Fra l'altro a me il post piace molto, mi pare un buonissimo organo di informazione, uno dei più precisi ed uno di quelli più attenti ai fatti, ma proprio in quell'articolo c'è qualcosa che non mi torna:
Domenico Cecchini, urbanista ed ex assessore all’Urbanistica della giunta di centrosinistra di Francesco Rutelli, ha spiegato al Post che secondo lui la misura del “contributo straordinario di urbanizzazione” è stata usata come un “grimaldello” dai costruttori per realizzare le tre torri, cioè quelle che secondo lui sono il vero obiettivo del progetto. Dice Cecchini: «il privato propone di fare lo stadio, ma servono nuove infrastrutture. Allora il comune ci conceda una quantità edificabile tale per cui “pagando” il 66 per cento [cioè destinando il 66 per cento dell’utile a opere come infrastrutture e parchi] si possono pagare le opere». Per Cecchini è l’esatto opposto dell’obiettivo che si proponeva originariamente il “contributo straordinario di urbanizzazione”, cioè rendere sostenibili le opere private costringendo il privato a investire nel pubblico: in questo caso, secondo lui, i costruttori della Roma hanno promesso un ampio spazio alle opere pubbliche con lo scopo di poter costruire le torri, il vero centro dell’opera (lo stadio occupa solo una piccola parte del costruito, circa il 14 per cento della superficie totale).
Ecco che l'accordo è senza due torri. Cecchini quindi sbaglia, al limite potrebbero aver avuto ragione quelli che dicevano che i costruttori avevano chiesto più di quanto sarebbe stato loro intenzione costruire in cambio dell'urbanizzazione, per ottenere la metà, quello che interessava loro, e tagliare l'urbanizzazione di più della metà.
Sembra a questo punto più credibile quanto affermato dall'assessore di Marino, Caudo:
La versione della giunta Marino, esposta da una recente intervista dell’ex assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo al Fatto Quotidiano, è che il comune abbia chiesto alla Roma sia di realizzare lo stadio sia di farsi carico delle opere pubbliche necessarie a sostenerlo, e quindi infrastrutture e parco pubblico. Caudo spiega che sommando gli interventi immobiliari fra stadio e opere pubbliche collegate, il progetto arrivava a coprire i 112mila metri quadrati: a quel punto il comune ha calcolato che per rientrare da questa spesa, il costruttore avrebbe dovuto avere a disposizione altri 242mila metri quadri per costruire delle strutture – le tre torri, in questo caso – per finanziare lo stadio e le opere pubbliche. Di nuovo, è la legge sugli stadi che prevede un meccanismo del genere, per favorire la costruzione di nuovi impianti sportivi privati in un paese di impianti obsoleti e fatiscenti.
Quindi Marino ed i suoi avrebbero visto il bluff, chiedendo la realizzazione dell'intero progetto in cambio delle intere opere di urbanizzazione. La sostenibilità economica c'era, come detto nell'altro articolo postato da me sopra, quello con l'intervista all'ordinario della Sapienza Sabatini.
Il problema è stabilire se tre torri di Libeskind siano o meno colata di cemento che rovinerebbe la zona di Tordivalle col loro impatto ambientale.