Non sono completamente d'accordo con la tua visione, perché io la vedo più come la storia della vocazione dei missionari.Rakim ha scritto:Premetto subito che in quello che scrivo qualcuno potrebbe trovare degli spoiler, quindi se siete di quelli che non vogliono sapere nulla prima di aver visto un film evitate.
Silence l'ho trovato un film veramente favoloso. Ho dovuto aspettare un paio di ore dopo la visione per poterne apprezzare a pieno la potenza e la profondità del messaggio che si porta dietro. Dura tre ore perchè il viaggio del protagonista, ma pure quello di Scorsese, perchè questo è un film anche e molto su di lui, sono stati travagliati e tremendamente lunghi. E' un film sulla fede, quella più profonda ed interiore, quella che spesso manca anche alle persone più apparentemente legate a Dio, ma che è la più vera e la più difficile da trovare.
Non ci si ferma certo qua, perchè il tema della fede viene trattato a vari livelli, partendo dalle classi sociali meno abbienti, i più ignoranti e ci mostra come questi, per forza di cose, abbiano bisogno di credere, quasi per superstizione, a qualcosa di più alto, ad un mondo migliore che prima o poi gli allevi le pene che hanno passato in vita. Emblematiche un paio di scene dove questi individui, prossimi alla morte, non se ne curano, perchè finalmente potranno accedere al loro "Paraiso", un posto pieno di pace, senza fame, senza tasse, senza duro lavoro. Ed è proprio questo che li affascina del Cristianesimo, questo aldilà ignoto che però gli si prospetta come tanto bello ed accogliente. Sono veri cristiani? Solo apparentemente e Martin calca molto la mano sulla loro necessità del tangibile, hanno bisogno della figura del Padre, hanno bisogno dei simboli della chiesa, icone, crocifissi, rosari. Ne esce distrutta anche la religione, o meglio le religioni come il cristianesimo con tutte le sue tradizioni, le sue gestualità, i suoi riti. Perchè quel che conta non è il luogo, non sono le chiese o le preghiere professate in mezzo alla folla (e qua ci si potrebbe vedere una citazione biblica ai farisei), quel che conta è la propria fede interiore, quella che professiamo nel silenzio nostro e di dio. Padre Rodrigues, e Padre Ferreira prima di lui, se ne accorgono e una volta realizzato questo trovano la loro pace, una pace che non ha bisogno di essere mostrata ed ostentata, ciò che conta non è più l'immagine di cristiani perfetti che diamo, ciò che conta è la nostra intimità e il rapporto che abbiamo con il divino.
Poi c'è la figura di Kichijiro, che ho trovato come una delle più attuali e moderne, lui rappresenta il fedele "contemporaneo" che crede e vuole credere, ma che non è in grado di anteporre la religione a se stesso. Ironico questo suo richiedere costantemente il perdono, l'assoluzione, come ad enfatizzare uno dei limiti enormi del cristianesimo e di come viene, letto, interpretato e vissuto. Il credente si sente quasi libero di peccare perchè tanto sa che senza sforzo, in qualunque momento, può ottenere una assoluzione.
Resta un film tecnicamente perfetto, ma grazie al cazzo direte, con questo tocco dell'assenza di colonna sonora esterna che crea momenti quasi di vuoto sensoriale ma non emotivo. Ci aggiunge anche qualche sequenza che è un chiaro omaggio Kurosawa e a tutto il cinema orientale.
Andrew Garfield. Bisogna parlarne per forza perchè il film è lui. Appare praticamente in tutte le scene ed è il perno attorno al quale si sviluppa l'intera storia e attorno al quale Scorsese espone il suo pensiero. Recita e recita molto bene, in alcuni frangenti anche benissimo, ma, appunto, recita. E questo non può che essere un limiti, perchè per un ruolo del genere sarebbe servita una prova ancora più autentica, viscerale, capace di trascendere il concetto di immedesimazione.
Io dico solo grazie Martin, perchè continuare a sorprendere e mettersi in gioco, con enorme cognizione, a 70 anni passati è una dote che hanno in pochissimi. Sicuramente piacerà meno di molti altri tuoi capolavori, ma l'arte è anche questo.
Il silenzio e la lentezza riflettono il peso delle scelte che devono fare, con le sofferenze che portano a loro e a chi gli sta accanto.
Dove i simboli si sprecano sono pescatori i primi che gli accolgono come i primi discepoli, i poveri che li cercano da altri villaggi come in un pellegrinaggio verso dei santi, la condivisione di simboli cristiani come reliquie di santi, il canto del gallo al momento dell'abiura.
La differente sorte dei due padri uno che muore cercando di aiutare un credente, l'altro che spera nel martirio per dimostrare la sua fede all'inquisitore.