FC Internazionale Milano: (out of) THE CHAMPIOOOOOOONS, ma sempre fratelli del mondo
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
Bisogna assolutamente dare più copertura alla difesa, che è composta da mezzi giocatori. Se continuiamo a pressare alti e a sguarnire la retroguardia, al primo errore in avanti becchiamo il gol.Io sinceramente faccio fatica a capire come sia con De Boer che con Pioli si ripetano sempre gli stessi errori.
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
Alla vigilia della sfida in Champions League contro il Bayern Monaco, Il tecnico dell'Atletico Madrid Simeone ha parlato anche del proprio futuro: "Penso sia normale che mio figlio, mio padre o mia sorella parlino dell'Inter e del fatto che un giorno io possa allenarla. Giovanni è mio figlio, parlo tanto con lui. Tutti sanno che un giorno allenerò i nerazzurri, questa non è una novità".
.“Odio gli Shilton. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli Shilton.
(lelewarriors-Indifferenti-8.9.16) (by lebronpepps
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
Spero che questo giorno arrivi presto....anche perché non vorrei che il Cholo con l'andar del tempo perdesse la grinta e si imborghesisse troppo.
Cholo gli attaccapanni della Pinetina ti aspettano per attaccarci qualcuno dei nostri eroi....
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
Gabigol, l'agente sbotta. "All'Inter non è contento. Se non entra sullo 0-3..."
Per la gestione di Gabigol stiamo rasentando il ridicolo. Pagato 30 milioni, presentazione in pompa magna e poi gioca solo 16 minuti..dai non è possibile!
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
Il dubbio che non sia stato scoutizzato per nulla ma acquistato per quello che han letto sui giornali diventa forte...
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
Onestamente non mi sorprendo più di nulla.
Però se non riesce a giocare neanche mezzo secondo e invece dalla panca esce gente come Jovetic e Palacio (a cui vogliamo tutti un gran bene, ha tirato la carretta per anni, giocatore di una classe unica, ma palesemente finito), allora non è che non è forte come si diceva, fa cagare alla grande
Però se non riesce a giocare neanche mezzo secondo e invece dalla panca esce gente come Jovetic e Palacio (a cui vogliamo tutti un gran bene, ha tirato la carretta per anni, giocatore di una classe unica, ma palesemente finito), allora non è che non è forte come si diceva, fa cagare alla grande
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
Io potrò dire di averlo visto giocare dal vivo, eh eh
rodmanalbe82 ha scritto:Bonaz ridefinisce il concetto di "come lavorare a fine luglio"
ripper23 ha scritto:Bonaz porta la voglia di non fare un cazzo in ufficio a livelli ineguagliabili![]()
Bluto Blutarsky ha scritto:Annuntio vobis gaudium magnum, habemus Bonaz
![]()
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
Che culo 
Rico che ne pensi? Acquistato a cazzo, bust o si fará più avanti?

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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
L'avevo già detto ai tempi, altamente sopravvalutato e inutile per noi. Poi onestamente sono più che sorpreso anch'io che non giochi nemmeno quando siamo sotto 3-0, perché non è una pippa, ma nemmeno il nuovo Ronaldo come hanno voluto far credere alla presentazione.RizzK8 ha scritto:Che culo
Rico che ne pensi? Acquistato a cazzo, bust o si fará più avanti?
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
http://www.ilsensodelgol.it/primo-piano ... kahled-496
Il teorema di Kahled - Fabrizio Biasin
Questa è la storia (vera) di Kahled.
Ve la racconto perché tutti “dovete sapere” e perché può essere utile a molti, anche e soprattutto ad alcuni club di serie A.
Un tempo facevo l’allenatore. Tipo Mazzarri, ma senza laser in faccia (non esistevano).
Era il 1998.
Non era una questione di “sacro fuoco”, ma di rimborso spese: 300.000 lire al mese per gestire i Giovanissimi della Guanzatese. Capirete che a 20 anni sono soldi che uno non può rifiutare.
Si trattava di allenare 25/30 ragazzini assatanati e di tenere a bada i rispettivi genitori. Erano delle iene (i genitori) e vi assicuro che le 300.000 erano stra-meritate.
Ma non perdiamo di vista la “questione Kahled”.
Erano gli anni d’oro della Guanzatese, gloriosa società di Guanzate, che poi è il paese confinante con Appiano Gentile, che poi è il paese che ospita l’attuale e drammatico “pippodromo nerazzurro”.
Ma non perdiamo di vista la “questione Kahled”.
Il sottoscritto praticava uno scolastico 3-5-2, come Mazzarri ma senza Jonathan. Anche in questo caso non era una questione di “credo nel 3-5-2”, ma di “se provo a spiegare a dei dodicenni la diagonale difensiva nel 4-4-2 sacchiano, mi sputano nella borraccia e perdo il loro rispetto”. In compenso avevo grandi idee per gli allenamenti: tiri a freddo, corsa fortissima attorno al campo per 10 minuti, stretching, partitona bestiale di 90 minuti 13 contro 12 con portiere volante: non erano partite, era lo Sbarco in Normandia, solo con un pallone in mezzo. Chi restava in piedi era convocato per la partita di campionato.
Un giorno tal Pillo, 11 anni, mi fa:
- Mister, cazzo ci fai fare lo stretching che non abbiamo un muscolo, non ci serve a un cazzo di niente.
Gli ho risposto:
- Come ti permetti, porta rispetto e fai dieci giri di campo fortissimi per punizione!
Ma poi all’allenamento successivo ho tolto lo stretching e allungato la partitona di dieci minuti.
Ma non perdiamo di vista la “questione Kahled”.
I ragazzini, bene o male, mi volevano bene. Avevano i loro problemi di droga, devastante bullismo, prostituzione e onanismo come tutti, ma non li facevano pesare. Altri erano figli di ricchi e dovevano giocare anche se erano delle seghe, perché i genitori sull’onda lunga di Tangentopoli pagavano sanguinose quote doppie e triple per far valere il loro status. Se tenevi fuori i figli dei potenti capitava che il presidente ti dicesse “Biasin, hai presente la 300.000?”. Io: “Sì”. Lui: “Non mi sembra che tu ce l’abbia molto a cuore, il figlio del notaio Bernacchi si è fatto due tempi al gelo e gli è venuto lo scorbuto. La madre è inviperita e minaccia di non farci spedire i piumini per l’inverno. Senza piumini siamo fottuti”. Un’altra volta mi fa: “Allora, Biasin, l’avvocato Marozzi, padre del Carletto, ha acquistato 5 blocchi da venti biglietti della lotteria di Natale a mille lire cadauno. Il primo premio della lotteria di Natale è una tostiera della De Longhi che alla Standa costa 15.500 lire. Ora, Biasin, tu i calcoli li sai fare: secondo te Marozzi ha speso centomila lire per vincere la tostiera De Longhi o per vedere suo figlio che imita Masinga del Bari che fa il trenino dopo il gol?”. Io: “Ma, pres, Morozzi è una sega colossal…”. Lui: “Niente ma! Ti dico solo una cosa Biasin: la trecentomila s’allontana…”.
Avete presente che tra i piccoli esiste il terzo tempo? Vi diranno che l’hanno inventato per creare fratellanza e altre cazzate, in realtà è nato per ovviare al problema “figli dei ricchi da far giocare per forza”.
Ma non perdiamo di vista la “questione Kahled”.
Tra i magnifici 30 c’era tal Kahled. Con Kahled non c’era un gran rapporto: a lui non fregava un cazzo del calcio, veniva solo perché le alternative erano il judo o il corso di chitarra. A dispetto del suo fare da stronzetto e al fatto che se gli dicevo
- Kahled! Cazzo! Corri fortissimo anche tu o sabato non ti faccio venire!
Lui mi rispondeva:
- Ma ti vedi? Hai vent’anni e sei qui per il rimborso spese. Cosa ti daranno, 400.000 lire? Mi fai tristezza.
Era ottimista, Kahled.
Il suo essere strafottente, abbinato al mio essere ventenne frustrato, mi portavano a prendere decisioni orrende tipo lasciarlo sempre in panchina nonostante fosse una discreta mezz’ala. La scusa era “è un cattivo esempio per gli altri”. Lui non diceva mai “beh”: si sedeva, guardava gli altri, si cambiava, tornava a casa.
Un martedì di febbraio, me lo ricordo ancora oggi, arrivò la Pertosse, che non era il nome originale di una squadra avversaria, ma una malattia altamente contagiosa. La combo “freddo cane + caldaia rotta” fu fatale: 20 bambini con la pertosse e il presidente imbestialito. “Biasin, porca la troia, se la caldaia è rotta non me li spedisci fuori! Ti devi inventare la seduta tattica in palestra! Il 4-4-2 sacchiano, la diagonale, queste puttanate qua! Qui i genitori dei ricchi ci fanno causa!”. Io: “Eh ma pres, lo scopro alla fine se la caldaia funziona o no, e poi che fighette del cazzo questi qui…”. Lui: “Io te lo dico, ho chiamato l’idraulico per la caldaia. Sai quanto mi ha chiesto? Trecentomila. Fai tu…”.
Fatto sta che al sabato mi vedo costretto a schierare Kahled titolare in una partita decisiva per le sorti del campionato: ci si giocava il quarto posto, mica pizza e fichi.
Nel pre-partita carico Kahled: “Ascolta Kal, so che tra noi non corre buon sangue, ma oggi hai l’occasione per dimostrarmi che mi sono sempre sbagliato e che ti meriti questa maglia. Dai cazzo Kahled!”. E lui, serafico: “Ok mister”.
Ve la faccio breve.
Al minuto 5 Kahled si invola lungo la fascia destra, ne salta uno, ne salta due. In tribuna il padre di Morozzi e la moglie del notaio Bernacchi si lasciano andare ad un “minchia!”. Kahled pare Di Livio dei tempi d’oro, salta un terzo avversario e fa partire una sassata: gol. La squadra è in estasi, lo osanna, la madre del giovine dice “E io che volevo portarlo a judo! Mammamia figlio mio benedetto! Me batte il coraçon!”. Io, dalla panca: “Bravo Kahled! Lo sapevo! Lo sapevo!”. Ma lui non si scompone, niente, neanche un “olè”.
Si ricomincia. Al minuto 12 Kahled riparte sulla destra, sembra lo slalomista azzurro Fabrizio Tescari, li fa fuori tutti come fossero gusci di pistacchi, arriva nei pressi del portiere, scavetto, euro-gol, 2-0. Il campetto esplode. Alcuni genitori con cappotti importanti si arrampicano sulle recinzioni come fossero dei Genny la Carogna qualunque, il presidente corre dietro alla panchina e mi fa: “Oh, testa di cazzo! Dove l’avevi tenuto fino ad ora?? Questo lo vendiamo all’Aldini Calcio e ci facciamo un milione!”. Lui, Kahled, torna a centrocampo in silenzio.
Si ricomincia. Al minuto 17 Kahled si abbassa sulla linea dei difensori. Pare indemoniato. Strappa il pallone al centrale difensivo Matteis che rimane basito, quindi si invola sulla sinistra: ne salta uno, due, si alza il pallone in palleggio e colpisce al volo: palo gol e 3-0. Viene giù tutto. L’allenatore degli avversari si avvicina, mi stringe la mano e mi fa: “Ma tu all’allenamento gli fai fare la corsa fortissima e poi? Me lo dici? Minchia se siete forti!”. Il padre di Matteis, inizialmente risentito, chiama il figlio a bordo campo e gli dice “Cazzo, hai visto come si fa? Quello lì finirà all’Aldini, mica come te! Tu sei uno da terzo tempo!”. Capitan Morozzi si toglie la fascia da capitano (costata al padre 7 blocchetti di biglietti della lotteria di carnevale) e gliela porge: “E’ tua, Kahled, te la meriti”. Lui fa cenno di no con la testa e a quel punto succede qualcosa di incredibile. Kahled alza le braccia al cielo, esulta, ma con compostezza. Poi inizia a corricchiare verso di me. Sorride. Per la prima volta da quando lo conosco è felice. Mi si fa incontro, il resto della squadra a ventaglio dietro di lui. Grida “Miiiiisteeeerrrr!! Miiiisteeerrrrr!!”. E io, desideroso di abbracciarlo: “Kahleeeeddd!!! Kahleeedd!!!!”. E lui, ormai a un passo da me: “Miiisteeeeeer! Suka testa di cazzo, sei un fallito di merda”. E gli parte il più grande gesto dell’ombrello mai visto in natura.
Cala il gelo. I genitori allibiti. Chiedo il cambio immediato con Piperno, il figlio del lattaio con una rara forma di scoliosi. Kahled si incammina verso lo spogliatoio, si gira verso di me e dice a mezza bocca: “In questa società non capite un cazzo, un cazzo…”. Non l’ho mai più rivisto.
Ora, questa storia non ha uno straccio di morale, ma qui lo dico e qui lo nego: attenti alla prima da titolare di Gabigol.
Il teorema di Kahled - Fabrizio Biasin
Questa è la storia (vera) di Kahled.
Ve la racconto perché tutti “dovete sapere” e perché può essere utile a molti, anche e soprattutto ad alcuni club di serie A.
Un tempo facevo l’allenatore. Tipo Mazzarri, ma senza laser in faccia (non esistevano).
Era il 1998.
Non era una questione di “sacro fuoco”, ma di rimborso spese: 300.000 lire al mese per gestire i Giovanissimi della Guanzatese. Capirete che a 20 anni sono soldi che uno non può rifiutare.
Si trattava di allenare 25/30 ragazzini assatanati e di tenere a bada i rispettivi genitori. Erano delle iene (i genitori) e vi assicuro che le 300.000 erano stra-meritate.
Ma non perdiamo di vista la “questione Kahled”.
Erano gli anni d’oro della Guanzatese, gloriosa società di Guanzate, che poi è il paese confinante con Appiano Gentile, che poi è il paese che ospita l’attuale e drammatico “pippodromo nerazzurro”.
Ma non perdiamo di vista la “questione Kahled”.
Il sottoscritto praticava uno scolastico 3-5-2, come Mazzarri ma senza Jonathan. Anche in questo caso non era una questione di “credo nel 3-5-2”, ma di “se provo a spiegare a dei dodicenni la diagonale difensiva nel 4-4-2 sacchiano, mi sputano nella borraccia e perdo il loro rispetto”. In compenso avevo grandi idee per gli allenamenti: tiri a freddo, corsa fortissima attorno al campo per 10 minuti, stretching, partitona bestiale di 90 minuti 13 contro 12 con portiere volante: non erano partite, era lo Sbarco in Normandia, solo con un pallone in mezzo. Chi restava in piedi era convocato per la partita di campionato.
Un giorno tal Pillo, 11 anni, mi fa:
- Mister, cazzo ci fai fare lo stretching che non abbiamo un muscolo, non ci serve a un cazzo di niente.
Gli ho risposto:
- Come ti permetti, porta rispetto e fai dieci giri di campo fortissimi per punizione!
Ma poi all’allenamento successivo ho tolto lo stretching e allungato la partitona di dieci minuti.
Ma non perdiamo di vista la “questione Kahled”.
I ragazzini, bene o male, mi volevano bene. Avevano i loro problemi di droga, devastante bullismo, prostituzione e onanismo come tutti, ma non li facevano pesare. Altri erano figli di ricchi e dovevano giocare anche se erano delle seghe, perché i genitori sull’onda lunga di Tangentopoli pagavano sanguinose quote doppie e triple per far valere il loro status. Se tenevi fuori i figli dei potenti capitava che il presidente ti dicesse “Biasin, hai presente la 300.000?”. Io: “Sì”. Lui: “Non mi sembra che tu ce l’abbia molto a cuore, il figlio del notaio Bernacchi si è fatto due tempi al gelo e gli è venuto lo scorbuto. La madre è inviperita e minaccia di non farci spedire i piumini per l’inverno. Senza piumini siamo fottuti”. Un’altra volta mi fa: “Allora, Biasin, l’avvocato Marozzi, padre del Carletto, ha acquistato 5 blocchi da venti biglietti della lotteria di Natale a mille lire cadauno. Il primo premio della lotteria di Natale è una tostiera della De Longhi che alla Standa costa 15.500 lire. Ora, Biasin, tu i calcoli li sai fare: secondo te Marozzi ha speso centomila lire per vincere la tostiera De Longhi o per vedere suo figlio che imita Masinga del Bari che fa il trenino dopo il gol?”. Io: “Ma, pres, Morozzi è una sega colossal…”. Lui: “Niente ma! Ti dico solo una cosa Biasin: la trecentomila s’allontana…”.
Avete presente che tra i piccoli esiste il terzo tempo? Vi diranno che l’hanno inventato per creare fratellanza e altre cazzate, in realtà è nato per ovviare al problema “figli dei ricchi da far giocare per forza”.
Ma non perdiamo di vista la “questione Kahled”.
Tra i magnifici 30 c’era tal Kahled. Con Kahled non c’era un gran rapporto: a lui non fregava un cazzo del calcio, veniva solo perché le alternative erano il judo o il corso di chitarra. A dispetto del suo fare da stronzetto e al fatto che se gli dicevo
- Kahled! Cazzo! Corri fortissimo anche tu o sabato non ti faccio venire!
Lui mi rispondeva:
- Ma ti vedi? Hai vent’anni e sei qui per il rimborso spese. Cosa ti daranno, 400.000 lire? Mi fai tristezza.
Era ottimista, Kahled.
Il suo essere strafottente, abbinato al mio essere ventenne frustrato, mi portavano a prendere decisioni orrende tipo lasciarlo sempre in panchina nonostante fosse una discreta mezz’ala. La scusa era “è un cattivo esempio per gli altri”. Lui non diceva mai “beh”: si sedeva, guardava gli altri, si cambiava, tornava a casa.
Un martedì di febbraio, me lo ricordo ancora oggi, arrivò la Pertosse, che non era il nome originale di una squadra avversaria, ma una malattia altamente contagiosa. La combo “freddo cane + caldaia rotta” fu fatale: 20 bambini con la pertosse e il presidente imbestialito. “Biasin, porca la troia, se la caldaia è rotta non me li spedisci fuori! Ti devi inventare la seduta tattica in palestra! Il 4-4-2 sacchiano, la diagonale, queste puttanate qua! Qui i genitori dei ricchi ci fanno causa!”. Io: “Eh ma pres, lo scopro alla fine se la caldaia funziona o no, e poi che fighette del cazzo questi qui…”. Lui: “Io te lo dico, ho chiamato l’idraulico per la caldaia. Sai quanto mi ha chiesto? Trecentomila. Fai tu…”.
Fatto sta che al sabato mi vedo costretto a schierare Kahled titolare in una partita decisiva per le sorti del campionato: ci si giocava il quarto posto, mica pizza e fichi.
Nel pre-partita carico Kahled: “Ascolta Kal, so che tra noi non corre buon sangue, ma oggi hai l’occasione per dimostrarmi che mi sono sempre sbagliato e che ti meriti questa maglia. Dai cazzo Kahled!”. E lui, serafico: “Ok mister”.
Ve la faccio breve.
Al minuto 5 Kahled si invola lungo la fascia destra, ne salta uno, ne salta due. In tribuna il padre di Morozzi e la moglie del notaio Bernacchi si lasciano andare ad un “minchia!”. Kahled pare Di Livio dei tempi d’oro, salta un terzo avversario e fa partire una sassata: gol. La squadra è in estasi, lo osanna, la madre del giovine dice “E io che volevo portarlo a judo! Mammamia figlio mio benedetto! Me batte il coraçon!”. Io, dalla panca: “Bravo Kahled! Lo sapevo! Lo sapevo!”. Ma lui non si scompone, niente, neanche un “olè”.
Si ricomincia. Al minuto 12 Kahled riparte sulla destra, sembra lo slalomista azzurro Fabrizio Tescari, li fa fuori tutti come fossero gusci di pistacchi, arriva nei pressi del portiere, scavetto, euro-gol, 2-0. Il campetto esplode. Alcuni genitori con cappotti importanti si arrampicano sulle recinzioni come fossero dei Genny la Carogna qualunque, il presidente corre dietro alla panchina e mi fa: “Oh, testa di cazzo! Dove l’avevi tenuto fino ad ora?? Questo lo vendiamo all’Aldini Calcio e ci facciamo un milione!”. Lui, Kahled, torna a centrocampo in silenzio.
Si ricomincia. Al minuto 17 Kahled si abbassa sulla linea dei difensori. Pare indemoniato. Strappa il pallone al centrale difensivo Matteis che rimane basito, quindi si invola sulla sinistra: ne salta uno, due, si alza il pallone in palleggio e colpisce al volo: palo gol e 3-0. Viene giù tutto. L’allenatore degli avversari si avvicina, mi stringe la mano e mi fa: “Ma tu all’allenamento gli fai fare la corsa fortissima e poi? Me lo dici? Minchia se siete forti!”. Il padre di Matteis, inizialmente risentito, chiama il figlio a bordo campo e gli dice “Cazzo, hai visto come si fa? Quello lì finirà all’Aldini, mica come te! Tu sei uno da terzo tempo!”. Capitan Morozzi si toglie la fascia da capitano (costata al padre 7 blocchetti di biglietti della lotteria di carnevale) e gliela porge: “E’ tua, Kahled, te la meriti”. Lui fa cenno di no con la testa e a quel punto succede qualcosa di incredibile. Kahled alza le braccia al cielo, esulta, ma con compostezza. Poi inizia a corricchiare verso di me. Sorride. Per la prima volta da quando lo conosco è felice. Mi si fa incontro, il resto della squadra a ventaglio dietro di lui. Grida “Miiiiisteeeerrrr!! Miiiisteeerrrrr!!”. E io, desideroso di abbracciarlo: “Kahleeeeddd!!! Kahleeedd!!!!”. E lui, ormai a un passo da me: “Miiisteeeeeer! Suka testa di cazzo, sei un fallito di merda”. E gli parte il più grande gesto dell’ombrello mai visto in natura.
Cala il gelo. I genitori allibiti. Chiedo il cambio immediato con Piperno, il figlio del lattaio con una rara forma di scoliosi. Kahled si incammina verso lo spogliatoio, si gira verso di me e dice a mezza bocca: “In questa società non capite un cazzo, un cazzo…”. Non l’ho mai più rivisto.
Ora, questa storia non ha uno straccio di morale, ma qui lo dico e qui lo nego: attenti alla prima da titolare di Gabigol.
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
mi son fermato a fabrizio biasin
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
Il nostro problema non è Gabigol,sono i Marozzi e i Bernacchi che pensano di essere dei fenomeni....
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
come Biasin possa vivere facendo sta roba me lo sono sempre chiesto, altro che gli statali falsi invalidi. e il problema è che a qualcuno pare anche simpaticolele_warriors ha scritto:mi son fermato a fabrizio biasin
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
John Doe ha scritto:come Biasin possa vivere facendo sta roba me lo sono sempre chiesto, altro che gli statali falsi invalidi. e il problema è che a qualcuno pare anche simpaticolele_warriors ha scritto:mi son fermato a fabrizio biasin
a me è sembrato simpatico.
poi non so manco chi sia e - detto tra noi - non andrò nemmeno a cercare informazioni sulla sua vita.
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Re: FC Internazionale Milano: il topic che ha esonerato il precedente
Io prima di cercarlo su Google manco avevo idea chi fosse.
L'articolo mi é comunque sembrato di una pochezza pseudo dilettantistica.
É il giornalismo di oggi evidentemente.
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