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E' il luogo in cui potete parlare di tutto quello che volete, in particolare di tutti gli argomenti non strettamente attinenti allo sport americano...
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Cobain88 » 23/04/2010, 2:11

Ancora qui,a battere su una dannata tastiera dopo l'ennesima nottata di poco sonno.
E non perche' non ne avessi(e ne abbia),ma semplicemente perche' c'e' troppo da fare e da pensare per andare a letto.
Il cuscino puo' aspettare,per il momento.

Sabato sera ho vissuto in una puntata di Skins.E,stranamente,me ne sono pentito.
Qualcuno,la maggior parte forse,direbbe che e' stato un bene,che ogni lasciata e' persa,che dopotutto hai 22 anni e se non ti spari le ultime cazzate adesso sicuramente non lo potrai fare dopo,e robe di questo genere.
Ma io,ovviamente,no.

Io devo stare qui a pensare che mi sento come una puttana,anzi una escort perche' e' piu' politically correct dirlo cosi'.Io devo stare qui a riflettere sul fatto che,nel bene o nel male,le persone vanno avanti,crescono,progrediscono,e che a me in fondo non sono manco usciti i denti del giudizio(il che,insomma,e' anche ironico,oltre che giusto).Io devo stare qui a scrivere,perche' di parlare di queste cose con qualcuno non mi va,ammesso che realmente ci sia qualcuno pronto ad ascoltare questi sfoghi(forse,nemmeno a leggerli).

E allora non mi rimane che sorridere.Ma e' un sorriso beffardo,atroce se vogliamo.E' il sorriso di chi sa che nessuno lo conosce.E' il sorriso di chi preferisce tenersi tutto dentro,piuttosto che tirare fuori le emozioni che ha in se'.E' il sorriso di chi ha paura di amare,eppure sa che potrebbe amare come nessun altro al mondo.E' il sorriso di chi preferisce farsi una sigaretta per sembrare figo,piuttosto che ammettere che fumare ti fa schifo.

Di positivo c'e' che,da stasera,ho deciso il nome del mio alter ego femminile.
Piacere,Effy.
Il cuscino sa come chiamarmi,ora.
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Toni Monroe » 23/04/2010, 6:59

Si risveglia -come all'improvviso- all'interno della sua vita e rimane per un momento spaesato.. non riconosce nulla attorno a sé e nemmeno dentro di sé, se è per quello. Si osserva, si scruta, stringendo gli occhi per mettere a fuoco la realtà che lo circonda, ascolta -come fosse la prima volta- i rumori che lo avvolgono.. smarrimento. Qualcuno gli parla e lui sente la sua voce rispondere, senza prestare particolare attenzione a quel dialogo tra due entità sconosciute, tranne per il fatto che una di quelle due entità dovrebbe essere lui. Torpore. Cerca qualche goccia di consapevolezza -un ricordo?- qualunque cosa possa riportarlo ad una percezione della realtà. Di una qualunque realtà, se non della sua, dato che questa pare destinata a sfuggirgli. Respiri profondi. Prendi tempo. Va in bagno, si lava la faccia davanti a uno specchio che gli propone -come fosse un campionario giunto a fine serie- un viso che non riesce a riconoscere. In tasca ha un pennarello.. inizia a scrivere sullo specchio.. "nell'oblio di un universo onirico, in un deformante specchio si riflette ogni parte di me, ma io non mi riconosco in alcuna di esse.. esisto, dunque? O sono soltanto il frutto della mia immaginazione? Chissà.. forse non sono ancora nato.. e nel ventre di mia madre sogno una vita che ancor non ho vissuto; o forse son già morto, sepolto da(l) tempo, ma -in qualche modo- ancora intrappolato nei vaghi ricordi d'una vita a cui non appartengo più.." mette via il pennarello. Si asciuga con cura le mani, benché non se le sia lavate, e se ne torna al lavoro.
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Toni Monroe » 08/05/2010, 7:12

Viaggio contro il vento dell'attesa.. nulla di desiderato o particolarmente temuto, non più. Viaggio senza tener conto quasi di niente, stando solo attento a dove metto i piedi. Incontro occhi, mani che aggiustano un collo di maglietta o una gamba di pantalone, auricolari e occhiali scuri (per ripararsi dal cielo grigio?), non sempre abbinati.. passi che si affrettano per paura di perdere una coincidenza e passi lenti di chi sa di aver tempo da perdere prima che arrivi.. saluti entusiasti, calorosi, e cenni quasi impercettibili (a testimoniare stanchezza, abitudine, pudore?).. un negozio chiuso da due giorni ha in vetrina un cartello attaccato che dice 'torno subito' e c'è anche il nr di telefono.. forse per chiedere informazioni sul significato di quel 'subito'.. biciclette rotte abbandonate su un prato, invisibili per molti, ad eccezione di quelli a cui posson tornare utili le poche parti sane.. così un giorno le vedi con qualche parte mancante rispetto all'ultima volta che le avevi viste.. il ritorno ai due puntini, potremmo dire, per certi versi.. ma andrebbe comunque segnato alla voce 'non fondamentalia'.. quando passa il momento -che per una frazione di se stesso potrebbe parer eterno- dedicato ad altri generi, ecco che si ritorna all'hip hop.. come una casa che non smetterai mai di trovare accogliente.. e c'è una vita che scorre sui muri, attraverso le scritte che li sporcano o valorizzano.. secondo le capacità di chi le lascia o l'interpretazione di chi le legge.. 'quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia...' e via così..
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Toni Monroe » 10/05/2010, 7:30

E' iniziato un altro giorno, un altro giorno in cui il clima ci permette di portar gli ombrelli a farsi un giro. Cerco nel lettore delle canzoni 'da pioggia', senza avere un'idea precisa di quali requisiti debbano avere. Assumo un'espressione pensierosa e ringrazio di aver davvero delle cose a cui pensare, perché questo mi facilita le cose. Avevo un amico del nordafrica che mi spiegava come la pioggia fosse una cosa da accogliere con favore, perché quando arriva mitiga la temperatura; avevo fatto caso che quando piove non fa particolarmente freddo? Effettivamente, dopo che me l'aveva detto, mi pareva di poter dire che nella maggior parte dei casi è così. Almeno a queste latitudini. Tuttavia questi discorsi da bus si facevano d'inverno, mentre a Maggio uno potrebbe anche auspicare che non piova senza temere una temperatura rigida in alternativa. Oggi nel posto accanto a me c'è lo zaino con il cambio dei vestiti da lavoro, poiché l'amico del nordafrica ha smesso di comprare l'abbonamento per questo bus. In inglese i nostri quadri sono diamanti, me lo dice Sting nel brano che mi riempie le orecchie. Le cascatelle formate dai canali d'irrigazione dei campi attirano brevemente la mia attenzione.. occasionale imitazione -certo inconsapevole- di qualcosa di bello, seppur in scala ridotta. In confronto la cascatella formata nei pressi delle chiuse del naviglio sembra inutilmente esibizionista.. un cartello ai margini della strada è quasi del tutto inglobato dalla vegetazione ma raccomanda ugualmente di usare i fari anabbaglianti in caso di nebbia. In caso di potatura di quella vegetazione che ingloba il cartello la raccomandazione assumerebbe ben altra efficacia.. ma eccoci -nuovamente- qui.. si ricomincia
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Toni Monroe » 11/05/2010, 7:21

Il veleno è nella coda?

(Con Warren G *You never know* nelle orecchie) Mattino presto. Per essere un giorno da passare in relax. Ma è tutta vita, impegnativa esistenza. Relax? E' una canzone dei Frankie Goes to Hollywood, mi pare. Mattino presto, in ogni caso. Esci per andare a fare un po' di spesa e incontri uno che sembra ieri che era un ragazzino. Uno che stavi attento a non calpestare quando lo incontravi in cortile. E adesso se ne sta lì ad interpretare lo stereotipo del giovane uomo; con la barba lunga di qualche giorno, come si usava nei poster alle pareti delle botteghe dei barbieri. Ha una valigia in mano. Tutto sommato stai ancora attento a non camminargli addosso. Gli chiedi dove sta andando e scopri che ha messo su casa. Lontano da casa. C'era un'occasione e si è avvicinato al paese dove lavora. Il ragazzino è cresciuto ed ora fa l'educatore in una comunità. Vive quasi da solo. Quasi, perchè la sua ragazza sta con lui cinque giorni su sette. (E' come convivere, dai..- -Sì, sì.. adesso poi c'è anche il gatto. L'ha portato lei..- -Davvero? Allora è fatta: se ha portato un gatto è come dire che ormai quella è anche casa sua. Mi fa piacere, dai..-) Nel dargli la mano, mentre vi sorridete, gli allunghi un In bocca al lupo  che potrebbe suonare bizzarro per chi avesse letto alcuni capitoli precedenti. Cosa appena complicata dal fatto che sono stati scritti su altri libri. (Ma io vi faccio capaci di tutto, lo sapete..) La risposta del ragazzo invece è bizzarra davvero: -Speriamo che crepi.- -Speriamo che crepi!? Cazzo, Speriamo che crepi, è proprio volergli del male a quel lupo..- Ora non sorridete più; ridete del tutto. Via.. che c'è da fare.. (-Ciao, ciao.. Ci vediamo.- -Sì. Al funerale del lupo..-)
Ultima modifica di Toni Monroe il 22/05/2010, 20:49, modificato 1 volta in totale.
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Toni Monroe » 11/05/2010, 7:25

Il luogo delle parole sepolte. Ricordo le tante storie sentite su questo posto che ho sempre pensato fosse immaginario; persino da piccolo quando nelle notti d'estate ci si metteva seduti fuori a godere la brezza e gli adulti ne parlavano, ero certo che si trattasse di storie inventate e mi faceva tenerezza l'impegno e l'apparente convinzione che mettevano nel raccontare storie di parole ammassate -come ricchezze ingenti- da strani pirati, che poi andavano a nasconderle, a seppellirle nel luogo delle parole sepolte. E io che già conoscevo la storia dell'El Dorado non persi tempo a sentenziare che in questo caso si poteva parlare di 'El Dirado'; i miei piccoli amici mi detestavano un po' per questa mia forma di scetticismo, ma in realtà a me piacevano quelle storie, mi piacevano un sacco. Solo non avevo bisogno per farmele piacere di ritenerle vere. Poi si cresce e capitano tante cose, ci si immerge in una realtà che richiede sempre impegno costante, impegno per cercare di adattarsi ad essa o per pretendere di plasmarla a piacimento.. le realtà multiple che si intersecano andando a formare disegni e figure complesse ma che spesso sfuggono alla comprensione di chi non si trovi nella prospettiva giusta per osservarle, un po' come le linee di Nazca, che magari hanno significati diversi da quelli attribuiti finora da studiosi e romantici ma che comunque da terra -se ci stai sopra- non riesci nemmeno a percepire per quello che sono.. e in tutto questo -a un certo momento- chi ci pensava più al luogo delle parole sepolte? Poi un giorno cammini sulla spiaggia e la bassa marea ti mostra quello che solo la forza con cui crede un bambino può riuscire a indovinare come un ingresso.. L'ingresso di una piccola grotta che non dovresti voler esplorare, perché tanto sarà stata lì da sempre e figurati se nessuno ci è mai entrato.. ci fosse anche stato qualcosa, ora sicuramente non c'era più.. e dopo aver trovato ragionevole questa considerazione non fai altro che metterla da parte ed entrare nella piccola grotta, senza neanche domandarti quanto duri la bassa marea.. le prime parole te le trovi che affioran dalla sabbia a pochi passi dall'ingresso e immagini si tratti di parole cadute -come monete da anfore traboccanti- mentre quegli strani pirati si addentravano nel nascondiglio. Ne raccogli alcune e ne scopri il significato in quel preciso momento, prima non sapevi neanche che esistessero. Le assapori, ti riempi di quel senso intrinseco e comprendi che per quanto ci siano pure al giorno d'oggi dei fini dicitori, artisti celebrati del dire, c'è stato un tempo in cui alla parola ed al suo utilizzo veniva data molta più importanza. Una cosa che ti dicevano da bambino era che 'un uomo vale quanto la sua parola; se non mantiene la parola data, se lui per primo non rispetta la sua parola, nemmeno lui merita rispetto.' ed è significativo come nel trasmettere un insegnamento si utilizzasse la parola come parametro di riferimento. Più in là nella grotta c'eran parole ovunque, alcune formavano solo brevi frasi, altre lunghi discorsi.. e mentre ti ci perdi in mezzo fino a diventar parte di esse ti vien da pensare 'se non è ricchezza questa..' e non riesci nemmeno a renderti conto che il tempo è sparito, semplicemente.. non sai quanto ne è passato dal momento che sei entrato nella grotta, non ricordi nemmeno che ce n'è stato un altro di tempo e un po' ti diverte la storia formata da un gruppo di parole in un angolo.. sembra stiano messe lì a godersi la brezza e parlano di un mondo 'normale', di persone che fluttuano in diverse realtà ma che non sanno quasi più nulla del luogo delle parole nascoste. E le ascolti trattenendo a stento delle obiezioni perché pensi che potrebbero infastidirsi per il tuo scetticismo da termine desueto, mentre in realtà -comunque- quelle storie di 'normalità' ti piacciono. Solo non hai bisogno per fartele piacere di credere che siano vere.. 
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Toni Monroe » 13/05/2010, 7:36

Dove il cielo di periferia diventa cielo dell'hinterland.. parchi vuoti, senza barboni, bambini, cani a passeggio o innamorati impegnati in qualche loro fraseggio.. papaveri cresciuti non si sa come ai margini d'un marciapiedi, poco lontano da una piccola ruspa che presto o tardi andrà a sollevare qualche questione. Una canzone giamaicana parla di sole mentre incombe la pioggia ma invita a lasciar che le buone vibrazioni acquistino forza e non ci trovo niente di male. I campi allagati riflettono la vegetazione creando piacevoli effetti ottici. Bene così.
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Cobain88 » 21/05/2010, 0:29

Brezza di vita.Parole da una lingua morta,di una civilta' estinta,ma le cui tracce sono ancora evidenti,per fortuna.
Perche' in fondo,lo sappiamo:l'uomo bianco sbaglia.Rinnega la sua origine.La distrugge.La dimentica.E se lo dimentica.Per poi perseguire nell'errore.
Senza capirne il motivo,stasera sono un indigeno,un pellerossa,un Indiano d'America.Il nome sceglietelo voi bianchi,visto che vi piace cosi' tanto cambiare il nome delle cose,come se cambiare il modo di chiamare una cosa ne alterasse l'essenza o lo spirito,o vi permettesse di averne il controllo.

Siamo parte di un Unico.L'uomo e la Natura intorno ad esso.E,in quanto uomini,abbiamo una posizione privilegiata nel mondo,ma anche di estrema responsabilita'.Dobbiamo difendere questo pianeta.Dobbiamo difendere i suoi abitanti,piccoli e grandi,intelligenti o meno,antichi o recenti.
Abbiamo i mezzi per farlo,dopotutto.

Abbiamo il sistema nervoso piu' sviluppato,e con esso una Ragione,fonte della Coscienza.
Abbiamo i cinque sensi,con i quali possiamo mettere quel sistema nervoso in contatto con l'esterno.
Ma questo non ci impedisce di avere emozioni come il piu' istintivo degli animali.
Non ci impedisce di provare empatia.

Sono quasi sicuro che,se avessimo la possibilita' di vivere abbastanza a lungo da accertarci degli effetti del processo evolutivo sulla nostra specie,allora vedremmo crescerci una coda,per connetterci direttamente allo Spirito Naturale,per sentire la sua Linfa scorrerci nelle vene,per ascoltarne il battito vitale.
Purtroppo,pero',a quel punto non sapremmo che farcene.Perche' una volta avvelenati il cielo,la terra e le acque,una volta prosciugata la vita,ci renderemmo conto che il veleno siamo noi.

Siamo il veleno e la cura del nostro mondo.

Il Fuoco brucia.La Luna splende.Il lupo ulula.L'uomo saggio ragiona.E saggiamente agisce.
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Messaggio da Toni Monroe » 31/05/2010, 7:30

Parole confinate in una riserva.. un tempo erano padrone -gentili e rispettose- di queste distese di silenzio, che violavano solo quando necessario; con la venuta dei neologismi, delle forme contratte o non del tutto corrette ma tollerate ecco che queste parole, bollate come 'selvagge', son state attaccate in tutti i modi e infine private della dignità e relegate in riserve che per grandi che possano essere rappresenteranno sempre una costrizione inaccettabile per loro che erano abituate a spingersi ovunque, senza restrizioni, negli ambiti del dire, del significare.. oggi appaiono divise nella loro interezza, alcune hanno accettato, pur di uscire dalle riserve, di adattarsi al nuovo mondo costruito sul 'progresso', un mondo in cui le parole anziane non si sarebbero mai riconosciute, che mai avrebbero potuto tollerare, tanto è privo di un'identità riconoscibile e tramandabile. Ma le nuove generazioni subiscono l'influenza dell'ambiente in cui si sviluppano ed ecco che discendenti di antiche parole, dismessi i significati tradizionali, si mescolano alle altre con disinvoltura e tornano ad indossare il senso da cui discendono solo in determinati contesti, in ricorrenze che vien quasi da chiedersi che cosa mantengono a fare. Ormai siamo così 'moderni'.. e pazienza se intere culture si perdono, se andiamo avanti a costruire senza fondamenta, tanto è questo il tempo in cui tutto viene congelato, no? Il tempo in cui chi c'è regala all'eternità la propria essenza. Le parole di oggi non si perderanno mai più, lo dice la nostra sintassi, la nostra grammatica, la nostra drammatica arroganza..
Ultima modifica di Toni Monroe il 31/05/2010, 7:52, modificato 1 volta in totale.
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Toni Monroe » 05/06/2010, 20:50

Che senso ha il destino? Che senso? Gusto, olfatto, udito? Che senso usa per dirigersi e dirigerci? Come si orienta? Dita veloci sui tasti, parole veloci nei testi, e prima che la canzone sia finita ti (ri)trovi a chiederti chi sia a portare,  chi è la dama e chi il cavaliere, tra la musica e le parole?
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Toni Monroe » 05/06/2010, 20:51

E arriva per tutti, presto o tardi, il momento in cui si stacca dal solito punto per andare a schiacciare e si scopre che l'elevazione non è più la stessa di un tempo. Qualcuno (ostinato) crede ancora che basti uno scatto di reni per ergersi sopra il ferro per l'affondata. Chi non si rassegna a metterla in lay up va incontro alla brutta figura. Che non è il fatto d'aver mancato la schiacciata, quanto l'averla mancata perchè il fisico non è più quello di una volta. O, se è per quello, potrebbe arrivare il momento in cui non reggete più la verticale prima di effettuare il carpiato con cui vi eravate fatti conoscere nel mondo. In quel momento dovrete rassegnarvi all'evidenza: non riuscirete più a dare un nome al movimento che effettuavate, con disinvoltura, alle parallele. Ma siete stati grandi lo stesso. Mica sta scritto da qualche parte che dovete essere immensi..
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Toni Monroe » 10/06/2010, 7:27

Appassionato fin da piccolo alle discipline da combattimento ho visto, nel corso degli anni, moltissimi film sul tema; alcuni mi son piaciuti molto, altri molto meno, ma nella quasi totalità dei casi il tema dominante del mio gusto erano poi le varie tecniche di combattimento, orientali od occidentali che fossero; con una predilezione per tutte quelle in cui non si utilizzano armi, sebbene nella filmografia ce ne siano poi moltissimi in cui le armi si usano. A lungo, anche se non sono in grado di quantificare, se mi veniva in mente un film di arti marziali (o comunque di combattimenti) il primo pensiero -per immediata associazione- era a qualche tecnica vista, tuttavia ce n'è uno che si discosta dagli altri e non perché molto diverso come qualità della pellicola o delle coreografie -pur bellissime- dei combattimenti ma per un'immagine che pare essermi stata scolpita, fotogramma dopo fotogramma, nell'anima in maniera tale che tutte le volte che la mente nei suoi viaggi infiniti mi richiama quel film alla memoria, è quella l'immagine che vedo. Il film è Fearless, con Jet Ly, la storia -che mai ho appurato quanto sia reale- narra le vicende di un bambino che cresce nel culto delle arti marziali ma che rimane ossessionato dalla competizione, anche in seguito ad eventi drammatici (peraltro generati da lui stesso); la sua visione muterà radicalmente anche grazie ad un periodo trascorso in un villaggio di contadini. Ed è qui che arriva l'immagine, qui, dove i contadini affrontando una routine immutabile impartiscono una lezione al maestro di arti marziali: mentre sistemano (non so come altro dirlo :D) le piante di riso lungo un canale, in un periodo di calura, i contadini al sopraggiungere della brezza si fermano e rimangono immobili, a farsi abbracciare dal vento, a goderne; il maestro sulle prime non capirà, ma in seguito si abbandonerà pure lui a quelle carezze del vento, quasi una metafora visibile del suo cambiamento. Ecco, quest'immagine di uomini immobili, ad occhi chiusi, che riescono (o che non rifiutano) a vivere un singolo momento, nella sua specificità è qualcosa che non riesco a togliermi dalla mente. Tutto è transitorio, certamente, ma vivi il momento. Il prima e il dopo appartengono al prima e al dopo, non ha senso cercare di cristallizzarli, imprigionarli nell'ambra di momenti che per quanto simili ad altri rimangono irripetibili.. 
Ultima modifica di Toni Monroe il 11/06/2010, 6:48, modificato 1 volta in totale.
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Re: Message in a bottle..

Messaggio da Toni Monroe » 12/06/2010, 10:26

Sacche di tempo ripiegate con cura, messe via nella speranza di poterle utilizzare quando il futuro, diventando presente, richiederà una diversa attenzione. Esserci è anche un percorso intimistico, quasi spirituale. O primordiale. Dobbiamo ancora dibattene..
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Messaggio da Toni Monroe » 21/06/2010, 7:20

Come accecato dall'assenza di pozzanghere.. superfici irregolari ricoperte d'acqua, in cui osservare scorci di realtà riflesse; un modo insolito e diverso di osservare quel che c'è d'intorno. C'è stato un momento in cui tutt'intorno a me c'eran queste pozze d'acqua e io me ne servivo per descrivere ciò che vedevo, ciò che vi trovavo dentro. Ma questo è un momento in cui tutto è così limpido, il terreno così asciutto.. invece del blocco dello scrittore o della sindrome del foglio bianco, potrei parlare di uno strano tipo di siccità che -mi- sottrae quegli specchi d'acqua di cui avevo bisogno per vedere -meglio- le cose. C'è tutto quello che c'era prima e forse anche più cose, semplicemente non riesco a delinearne i contorni. Come un cieco che avendo imparato a osservare con le mani, facendo scorrere le dita sulle superfici da esplorare, improvvisamente, si ritrovi con le mani ingessate e a non potersi servire delle dita. Bisognerà soltanto trovare un altro modo.
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Messaggio da Toni Monroe » 02/07/2010, 7:29

La setta delle parole estinte. Con questo beffardo riferimento venivano indicate quelle parole che erano finite ai margini del dire, talvolta con dei veri e propri abusi, parole -insomma- che eran state "fatte fuori". Un linguaggio in continua evoluzione, che indica nel "progresso" la sola ed unica possibile via per il raggiungimento di un non meglio definito "benessere"; così ecco che ad un certo momento e senza nessun criterio riconoscibile delle parole iniziano a sparire dalla circolazione. Soltanto i più attenti appassionati ci fanno caso, solo quelli che vengono bollati come nostalgici continuano ad usarne, mentre le masse rimangono indifferenti o peggio ignorano del tutto la sorte di termini che appartenevano loro da tempo. Sarebbe anche un ponte che ci collega al nostro passato, un modo per continuare a parlare a tutti quelli che prima di noi hanno abitato questo mondo e invece tutto va inesorabilmente a morire e a nessuno -o quasi- pare importare. Non nascondiamoci inoltre che alcune parole son state fatte fuori in maniera subdola, alterandone prima il significato (e quindi privandole del naturale contesto) e poi etichettandole come "desuete", rimproverando -persino- loro di aver avuto altri significati in precedenza, come avessero deciso loro di mutarlo. Ed il suono stesso della parola muta, si perde e non v'è alcuno che se ne abbia a male, troppo impegnati a baloccarsi con nuovi termini affascinanti, suadenti, financo erotici, dato ch'ormai anche il dire a voce alta cose che un tempo venivan sussurrate viene considerato "lecito". Come se non lo fosse mai stato. Non si sussurravano perché illecite ma perché intime, importanti, preziose. Oggi invece siamo alla produzione industriale delle parole, alle parole destinate alla massa, col solito trucco di ogni commerciante d'ogni epoca: si dà qualcosa di più o meno simile a quello che verrebbe richiesto ma che -in realtà- vale di meno. Ad un prezzo -quando possibile- pure maggiore. La setta delle parole estinte, uno sfortunato insieme dove nobiltà e squallore vengono mescolate senza ritegno, senza timore o memoria e non c'è termine, quale che sia il significato d'origine, che possa considerarsi al riparo dalla possibilità di venirci relegato.. 
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