aeroplane_flies_high ha scritto: ↑05/04/2018, 12:09
Vorrei capire che significa senza Renzi
come lui stesso dichiarato è un senatore semplice e credo che per quanto i numeri siano risicati si potrebbe anche fare a meno di un voto... chiaro che poi lui ha in questo momento le redini dei parlamentari, avendo costruito le liste elettorali a sua immagine e somiglianza
ma il 21 aprile ci sarà l'assemblea dem e da lì potrebbero uscire anche delle sorprese
infine se si torna a votare i parlamentari del PD rischiano di dimezzarsi...
Al momento dubito fortemente si torni a votare, c'è il forte rischio di trovarsi ancora come adesso, l'unico probabilissimo cambiamento sarebbe una ulteriore perdita di voti per Forza Italia a favore della Lega, l'unico partito che avrebbe da guadagnare nel breve, diventando il secondo partito, ma che rischierebbe di pagare il successo con la prospettiva di un ritorno alle urne in Lombardia e Veneto, forse anche in Liguria.
Il PD potrebbe anche perdere voti, ma nel breve difficilmente scenderebbe tanto sotto quel che ha preso adesso, già una scoppola non indifferente. Avere un PD al 15% anziché al 18 ed un M5S al 35 anziché al 33% cambierebbe davvero poco.
Per quanto riguarda Renzi, non concentriamoci sulla forma. Sarebbe come pensare che il leader di FI sia Tajani o quello dei pentastellati Di Maio.
Il fatto è che Renzi ha blindato le liste con i suoi uomini, avere un PD senza Renzi ma con Del Rio, Serracchiani, Boschi, Martina, Rosato, Orfini sarebbe davvero tanto diverso?
Anzi, per lo meno Renzi ha mostrato un decisionismo non indifferente, questi nemmeno quello.
Come già detto, per avere un PD senza Renzi servirebbe che alle idi di marzo si presentassero non solo Bruto e Cassio, ma anche Marco Antonio ed Ottaviano, piuttosto difficile.
Sempre a meno che non si preferisca guardare alla forma anziché alla sostanza, nel qual caso si può certamente avere un PD a guida Martina (o chi per lui) in cui Renzi per ora stia calmo e tranquillo, parta di nuovo fra un anno con la Leopolda e poi si candidi alle primarie poco dopo, ma anche in quel caso al massimo potrebbe esserci, per ora, una astensione che consenta la nascita di un governo, ma non molto di più.
Ad ora nel PD non può cambiare molto, perché debbono decidere che tipo di partito vogliono.
Per ora le possibilità sono, in ordine crescente di probabilità di vittoria congressuale:
Partito delle autonomie, si difendono i prodotti tipici, il turismo, le piccole attività, si guarda all'ecologia, al passato, leader designato Emiliano, con un occhio al recupero dei Liberi ed Uguali. Davvero difficile che prevalga questa linea.
Partito della rinascita della sinistra, si guarda al modello Corbyn, si cerca un nuovo legame con CGIL e COOP, si cerca di puntare sullo stato sociale, sulla grande industria, si cerca un ritorno allo statuto dei lavoratori, strizzata d'occhio quasi inevitabile ai grandi gruppi industriali, rinascita dell'IRI in qualche sua forma, MPS e banche venete unite in una nuova banca pubblica, anche qui recupero dei LEU. leader designato: uno fra Zingaretti e Chiamparino.
Partito Europeo, si guarda a Macron (in modo poco realistico, ma questa è una storia diversa), alla modernizzazione dello stato, libero mercato ma si cerca comunque di mantenere le industrie strategiche, anche con interventi di CDP, si cerca di correggere in parte la rotta migliorando le proposte sullo stato sociale, sul mantenimento delle imprese e sull'immigrazione, porte sbarrate per i LeU. Leader ancora Renzi, ruolo per la Bonino, segretario qualcuno fra i vari Calenda, Del Rio, Richetti, lo stesso Martina.
C'è, naturalmente, anche una quarta strada, il modello
@GerryDonato, in cui ci sia una parte del partito, a guida Zingaretti, che va alla ricostruzione della sinistra, imbarcando Orlando, Emiliano, Bersani, Grasso ed ad un legame forte con CGIL ed una parte del partito, a guida Renzi, che cerchi di formare una "En Marche" italiana, con gli ex alfaniani , gli ex montiani ed i vari Bonino, Calenda, Del Rio, Sala.
Sono certo che perda la prima proposta, ma fra le altre tre non sono capace di far previsioni, e solo con l'idea Zingaretti potrebbe esserci un accordo di governo con i pentastellati, con l'idea Renzi no, con l'idea della divisione nemmeno perché mancherebbero i voti.
Naturalmente, quella che manca davvero nel PD è una proposta moderna, che vada o nella direzione dei grandi partiti socialdemocratici, come quello tedesco o quelli scandinavi, in cui sia ben chiaro un modello di società in cui si punti sul capitalismo, sul mercato e sulle imprese, ma ci sia uno stato sociale forte unito ad una redistribuzione dei redditi, o almeno un vero modello Macron, con un leader e dei consiglieri usciti dalle migliori scuole e con un curriculum importante e sempre con una chiara idea di futuro, di dove si vuole andare a parare, cosa che manca clamorosamente a tutte le proposte in campo nel PD, in cui si guarda al passato o ad un generico rinnovamento che non è troppo ben chiaro nemmeno a chi lo propone. Naturalmente per ora manca anche una nuova selezione di classe dirigente, anche nelle regioni rosse per tradizione spesso manca chi sia in grado di ricoprire ruoli importanti, a meno di non cercare un Papa straniero.