Straniero nella mia città

E' il luogo in cui potete parlare di tutto quello che volete, in particolare di tutti gli argomenti non strettamente attinenti allo sport americano...
boantos
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da boantos » 07/12/2015, 22:27

hispanico82 ha scritto: Ma io non concordo con l'idea dell'italiano mammone...

..... conosco ragazzi che non hanno potuto neanche accettare un lavoro a Pomezia perché tra casa, una o due ritorni a Napoli al mese e spese di vitto praticamente non riuscivano a conservare niente.

Boh... ma è obbligatorio tornare a casa una due volte al mese?
A 18 anni sono andato a Trieste, tornavo a casa a Natale, a Pasqua e in Estate. Diventando più grande il primo ritorno a saltare è stato Pasqua e negli ultimi anni Natale. In compenso vengono più spesso i miei a trovarci, anzi approfittano per farsi qualche viaggietto.
Il boldato scusa spiega esattamente perchè ci chiamano mammoni.

Sberl ha scritto: Tornando a generalizzare...sì, noi italiani siamo più spaventati dal lasciare i legami familiari, così come siamo maestri nel criticare chi lo fa "per finta" (non avete idea di quanta gente sale al nord in ambito sanitario per entrare nel pubblico e alla prima occasione si fa trasferire vicino casa)

Nella pagina addietro ho detto la stessa cosa, il meridionale (io lo sono) ha molto spesso quell'obiettivo, tornare nel proprio paese.
Da neolaureato una grande azienda mi aveva assunto a Palermo, ma io volevo rimanere a Trieste. Niente si sono incazzati e mi hanno rimproverato, dicendomi chiaramente che a distanza di anni avrei cambiato idea e che avrei chiesto il trasferimento vicino casa.
Se la sono legata al dito e non mi hanno più assunto. Meglio così, sono andato a lavorare da un'altra parte, ho vissuto in Corea e ho conosciuto mia moglie! Fossi andato a Palermo nulla di tutto questo sarebbe successo.
Oggi sono un nomade, pronto a valutare differenti proposte con pochissimi paletti, niente Africa perchè per me casa è dove sto con mia moglie e in Africa non ci vuole venire :laughing:

Curiosità su GianMarco.
Ma quale sarebbe sto sogno americano e perchè ti piace l'America? Non si capisce sicneramente, poi non voglio farmi i fatti tuoi ma siccome lo ripeti tante volte, me lo sono chiesto :thumbup:
Ultima modifica di boantos il 07/12/2015, 22:30, modificato 2 volte in totale.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da ride_the_lightning » 07/12/2015, 22:28

Sberl ha scritto:Non ho idea di cosa possano costare i college americani di preciso in un anno accademico, ma so che ci sono prestiti appositi da parte delle banche per gli studenti, cosa che qua non credo sia facilmente fattibile (e siamo ben poco propensi a farlo)...motivo per cui è più facile andarsene a 18 anni da casa e iniziare a crescere.

Ti cito un esempio di una delle mie migliori amiche che è riuscita a entrare, grazie alla struttura della laurea in Italia, alla Northeastern in ottica Double Degree. Praticamente lei si è iscritta in Cattolica, solo che alla fine del secondo accademico viene fatto TOEFL e valutazione in ordine di meriti accademici, per poter andare due anni all'estero a studiare e completare il percorso di studi. Così che il primo anno chiuda la triennale italiana, il quarto anno sarebbe l'equivalente di un master di primo livello italiano. Lei è riuscita a entrare insieme ad altri nostri tre amici alla Northeastern a Boston. Al di là di costo della vita e degli affitti, lei mi diceva che accademicamente ce l'ha potuta fare solo perché grazie al Double Degree lei pagava la Northeastern come se fosse una retta della Cattolica. E già qui non sono due bruscolini, come si suol dire. :biggrin:

Nel frattempo ha incontrato studenti della Northeastern veri e propri, e lì, la tuition era sui $60.000. Certo, ti fanno il prestito, ma a 18 anni devi già sobbarcarti un mutuo che non sai quando riuscirai a estinguere.

Molto simile qua a UCLA, se si volesse fare un MBA alla Anderson School of Business è carissimo (non so le cifre, ma son alte) o in generale entrare come undergraduate, UCLA è sui $30.000 l'anno. Ed è pubblica. Il programma post laurea che sto facendo io è oro proprio perché le cifre non sono queste e, comunque, anche qua non si parla di due bruscolini pt.2.
Diciamo che l'istruzione costa un pochetto di più, giusto un pochetto. :biggrin:
BruceSmith ha scritto:in coppia con raid, hanno rispolverato il sempre attuale poliziotto buono - poliziotto cattivo, portandosi ai livelli di coppie leggendarie tipo Riggs-Martaugh, Cohle-Hart, Starsky-Hutch o ErMonnezza-Bombolo.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Sberl » 07/12/2015, 22:36

ride_the_lightning ha scritto:
Sberl ha scritto:Non ho idea di cosa possano costare i college americani di preciso in un anno accademico, ma so che ci sono prestiti appositi da parte delle banche per gli studenti, cosa che qua non credo sia facilmente fattibile (e siamo ben poco propensi a farlo)...motivo per cui è più facile andarsene a 18 anni da casa e iniziare a crescere.

Ti cito un esempio di una delle mie migliori amiche che è riuscita a entrare, grazie alla struttura della laurea in Italia, alla Northeastern in ottica Double Degree. Praticamente lei si è iscritta in Cattolica, solo che alla fine del secondo accademico viene fatto TOEFL e valutazione in ordine di meriti accademici, per poter andare due anni all'estero a studiare e completare il percorso di studi. Così che il primo anno chiuda la triennale italiana, il quarto anno sarebbe l'equivalente di un master di primo livello italiano. Lei è riuscita a entrare insieme ad altri nostri tre amici alla Northeastern a Boston. Al di là di costo della vita e degli affitti, lei mi diceva che accademicamente ce l'ha potuta fare solo perché grazie al Double Degree lei pagava la Northeastern come se fosse una retta della Cattolica. E già qui non sono due bruscolini, come si suol dire. :biggrin:

Nel frattempo ha incontrato studenti della Northeastern veri e propri, e lì, la tuition era sui $60.000. Certo, ti fanno il prestito, ma a 18 anni devi già sobbarcarti un mutuo che non sai quando riuscirai a estinguere.

Molto simile qua a UCLA, se si volesse fare un MBA alla Anderson School of Business è carissimo (non so le cifre, ma son alte) o in generale entrare come undergraduate, UCLA è sui $30.000 l'anno. Ed è pubblica. Il programma post laurea che sto facendo io è oro proprio perché le cifre non sono queste e, comunque, anche qua non si parla di due bruscolini pt.2.
Diciamo che l'istruzione costa un pochetto di più, giusto un pochetto. :biggrin:

Aspettavo un tuo post ;)
Grazie! E' effettivamente un bel casino, se contiamo poi che qui un'università costa sui 1600-2000 euro annui di iscrizione (perlomeno a Brescia) il salto è incredibilmente notevole. Estremi opposti.
La sensazione è che negli States questo salasso venga digerito meglio...non conosco tassi d'interesse, formule e quant'altro...ma di primo acchito se chiedessi un prestito del genere in Italia mi sputerebbero in un occhio appena metto il piede in banca. Parlo comunque a sensazioni, non con dati certi...e sono aspetti che non mi dispiacerebbe chiarire, sia per curiosità, sia magari per il futuro (chissà...magari un figlio futuro...)
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Luca10 » 07/12/2015, 22:50

boantos ha scritto: Boh... ma è obbligatorio tornare a casa una due volte al mese?
A 18 anni sono andato a Trieste, tornavo a casa a Natale, a Pasqua e in Estate. Diventando più grande il primo ritorno a saltare è stato Pasqua e negli ultimi anni Natale. In compenso vengono più spesso i miei a trovarci, anzi approfittano per farsi qualche viaggietto.
Il boldato scusa spiega esattamente perchè ci chiamano mammoni.

Eh, concordo. Io torno a casa due volte l'anno...perchè con i contratti da 6 mesi due volte l'anno mi scade il contratto e allora approfitto di ferie+pausa contrattuale per farmi un viaggetto e poi tornare a casa.
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da ride_the_lightning » 07/12/2015, 22:50

Avrei voluto scrivere qualcosa qua dentro, ma oramai oramai avete già detto tutto voi. :forza: :forza: :forza:

Non so come funzioni il meccanismo di preciso, Sberl. Ovviamente so che si tratta di prestiti costruiti appositamente e specificamente per gli studenti, ma tutto il sistema mi è ignoto.

Io posso solo aggiungere, nella mia esperienza personale, che le tue sensazioni Rod, le avevo già provate quattro anni fa quando iniziai l'università a Milano. Come si suol dire, vengo dalle montagne (cit.), paesino di 10000 anime, Shilton se passa di qua sa benissimo a cosa mi riferisco quando parlo di ValtHELLina (soprattutto a livello di mentalità), quindi già alla fine delle superiori c'è stato uno strappo con gli amici storici che hanno deciso di rimaner a lavorare vicino a casa o comunque non proseguire oltre. NB: ho pure fatto geometra, quindi la carriera chi ha voluto proseguire su queste strade se la sarebbe potuta costruire benissimo senza alcuna necessità di andar oltre il proprio naso.

Ed è anche ovvio che pure io quando tornavo a casa i weekend dai miei, piuttosto che rivedere i vecchi amici, le sensazioni non erano molto distanti dalle tue. In parte penso che sia soprattutto per via dall'estrazione proletaria, no scherzo non voglio citare Stanis :forza:. Penso che sia la mentalità del piccolo paese che, una volta che hai visto qualcosa al di fuori dei soliti confini e ti è piaciuto, incominci ad andarti stretta e, in automatico, ti faccia veder magari delle cose che prima non notavi manco. Atteggiamenti, modi di pensare, etc.

Personalmente poi è sempre stata una questione di volermi "spingere oltre", ma son così di carattere io e dio benedica la mia famiglia che mi ha permesso di fare un percorso accademico simile. Nel senso che già l'università a Milano mi aprii gli orizzonti, poi la Summer School a UCLA nel 2011 mi fece scattare la promessa con me stesso che una volta ottenuta la laurea in Italia, prima di gettarmi nel girone dantesco del mondo lavorativo, sarei tornato per chiudere la formazione a livello di studi in California. E così ho fatto. :biggrin:

Per finire, come poi avete detto già voi, penso che a nessuno passi per la testa il "uè, io sono più figo", "no, quello lì è un poveraccio", "ma va sto pezzente che dà lezioni"...sarebbe ai limiti dell'infermità mentale un atteggiamento del genere. Si tratta di scelte di vita che stimo tutte in egual misura. Da chi ha deciso di rimanere a Morbegno per intraprendere la carriera in uno studio tecnico, a chi è andato a insegnare kitesurf in Australia e così via. :biggrin:
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Rico Tubbs » 08/12/2015, 5:18

Uso il post di Rod per fare un paio di considerazioni
rodmanalbe82 ha scritto:Riprendo un favoloso pezzo dei Negrita per denominare un topic (il primo in ages!) e probabilmente prendermi degli insulti :biggrin:
Tre i motivi principali: a) curiosità mia personale, passati 100 giorni dal mio ritorno dall'estero per motivi familiari b) forumisti con cui è un piacere parlare, e nettamente migliori dell' italiano medio che si vede tra online forum e vari social media c) un inizio di argomento con Rico su un topic NBA :biggrin:
ALERT: Non voglio farlo diventare un secondo topic di politica, anzi, vi prego.

Premettendo che, dopo questi tre mesi, sono più che mai convinto che l'Italia sia il paese più bello al mondo (naturalmente in base ai miei parametri), continuo a chiedermi come a) siamo nella merda più totale da vari anni e continuiamo a credere alle storielle che ci raccontano b) non facciamo nulla per cambiare, o perchè accettiamo di rimanere qui, praticamente a farci prendere per il culo fino alla fine dei nostri giorni.

Vero, come diceva Rico, certe cose sono cambiate: anche io son stato a Milano dopo vari anni, e l'ho trovata più bella.
Ma ci sono molte, ma molte cose che mi fan cascare le palle. Per esempio, la news sulle pensioni per noi nati dopo l'80 (ok, avevo detto niente politica). Ok, allora la mia personale esperienza sulla ricerca lavoro, nulla fin'ora non nel senso che non ho trovato lavoro, ma che ho ricevuto ZERO proposte di colloquio. O anche, e qui riderete, sulla mia teoria che in Italia si scopi veramente poco, ed è imbarazzante :forza: o tante altre cose, tra cui, ed è la cosa che mi sta più a cuore, che tante persone hanno perso la speranza.
All'estero ho conosciuto persone che rischiano, falliscono, aprono, vanno, mentre noi siamo sempre e solo attaccati a un mode (casa-lavoro-casa-lavoro) che non ci permette di sognare. E che non permetterà di sognare nemmeno ai nostri figli. Quanti di noi siamo andati all'estero per esprimerci. Per avere una cazzo di possibilità. Io son ancora convinto che se fossi rimasto qui in Italia, sarei depresso. E vi dico, dopo 3 mesi qui, non sono depresso perchè è una malattia. Ma son più nervoso e astioso (come si può notare da questo topic :stressato: )
D'accordo sul fatto che l'Italia sia il paese piu' bello del mondo, ma lo sfruttiamo al 20% del suo potenziale. Purtroppo la generazione di quelli che sono abituati a "tirare a campare" (aka i baby boomers) hanno portato il paese sulle ginocchia. Perche' hanno installato nella cultura generale l'accontentarsi come pregio invece che come difetto, e allora molta gente ha "paura" di rischiare di perdere quello che gia' ha. L'americano invece culturalmente e' spinto ad emergere (che poi anche qui sarebbe da vedere come la cosa e' portata all'assoluto estremo, perche' c'e' veramente pochissima empatia tra la gente, e piu' si va avanti piu' la gente e' egoista ed egocentrica) e quindi non si fa problemi a rischiare. E la conseguenza e' che da li vengono fuori i vari Wright, Henry Ford, Walt Disney, Bill Gates, Steve Jobs, Marc Zuckerberg ecc. Come e' chiaro che per ognuno di questi elementi di successo altri 1000000 abbiano fallito provando lo stesso. Pero' qui fallire in qualcosa in cui credi e' una cosa piu' che accettabile, e questo aiuta i veri geni ad emergere.
Poi si sanno vendere bene. Ti fanno desiderare cose che in realta' fanno cagare. Esempio che vivo direttamente: Miami Beach.
Miami Beach fa schifo, eppure ha una aura leggendaria attorno a se che, per i geni che sono, sono stati in grado di costruire negli anni. La gente strapaga per un posto che definire mediocre e' fare un complimento. Piccola divagazione: Miami (al di qua del ponte :biggrin: ), al di fuori di Brickell (dove vivo e tra l'altro stanno creando una nuova bolla economica immobiliare, perche' la recessione che hanno causato nel 2008 non gli e' bastata) e' molto sporca e pericolosa. Downtown, dove c'e' la AAA, e' piena di homeless. Se passi la 7th Ave c'e' da aver paura (Overtown e' uno dei quartieri piu' pericolosi d'America).
In Italia abbiamo la Sardegna e il Salento ma nel mondo le conoscono in pochi. E di chi e' la colpa?

E poi per Dio, qui i vecchi fanno spazio ai giovani, in Italia il culo dalla sedia lo alzano per piazzarlo nella bara, e anche quello non aiuta. Poi il rovescio della medaglia e' che la vita di tutti i giorni e' di una freddezza imbarazzante, il livello medio qui e' molto piu' basso che da in Italia, e c'e' tanta superficialita'. Poi vabbeh, Miami amplifica la cosa per 1000, ma quella e' un'altra storia.
La cosa che mi da' pero' speranza per l'Italia e' che la nostra generazione puo' davvero cambiare le cose, come dicevo a Rod nel topic dell'NBA e' che tornando a casa a visitare dopo 3 anni ho visto tante cose che mi fanno ben sperare in una rivalutazione dell'Italia nel prossimo futuro.
Sarò un esterofilo convinto, ma sono anche (scusate la ripetizione) convinto che tanti di voi che conosco siano NETTAMENTE sottovalutati qui in Italia, sotto-utilizzati, sotto-sviluppati, trattati (De Laurentis mode ON) comedellemmmmerde (DL mode off) - e perdano fiducia, confidence.
A volte mi viene da dire (e l'ho detto ad alcuni forumisti con cui sono in confidenza) che siete meglio di così, che c'è tanto di più oltre l'orizzonte, che "nothing is impossible" and "you can do it". Però magari vengo visto come un saccente. Forse lo sono, ma sicuramente non sono il portatore della verità.
Però so che noi italiani, all'estero, spacchiamo i culi. E mi chiedo come mai, in Italia, non facciamo lo stesso. Mancanza di opportunità? o siamo i migliori al mondo quando si tratta di hustle e sopravvivere?
Anche qui d'accordissimo. Gli italiani, sa'l cazzo come, all'estero emergono. Perche' abbiamo valori che altri non hanno, sappiamo adattarci ma non perdiamo la nostra identita', e questo allo straniero piace. Perche' non lo facciamo in Italia? PAURA. Perche' se sbagli all'estero casa diventa un paracadute che rende l'atterraggio morbido, se sbagli in Italia sei un coglione.

Ognuno è diverso, e ognuno ha le proprie ragioni. Ognuno ama le proprie cose, le proprie passioni e le valuta come vuole, nella propria vita. Ci può essere un legame familiare, amoroso, economico ecc ecc ma a volte vediamo questi muretti di 2metri come l'Everest.

Vi racconto un aneddoto simpatico, per cui la mia famiglia mi prende per il culo da anni: amante di Bardolino e del mio comfort, a 18anni fui costretto ad andare in vacanza con i miei per una settimana in Toscana. Posti stupendi, ma checazzocapivoaquell'eta. Insomma, sulla via del ritorno, inizio a urlare 045 (prefisso telefonico di Verona) come a dire che non riuscivo ad allontanarmi da casa, perchè adoravo vivere sul lago. A 21 anni, avevo paura a prendere un appartamento a Verona per condividerlo con amici. Stiamo parlando di 20 minuti in macchina.
Son finito a 24h d'aereo. Per sette anni.

Perchè abbiamo 'sta mentalità per cui stiamo in casa fino a che non ci si sposa, per passare dalla mamma alla moglie? Il mio migliore amico, che adora, non fa un cazzo in casa, la ragazza lava stira asciuga cucina ecc mentre lui è a casa che sta sul divano. A LEI VA BENE.
Quando usciamo, vedo le donne "esiliarsi" in gruppettini, non chiediamo mai le loro opinioni.
All'estero, le donne sono individui, con una propria voce. Qui, o perlomeno sembra a me, vengono zittite. Trattate come "la fidanzata di X".
Perchè, così come tantissimi australiani o europei, non ci facciamo un viaggio di 3-6-12 mesi dopo le superiori? Cosa cambierebbe alle nostre 'carriere'?

Forse questo non è un topic, è solo una confessione personale (e affanculo, vi voglio bene e abbiamo passato bellissimi momenti assieme, reputandovi amici, mi posso anche permettere di aprirlo :metal: ) ma non vedo veramente l'ora di vedere le vostre risposte.

Sarò sbagliato completamente io, e son apertissimo a ricevere i vostri insulti/critiche, ma, personalmente, a volte, mi chiedo come mai non si veda più in là dell'orizzonte, e non si prendano certi rischi per vivere, e scappare a un'esistenza già scritta.

Much love, rod
Rod, l'avventura non e' per tutti. Io in Italia sarei morto e ho provato in tutti i modi ad uscire, avevo bisogno di cambiare, ma conosco gente che vive ancora nella cameretta che avevano quando avevamo 5 anni e sono felici cosi'. Ho letto un post che diceva che chi e' all'estero e' grazie all'aiuto economico della famiglia. E non e' vero, perche' nel mio caso (e nella maggioranza di quelli che ho conosciuto) la questione economica e' relativa. Sono dell'idea che se una cosa si vuole veramente, il modo per farla si trova. Io vengo da una famiglia con madre single che mai avrebbe potuto pagarmi gli studi negli USA, eppure il modo l'ho trovato. Mi sono messo a ricercare il modo per studiare negli USA e ottenuto una borsa di studio, e sono partito. La verita' e' che in alcuni casi quelli che si piangono addosso dicendo agli altri che sono stati "fortunati" non hanno avuto le palle per farlo (ovviamente ci sono casi in cui, vuoi per motivi familiari, di salute ecc, sarebbe stato davvero impossibile farlo, non voglio generalizzare).

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da hispanico82 » 08/12/2015, 7:18

Luca10 ha scritto:
boantos ha scritto: Boh... ma è obbligatorio tornare a casa una due volte al mese?
A 18 anni sono andato a Trieste, tornavo a casa a Natale, a Pasqua e in Estate. Diventando più grande il primo ritorno a saltare è stato Pasqua e negli ultimi anni Natale. In compenso vengono più spesso i miei a trovarci, anzi approfittano per farsi qualche viaggietto.
Il boldato scusa spiega esattamente perchè ci chiamano mammoni.

Eh, concordo. Io torno a casa due volte l'anno...perchè con i contratti da 6 mesi due volte l'anno mi scade il contratto e allora approfitto di ferie+pausa contrattuale per farmi un viaggetto e poi tornare a casa.


Non è niente obbligatorio. Ma se hai gli affetti (fidanzata, famiglia, amicizie) e se a 2 ore da casa, cerchi di tornarci visto che magari fai anche i turni a lavoro e cerchi di fare qualche ora di straordinario per guadagnare qualcosina di soldi in più, con la conseguenza che in pratica sopravvivi (mangi-dormi-lavori) e non vivi nel posto dove ti sei trasferito.

Come vedete, giudicare a priori è sbagliato.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da The Answer Palermitano » 08/12/2015, 8:26

Beh..che dire...questo topic , mi stringe il cuore, fa riflettere, mi fa capire a quante scelte ho fatto...a quante difficolta ho passato...a quante ne passerò ancora, ma quanto è questo ciò che voglio.
Vivo in Canada, a Vancouver, in totale da circa 1 anno, dico in totale perché le mie esperienze sono 2 qua in BC...
2 anni fa, stanco della mia vita in Italia, stanco della mancanza di possibilità a Palermo, attirato da sempre dal Nord America, decido cosi per caso di provare l'esperienza internazionale di lavoro all'estero Working Holiday, Canada, New Zeland e Australia per me non laureato erano le uniche occasioni...le uniche cose "possibili" visto che USA offre (o offriva non so ora) programmi solo per post laurea, master e robe cosi.
Decido Canada alla fine e decido Vancouver perché io "uomo di mare" alla fin fine, il mare , lo voglio almeno anche solo vedere...6 mesi di visto di lavoro, piu 6 mesi da "turista", se non trovi lo sponsor, torni a casa..

L'impatto non è dei migliori, la prima notte essere catapultato in piena downtown di una metropoli nord americana per me che non ro mai uscito dall'Europa ricordo bene che non fu affatto facile...ma piano piano, proprio come scritto da Gianmarco, ho capito che era qua che volevo stare, che era qua che volevo mettere radici che era questo il posto dove mi sentivo più a casa in tutto il mondo.
Non è stato facile, ho lavorato 6 mesi spaccandomi la schiena, niente scrivanie, niente giacche e cravatte, solo le mie braccia, la mia forza di volontà e non dire mai no...lavorando in un ristorante spesso lavoravo più delle 40 ore settimanali che mi spettavo soprattutto la notte si faceva molto extra, mai detto una parola, ma una frase fuori posto...quando sono andato via, una tavolata di 40 persone mi ha dato l'addio...è stato il momento piu emozionante della mia vita, vedere gli Owners che mi dicono di essere stati "onorati di aver lavorato con me" , Sous Chef, Manager e colleghi seduti tutti con me a celebrare la mia ultima sera.
Li lo promisi, sarei ritornato, perché lo volevo, perché non poteva finire cosi.

6 mesi dopo sono ritornato, lo sapevo, non ho mai avuto paura che non succedesse e devo anche dire grazie alla mia famiglia che mi ha aiutato perché oggi sono tornato da studente/lavoratore, non studio per una laurea/bechelor ma per un diploma di scuola post secondaria che mi specializzerebbe nel mondo del lavoro e mi darebbe la possibilità di trovare un lavoro più "skilled" (che poi è quello che ti aiuta a trovare uno sponsor qua in Canada).
Sono tornato nel mio stesso posto di lavoro che lasciai 6 mesi prima ed ho visto facce più emozionate di me, nonostante tanto, molto fosse cambiato..
Sono tornato con mia moglie, lei grazie al mio visto da studente essendo mia moglie può stare come lavoratrice per la stessa durata del mio visto. Al momento lavora nel suo settore, estetista in un centro estetico dentro un mall, è addirittura al suo secondo lavoro qua a Vancouver nonostante l'inglese non sia il suo forte...ma qua se sai fare il tuo lavoro bene, una chance non te la nega nessuno.
Io sto studiando, lavoro sempre li al mio amato Chill Winston e spero di aver presto una chance nel settore dove sto studiando (IT), sperando di farmi valere e un giorno avere questa benedetta Permanent resident.
È ancora tanto in salita la strada, ma fino a Settembre del 2017 questa, sarà casa mia, casa nostra...della mia terra d'origine non mi manca nulla, ne l'odore, ne i panorami , ne le persone...mi manca la mia famiglia quello si, farei di tutto affinché fosse qua ma non può essere e quindi, va bene così, mi sono sempre sentito uno "straniero a casa mia" titolo che casualmente riporta anche il topic , per sentirmi a casa, sono dovuto andare dall'altra parte dell'oceano e pure oltre (costa West, pensa te :laughing: ) ma non me ne pento neanche un poco e sono orgoglioso dei sacrifici che ho fatto quando ero solo, che stiamo facendo io e mia moglie e che faremo ancora per non terminare questo sogno.
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Gian Marco » 08/12/2015, 11:13

boantos ha scritto: Curiosità su GianMarco.
Ma quale sarebbe sto sogno americano e perchè ti piace l'America? Non si capisce sicneramente, poi non voglio farmi i fatti tuoi ma siccome lo ripeti tante volte, me lo sono chiesto :thumbup:


No, ma figurati.

Questa è la domanda da un milione di dollari :biggrin: Nel senso che è una domanda che in tanti mi hanno posto (anche in America).

Come dicevo qualche post fa sono stato sin da piccolo attratto dall'America e dall'idea stessa del sogno americano. Difficile dire esattamente cosa abbia fatto scattare la prima scintilla, ma molto probabilmente aveva a che fare con l'estensione geografica degli Stati Uniti. Mi è sempre piaciuta la geografia e guardando l'atlante rimanevo colpito dalla grandezza di questo Paese che aveva di tutto e di più al suo interno: oceani, pianure, montagne, deserti e ghiacciai. Mi sono avvicinato ulteriormente alla cultura america quando ho cominciato seguire l'NBA prima e l'NFL dopo: come molti alri qua dentro ho imparato molto sugli USA guardando i suoi sport; e più imparavo e più ne rimanevo affascinato. Quando facevo il terzo superiore la mia prof. di inglese mi disse che c'era un'organizzazione- Intercultura- che sponsorizzava soggiorni all'estero (anche negli USA) per il quarto superiore. Onestamente neppure ci pensai molto: feci domanda, venni accettato e partì.

Nel corso di quei 11 mesi l'interesse e curiosità che avevo per gli Stati Uniti si trasformò in un qualcosa di più. Diciamo che capì che quello era il posto che si confaceva alle mie esigenze, ai miei desideri e che mi metteva nell condizioni di poter esprimere il mio meglio. Smisi di idealizzare l'America (come spesso accade quando siamo molto giovani e attratti da qualcosa o qualuno) e cominciai a guardarla per quello che era: con i suoi pregi (tanti) e i suoi difetti (decisamente meno, ma comunque presenti), ma soprattutto come una reale e concreta opportunità. Fare domanda per il college e tornare in North Carolina dopo la maturità fu solo la logica consequenza di questo ragiomanento. E ogni giorno che passavo in America più mi ci radicavo, più me ne innamoravo e più mi convincevo che non avrei potuto accettare nulla di meno.
Il mio sogno americano (che esiste, ed eccome: come quello di milioni di altre persone) è tanto e poco allo stesso tempo. E' poco perchè non ha particolari ambizioni di fama o ricchezza (ripeto: ho decisamente scelto la professione sbagliata per quello), ma è tanto perchè costituisce l'obiettivo in cui in funzione ho esclusivamente lavorato negli ultimi sette anni. Per me il sogno americano significa la realizzazione professionale, personale ed affettiva. Significa costruirmi un'altra vita (partendo veramente dal nulla) esattamente come la voglio e solamente con le mie mani, seppur evidentemente aiutato- sia economicamente che emotivamente- dalla mia famiglia. Significa non porre limite alle mie ambizioni e alle mie possibilità, in un Paese che- nonostante tutti i suoi difetti- continua ad offrire incredibili opportunità a chi le vuole veramente cogliere. Un Paese che sotto molti punti di vista è davvero eccezionale (anche se purtroppo sempre più e più americani se ne stanno dimenticando. L'idea stessa di "American exceptionalism" è ormai quasi diventata taboo).

Come si capisce chiaramente ( :forza: ) amo profondamente gli Stati Uniti- pur essendone molto critico per molti aspetti- e non sono capace ad immaginarmi da nessun altra parte (molta gente in America mi dice che addirittura sono più americano io della maggior parte degli americani stessi). Al tempo stesso rimando estremamente orgoglioso di dove vengo e delle mie origini e faccio di tutto per offrire un'immagine positiva dell'Italia (che rimane un Paese straordinario per inventiva e genialità). Ma la mia vita, i miei sogni, il mio futuro è là; ed è questo che mi permette di superare ostacoli burocratici, come quello che sto attraversando in questo momento e che spero/penso si risolva molto presto, con buon spirito.

Mi rendo conto che sono concetti ed emozioni difficili da spiegare a persone che non conosco personalmente, ma spero che sia riuscito almeno in parte a soddisfare la tua curiosità!
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Gian Marco » 08/12/2015, 11:17

The Answer Palermitano ha scritto:Beh..che dire...questo topic , mi stringe il cuore, fa riflettere, mi fa capire a quante scelte ho fatto...a quante difficolta ho passato...a quante ne passerò ancora, ma quanto è questo ciò che voglio.
Vivo in Canada, a Vancouver, in totale da circa 1 anno, dico in totale perché le mie esperienze sono 2 qua in BC...
2 anni fa, stanco della mia vita in Italia, stanco della mancanza di possibilità a Palermo, attirato da sempre dal Nord America, decido cosi per caso di provare l'esperienza internazionale di lavoro all'estero Working Holiday, Canada, New Zeland e Australia per me non laureato erano le uniche occasioni...le uniche cose "possibili" visto che USA offre (o offriva non so ora) programmi solo per post laurea, master e robe cosi.
Decido Canada alla fine e decido Vancouver perché io "uomo di mare" alla fin fine, il mare , lo voglio almeno anche solo vedere...6 mesi di visto di lavoro, piu 6 mesi da "turista", se non trovi lo sponsor, torni a casa..

L'impatto non è dei migliori, la prima notte essere catapultato in piena downtown di una metropoli nord americana per me che non ro mai uscito dall'Europa ricordo bene che non fu affatto facile...ma piano piano, proprio come scritto da Gianmarco, ho capito che era qua che volevo stare, che era qua che volevo mettere radici che era questo il posto dove mi sentivo più a casa in tutto il mondo.
Non è stato facile, ho lavorato 6 mesi spaccandomi la schiena, niente scrivanie, niente giacche e cravatte, solo le mie braccia, la mia forza di volontà e non dire mai no...lavorando in un ristorante spesso lavoravo più delle 40 ore settimanali che mi spettavo soprattutto la notte si faceva molto extra, mai detto una parola, ma una frase fuori posto...quando sono andato via, una tavolata di 40 persone mi ha dato l'addio...è stato il momento piu emozionante della mia vita, vedere gli Owners che mi dicono di essere stati "onorati di aver lavorato con me" , Sous Chef, Manager e colleghi seduti tutti con me a celebrare la mia ultima sera.
Li lo promisi, sarei ritornato, perché lo volevo, perché non poteva finire cosi.

6 mesi dopo sono ritornato, lo sapevo, non ho mai avuto paura che non succedesse e devo anche dire grazie alla mia famiglia che mi ha aiutato perché oggi sono tornato da studente/lavoratore, non studio per una laurea/bechelor ma per un diploma di scuola post secondaria che mi specializzerebbe nel mondo del lavoro e mi darebbe la possibilità di trovare un lavoro più "skilled" (che poi è quello che ti aiuta a trovare uno sponsor qua in Canada).
Sono tornato nel mio stesso posto di lavoro che lasciai 6 mesi prima ed ho visto facce più emozionate di me, nonostante tanto, molto fosse cambiato..
Sono tornato con mia moglie, lei grazie al mio visto da studente essendo mia moglie può stare come lavoratrice per la stessa durata del mio visto. Al momento lavora nel suo settore, estetista in un centro estetico dentro un mall, è addirittura al suo secondo lavoro qua a Vancouver nonostante l'inglese non sia il suo forte...ma qua se sai fare il tuo lavoro bene, una chance non te la nega nessuno.
Io sto studiando, lavoro sempre li al mio amato Chill Winston e spero di aver presto una chance nel settore dove sto studiando (IT), sperando di farmi valere e un giorno avere questa benedetta Permanent resident.
È ancora tanto in salita la strada, ma fino a Settembre del 2017 questa, sarà casa mia, casa nostra...della mia terra d'origine non mi manca nulla, ne l'odore, ne i panorami , ne le persone...mi manca la mia famiglia quello si, farei di tutto affinché fosse qua ma non può essere e quindi, va bene così, mi sono sempre sentito uno "straniero a casa mia" titolo che casualmente riporta anche il topic , per sentirmi a casa, sono dovuto andare dall'altra parte dell'oceano e pure oltre (costa West, pensa te :laughing: ) ma non me ne pento neanche un poco e sono orgoglioso dei sacrifici che ho fatto quando ero solo, che stiamo facendo io e mia moglie e che faremo ancora per non terminare questo sogno.


:notworthy: :notworthy: Emozionante. Mi ci sono ritrovato tantissimo. Vedrai che la farai! Hai la determinazione e l'immaginazione che servono.
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da boantos » 08/12/2015, 21:54

hispanico82 ha scritto: Non è niente obbligatorio. Ma se hai gli affetti (fidanzata, famiglia, amicizie) e se a 2 ore da casa, cerchi di tornarci visto che magari fai anche i turni a lavoro e cerchi di fare qualche ora di straordinario per guadagnare qualcosina di soldi in più, con la conseguenza che in pratica sopravvivi (mangi-dormi-lavori) e non vivi nel posto dove ti sei trasferito.

Come vedete, giudicare a priori è sbagliato.

Ma perchè la famiglia, le amicizie non ce l'hanno pure gli altri?
Io non stavo giudicando, nè lo faccio adesso. Ognuno fa le proprie scelte, ci mancherebbe.

Il discorso della fidanzata è un discorso a parte. Per esempio se uno a 18 anni fa certe scelte condizionato dalla fidanzata, mi permetto di dire che per me sta sbagliando tutto.
Quanti di noi son rimasti con la stessa fidanzata di quando eravamo adolescenti? :laughing:
Diverso se parliamo di un rapporto maturo, allora concordo che va tenuto conto anche il rapporto sentimentale in corso. Ma lasciamo da parte sto discorso e ritorniamo al tuo primo post.
Alcuni tuoi amici hanno preferito non spostarsi perchè mi sembra di capire non era poi così conveniente economicamente.
Io penso che andrebbero fatte alcune però considerazioni.
Io conosco alcune persone che preferiscono rimanere a casa dei genitori e fare magari qualche lavoretto di tanto in tanto, perchè si fanno i conti in tasca. Andando via, hai l'affitto, non c'hai più la mamma a prepararti da mangiare, le spese aumentanto e quello che guadagni in più lo vedi in banca solo di passaggio. Ma cosa stai costruendo? Direi nulla.
Dopo la laurea, son tornato per alcuni mesi in Sicilia, avevo un lavoretto, uno di quelli che ti fanno sentire poco realizzato. Vivevo con mamma e papà, avevo zero spese, manco la benzina pagavo! Alla prima occasione son tornato però a Trieste. Qualche soldo in più che andava via subito per l'affitto e tutto il resto, ma la prospettiva di una crescita professionale che mancava invece in Sicilia. Pazienza se il conto corrente piangeva.
Bisogna sempre guardare lontano.
Purtroppo vedo che molte persone fanno la scelta opposta, a carico o quasi dei genitori per la troppa paura di vivere la propria vita.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Toni Monroe » 09/12/2015, 7:01

Nel discorso, inevitabilmente generale, c'è il rischio di ritenere che si vogliano fare delle classifiche di merito in base alla scelta di andare o restare. In questo paese, nei diversi ambiti, c'è una quantità di persone che si fa carico di chi non fa il proprio dovere o che non lo fa come dovrebbe. Le cose, in generale, non vanno bene e sono in molti a sapere perché, a conoscere la soluzione (ed è pacifico che intendo che "pensano di sapere") ma poi ci si scontra con la difficoltà di convincere "gli altri". Nel frattempo? C'è chi se ne va, c'è chi fa il parassita e c'è chi non sa far altro che mandare comunque avanti la baracca. Non dico che lo fa per altruismo, magari agli altri neanche ci pensa, ma lo vedo in diversi ambienti. Lo vedo nelle famiglie in cui c'è uno che mantiene tutti (e non è sempre un genitore, a volte è un figlio o una figlia), lo vedo nelle ditte in cui c'è chi sta a casa perché ha il raffreddore mentre altri vanno a lavorare con la febbre, lo vedo pure nel gruppo di amici che non riesce a decidere quando e dove vedersi se non si sbattono sempre gli stessi per organizzare. Mettere d'accordo più di 3 persone su qualcosa, importante o futile che sia, pare un'impresa titanica.

Poi c'è una visione delle cose tanto frammentata che non si riesce a capire quali siano le priorità. Ci sono indirizzi di studi "improbabili" che tarpano le ali di chi li sceglie, così diventa ingiusto non trovare lavoro se hai una laurea in "Storia del dissidio tra formiche e ornitorinchi" e sei costretto a espatriare. Ma se il tuo sogno era lavorare in quell'ambito hai fatto bene.

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da boantos » 09/12/2015, 11:13

Ritorno invece su un altro argomento interessante, il figliol prodigo e il suo rapporto con la "vecchia" vita.
Avendo fatto l'Università fuori, tornando a casa solo per le festività, mi sento di consigliare a chi può economicamente di fare altrettanto.
Esperienza di vita, e non sto parlando delle feste e dei bagordi senza il controllo di un genitore, che ti fa crescere rapidamente.
Il rovescio della medaglia è che quando torni a casa, gli amici di vecchia data stanno vivendo una vita diversa dalla tua. In pratica sono rimasti agli anni delle superiori.
Molti miei amici sono andati all'università a Catania, 40 minuti dalla nostra città. Di settimana vivevano fuori ma il venerdì tornavano sempre a casa per ripartire il lunedì mattina.
Ma era uguale a Trieste con i ragazzi delle zone limitrofe, per non parlare di quelli che vivevano a Monfalcone e facevano i pendolari. Per loro veramente non era cambiato nulla!
Così quando tornavo, ero sì contento di vedere i miei, gli amici, il mio paese ma bastavano pochi giorni per sentirmi uno straniero nella propria città.
Questa almeno la mia esperienza personale.

Mio fratello maggiore l'esatto opposto. Ha fatto l'Università a Catania da pendolare, stessa cameretta per anni!!!
Solo dopo la laurea andò a Palermo per frequentare la Scuola di specializzazione all'insegnamento secondario e si sentiva perso.
Poi la grande svolta, ha trovato cattreda in provincia di Cantù e ci è rimasto per quasi 10 anni. Ma da quest'anno ha ottenuto il trasferimento in Sicilia, chissà come mai, non è vero che noi "terroni" tendenzialmente vogliamo sempre tornare alle origini :laughing:

Io devo dire grazie ai miei, perchè non mi hanno mai fatto mancare niente. Avevano fiducia in me, io mi limitavo ad avere la testa sulle spalle. All'affitto ci pensavano loro e avevo il loro bancomat. Spendevo il giusto, mai ricevuta una telefonata di rimprovero o anche solo per domandare dove stessero finendo i soldi.
C'era gente che aveva la diaria mensile, anche sostanziosa, e a metà del mese erano già a piangere perchè avevano speso fino all'ultimo centesimo.
Sono sincero per molto tempo non mi è pesato vivere sulle loro spalle. Siccome in Sicilia dopo un pò mi annoiavo in estate, volevo fare qualche lavoretto ma mio padre mi convinceva sempre a non farlo. Mi diceva di studiare piuttosto, di non preoccuparmi dei soldi. Ed io non mi preoccupavo infatti!!!
Dopo la laurea, mi ha mandato a Dublino per tre mesi a studiare l'inglese. Ecco, lì c'è stata la svolta, mi son sentito una merda per tutti i soldi che stava spendendo tra scuola e alloggio in famiglia. Così mi son messo a lavorare in un ristorante nel weekend e mi pagavo almeno l'alloggio.
Il supporto della famiglia è importante, mio padre è sempre stato il mio primo sponsor, non finirò mai di ringraziarlo :notworthy:

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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da rodmanalbe82 » 09/12/2015, 12:12

Un paio di considerazioni veloci, seguite magari da altre nel pomeriggio:

a) io, purtroppo ed è una mia colpa, non riesco ad esprimermi in Italia. A livello lavorativo. Socialmente. Economicamente. Una mia grandissima colpa.
Ho il difetto enorme di guardarmi intorno e probabilmente non assaporare il presente. Le bellezze che questa mia temporanea permanenza italiana mi offre. Faccio il mio meglio, cerco situazioni varie, cerco diversi amici (di diverse 'categorie') ma difficilmente riesco in questo mio intento.
Spree dicevi che frequento gente del cazzo, ma purtroppo, dovendo rimanere a Bardolino per stare vicino a casa (e qui capisco chi deve stare a casa per problemi familiari), cosa faccio? Non esco?
Mi son preso, da mia sorella, del femminista l'altro giorno, proprio il giorno dopo che ho aperto il topic e mi sei venuto in mente Spree, considerato che mia sorella studiava a PD non è che vi siete sentiti? :forza: effettivamente eravamo in 9, 4 coppie e me. 5 maschi da una parte a guardare il calcio, 4 donne dall'altra parte a parlare di 'chick flicks' . E io a pensare 'Spree aveva proprio ragione!"
Come diceva Spree, dipende molto dalla gente che frequenti...
Sicuramente quando studiavo a Milano era diverso, ma in paesi piccoli (Bardolino fa 4,500 anime) la realtà è questa.
Un esempio diverso sono gli States, dove (ed è una cosa che amo) le ragazze spesso hanno una conoscenza sportiva pari o più alta della tua (parlo di una mia esperienza di 40gg, niente di che).
Io non vivrei mai più in Italia, personalmente, non solo a livello lavorativo, ma anche a livello sociale. E' che qui, io mi spengo.

b) la famiglia: per me è assurdo definire la famiglia un peso. Però a volte la famiglia può (e viene) definita come una scusa.
Detto questo, è il valore più bello che i miei genitori mi possano aver regalato. Un sacco, forse troppi amici australiani hanno zero valore familiare. Si sentono, o vedono 2/3 volte all'anno, vengono lasciati soli dai propri genitori. Una mancanza di rapporto bruttissima.
Dopo 3 mesi a casa per stare vicino a mia mamma, la vedo la sua faccia (ai miei 33 anni) quando le dico 'mamma, a gennaio riparto, non so per dove ma riparto.' Mastigrandissimicazzichemisistringeilcuore. Ma personalmente penso che sia anche il caso di continuare a vivere la mia vita, senza distaccarmi assolutamente da lei.

c) non esiste una classifica di "a quante ore di aereo bisogna andare per sentirsi così fighi da poter dire son lontano dall'Italia?" Non voglio offendere e non penso ci siano due fazioni qui, ma alcuni di quelli che 'sono restati' continuano a spingere il pulsante 'non ti considerare migliore di me perchè sei all'estero'.
Quando dico che l'Italia è il paese più bello del mondo lo penso veramente. E' che magari uso certi parametri (cibo, paesaggi, usanze, tradizioni, arte, cultura, storia) che mi sono mancati maggiormente 'down under'. Negli US (e forse è per quello che pagherei per avere uno shot lì) senti leggermente meno la mancanza di casa per queste cose, soprattutto a livello culinario. In Australia, va a Sydney, va a Melbourne, va a Brisbane mangerai sempre quelle imbarazzanti bisteccone con patatine e gravy souce :disgusto: Vai a Verona, Vicenza, Bologna, Firenze, Milano, Udine ecc (per non andare troppo lontano) e assaporerai sempre cose diverse. Ma che bello.

Personalmente sono un sognatore, e sono alla ricerca di un lavoro che mi permetta di avere una base, e poter tornare a casa per X giorni, girare l'Europa per Y, e un pò di US e Australia ogni tanto. Che personaggio, eh! :gogogo:

d) questi miei post sono, soprattutto, una gran sfogo per me. Sono in un periodo abbastanza difficile personalmente (anche se poi, a guardare tutto, sono a casa per Natale per la prima volta in 7 anni, circondato dalla famiglia ed è difficile essere ancora più fortunati), quindi vi ringrazio per leggere (o anche andare di rotellina) queste mie parole. Non sono un bimbominkia, ma YOLO è molto vera per me, e sono eccessivamente esigente nei miei confronti (e ultimamente ho scoperto che purtroppo, sono esigente verso altre persone). Spagna e Australia, e le esperienze che sono state frutto di queste mie scelte, mi hanno insegnato tantissime cose, e non sono ancora pronto per fermarmi.

ps) Ho riletto un paio di pagine del mio topic iniziale australiano, Madonna che ricordi (e che forumisti!) http://forum.playitusa.com/viewtopic.php?f=12&t=13065
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Re: Straniero nella mia città

Messaggio da Sberl » 09/12/2015, 13:55

rodmanalbe82 ha scritto:Un paio di considerazioni veloci, seguite magari da altre nel pomeriggio:

a) io, purtroppo ed è una mia colpa, non riesco ad esprimermi in Italia. A livello lavorativo. Socialmente. Economicamente. Una mia grandissima colpa.
Ho il difetto enorme di guardarmi intorno e probabilmente non assaporare il presente. Le bellezze che questa mia temporanea permanenza italiana mi offre. Faccio il mio meglio, cerco situazioni varie, cerco diversi amici (di diverse 'categorie') ma difficilmente riesco in questo mio intento.
Spree dicevi che frequento gente del cazzo, ma purtroppo, dovendo rimanere a Bardolino per stare vicino a casa (e qui capisco chi deve stare a casa per problemi familiari), cosa faccio? Non esco?
Mi son preso, da mia sorella, del femminista l'altro giorno, proprio il giorno dopo che ho aperto il topic e mi sei venuto in mente Spree, considerato che mia sorella studiava a PD non è che vi siete sentiti? :forza: effettivamente eravamo in 9, 4 coppie e me. 5 maschi da una parte a guardare il calcio, 4 donne dall'altra parte a parlare di 'chick flicks' . E io a pensare 'Spree aveva proprio ragione!"
Come diceva Spree, dipende molto dalla gente che frequenti...
Sicuramente quando studiavo a Milano era diverso, ma in paesi piccoli (Bardolino fa 4,500 anime) la realtà è questa.
Un esempio diverso sono gli States, dove (ed è una cosa che amo) le ragazze spesso hanno una conoscenza sportiva pari o più alta della tua (parlo di una mia esperienza di 40gg, niente di che).
Io non vivrei mai più in Italia, personalmente, non solo a livello lavorativo, ma anche a livello sociale. E' che qui, io mi spengo.


Ho appena iniziato il turno al lavoro e quindi non riesco a risponderti bene su questo punto chiave...con più calma ti risponderò...o se hai voglia di una birra in terra bresciana fatti sentire!
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