Tutto mi sarei aspettato tranne che una discussione sui massimi sistemi nel topic dei Pacers
Da osservatore del topic anzitutto direi che il pensiero di ciascuno, consciamente o inconsciamente, mi pare parecchio influenzato dal modo in cui è gestito il proprio team, per osmosi
Più che sulla discussione generale poi vorrei intervenire su 3 punti specifici dati per scontati da molti, ma che per me non lo sono affatto:
1)
Dissento con forza dal concetto di tanking allargato, secondo cui chi perde tante partite per una stagione (Spurs) o addirittura per mezza (Warriors) viene automaticamente inserito nel calderone dei tankatori assieme a chi lo fa per diverse stagioni, ignorando bellamente il dato che prima e dopo quell'annata magari ne hanno vinte 50.
L'unico e certificato "modello tanking" è radere al suolo, cedendo tutti i giocatori buoni; parte da lontano, viene programmato, richiede più anni e non si materializza per uno stato di necessità contingente, per poi scomparire dopo pochi mesi.
La famigerata annata di SA è stata frutto del caso e della necessità: partono per stare come al solito ai vertici della Western, perdono due giocatori chiave, licenziano l'allenatore e fanno una sterzata di 360°.
Nel voler tirar dentro GS tra i tankatori ho letto in passato che qualcuno addirittura ha portato come elemento a carico una trade (Monta-Bogut) assolutamente cruciale nella costruzione dell'odierna corazzata. Non ci siamo.
Se si rifiuta la suddetta distinzione si finisce nel paradosso, per cui ad es. Miami la scorsa stagione avrebbe tankato per tenersi la scelta (tesi in voga). Col cavolo. Gli Heat hanno rinnovato Wade e Bosh, hanno firmato Deng, ecc... puntando chiaramente ai playoff e hanno lottato per arrivarci fino quasi alla fine. Poi, vinti da una sequela impressionante di infortuni, a un paio di settimane dalla fine della RS hanno mollato e sono riusciti al pelo a tenersi la scelta. Questo sarebbe tankare? Maddaaaai (cit.).
Se nel tanking secondo voi si devono far rientrare tutte le squadre che mollano a un certo punto della RS allora non si salva davvero più nessuno, perchè fisiologicamente ci sono sempre circa 10-12 squadre che dopo l'ASG, vedendosi fuori dalla playoff race, allentano un po' la presa. Equipararle a chi non ci ha mai provato neanche per un minuto non ha senso.
In conclusione
rossi e neri non sono tutti uguali, non siamo in un film di Alberto Sordi
2)
Non è vero che nello sport Usa conta solo vincere l'anello, il primo motore che spinge i proprietari è senz'altro il guadagno economico.
Poi, per quanto ci si sforzi di dare a tutti pari opportunità, restano in piedi gravi disparità per cui i Lakers e i Knicks chiudendo 12-70 fanno soldi a palate mentre in contemporanea uno small market sfiora i playoff ma perde soldi.
In linea generale comunque il modo più facile di guadagnare è avere una squadra almeno decorosa, che generi un certo tipo di attenzioni. E questa asticella preclude ab origine il tanto invocato tanking selvaggio a parecchie franchigie.
L'esempio più eclatante è forse Paul Allen (Portland), che per quanto ricco sfondato finora non ha mai considerato la smobilitazione totale perchè non vuole rimetterci. Un altro esempio a mio avviso ancora più avido è quello di Reinsdorf (Chicago).
Poi, se questi owner attenti al soldo hanno la lungimiranza di allestire un FO elite, colgono i classici due piccioni con una fava, ossia guadagnano e allo stesso tempo sono molto competitivi quasi tutti gli anni (Houston, Dallas e Miami). Beati loro.
In conclusione, è inutile consigliare indiscriminatamente il tanking a tutte le squadre che si trovano nel cosiddetto limbo perchè non tutte se lo possono/vogliono permettere.
3)
Presti
Durant ok, no brainer.
Un mediocre però non prende Westbrook alla 4 nel draft di Rose, Beasley e poi vediamo. Me la ricordo molto bene quella pick, parecchio dibattuta a suo tempo.
Un mediocre non scova Ibaka alla 24 nello stesso draft.
Un mediocre, anzi un demente, prende Thabeet alla 2. Uno bravo invece sceglie Harden davanti ai più sponsorizzati Rubio e Tyreke Evans.
La sfiga grossa di Presti è stata non avere Dan Gilbert come owner, che gli avrebbe tranquillamente permesso di tenersi a qualunque cifra il Barba e sforare pesantemente la luxury. E si ritorna a bomba al discorso fatto prima del guadagno come motore e fulcro della Nba.
Quelli erano altri tempi, in cui ad esempio i fondamentali giocatori di contorno (Battier, Ray Allen, Artest, ecc...) andavano quasi sempre nei big market e agli small market per quanto forti e ambiziosi restavano le briciole.
Erano tempi in cui le stelle (e Harden neanche lo era, peraltro) non venivano certo tradate per Wiggins ma sovente ti pigliavano per il collo e venivano svendute (Pau Gasol) o andavano via in cambio del nulla (Bosh).
L'Nba di allora, l'owner e il market di appartenenza non hanno aiutato Presti a collocarsi nell'Olimpo, su cui si stava arrampicando con le sue mani non sbagliando una singola mossa per 4-5 anni. Certamente poteva ricavare di più da Harden, ma da un rookie contract è sostanzialmente impossibile ricevere in cambio stelle affermate se hai le mani legate dal diktat di restare sotto la luxury.
In conclusione: no Olimpo, no mediocrità, per me Presti è un bravo GM, ampiamente sopra la media, che senza i pesanti infortuni degli anni passati guiderebbe da 5 anni una perenne contender (e, aggiungo un particolare non di poco conto, a sua ulteriore discolpa non sapremo mai come sarebbero finite quelle stagioni post Finals 2012 se KD e RW fossero stati sempre entrambi sani).