Ammiro la disinvoltura con cui parlate di "destra" e "sinistra" come compartimenti stagni, ma ammetto di non riuscire a seguirvi.
Se il centro-sinistra è identificato dal bollo dato a tutto ciò che è PD, allora il PD è centro-sinistra ed il 41% delle europee è una vittoria del centro-sinistra.
Ma nella (per me incostituzionale, ma conta poco) presa di potere da parte di Renzi si è certificato un passaggio preciso dal Berlusconismo al Renzismo, in cui lo scenario che era già post-ideologico da 20 anni (o con Berlusconi o contro Berlusconi), ma non si poteva dire, si è definitivamente palesato col rappresentante dei "contro Berlusconi" che, aiutato dalla crisi del diretto interessato, si è mellifluamente mescolato ai "con Berlusconi", attirandone a sé una parte significativa o comunque andando oltre quella spaccatura.
La contingenza politica ha poi creato tutto il resto (legge elettorale farlocca, pareggio elettorale, larghe intese, etc), ma è ovvio ed evidente che Renzi ha intercettato il voto di centro-destra proprio superando lo spauracchio dei comunisti e della classe operaia (scusate se semplifico) che motivava l'odio da destro verso sinistra.
E mentre inizialmente alla "sinistra", pur di provare le brezza del successo e di vedere marcire il nemico storico, poteva andare bene anche il superamento di alcuni paletti ideologici, alla lunga la convivenza con Marchionne (struttura Marxista) e con Verdini (questione morale di Berlinguer) poteva e potrà solo deflagrare.
Perché soprattutto a livello periferico, come la passione per esempio di Pap a Bologna ci dimostra, quel fuoco politico esiste ancora.
Così come tutti quelli che da destra sono arrivati al PD nel 2014, ora a missione più o meno compiuta (sono scomparsi tutti i comunisti) ed a disillusione ormai avvenuta (da parte di chi magari credeva davvero a qualcosa in più della rottamazione,e prende atto che sto governo proprio non va), possono tranquillamente tornare a guardare altrove, se trovano qualcosa di presentabile (e non a caso scappando di nuovo da Verdini e Alfano).
Nel momento poi in cui Renzi, ancora più di Berlusconi, attira su di sé non solo l'ego smisurato antropologico e personale che lo contraddistingue ma persino la sua stessa permanenza nelle istituzioni, poco conta che l'abbia fatto per il referendum o per tutto ciò che c'è prima, perché intanto la gente inizia a portarsi avanti e sta già votando "contro Renzi".
In questo senso attenzione ai ballottaggi di Milano e persino Torino, perché Sala e Fassino potrebbero clamorosamente pagare proprio in nome e per conto di Renzi una sorta di anticipazione di ciò che inesorabilmente sarà più avanti.
A meno che, con un colpo di genio non da escludere, il prossimo disegno di legge del governo sarà intitolato "redditto di cittadinanza".