Il topic dei Mai una gioia HEAT
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
Cambiato il titolo... speriamo bene
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
La traduzione completa del discorso di Dwyane Wade, One last dance
Appena arrivi nella lega, i veterani ti dicono: “giovanotto, passerà velocemente”. E tu in quel momento pensi: “ma ho appena iniziato”! E mentre sono qui, il 16 Settembre, circa le 01:15 di notte, io vi dico che passa davvero in fretta.
È stata un’estate dura, un’estate che non molti atleti vogliono che arrivi, in cui devi decidere se vuoi continuare a giocare allo sport che ami, continuare a giocare come io ho fatto per 31 anni, da quando ne avevo 5, o se vuoi smettere, fare qualcos’altro, lasciare libero il passaggio per la nuova generazione.
Ed è un susseguirsi di tante emozioni, ti fai tante domande, del tipo: Posso farcela fisicamente? Posso farcela fisicamente ad alzarmi ogni giorno per fare questo? Posso affrontare ogni doloroso passo al mattino? Posso affrontare i viaggi, stare lontano dalla mia famiglia? Sarebbe egoista da parte mia continuare a farlo? Posso saltare le partite dei miei figli? Sentire la loro mancanza? Posso non essere lì quando avranno bisogno di me? Posso non leggergli le favole quanto vorrei? Posso non essere lì a supportare mia moglie?
Si tratta di tutte queste cose, e queste cose vi potrebbero sembrare piccole, ma per me sono reali. Mi sento come se la mia famiglia mi avesse messo al primo posto per tanti anni. Certo, per buone ragioni, ma è come se arrivasse un punto in cui tutti dobbiamo occuparci di qualcun altro, specialmente coloro che ti sono vicini, che ti hanno sostenuto, che hanno supportato i tuoi sogni, il tuo percorso, proprio come la mia famiglia ha fatto, lungo tutta la mia vita.
Molti di voi ragazzi mi vedono come un 3 volte campione Nba, un 12 volte All-Star, una medaglia d’oro olimpica, ma tutto quello che non avete visto, è quel bambino che nessuno notava, perché era piccolo, perché non sapeva tirare bene come tutti gli altri, perché non era atletico come tutti gli altri, perché veniva dai quartieri poveri di Chicago, perché viveva in una cittadina chiamata Robbins. E così come non avete visto quel bambino, non avete visto tutta la fatica, non avete visto tutte le lacrime. Ed io ricordo chiaramente i momenti in cui sembrava che non ce l’avrei fatta.
Quindi, tutti hanno le loro idee su chi io dovrei essere, su cosa dovrei essere, e su come dovrei essere.
Ma io non ho mai pensato a questo, avevo solo il sogno di giocare in Nba, e ragazzi, mentre sono qui 15 anni dopo, mi chiedo come abbia fatto ad avere la carriera e la vita che ho avuto finora.
All’high school non ho giocato fino al terzo anno. Non ero abbastanza bravo per giocare perché non giocavo. Mi hanno offerto 3 borse di studio, tre e mezzo in realtà, ne ho ricevuta una parziale da un’altra scuola. Sono dovuto stare fuori tutto il prima anno quando sono andato al college, non potevo giocare.
Sono stato scelto con la chiamata numero 5 nel draft Nba del 2003, ma le luci dei riflettori non erano su di me. Ma ho lavorato, ci ho creduto. Ho creduto che se avessi concentrato tutto il mio lavoro e per poi liberarlo sul campo, se avessi dato tutto a questo gioco, allora sarei potuto uscirne a testa alta. Lungo il mio cammino, la gente ha continuato a dirmi: “hey giovanotto, non puoi continuare a giocare in questo modo, non durerai a lungo”.
E magari avevano ragione. Magari, se fossi diventato più un jump shooter, non sarei qui a 36 anni a chiedermi: “Voglio lasciare questo gioco”? Ma questo non sono io. Mi conoscete, quando credo in qualcosa, do il 110%, ed è proprio ciò che ho fatto. Ho dato il mio corpo, la mia contea, i miei soldi, ho dato tutto per realizzare quel sogno, quell’obiettivo che ho sempre voluto raggiungere.
E questo è ciò che si prova ad essere campioni, ad essere parte di qualcosa che è più grande di te. È quello che ho sempre voluto, da quando crescevo nei ghetti di Chicago, ho sempre voluto essere parte di qualcosa più grande di me, e questo gioco lo è stato, è stato più grande di me. È stato più grande di tutti i punti che ho segnato, è stato grande più di tutte le volte che ho sentito annunciare il mio nome nel quintetto iniziale, è stato più grande.
E mentre oggi sono di fronte a questa videocamera, mentre parlo con nessuno in questa stanza, mi rivolgo a voi ragazzi, ai miei fan, e voglio dire: lungo il mio cammino, alla gente che mi ha sostenuto prima che il mondo mi conoscesse, grazie. Coloro che mi consolano quando sono giù, coloro che mi dicono che posso farcela ancora, la mia famiglia, mia moglie, mia madre, mia sorella, e così via, grazie.
Ma voglio anche ringraziare i miei fan, quelli che hanno avuto l’occasione di conoscermi, e quelli che cercano di averla. Grazie per il vostro amore! Voglio dire, Wade County, ho una contea!
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Molti di voi ragazzi non sanno -perché ci vedete tutti come dei supereroi, i bambini ci vedono come supereroi, voi ragazzi ci guardate in tv e pensate che siamo supereroi- che in realtà siamo umani.
Ho perso qualcuno di davvero importante nella mia vita. Quando ho perso Hank, ho perso una parte di me, ho perso una parte della gioia nel giocare a basket. Fin da piccoli, giochiamo per rendere orgoglioso qualcuno, vuoi che tua madre sia fiera di te, che tuo padre sia fiero di te, e io volevo rendere un fratello fiero di me.
Quando Hank è entrato nella mia vita, io ho voluto renderlo orgoglioso di me, essere parte del suo cammino. Ma nell’ultimo anno, lui non c’era più, e ho perso qualcosa di questo gioco. Essere tornato a Miami mi ha aiutato, ma non è stato abbastanza.
Quindi, questa decisione è più grande del gioco del basket, e non ha niente a che far col talento che ho dentro. Si, non sono più veloce come una volta, e si, non salto più in alto come una volta, è vero. Ma ci sono delle cose che so fare in questo gioco, che potrei scriverci un libro. Cose che posso ancora fare, cose che posso ancora realizzare, con la giusta squadra, con la giusta organizzazione, con i giusti compagni, con il giusto coach, nella giusta situazione.
Ma ci sono cose con cui dobbiamo avere a che fare, che voi ragazzi non conoscete, ed io le ho dovute affrontare questa estate per prendere questa decisione, e questa è la decisione più difficile che io abbia mai dovuto prendere, ma è allo stesso modo una delle migliori decisioni che abbia dovuto prendere.
Essere in questa posizione, essere nella posizione in cui mi trovo, avere la carriera che ho avuto, non posso che sorridere, non posso che gioirne.
Questa decisione non è semplice, non lo è. Ho chiesto a mia moglie cosa dovrei fare e cosa no, perché dovrei e perché no, queste cose qui. E ho ascoltato tutti, dalla mia famiglia ai miei fan sparsi nel mondo, su cosa dovrei o non dovrei fare. Ho sempre fatto le cose a modo mio, che siano state buone o cattive, se sono qui è perché ho fatto le cose come mi sentivo di farle, di testa mia, com’era giusto per me e per la mia famiglia.
E cosa penso sia giusto? Penso sia giusto chiedervi di unirvi a me per un ultimo ballo, per un’ultima stagione, questo è ciò che penso. Ho dato tutto a questo gioco, e ne sono felice. E lo farò ancora per un’ultima stagione, darò tutto ciò che mi è rimasto. E quando smetterò, lo amerò ancora, avrò ancora voglia di giocare, mi mancheranno le emozioni dei playoff, mi mancherà la folla che urla il mio nome, mi mancheranno anche 20000 avversari che mi fischiano, già.
Ma adesso godiamocela, gioiamo per questa ultima stagione. Portiamo avanti questa giovane squadra e scriviamo la storia della fine di questa carriera, insieme.
Stagione numero 16, che abbiamo chiamato “Sweet 16”, sta arrivando in Arena, molto presto.
Appena arrivi nella lega, i veterani ti dicono: “giovanotto, passerà velocemente”. E tu in quel momento pensi: “ma ho appena iniziato”! E mentre sono qui, il 16 Settembre, circa le 01:15 di notte, io vi dico che passa davvero in fretta.
È stata un’estate dura, un’estate che non molti atleti vogliono che arrivi, in cui devi decidere se vuoi continuare a giocare allo sport che ami, continuare a giocare come io ho fatto per 31 anni, da quando ne avevo 5, o se vuoi smettere, fare qualcos’altro, lasciare libero il passaggio per la nuova generazione.
Ed è un susseguirsi di tante emozioni, ti fai tante domande, del tipo: Posso farcela fisicamente? Posso farcela fisicamente ad alzarmi ogni giorno per fare questo? Posso affrontare ogni doloroso passo al mattino? Posso affrontare i viaggi, stare lontano dalla mia famiglia? Sarebbe egoista da parte mia continuare a farlo? Posso saltare le partite dei miei figli? Sentire la loro mancanza? Posso non essere lì quando avranno bisogno di me? Posso non leggergli le favole quanto vorrei? Posso non essere lì a supportare mia moglie?
Si tratta di tutte queste cose, e queste cose vi potrebbero sembrare piccole, ma per me sono reali. Mi sento come se la mia famiglia mi avesse messo al primo posto per tanti anni. Certo, per buone ragioni, ma è come se arrivasse un punto in cui tutti dobbiamo occuparci di qualcun altro, specialmente coloro che ti sono vicini, che ti hanno sostenuto, che hanno supportato i tuoi sogni, il tuo percorso, proprio come la mia famiglia ha fatto, lungo tutta la mia vita.
Molti di voi ragazzi mi vedono come un 3 volte campione Nba, un 12 volte All-Star, una medaglia d’oro olimpica, ma tutto quello che non avete visto, è quel bambino che nessuno notava, perché era piccolo, perché non sapeva tirare bene come tutti gli altri, perché non era atletico come tutti gli altri, perché veniva dai quartieri poveri di Chicago, perché viveva in una cittadina chiamata Robbins. E così come non avete visto quel bambino, non avete visto tutta la fatica, non avete visto tutte le lacrime. Ed io ricordo chiaramente i momenti in cui sembrava che non ce l’avrei fatta.
Quindi, tutti hanno le loro idee su chi io dovrei essere, su cosa dovrei essere, e su come dovrei essere.
Ma io non ho mai pensato a questo, avevo solo il sogno di giocare in Nba, e ragazzi, mentre sono qui 15 anni dopo, mi chiedo come abbia fatto ad avere la carriera e la vita che ho avuto finora.
All’high school non ho giocato fino al terzo anno. Non ero abbastanza bravo per giocare perché non giocavo. Mi hanno offerto 3 borse di studio, tre e mezzo in realtà, ne ho ricevuta una parziale da un’altra scuola. Sono dovuto stare fuori tutto il prima anno quando sono andato al college, non potevo giocare.
Sono stato scelto con la chiamata numero 5 nel draft Nba del 2003, ma le luci dei riflettori non erano su di me. Ma ho lavorato, ci ho creduto. Ho creduto che se avessi concentrato tutto il mio lavoro e per poi liberarlo sul campo, se avessi dato tutto a questo gioco, allora sarei potuto uscirne a testa alta. Lungo il mio cammino, la gente ha continuato a dirmi: “hey giovanotto, non puoi continuare a giocare in questo modo, non durerai a lungo”.
E magari avevano ragione. Magari, se fossi diventato più un jump shooter, non sarei qui a 36 anni a chiedermi: “Voglio lasciare questo gioco”? Ma questo non sono io. Mi conoscete, quando credo in qualcosa, do il 110%, ed è proprio ciò che ho fatto. Ho dato il mio corpo, la mia contea, i miei soldi, ho dato tutto per realizzare quel sogno, quell’obiettivo che ho sempre voluto raggiungere.
E questo è ciò che si prova ad essere campioni, ad essere parte di qualcosa che è più grande di te. È quello che ho sempre voluto, da quando crescevo nei ghetti di Chicago, ho sempre voluto essere parte di qualcosa più grande di me, e questo gioco lo è stato, è stato più grande di me. È stato più grande di tutti i punti che ho segnato, è stato grande più di tutte le volte che ho sentito annunciare il mio nome nel quintetto iniziale, è stato più grande.
E mentre oggi sono di fronte a questa videocamera, mentre parlo con nessuno in questa stanza, mi rivolgo a voi ragazzi, ai miei fan, e voglio dire: lungo il mio cammino, alla gente che mi ha sostenuto prima che il mondo mi conoscesse, grazie. Coloro che mi consolano quando sono giù, coloro che mi dicono che posso farcela ancora, la mia famiglia, mia moglie, mia madre, mia sorella, e così via, grazie.
Ma voglio anche ringraziare i miei fan, quelli che hanno avuto l’occasione di conoscermi, e quelli che cercano di averla. Grazie per il vostro amore! Voglio dire, Wade County, ho una contea!
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Molti di voi ragazzi non sanno -perché ci vedete tutti come dei supereroi, i bambini ci vedono come supereroi, voi ragazzi ci guardate in tv e pensate che siamo supereroi- che in realtà siamo umani.
Ho perso qualcuno di davvero importante nella mia vita. Quando ho perso Hank, ho perso una parte di me, ho perso una parte della gioia nel giocare a basket. Fin da piccoli, giochiamo per rendere orgoglioso qualcuno, vuoi che tua madre sia fiera di te, che tuo padre sia fiero di te, e io volevo rendere un fratello fiero di me.
Quando Hank è entrato nella mia vita, io ho voluto renderlo orgoglioso di me, essere parte del suo cammino. Ma nell’ultimo anno, lui non c’era più, e ho perso qualcosa di questo gioco. Essere tornato a Miami mi ha aiutato, ma non è stato abbastanza.
Quindi, questa decisione è più grande del gioco del basket, e non ha niente a che far col talento che ho dentro. Si, non sono più veloce come una volta, e si, non salto più in alto come una volta, è vero. Ma ci sono delle cose che so fare in questo gioco, che potrei scriverci un libro. Cose che posso ancora fare, cose che posso ancora realizzare, con la giusta squadra, con la giusta organizzazione, con i giusti compagni, con il giusto coach, nella giusta situazione.
Ma ci sono cose con cui dobbiamo avere a che fare, che voi ragazzi non conoscete, ed io le ho dovute affrontare questa estate per prendere questa decisione, e questa è la decisione più difficile che io abbia mai dovuto prendere, ma è allo stesso modo una delle migliori decisioni che abbia dovuto prendere.
Essere in questa posizione, essere nella posizione in cui mi trovo, avere la carriera che ho avuto, non posso che sorridere, non posso che gioirne.
Questa decisione non è semplice, non lo è. Ho chiesto a mia moglie cosa dovrei fare e cosa no, perché dovrei e perché no, queste cose qui. E ho ascoltato tutti, dalla mia famiglia ai miei fan sparsi nel mondo, su cosa dovrei o non dovrei fare. Ho sempre fatto le cose a modo mio, che siano state buone o cattive, se sono qui è perché ho fatto le cose come mi sentivo di farle, di testa mia, com’era giusto per me e per la mia famiglia.
E cosa penso sia giusto? Penso sia giusto chiedervi di unirvi a me per un ultimo ballo, per un’ultima stagione, questo è ciò che penso. Ho dato tutto a questo gioco, e ne sono felice. E lo farò ancora per un’ultima stagione, darò tutto ciò che mi è rimasto. E quando smetterò, lo amerò ancora, avrò ancora voglia di giocare, mi mancheranno le emozioni dei playoff, mi mancherà la folla che urla il mio nome, mi mancheranno anche 20000 avversari che mi fischiano, già.
Ma adesso godiamocela, gioiamo per questa ultima stagione. Portiamo avanti questa giovane squadra e scriviamo la storia della fine di questa carriera, insieme.
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
Io una stagione con tutti questi alti e bassi non la sopporto
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
Più che altro se Wade sarà questo per 82 gare sarà un lunga e dolorosa stagione. Chiedere a Los Angeles.
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
Ma meglio abbiamo la scelta quest’anno
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
Sapete dirmi quando dovrebbe rientrare, se mai rientrerà visto il problema, james johnson?
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
Pare metà / inizio Novembre, ma di questo passo facciamo la mossa alla Dion
Non li facciamo giocare e chiediamo lo sconto disabili alla lega così non paghiamo la luxory
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
In effetti rimangono entrambi senza una timetable per rientrare
JJ ha iniziato ad allenarsi, ma sembra ancora distante dal ritorno in campo
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
Il pullman del tanking si sta riempendo...
ALLA BUON ORA...
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
Jasone ma lo "scarparo" ha ricevuto solo multa senza squalifica?
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
È perfetta non credete?
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Re: Miami Heat - one last dance e speriamo non solo per Wade e Udo
evil_schuldiner ha scritto: ↑20/11/2018, 15:41 Jasone ma lo "scarparo" ha ricevuto solo multa senza squalifica?
Dovevano squalificarlo almeno 60 partite
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