare immersi.
BruceSmith ha scritto:in coppia con raid, hanno rispolverato il sempre attuale poliziotto buono - poliziotto cattivo, portandosi ai livelli di coppie leggendarie tipo Riggs-Martaugh, Cohle-Hart, Starsky-Hutch o ErMonnezza-Bombolo.