Kratòs ha scritto:Dodo, i giocatori di fatto hanno già concesso 200 milioni di dollari. In questa trattativa loro sono quelli che devono rimetterci, e fondamentalmente sta succedendo quello, visto che se gli owners possono permettersi i balletti con le percentuali prendendoli per il culo, i giocatori invece ogni volta che scendono sanno benissimo che non potranno più risalire. Però ancora leggo messaggi tipo il tuo precedente in cui si spera che i giocatori se la prendano nel culo ancora di più.. mah.
Sul resto, sui contratti azzoppa-franchigia e simili, non vado troppo lungo perchè è una delle poche cose su cui non metto minimamente in dubbio ciò che penso. E senza andare a fare esempi in casa d'altri, se a noi ci azzoppa quello di Boozer, quello di Deng o quello di Noah... beh, cazzi nostri, a malincuore ce li teniamo. Sono rischi che ovunque, in qualunque campo, vengono corsi, non vedo perchè non dovrebbero correrli pure gli owners NBA. Tra l'altro questi discorsi, partendo dalla base del 'sono costretti, poracci, che gli vuoi dire...' si potrebbero fare con qualsiasi sistema, l'unica soluzione sarebbe dare la possibilità ai proprietari di pulirsi il culo con i contratti firmati (e che firmeranno in futuro) da loro. Molto, molto comodo così...
I proprietari devono vincere e vinceranno com'è giusto e logico che sia, c'è poco da fare. Ma vincere è un conto, pretendere di avere pure 30 minuti di torello in mezzo al campo con gli olè del pubblico, la ola sugli spalti e la standing ovation, mi sembra un po' troppo.
Ma infatti non mi pare di aver detto che deve restare tutto così com'èAnge86 ha scritto:Quante squadre perdono in NFL o in MLB?
E comunque BRI 52-48, revenue sharing come si deve e basta, e a grandi linee già così in rosso ci resterebbero le 2-3 squadre peggiori da quel punto di vista (la terza erano i Pacers, ricordavo bene), come in MLB (sempre secondo i dati di Forbes, ovviamente si parla sempre a grandi linee).
Però il problema è che i proprietari vorrebbero guadagnare tutti quello che guadagnano in NFL, solo con squadre il cui valore totale è pari alla metà o a un terzo di una equivalente franchigia NFL (dove però nel frattempo si dividono pure gli introiti in un modo che invece in NBA non viene neanche considerato)... e nel frattempo se fanno la cagata vorrebbero pure o il sistema che glielo impedisce, tipo girello per i bambini, povere stelle...oppure la regola che li solleverebbe da ogni responsabilità. Ripeto: comodo, comodissimo.
Kratos, i giocatori devono rimetterci perché vengono da una situazione contrattuale irreale! A livello economico è molto semplice: io NBA (intesa come insieme delle franchigie) sono il datore di lavoro e voi players siete i lavoratori. Io NBA sono l'azienda che offre gli stipendi più alti al mondo con ampio distacco, poco importa se il BRI è 57 o 43, se vuoi massimizzare il tuo guadagno vieni in NBA perché nessun'altra azienda potrà garantire degli stipendi più elevati. Io NBA sono in difficoltà finanziarie, cosi taglio gli stipendi (es: BRI da 57 a 43), e tu in quanto lavoratore più qualificato al mondo ti senti leso perché il tuo stipendio viene tagliato. Bene, allora cercati un'altra azienda disposta a pagarti più di me! Questo è il libero mercato. Ma sai benissimo che non è possibile, quindi se vuoi massimizzare il tuo stipendio devi rimanere nella NBA, anche se i contratti futuri rischiano di essere più bassi che in passato (cosa tra l'altro non vera visto che col sistema del BRI e l'espansione della lega i contratti non scenderanno, ma semplicemente saliranno più lentamente che quanto preventivato dal regime passato).
Sui contratti: in altre leghe dove non esistono squadre in passivo i proprietari si possono pulire il culo coi contratti. In molti altri lavori chi non produce viene licenziato. In NBA ciò non accade perché è un mondo di privilegiati. Il contratto lavorativo di Arenas per quanto riguarda la sproporzione produzione-soldi è da guinness dei primati! In nessun altro lavoro sarebbe possibile anche solo pensare ad una cosa del genere e da qui si evince chiaramente come ci sia un'anomalia che dev'essere corretta. Vero che nessuno punta una pistola alla tempia degli owner obbligandoli a firmare i giocatori, ma se vuoi competere per il titolo devi comunque sganciare e tanto. Le squadre con payroll bassi, per quanto ottimamente gestite, non vincono una mazza! La vittoria dovuta alla sola gestione virtuosa oggi è un mito, all'interno di un sistema dove il danaro la fa da padrone. Gli Spurs, simbolo di virtuosità, nonostante tutto hanno un segno meno a bilancio e la cosa è quantomeno preoccupante contando che sono la squadra sportivamente e finanziariamente meglio gestita tra quelle che non sono in great market. Se non si mette mano al sistema per correggere i disequilibri si rischia di arrivare (attraverso una contraction) ad un sistema di 20 Sterling che costruiscono squadre per guadagnarci senza mai la possibilità di competere e una manciata di Cuban che bruciano soldi e si giocano tra di loro il titolo.
Porsche 928 ha scritto:Ah ok ok, ora ho capito quello che volevi dire.
Non ho capito perché sarebbe illegale una "autotassazione forzata" della lega che vada ad influire sulle realtà che vivono in certi stati e aiutino con dei "bonus" le realtà che senno diventerebbero per forza meno attrattive, per esempio se la tassazione nella media delle squadre e` 20%(per esempio) i giocatori che firmeranno per una società dove la tassazione e al 15% "tasserà i propri associati" per contratto del 5%, se un giocatore firma in una squadra dove la tassazione e` al 25% riceverà un "bonus" per contratto del 5%, questo solo per parificare le diverse tassazioni e "partire tutti alla pari".
Solo un'idea mia eh, pero mi sembrava l'occasione giusta per parlarne.
L'autotassazione concordata tra gli owner non sarebbe cosi impossibile, ma è completamente fuori dalla mentalità americana. Una imposta dalla lega invece sarebbe illegale per questioni di autonomia fiscale. Stato che vai, opportunità e tasse che trovi e visto che il regime fiscale è cosi regolato una "autotassazione" verrebbe comunque considerata qualcosa di anormale. Alla fine le franchigie sono imprese e come tali possono spostarsi per cercare di aumentare i guadagni e diminuire le perdite, ma se tu accetti di stare in un determinato stato/città, ne trai oneri ed onori di cui sei conscio. Vero che a livello di NBA ciò si produce in una disparità, ma per come sono fatti gli States, ciò non verrà mai corretto.
La posizione di Hunter è sempre più imbarazzante e riflette chiaramente le esigenze troppo differenti all'interno dei giocatori. Prima o poi le contraddizioni emergeranno totalmente perché è chiaro come ci sia una parte dei players che vuole difendere il proprio interesse ad un guadagno molto più alto di quanto meriterebbe. Legittimo per carità, ma certo non ci si può sedere ad un tavolo per discutere sulla dovuta salvaguardia degli albatross! I giocatori vogliono più soldi e meno restrizioni possibili, più soldi perché l'unica cosa che può tenere unita la NBPA è una torta da spartire abbastanza grande da riuscire ad accontentare tutte le differenti fazioni e meno restrizioni perché la maggior flessibilità, in un mercato di beni scarsi come quello della NBA, consente di massimizzare i profitti. Il tutto però in un sistema di massima tutela dei lavoratori. Situazione complessa...