Re: Fair Play finanziario, bilanci ed economia calcistica!!!
Inviato: 11/06/2014, 19:17
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Il Forum degli Appassionati degli Sport Americani
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Il fondo che sta cambiando il calcio in Europa
Cos’hanno in comune miniere e palloni? Nulla, all’apparenza. Eppure il mercato odierno del calcio globale insegna che tra il calcio e attività che con esso non c’entrano nulla, i legami ci sono eccome. Come quello con il gas della Gazprom, ad esempio, main sponsor della Champions League e di alcuni top club europei. Tutto questo per dire che anche le miniere c’entrano, a loro modo, con lo sport più seguito al mondo. C’entrano grazie alla Doyen, società brasiliana ma con sedi anche a Londra, Istanbul e Malta. Occhio, perché questa connessione potrebbe ingrassare il calcio europeo. Compreso quello boccheggiante (di soldi e di tecnica) della nostra Serie A.
In Europa, il Doyen Group ha la sede centrale sulle rive del Bosforo e la finanziaria su quelle del Tamigi. Metalli, minerali, gas, carburanti: grazie alla joint venture con la NuCap ltd, la Doyen è attivissima nel settore energia, compresi fertilizzanti e uranio. Gas e fertilizzanti: gli stessi business nei quali sono rispettivamente impegnati i grandi magnati russi che negli ultimi anni hanno investito soldi del calcio europeo, da Roman Abramovich nel Chelsea a Suleiman Kerimov nell’Anzhi. Per far fruttare ancora di più i ricavi dal settore energetico, la Doyen da tempo si è buttata nel calcio, diventando in poco tempo il punto di riferimento per quanto riguarda i fondi d’investimento sportivi.
La “miniera” brasiliana
Essendo nata in Brasile, la Doyen ha posto le basi del proprio business pallonaro della terra del fùtbol. Tramite un metodo molto semplice ma redditizio: l’acquisto dei cartellini di giovani (e promettenti) calciatori brasiliani. Il modello è molto lineare: investo in un calciatore comprandone i diritti sportivi a poco prezzo e lo parcheggiano in una squadra sudamericana. Se il giocatore si mette in mostra, entro un paio di stagioni viene conteso da alcuni club europei, che ne acquistano il cartellino direttamente dal fondo, che a sua volta lascia una parte della cifra ricevuta alla squadra che se ne vede privato. Il business funziona, tanto un grande calciatore brasiliano è prima o poi destinato a venire a giocare in Europa: basti vedere Neymar, ceduto al Barcellona nonostante i proclami del giocatore, che diceva di voler restare in patria fino al Mondiale. In Brasile, nel tempo, molte società si sono dedicate agli investimenti player trading: ancora oggi, i cartellini di alcuni giocatori brasiliani in Europa appartengono a catene di supermercati carioca, piuttosto che a bracci sportivi di gruppi petroliferi: celebre in questo senso fu il caso di Carlos Tevez, che al Cortinhians fu potato dal fondo Media Sport Investment dell’affarista iraniano Kia Joorabchian.
Lo sbarco in Europa
Un business talmente redditizio che il Doyen decide di fare il grande salto e di sbarcare in Europa. Aprendo un braccio sportivo di rappresentanza e chiamandolo Doyen Sport Investment. Del fondo si comincia a parlare nel calcio europeo nel 2011, quando in Liga Spagnola alcuni club come Atletico Madrid e Sporting Gijon esibiscono su maglia o pantaloncini il suo logo. Ma non si tratta solo di una sponsorizzazione. La Doyen comincia a elargire presiti ad alcuni club, aiutandoli a comprare certi giocatori che altrimenti non si potrebbero permettere. Una sorta di equo scambio: tu compri un buon giocatore, migliori la tua posizione in Spagna (e in Europa) e ci guadagni da premi classifica e diritti tv; io ti pago quel giocatore e dai tuoi risultati ci guadagno sulla rivalutazione (in rialzo) del cartellino del calciatore stesso, nel momento in cui lo rivendi, intascandomi la maggior parte dei soldi.
Complicato? No, visto che all’Atletico Madrid la tecnica l’hanno imparata bene. Su Linkiesta ve l’abbiamo raccontato tempo fa. Piccolo riassunto. Nel 2011, l’Atletico Madrid è reduce da un’annata deludente: settimo posto in campionato e fuori dall’Europa League (da campione uscente) ai quarti. La conseguenza è che il club ottiene pochi introiti legati ai risultati, a fronte di un pesante debito nei confronti della Fiscalidad spagnola (215 milioni di euro) e del personale (51,6 milioni). Per fare fronte ai debiti, raggranella 91 milioni dalla vendita di alcuni importanti giocatori. Il club però torna a sorpresa sul mercato, facendo grandi acquisti. Dal Porto arriva l’attaccante colombiano Radamel Falcao, per 40 milioni. Il 55% dell’operazione viene finanziato dal fondo Doyen. Che nel 2013 guida la cessione del giocatore al Monaco per 60 milioni di euro, di cui solo 15 vanno nelle casse dei Colchoneros.
Lo stesso Monaco che ritroviamo coinvolto in affari con il Portogallo, altro terreno fertile per gli affari della Doyen. Tra Lisbona e Oporto, il ricorso ai fondi d’investimento è un escamotage che, ad esempio, sta gonfiando di soldi le casse del Porto. Il bilancio 2012/13 evidenza notevoli plusvalenze legate alle cosiddette Tpo (Third party ownership, ovvero i fondi che fanno da intermediari) e derivanti dalle cessioni al Monaco di Moutinho e James Rodriguez. Due calciatori assistiti, per dire le coincidenze, dalla Gestifute di Jorge Mendes, potente procuratore lusitano di big come Cristiano Ronaldo e Josè Mourinho. Negli ultimi 5 anni fiscali, il Porto ha nel frattempo realizzato grazie a vari fondi d’investimento plusvalenze per oltre 200 milioni di euro.
Se la Doyen ha fatto un affarone a Oporto grazie a Falcao, a Lisbona l’elenco dei calciatori del fondo si è arricchito del nome del giovane talento olandese Ola John, il cui cartellino è di sua proprietà per l’80%. Tra Spagna e Portogallo, l’elenco dei giocatori del fondo Doyen è nutrito: Negredo, Reyes, Botía, Kondogbia, Baba Diawara, Manu Del Moral, Barrada, Pedro León, Rubén Perez, Labyad e Rojo sono solo alcuni nomi di una lista che ingrossano il business che da una parte arricchisce il fondo stesso e dall’altra permette alle squadre di iscrivere a bilancio valori gonfiati dei cartellini.
Destinazione Italia
«Come testimoniato dalla realtà spagnola e portoghese, fondi e società di investimento rendono le società sportive maggiormente competitive, facilitando la raccolta di risorse finanziarie e migliorando le condizioni contrattuali relative ai contratti di acquisto e cessione dei giocatori», spiegò lo scorso maggio al Sole 24 Ore Nelio Lucas, Ceo di Doyen. Che confermò l’interesse del gruppo a sbarcare in Italia, con la promessa di investire 200 milioni di euro a margine delle operazioni di calciomercato dei club di Serie A. Un campionato, il nostro, che sta cercando di rimettersi in sesto dal punto di vista finanziario: gambi di governance e nuove strategie di marketing (Thohir e Pallotta), stadi di proprietà (Juve, Udinese e Roma) sono le vie battute. Ma servono soldi freschi per il mercato. E chi meglio del fondo Doyen, disposto a mettere subito il 50% del piatto a disposizione delle nostre squadre. Sottoforma di prestiti, come fatto già con l’affare Porto-Atletico. Non solo. Un altro 20% verrà girato ad alcune squadre, con l’intento di dare loro un aiutino nella ristrutturazione di quei bilanci che dipendono ancora così tanto (il 60% del totale) dai diritti tv.
La stessa formula che Doyen vorrebbe perseguire in Inghilterra. Anche per la Premier League, il fondo avrebbe pronto un piani di investimento da 200 milioni di euro, anche se la stessa lega calcistica ha preso le distanze dalla possibile operazione: «Crediamo che questa pratica minacci l’integrità delle competizioni, riduca il flusso dei ricavi provenienti dai trasferimenti e abbia il potenziale per esercitare un’influenza esterna sulle decisioni dei giocatori». Ma questo non sta impedendo comunque alla Doyen di fare affari con il mercato inglese. Prendete il caso del trasferimento del difensore francese Mangala dal Porto al Manchester City: dei 40 milioni pagati dai Citizens ai Dragoes, 18 se li intasca Doyen. Alla faccia del Fair Play Finanziario e delle squadre coinvolte.
molto interessante e la conclusione (Inter come l'Udinese, anzi peggio) si è già avverataJakala ha scritto:http://blog.guerinsportivo.it/blog/2014 ... on-thohir/
Link interessante perché descrive l'operazione di Thohir.
Il problema è che sto fondo da l'illusione di rimettere in sesto e rafforzare le squadre... in realtà le porta al fallimento nei debiti visto che i club intascherebbero meno del 30% da una cessione. In Spagna dopo 3 anni d Doyen già molti club piccoli sono prossimi al fallimento visto che i soldi se li mangia in maggior parte la Doyen. Così pure l'Atletico, dovesse uscire dall'Europa che conta il giochino si romperebbe e sarebbero cazzi amarissimi per loro. Già come debiti stanno messi davvero molto male da sempre e non generano utili a livelli di Madrid e Atletico.Luca1983 ha scritto:Articolo da Linkiesta:
infatti ho aggiunto "anzi peggio" (sul piano strettamente economico)RizzK8 ha scritto:Come l'Udinese?
L'Udinese compra i giocatori, li valorizza e poi rivende... L'Inter sta facendo solo prestiti...
Leviathan ha scritto:Il problema è che sto fondo da l'illusione di rimettere in sesto e rafforzare le squadre... in realtà le porta al fallimento nei debiti visto che i club intascherebbero meno del 30% da una cessione. In Spagna dopo 3 anni d Doyen già molti club piccoli sono prossimi al fallimento visto che i soldi se li mangia in maggior parte la Doyen. Così pure l'Atletico, dovesse uscire dall'Europa che conta il giochino si romperebbe e sarebbero cazzi amarissimi per loro. Già come debiti stanno messi davvero molto male da sempre e non generano utili a livelli di Madrid e Atletico.Luca1983 ha scritto:Articolo da Linkiesta:
Se si pensa che la Doyen porterà nuovi soldi in Italia è solo un'illusione. solo al presente porta piccolissimi vantaggi ma in cambio porta via il futuro alle società che si affidano a loro.
Per me sono assimilabili ad un normale prestito, solo che in questo caso ti puoi permettere anche dei giocatori di ottimo livello; vedi falcao, ti puoi permettere un già ottimo attaccante, in ascesa e addirittura per più anni pagandone solo l'ingaggio. Chiaramente se hai spese al di sopra della tua potenza di fuoco( cit juveLeviathan ha scritto:Si Jak ma come ho detto ti da l'illusione solo per il presente, non ti risolve i debiti anzi te li peggiora visto che si prende la fetta più grossa del trasferimento. Il Getafe che tra quelli citati ha Pedro Leon rischia di nemmeno iscriversi sta stagione e la Doyen non ha fatto nulla per aiutarli coi debiti, anzi. Per me sono quasi più degli strozzini legalizzati che drogano il calcio più che una compagnia che viene in aiuto alle italiane e altri club in difficoltà.
Mio punto di vista sia chiaro
Riporto nel topic più adatto.darioambro ha scritto:Rasheed ha scritto:il salary cap nel calcio sarebbe una delle più grandi cagate di tutti i tempi e porterebbe alla morte del pallone...
rispetto la tua opinione, invece sarebbe il solo modo per una sana gestione del mondo del calcio da noi, è la solità mentalità che vede nei cambiamenti solo problemi, ostacoli, la morte di una qualunque cosa, è come per i diritti che vengono presi dai soliti 5 club (perchè giustamente producono anche di più) e agli altri solo briciole.
The Liga de Fútbol Profesional (LFP) has blocked Getafe’s registration of star forward, Pedro Leon as the 27-year-old’s salary would exceed the club’s LFP-imposed €17 million salary cap.
Qualcuno traduce?Il Consiglio di Amministrazione di Juventus Football Club S.p.A., riunitosi oggi a Torino sotto la Presidenza di Andrea Agnelli, ha approvato il progetto di bilancio per l’esercizio chiuso al 30 giugno 2014 che sarà sottoposto all’approvazione dell’Assemblea degli Azionisti, convocata per il giorno 24 ottobre 2014 alle ore 10.30, in unica convocazione presso lo Juventus Stadium.
Confermando il trend di netto miglioramento dell’andamento economico, l’esercizio 2013/2014 si è chiuso con una perdita di € 6,7 milioni, inferiore di € 9,2 milioni rispetto alla perdita di € 15,9 milioni dell’esercizio precedente.
Tale variazione positiva deriva da un incremento dei ricavi per € 32 milioni (+11,3% rispetto all’esercizio precedente), di cui € 25 milioni per maggiori proventi dalla gestione di diritti alle prestazioni sportive di calciatori, parzialmente compensato da un aumento del costo del personale tesserato di € 18,9 milioni (+12,7% rispetto all’esercizio 2012/2013), nonché da altre variazioni nette negative per € 3,9 milioni.
Queste ultime includono principalmente maggiori accantonamenti (€ 0,5 milioni), maggiori imposte sul reddito (€ 1,8 milioni), maggiori oneri finanziari netti (€ 1,6 milioni), maggiori altri costi operativi(€ 0,6 milioni), parzialmente compensati da minori ammortamenti e svalutazioni dei diritti calciatori (€ 0,6 milioni).
Il progressivo miglioramento dei risultati economici è ancor più evidente a livello del risultato operativo che è passato da una perdita di € 3,8 milioni ad un utile di € 8,9 milioni (€ +12,7 milioni).
Analogamente si è mosso il risultato ante imposte, passato da una perdita di € 10,9 milioni all’utile di € 0,1 milioni dell’esercizio 2013/2014 (€ +11 milioni).
È da notare il pesante effetto negativo dell’IRAP (€ 7,2 milioni nell’esercizio 2013/2014 ed € 5,9 milioni nell’esercizio precedente) che penalizza fortemente le imprese con alti costi del personale (indeducibili ai fini di tale imposta), dando origine ad un prelievo fiscale non correlato all’effettivo andamento economico complessivo delle imprese stesse. Nel caso dell’esercizio in esame, chiusosi con un utile ante imposte di € 0,1 milioni, l’IRAP ha addirittura determinato la perdita a livello di risultato netto.
Immagine
Il patrimonio netto al 30 giugno 2014 è pari a € 42,6 milioni, in diminuzione rispetto al saldo di € 48,6 milioni del 30 giugno 2013, per effetto della perdita dell’esercizio (€ -6,7 milioni) e di altre variazioni nette (€ +0,7 milioni).
Al 30 giugno 2014 l’indebitamento finanziario netto ammonta a € 206 milioni ed evidenzia un incremento di € 45,7 milioni rispetto al dato di € 160,3 milioni del 30 giugno 2013.
Tale incremento è stato determinato dagli esborsi legati alle Campagne Trasferimenti (€ -46,1 milioni netti), dagli anticipi versati alla Città di Torino e a vari fornitori in relazione al Progetto Continassa (€ -5,5 milioni), dagli investimenti in altre immobilizzazioni (€ -6,7 milioni), dai flussi dell’attività di finanziamento (€ -7,5 milioni), parzialmente compensati dai flussi positivi dalla gestione operativa (€ +20,1 milioni).
Al 30 giugno 2014 la Società dispone di linee di credito revocabili per € 309,8 milioni,
utilizzate per complessivi € 186,3 milioni, di cui € 35,8 milioni per fideiussioni rilasciate a favore di terzi, € 106,3 milioni per scoperti di cassa e € 44,2 milioni per anticipazioni su contratti e crediti commerciali Anche nell’esercizio 2014/2015 la Società ha destinato significative risorse per rafforzare ulteriormente la rosa della Prima Squadra, trattenere i talenti già in organico e porre le basi per i futuri inserimenti di giovani di ottime prospettive.
Conseguentemente, il risultato dell’esercizio, ad oggi previsto ancora in perdita, sarà influenzato da incrementi dei costi relativi la gestione sportiva e dalle variazioni, anche rispetto ai ricavi attesi, che deriveranno dai risultati sportivi effettivamente conseguiti inItalia e in Europa.
Obiettivo della Società è di consolidare il trend di miglioramento dei risultati economici evidenziato nel corso degli ultimi tre esercizi.