Naufraghi 2.0

E' il luogo in cui potete parlare di tutto quello che volete, in particolare di tutti gli argomenti non strettamente attinenti allo sport americano...
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Paperone
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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da Paperone » 29/09/2010, 13:45

ma no! :(
Giordan ha scritto: Menzione onorevole per Pap, che si è distinto per avere la stessa voce di Battiato e la peggior pronuncia anglo-americana ogni epoca!!!

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frog
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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da frog » 01/10/2010, 10:39

grande doc !!!
Mi mancano ancora un paio di pagine per mettermi in pari con la lettura  :D ma ho notato che nessuno ha sottolineato la finezza:
Colombo + Serpico = Peter Falk + Al Pacino = Pietro Falchi + Alberto Pacino  :notworthy:

Adesso proseguo la lettura  :01:
Ebbene si: son ancor chi

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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da doc G » 01/10/2010, 15:00

frog ha scritto: grande doc !!!
Mi mancano ancora un paio di pagine per mettermi in pari con la lettura  :D ma ho notato che nessuno ha sottolineato la finezza:
Colombo + Serpico = Peter Falk + Al Pacino = Pietro Falchi + Alberto Pacino  :notworthy:

Adesso proseguo la lettura  :01:


:forza: :forza: :forza: :forza: :forza:
Serviva uno che come me avesse visto il film e la serie televisiva per accorgersene!

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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da Toni Monroe » 01/10/2010, 17:30

Io ho fatto 2+2=5 :lol2: avevo riconosciuto Alberto Pacino (ma giusto perché il cognome è rimasto uguale e Al è la naturale abbreviazione, con un cognome simile), mentre Pietro Falchi l'ho proprio scartato con un 'chi cazz'è?' :sbadat:
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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da Robyus » 01/10/2010, 20:04

io invece avevo dato per scontato che tutti avessero colto al volo il riferimento :penso:

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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da Toni Monroe » 01/10/2010, 20:12

Robyus ha scritto: io invece avevo dato per scontato che tutti avessero colto al volo il riferimento :penso:

Grazie. Mai dare nulla per scontato con me, riesco ad esser tardo a livelli inimmaginabili..  :lol2:
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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da Robyus » 01/10/2010, 20:19

Toni Monroe ha scritto: Grazie. Mai dare nulla per scontato con me, riesco ad esser tardo a livelli inimmaginabili..  :lol2:

macchè :lol2:, solo che pensavo che Pietro Falchi lo conoscesse chiunque sulla faccia della terra  :lol2:

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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da Toni Monroe » 01/10/2010, 20:20

Robyus ha scritto: macchè :lol2:, solo che pensavo che Pietro Falchi lo conoscesse chiunque sulla faccia della terra  :lol2:

Troviamoci, mi schiaffeggi anche e la facciamo finita.  :forza:
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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da Robyus » 02/10/2010, 13:07

Toni Monroe ha scritto: Troviamoci, mi schiaffeggi anche e la facciamo finita.  :forza:

al massimo ti offro da bere :forza:

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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da doc G » 04/10/2010, 11:46

a) Sospetti

Fu durissima la giornata successiva per Claudio.
Ore ed ore trascorse ad essere interrogato dalla polizia e dal magistrato, analisi vari, come impronte digitali, DNA, capelli cui si sottopose senza protestare. Solo quando venne finalmente rilasciato, dopo che gli venne nuovamente intimato di garantire sempre la reperibilità immediata, pensò che forse era il caso di chiamare un avvocato.
Telefonò ad un vecchio compagno di scuola.
“Luigi? Sono Claudio.”
“Claudio? Ciao. Che piacere! Quanto tempo che non ci sentivamo. Ma perchè mi chiami a quest'ora? Hai trovato il telefono acceso per puro caso!”
“Ti chiamo perchè ho bisogno di te come avvocato, per il tuo lavoro.”
“Allora ritiro il che piacere, così presto non amo molto le telefonate professionali, mi toccherà spostarti dalla categoria degli amici a quella dei rompiscatole!”
“Non scherzare, si tratta di una cosa molto delicata e per me pericolosa.”
“Va bene, se ce la fai a farmi una descrizione razionale in dieci minuti comincia pure, altrimenti meglio che ci sentiamo nel pomeriggio.”
“No, ce la faccio. Hai presenti i morti di Tuscania? Hai letto qualcosa?”
“Si, qualcosa... pare ci sia anche un sospetto... ma, un attimo, non mi dirai...”
“Esatto, sono io.”
“Ma come è possibile? In che guaio ti sei cacciato?”
“Conoscevo solo una delle vittime, la proprietaria della pensione dove alloggio... anzi, conoscevo anche il poliziotto e quel possidente che è stato uno dei primi ad essere assassinato, ma li avevo appena incontrati... solo che ho trovato io la maggior parte dei cadaveri, in più un altro è stato trovato vicino alla pensione dove dormivo.”
“Non ci sono altri indizi?”
“Che io sappia no.”
“Allora la situazione è seria, ma non disperata. Quando ti interrogheranno?”
“Già fatto.”
“E non mi hai chiamato? Accidenti a te, speriamo che tu non abbia fatto qualche sciocchezza. Puoi venire a Roma?”
“Non so, credo di si, mi hanno intimato di non allontanarmi troppo e di garantire la reperibilità, ma se avviso qualcuno e lascio il cellulare acceso credo non ci siano problemi.”
“Aspetta, facciamo così, in questo periodo le udienze in tribunale iniziano a diradarsi, domani mattina dovrei essere libero, se non ricordo male, cerco di venire io.”
“Bene.”
“Intanto mi raccomando, non parlare con nessuno e non fare nulla, stai tranquillo ed aspettami, se ti convocano rispondi che andrai domani insieme a me.”
“Va bene. A domani, allora!”
“A domani, e cerca di stare tranquillo, se non c'è altro oltre a quello che mi hai detto non credo possano processarti.”
“Ci proverò.”
Come chiuse il telefono, Claudio prima di tutto si chiese se per caso era sotto controllo, e si sorprese a pensare che era possibilissimo, poi si chiese se il non fare nulla pregiudicava le indagini che aveva in mente di fare con Lupoli.
Forse si, ma era deciso a proseguire.
Ormai era chiaro che Lupoli aveva ragione. Qualcuno voleva incastrarlo o, se si trattava veramente di un pazzo o di qualcosa di soprannaturale, era evidente che lui sarebbe stata una delle prossime vittime.
E la cosa non gli piaceva affatto.
Si fece comunque una doccia, poi decise di uscire, non se la sentiva di restare dove era stata da poco assassinata la signora Lucia. Aveva voglia di fare due chiacchiere con Don Diego, di parlare con Loretta o anche con Maria Grazia.... ma fu colpito immediatamente da un pensiero. Se c'era un intervento soprannaturale, come alcuni sembravano credere, o se c'era in giro un pazzo criminale nessuna possibilità poteva essere scartata. Ma se qualcuno voleva incastrarlo, allora i sospetti più probabili erano proprio loro tre, coloro che conoscevano meglio le sue abitudini ed i suoi spostamenti. Loro tre e Lupoli.
Poteva davvero fidarsi o no?
Dopo essere uscito, si recò al solito bar a fare colazione. Nonostante l'orario incontrò un viso conosciuto.
“Claudio!”
“Loretta! Già in piedi a quest'ora?”
“Non potevo dormire... la povera signora Lucia. La conoscevo bene, era praticamente una di famiglia. Mi voleva bene, sai?”
“Si, me lo ha detto.”
“E mi diceva sempre che mi avrebbe anche lasciato in eredità la pensione, che ha solo parenti a Civitavecchia cui non interessa per niente.”
Poi si interruppe per piangere. Pianse per un poco, mentre nella mente di Claudio si fece largo una strana ipotesi, che in fin dei conti Loretta potesse avere un movente. Ma aveva senso un massacro simile per una pensione?
Loretta intanto sembrò aver finito di piangere.
“E stai attento anche tu, ho timore per te. Tante persone sono state assassinate intorno a te, non vorrei che tu fossi il prossimo. O che tu venissi accusato.”
“E come puoi essere sicura che non sia io l'assassino?”
“Non dire sciocchezze, nessuno sano di mente lo penserebbe mai.”
“Ma sono in tanti a pensarlo, pare!”
“Hanno paura, come finirà questa storia se ne renderanno conto. E poi non puoi essere tu in nessun caso, le ultime due volte Lupoli era con te.”
“Ma se Lupoli fosse un mio complice, come pare credere la polizia?”
“Ma dai, l'hai conosciuto solo ora!”
“Provarlo è difficile.”
“Ma non sei tu che devi provare di non conoscerlo, sono loro che devono provare il contrario!”
“La polizia non sembra convinta di questo.”
“Non ci credo che possano accusarti, si risolverà tutto! Piuttosto ho paura che tu possa essere attaccato! Stai attento!”
“Attaccato?”
“Si, trovati un altro posto per dormire e fai come stasera, appena finito di mangiare vai a dormire. Mi raccomando. Se vuoi il posto per dormire te lo consiglio io, conosco tutti da queste parti. Ad esempio c'è la pensione dei Tarquini qui vicino!”
“Ci penserò.”
“Adesso scusami, ci vediamo più tardi, ho promesso a mia madre che l'avrei accompagnata all'obitorio...”
“Va bene, a dopo.”
Gli suggeriva la pensione... possibile? A Claudio sembrava di impazzire. Ormai erano arrivate le otto del mattino e nel bar entrò un altro viso conosciuto.
“Claudio!”
“Salve Maria Grazia.”
“Che tragedia! La signora Lucia. La conoscevo da sempre, mi sembra impossibile.”
Anche lei sembrava incerta e sull'orlo delle lacrime.
“Non ci posso credere, proprio lei! La incontravo spesso, così gentile, sempre premurosa! Non è giusto, non può essere accaduto proprio a lei!”
“Anche a me sembra impossibile. La conoscevo da una settimana, ma mi sembrava di conoscerla da sempre. Faticavo quasi ad evitarla per rispondere alle sue domande, ma era davvero una cara persona.”
“Vero. Qui in paese era un'istituzione. Non è giusto proprio lei!”
“Purtroppo...”
“Che purtroppo! Non è giusto e basta. Non doveva avvenire.”
“Ma che possiamo farci io e te?”
“Tu non so, io posso.”
“Che dici? E poi dai, non dovrei essere io il principale sospettato?”
“Non dire scemenze. Lo sappiamo tutti e due che tu non puoi essere il colpevole! Hai alibi per vari omicidi e non conoscevi praticamente nessuno.”
“Ma non potrei essere un maniaco omicida?”
“Non dire sciocchezze!”
Nel frattempo tutti i dipendenti comunali stavano entrando nel bar a fare colazione, uno dopo l'altro.
“Questa non è una discussione che si possa fare qui, Claudio! Però ho bisogno di parlarti! Incontriamoci stasera, appena hai finito di cenare!”
“E dove?”
“In un bar che resti aperto... anche qui, se vuoi!”
“Va bene. Alle dieci stasera, allora?”
“Benissimo, alle dieci. Ciao, adesso.”
Ancora cose che Claudio non capiva. Ed intanto il telefono squillava, ed era Lupoli.
“Ora vai a dormire, ho bisogno di averti lucido.”
“Come faccio?”
“Non mi interessa. Ci vediamo nelle prime ore del pomeriggio e facciamo il punto della situazione, adesso vai a dormire.”
“Va bene, come se fosse facile.”
Claudio provò ad andare a dormire, ma non fu certo un'impresa facile, considerando il fatto che non era certo abituato ad andare a dormire alle otto del mattino, il caldo afoso, le occhiate strane della gente che incontrò tornando alla sua camera e, cosa più importante, ciò che era accaduto solamente la notte prima in quel luogo.
Quando qualche ora dopo si alzò dal letto non aveva dormito quasi nulla ed aveva addosso una stanchezza infinita. Per provare a recuperare un minimo di lucidità fece una doccia gelata, ma non servì a molto.
Appena arrivò al bar dove lo aspettava Lupoli si sentì tutti gli occhi addosso, era però troppo stanco per reagire in un qualsiasi modo. Chiese due caffè al barista, quindi si sedette al tavolino dove era seduto Lupoli, non prima di aver trangugiato uno dei due caffè.
“Mi offri il caffè? Grazie!”
“Guarda, non sono in vena.”
Detto ciò, Claudio si scolò anche il secondo caffè, quindi andò ad ordinarne altri due.
“Uno dei due è il mio o te li scoli entrambi?”
“Lascia perdere. Dimmi piuttosto cosa pensi di fare.”
“Bene, la fifa inizia a svegliarti, vedo.”
“Non parlarmi ora di essere sveglio. In tutta la settimana avrò dormito 15/20 ore in tutto. Piuttosto dimmi che ne pensi.”
“Che ne penso? Se potevano esserci dubbi adesso non ce ne sono più. La titolare della pensione è stata ammazzata solo per mettere in mezzo te. Qualunque fesso lo capirebbe, ma ormai se non hanno altri sospetti si concentreranno su di te e ti processeranno, tanto per avere qualche nome da dare in pasto alla stampa, e trascureranno le altre piste. Fra una quindicina d'anni, quando sarai assolto per mancanza di prove, allora cercheranno qualcun altro.”
“Non sei pessimista? Davvero, mi pare che tu stia eccedendo?”
“Credimi, ci sono passato. Abbiamo poche ore per agire, dobbiamo fare subito.”
Mentre stavano parlando nel bar entrò un nuovo avventore. Era Serpico, che si diresse deciso verso Claudio.
“Ammesso che le abbiamo alcune ore.” Concluse Lupoli.
“Anselmi!” Esordì Serpico.
“Buongiorno, agente. Mi cercava?”
“Anselmi, possono dire che il colpevole è lei, ma io so che la verità è un'altra. Se sa qualche cosa si confidi e mi aiuti a dimostrare la sua innocenza.”
“Ma le pare che abbia anche nascosto qualcosa? Non le pare che io sia già nei guai abbastanza?”
“Già. Ma si sforzi di pensare. In ogni caso non si preoccupi, io lo beccherò lo stesso il colpevole. Lo beccherò. E sa perchè lo beccherò?”
“No, non lo so.”
“Perchè io sono il pistolero più veloce del west.”
Detto ciò Serpico si voltò e se ne andò.
“E tu pensi ancora di affidarti a quel deficiente? Il pistolero più veloce del west.... te lo dico io, quello è il velocista più pistola del west.”
“Lasciamo stare Serpico.”
“Serpico? Bel soprannome. Non si chiama proprio Pacino, fra l'altro?”
“Si, ma lascialo stare. Dimmi cosa hai in mente.”
“Ancora nulla. Quel fesso ha ragione. Devi pensare bene chi potrebbe avere interesse a coinvolgerti. Deve trattarsi di qualcuno che poteva sorvegliarti, conoscere le tue abitudini. Poi sai, non credo ti abbia scelto appositamente. Credo sia stato un caso, perchè hai trovato quel tipo qualche giorno fa e parevi un candidato perfetto. Sai, Non hai famiglia, vivi solo, sei un dipendente pubblico, hai credenziali a posto ma non hai fatto carriera. Sei il classico tipo di cui la gente dice che pareva un tipo tanto a posto, per fare cose del genere deve essergli preso qualcosa di strano, un tarlo.”
“Ma che stai dicendo?”
“Quello che di sicuro sta pensando l'assassino. Pensa. Chi può aver fatto questo ragionamento su di te? Mi hai detto che avevi qualche idea.”
Claudio provò a pensare. Il primo nome che gli venne in mente era proprio quello della povera signora Lucia. Forse anche la signora Gina. Però per ragioni diverse non potevano essere le assassine. Che dire di Loretta e Maria Grazia? Potevano facilmente conoscere le sue abitudini... ma anche Don Diego lo stesso Serpico. C'era però un altro nome che continuava a ronzargli in testa. Lupoli. Anche lui avrebbe potuto facilmente coinvolgerlo. Quello di cui Claudio aveva bisogno era capire il perchè qualcuno avesse ucciso tutta quella gente. Ma se era stato davvero un pazzo non aveva speranze. D'altra parte il colpevole poteva tranquillamente avere un motivo che lui non sarebbe mai stato in grado di capire.
“Lascia stare, provo a fare due passi e schiarirmi le idee. Tu rifletti a quale motivo possa avere un tizio per far fuori tutte quelle persone.”
“Ma dai, dobbiamo lavorare assieme, da solo ci metterò il doppio del tempo!”
“Pazienza. Ho bisogno di fare una passeggiata. Tu prova a lavorare un poco da solo.”
Claudio camminò per un poco senza meta, ma era fortemente infastidito, in quanto si sentiva costantemente occhi addosso ed in cuor suo temeva di essere arrestato da un istante all'altro.
Distrattamente arrivò presto davanti al Duomo, dove si sentì chiamare da qualcuno.
“Architetto, come sta?”
“Salve, Don Diego.... che le devo dire, non so nemmeno io bene come sto.”
“La vedo confuso, in effetti. Ma è normale. Che tragedia, povera signora Lucia. Mi dica, è vero che l'ha trovata lei?”
“Si. Ieri notte. In un lago di sangue.”
“Santo cielo. Immagino come sarà rimasto scosso!”
“In realtà comincio a farci l'abitudine.”
“Non ci credo. Non assuma quell'atteggiamento cinico, so che lei in realtà è una persona sensibile.”
“Molti suoi concittadini sembrano pensare addirittura che io sia l'assassino!”
“Non dica sciocchezze. Non è possibile che sia stato lei a compiere questi delitti orrendi. Non credo che lei abbia avuto la possibilità di compierli tutti, inoltre lei non mi pare proprio una persona capace di tanto, ed anche se mi sbagliassi e lo fosse, non vedo perchè mai avrebbe dovuto mietere tante vite di gente che nemmeno conosceva.”
“E se fossi impazzito?”
“Tutt'un tratto? All'improvviso? E poi a me questi non paiono gli atti di un pazzo, mi sembra che ci sia una perversa lucidità in quanto accaduto. Vero che a volte la pazzia ha una certa qual lucidità, ma qui mi pare proprio ci sia un disegno orrendo.”
Claudio meditò per un poco a quelle parole, poi salutò frettolosamente il sacerdote. Follia omicida, evento paranormale o lucido disegno criminale? Nella confusione che albergava nella sua mente a Claudio sembravano tre ipotesi possibili, e tutte le persone che aveva conosciuto in un modo o nell'altro potevano esservi coinvolte. Doveva decidere rapidamente a quale di queste ipotesi credere e di chi fidarsi, se voleva evitare di essere incolpato di crimini che non aveva commesso.

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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da Toni Monroe » 28/07/2012, 18:43

Up estivo, dopo che è tanto che nessuno ci scrive e -che è peggio- che nessuno lo legge; questo era un topic di qualità. Cerchiamo altri naufraghi, perché ora che si è ventilato di escluderlo dagli awards del forum possiamo tornare a scrivere senza sentire la competizione :laughing: :laughing: :laughing:

Uno dei pezzi che mi son piaciuti di più e che visto il periodo ci sta perfettamente.


Sine ha scritto:Mi sto avventurando in qualcosa molto più grande di me, ovvero un racconto lungo ed impegnativo. Che sicuramente su queste pagine difficilmente potrebbe stare. Posto che sono ancora agli inizi e magari brucerò tutto tra poco, posto qua un pezzettino preso in mezzo, che potrebbe star pure da solo. Che in realtà è poi piuttosto diverso dal genere di tutto il resto, ma vabbe'. Nel frattempo cercherò di dare un'occhiata al buon doc :D
Come lui ovviamente non l'ho nemmeno riguardato e messo a posto, quello lo si farà, prima o poi.

Andare in spiaggia in città non era esattamente come trovarsi ai Caraibi od in Sardegna. Ma per due che nei mesi precedenti avevano avuto la vita sociale di una suora di clausura sembrò quasi il paradiso. C'era una confusione incredibile, trovare un centimetro di spiaggia libera per piazzare un paio di salviettoni era impresa piuttosto ardua. Finchè il mio occhio non si posò su un bellissimo spiazzo a pochi metri dal mare, ma abbastanza distante da evitare schizzi imprevisti. A distanza di chilometri probabilmente non esisteva nulla di così invitante. Il tempo di girarmi per dirlo a Paolo, che vidi poco distante una coppia sulla quarantina dirigersi spedita verso il nostro tesoro.
Luride puttane, è nostro disse Paolo, interpretando il mio pensiero
Si girarono, non si sa se allarmate dalle nostre parole o semplicemente perchè avevano sentito del rumore in questa direzione, fatto sta che accelerarono vistosamente il passo. La gara era ufficialmente cominciata: i quaranta metri ad ostacoli su sabbia nacquero quel giorno, in quel luogo. Dalla nostra avevamo il vantaggio di un percorso più agevole, al contrario loro che nel tragitto tra i loro piedi ed il paradiso avrebbero incrociato almeno due o tre bagnanti dal sorriso simpatico ed il ventre gonfio, ostacoli durissimi nelle gare di questo tipo. Di contro, noi avevamo indubbiamente più metri da percorrere.
Il tempo stringeva, per avere più possibilità di successo dissi a Paolo di dividerci, tu vai di là, salta quella mamma ed evita quella ragazza. Non guardarle le tette o tutto è perduto! Io passo di qua, schivo i racchettoni e pesto i piedi al vecchio. Ce la possiamo fare.
La coppia invece proseguiva tirandosi per mano. Dilettanti, si sarebbero intralciati da soli. Cominciai a correre, gli anni passati sul campetto a schivare le carezze del Belva risultarono molto utili. Evitai il colpo di racchettone del surfista belloccio con una disinvoltura tale che ricevetti qualche ululato di approvazione dal piccolo pubblico che ormai si era appassionato alla nostra sfida. Detti un'occhiata veloce agli altri, lo Spino era zompato oltre la mamma con inusuale atletismo, mentre gli altri due proseguivano un po' maldestri, ma erano sempre più vicini. Ormai la moglie era letteralmente a mezz'aria, con il corpulento marito che la trascinava per la mano. In quel momento mi resi conto di aver compiuto un grosso errore di valutazione: avevo sottovalutato l'astinenza sessuale dello Spino. Chiaramente la richiesta di non soffermarsi sul generoso seno che quella ragazza non aveva remore a mostrare nella sua interezza era stata un po' azzardata. Era sul punto di schivarla, infatti, che si voltò quel secondo di troppo che gli impedì di notare che stava andando a rovinare su una gioviale signora di settantadue anni e centonove chili. Troppo tardi, l'urlo belluino di Paolo fece da contraltare alle grida della signora, che nel momento in cui si rese conto di chi e cosa le stava saltando addosso, passò dal terrore a qualche mugolio di timida approvazione. Non avevo tempo per soccorrerlo, lo abbandonai al suo destino di giovane molestato e proseguii. Passai senza pietà sul calcagno del vecchio, quando mi trovai di fronte un muro: il ruzzolo di Paolo aveva provocato una reazione a catena, che causò uno spostamento di masse inaspettato. Tra me e la luce non c'era terreno fertile, ero bloccato. Dall'altra parte, il marito era pronto a lanciare la moglie sullo spiazzo. Non era certo che potesse sopravvivere allo schianto, ma l'importante era che occupasse spazio, avrebbe poi reclamato potestà dello stesso ed eventualmente si sarebbe sbarazzato del cadavere in un secondo momento. Avevo bisogno di un'azione forte. Presi una breve rincorsa, per quel che mi era possibile, e spiccai il volo. Mai stato atletico od esplosivo, ma dovevo sperare, credere nelle mie possibilità. Vidi sotto di me gli sguardi allarmati dei bagnanti, un paio presero il cellulare per chiedere aiuto, altri si coprirono gli occhi, non volevano guardare la morte in faccia. Ma quel giorno era destino che vincessi: atterrai miracolosamente sulla sabbia senza mietere vittime, l'uomo lanciò la sua dolce metà ma calcolò male l'apporto del vento e delle maree e la vide finire direttamente in acqua, creando un piccolo maremoto che rischiò di affogare due bambini poco lontani. Era finita, mi alzai trionfante, dietro di me era un tripudio, applausi scroscianti e sorrisi d'intesa. La stessa ragazza che causò lo schianto di Paolo mi fece l'occhiolino, il surfista si diede un colpo sul petto, in segno di rispetto. Paolo era sparito sotto le pieghe di un'anziana signora in calore. Vidi soltanto una mano uscire da quella selva di grasso, fece un pollice in alto. Avevamo vinto noi.



:notworthy: :notworthy: :notworthy:

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Re: Naufraghi 2.0

Messaggio da ann » 18/05/2015, 12:06

Tentava un' ultima volta,perchè oltre il limitare d'essa non vi era più alcuna possibilità.
Non v'era alcun colore, oltre quella radura elettrica,carica, allegoria dell' unica speranza di vita.
Eppure nemmeno il blu più profondo, immenso,folgorava l'animo suo per regarargli una qualche parvenza d'esistere.
Tremante, cadeva in ginocchio e, inscenando quello che ad 0uno spettatore inopportuno sarebbe parso come un primitivo rito divinatorio, si stendeva e rotolava , facendo scorrere i propri nervosi e rigidi fili fra quelli morbidi ed umidi della terra, cercando di carpirne l'energia.
Vagabondo insoddisfatto del proprio animo scrutava l'irridescenza senza poterla descrivere; aleggiava intorno a lui, ne era sommerso,ma ancora respirava : perché era lui preclusa la possibilità di soffocare ostruendo le proprie cavità nasali inalando avidamente la sublime bellezza insita in quel luogo?
Avido di emozioni annusava febbrilmente il terriccio, scavava concitatamente: le sue dita immerse mutavano natura, divenendo radici.
Gridava e dalla sua smorfia solo un chioccio suono proveniva, sprofondando all'istante appesantisto dal suo stesso stridere; in modo tale da non rovinare la fulgida eufonia di cui avrebbe dovuto essere lo specchio.
Intuiva la propria passione tendersi cercando di fendere forma e colore,spazio e tempo, senza però essere in grado di creare quell'esplosione necessaria al generarsi di nuova materia.
Immondo essere rannicchiato espelleva bile dai pori, esausto pisciava tutto intorno a sé, ubriacandosi del brivido della corruzione, il cui effetto era devastante per sé stesso più che per il circostante.
Ballava immodile nella radura, troppo debole per assecondare la danza i cui attori erano le mirabili tinte del fogliame, una gamma di verdi che dava sollievo al proprio respiro, dilatando, al suo solo udire, il corpo.
Vi era un faggio, poco distante dal gorgogliante fiume, che, grazie alla sua imponenza, s'arrogava il diritto d'essere il direttore d'orchestra; ben piantato nel suolo, grazie ad un solido polso, ei pareva come una mano tesa verso il cielo, corrugata. Dal palmo aperto cinque tronchi si diramavano : nodosi ed irregolari, fieri ed impertinenti correvano alla luce, ed imprigionandola fra le loro chiome la ridistribuivano al mondo che, gaio, l'accettava.
Questo gioco senza fra i due ridenti protagonisti provocava la melodia: donde la luce poteva abbattersi senza barriere al suolo si sentivano suoni acuti, trombe e violini, donde non arrivava, il suono malinconico di una cornamusa.
Il limpido colore del torrente invitava l'uomo ad unirsi al suo corso
-Ti farò pietra- gli sussurrava civetto, -e sempre sarai da me avvolto ed amorevolmente toccato, non indugiare lì, sul ciglio del mio letto, ma sdraiati con me, per me.-
L'inganno era tratto, l'uomo circondato da sinfonie titaniche credeva d'esser giunto al fine della sua miserabile apatia, fece un passo, o per lo meno ci tentò, perché, simultaneamente, s'accorse che era impedito il suo intercedere. Il vento impetuoso si prendeva gioco dello sfortunato facendogli percepire il suo alito sprezzante, l'uomo era tono che emanava puzza infernale.
Sferzante e portatore di pioggia seviziava l'uomo, senza percepire che il suo scorimento interiore era più destabilizzante di qualsiasi altra bufera : ei martoriava il pover uomo con angosciose disposizioni d'animo, facendogli percepire un connubio d'emozioni, del quale l'uomo non poteva comprendere l'energia.
Ei pregava il corpo suo perché lo rendesse partecipe della lirica naturale, vino delle muse che inebria l'umano cuore rendendo possibile il fluire delle parole.
Cosa vi è di più importante di riuscire a descriver eun' emozione? - si domandava attonito l'omuncolo. Già la natura gli risponde, con voce sibilante di sirena - toccare un' emozione.
L'uomo ancora, con una corona di spine in su la testa, balbettava inni maldresti e le sue parole non eran echi, nemmeno remoti, di ruscelli ingannatori, né verdi suonanti: solo un goffo incedere di espressioni prive di vitalità ed impulsi, immagini stuprate, mai a fondo fatte proprie.
Bestemmie uscivano dalla sua smorfia tentando d'imporsi sovrane sulla sacralità del suolo; ma esse immediatamente gli si ricacciavano giù, in gola, remprimendo l'impeto dello sfortunato, che necessita di dominare per raggiungere l'acme del piacere.
E bile e sperma venivano espulsi dai pori dell' umano, né musiche divine, né passioni folgoranti.
Gracidante tentava di intessere la lode ad una foglia, per toccare con la mente la rifrazione, prima ch'essa potesse cadere nell'oblio, per lasciare il posto ad un' altra, tutta nuova, ancora da studiare.
Il tempo?
In quella landa il tempo esisteva, ed il verde divenne giallo, ed il giallo divenne marrone e sorprendenti ed inafferrabili schemi si susseguivano sotto gli occhi liquidi e nebbiosi dell'urlante da cui non proviene suono.
Il tempo esisteva?
Ei canuto diventava, senza riuscire ancora ad afferrare quel ritmo sublime che gli avrebbe permesso di ottenere la pura redenzione divina. Ei si trovava ad esser pietra, senza saper descrivere la pietra, acqua, senza sapersene dissetare, nota, senza la possibilità di esprimersi, come pianto senza singulti. Vita snaturata si sentiva l'uomo 'sì descritto, senza la capacità di narrare dei dolci profumi, perché incapace di prendere parte al banchetto dei sapori.
Di nessuna corrispondenza quest'uomo risultava capace, s'era erroneamente messo in cammino per imparare l'arte dello scrittore, ed ora null'altro era, se non fango.
Almeno fosse stato fango, urlò, concretizzò. Almeno fosse stato fango, impregnato d'acqua e capace di risucchiare nelle sue oscure viscere l'eterno.
F-A-N-G-O
La pioggia era arrivata, ed ecco apparire il fango.
Quale migliore sozzeria per allietare l'esiziale situazione dello sfortunato?
Ei vi si buttò dentro, con tutto il vivo entusiasmo che avrebbe un bambino appena conosciuto il fango e felice di potersi cospargere viso e corpo, perché fuori dal campo visivo materno. Ei così fece, vi intinse le dita,una ad una, - viscido- esclamava, si riempiva i pugni, di viscido, e ne ricopriva il stanco corpo, sezione per sezione, meticoloso, intonando canti ai prosperosi seni che avevano ridonato consistenza al suo esistere.
Si cosparse il viso ed il corpo tutto , senza pensare all'insita poetica del fango, come attore della sinfonia di cui era stato prigioniero fin dalla sua venuta nella radura, ma ingordo del lurido, come un parassita, ne bevve.
Finalmente a casa dipinse ed immaginò escrementi volgari tutta notte, e terminò la propria vita con un coito senza fine.

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Messaggio da doc G » 18/05/2015, 22:23

Commenterò a breve, intanto bravo per aver rivitalizzato il topic!!!

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