Arrivato a casa col cuore gonfio di allegria e la mente piena di bellissimi ricordi di un paio di giorni meravigliosi - e pensare che adesso ci sarebbe il Polentone..
[Fonte siito del Comune di Bubbio] Derivato forse dalle antiche distribuzioni rituali di fave e lenticchie, poi sostituite dalla più recente farina di mais, occasione per socializzare con il "diverso" in concomitanza con l'arrivo in paese dei magnin (i calderai stagnatori di pentole e paioli) il Polentone si è a poco a poco costruito una dignità storica basata su una leggenda che, per quanto improbabile nei dettagli, mette comunque in evidenza il rapporto tra calderai e popolazione locale e la dura realtà di miseria cronica della Langa contadina dei secoli passati.
“…Tristo fu lo inverno dell’anno del signore…”
Così comincia la leggenda medioevale che narra di un gruppo di poveri calderai i quali giunti a Bubbio affamati e allo stremo delle forze, riposero nella magnanimità del Castellano locale ogni loro speranza di sopravvivere. Egli si commosse per la loro sorte e li aiutò donando loro della farina di granoturco. Fu a questo punto che fiorì l’atto di umana solidarietà da cui nacque e si perpetuò la leggenda: quella gente, nobilissima d’animo non tenne quel dono tutto per sé, bensì cucinò in piazza una enorme polenta che poi, venne consumata insieme a tutti i borghigiani ugualmente affamati per la lunga carestia. Questa leggenda viene ogni anno riveduta dai bubbiesi e rievocata con fedeltà: dal Castello escono i Signori con i Cortigiani gli Armigeri i Tamburini; i sacchi di farina, vengono caricati dai mugnai su un carro circondati da calderai e dal popolo festante; il corteo sfila per le vie del borgo e raggiunge la piazza dove un enorme paiolo di rame aspetta fumante. Dopo una cottura lunga e meticolosa uno squillo di tromba polarizza l’attenzione sullo scodellamento; tra uno scrosciare di applausi il fumante trofeo viene distribuito a tutti.
Il finale, gioioso e goloso, è sempre lo stesso: mentre tutti con appetito gustano polenta, salsiccia e sugo di funghi con un'invitante frittata di cipolle nei piatti dipinti a mano in serie limitata, il castellano ordina che le tasse e i dazi siano nuovamente ridotti, che la festa sia ripetuta ogni anno per perpetuare nel tempo l'evento e che sia infissa sotto lo stemma di Bubbio l'insegna Dulcia Promam a ricordo della mitezza dei suoi abitanti e della dolcezza dei prodotti della sua terra.
Grazie a tutti ragazzi - insostituibili.

dito medio alla pioggia, noi ci divertiamo con o senza di lei.
Vik = John Rambo nella giungla.
X tutti gli altri separatisti: non sapete cosa vi siete persi
