Contropelo ha scritto: ↑03/07/2018, 12:07 Allora già così ci sono due aspetti su cui ragionare.
Primo aspetto, chiamiamolo “lato culturale”.
Tutto quello che sta succedendo, Cousins incluso o meno, non sarà forse conseguenza, reazione ed evoluzione dell’ossessione americana/occidentale verso il risultato e la valutazione della persona - in questo caso il giocatore - sulla base delle vittorie e quindi dei successi da poter “esporre”?
Tu forse giudichi questa visione - in declino - moralmente preferibile: un mondo in cui i macho-men vincono contro tutto e tutti e possibilmente “sempre”; un mondo che arriva alla psicosi di Bryant per i 5 titoli; un mondo in cui perdere, in generale, è segno di inferiorità sempre e comunque (un po’ come per i poveri, che in quanto poveri sono meno che umani)... potremmo continuare per molto.
Tradotto: se conta solo vincere, apparire vincenti, se tutto viene spogliato di ogni valore che non sia il prodotto/risultato, non ritieni possibile e “naturale” che nel tempo ci sia una evoluzione/reazione culturale, in cui i giocatori si organizzano - nelle regole - per vincere e per avere riconoscimento, laddove un tempo gli stessi prendevano solo mazzate? Alla luce di questo, come facciamo a chiamare moralmente inferiore il mondo attuale rispetto a quello di cui sopra?
Noodles ha scritto: ↑03/07/2018, 10:32 quando un all star si deprezza in questa maniera, andando dai più forti di tutti non è una semplice questione di migliorare laddove ce ne sia il bisogno.
se si prosegue in questa maniera, la squadra più forte avrà sempre un trattamento di favore nella FA perchè appunto non c'è più nessuno che vede un problema.
Secondo aspetto, chiamiamolo “lato normativo”.
Tutto ciò non sarà forse conseguenza di regole permissive e di dubbio tempismo? Tipo mancanza di un hard cap, tipo espansione repentina del cap...
Su questo non ne so molto, ma posso immaginare che ci saranno state molte regole diverse, a livello di contratti, franchigie e cap, nell’NBA di una volta.
Tradotto: com’erano le norme prima? Come sono ora? I giocatori e le squadre hanno mai fatto altro, rispetto ad incrementare le proprie chances di vittoria all’interno delle loro possibilità e della loro cultura?
Noodles ha scritto: se il prossimo anno (ipotesi eh, anche se a questo punto non escludo nulla) Kemba Walker si aggiunge ai warriors perchè anche lui a 28 anni giustamente deve vincere un titolo, va bene uguale giusto?
Ma figurati se mi andrebbe bene, Noodles. Da appassionato di sport e (in passato) sportivo sono sempre stato del tutto alieno agli squilibri sportivi. Anche in modo patologico, se vogliamo.
Tutt’oggi quando siamo al campetto mi piace più essere sotto 15-2 rispetto a essere sopra, così mi diverto a tentare la rimonta e godo di più. Mi piacciono le squadre scarse, e come forse a tutti mi piace più di ogni cosa l’equilibrio, la lotta “mortale” per il risultato in bilico; in tutti gli anni che ho giocato a pallanuoto, quando capitava di vincere (o anche perdere, tipo in Liguria) ad es. 13-1 e di segnare 4/5 gol, uscivo di piscina completamente annoiato. Se non le prendevo, a dover marcare la boa e poi portar palla su l’azione dopo, non ero appagato mai. Le Finali giocate a 1-2 gol di scarto, con mezze squadre espulse e a marcare una boa gigante che ogni tre secondi mi cercava di staccare le palle, mi appagavano, quelle sì.
Quindi chiaramente i Warriors di questi anni, a gusto personale, mi fanno peggio che schifo, non li posso proprio vedere, perché so quanto sia facile giocare contro gente più scarsa di te.
Banalmente, insomma, anche io sono figlio di una cultura più competitiva e “romantica” di questa.
Ma la faccenda non è che vada bene a me o te, la faccenda è che certe congiunture siano possibili, come premessa; e, nel caso sia un problema per molti, è questione di riuscire a definire il problema in modo chiaro per individuarne le soluzioni. Secondo me si parte dai due lati di cui sopra, presi separatamente.
Noodles ha scritto: a questo punto ti faccio una domanda io:
esiste un limite a tutto ciò?
cioè fino a quando è moralmente sostenibile questo tipo di operazioni?
La risposta è: bisogna vedere. Di certo non è la “morale”, la risposta. Poiché essa cambia come passa il tempo. Innanzitutto dovrebbero inasprirsi le norme che regolano situazioni simili.
In questo caso io credo che per cambiare le regole bisogna cambiare cultura. Generalmente questo processo accade in entrambi i sensi, cioè anche al contrario, ma in questo caso specifico NBA penso che la “direzione” sia prevalentemente cultura sportiva -> regolamento.
Per cambiare cultura sportiva, quindi, ci sarebbe da capire se e come questa attuale cultura che tu/io consideriamo poco competitiva sia del tutto figlia della cultura passata, assolutamente ossessionata da valori che si stanno evolvendo da tempo, in alcuni casi disintegrandosi.
E sarebbe da capire se alla maggioranza dei fan interessi qualcosa di tutto ciò.
Verdetto: boh.
Ora mi vado a fare le seghe sugli stessi problemi, ma di sociologia economica
un discorso di 3 ore per concluderlo con un incerto verdetto, sei proprio uno studioso di sociologia
io dico che qualcuno si sta approfittando un pò troppo di alcune maglie che si sono allargate dal post decision.
un conto è la voglia di vincere, plausibilissima e benvenuta, un conto è COME vincere.
Durant ha superato tutti però, 3 settimane prima era il rivale per la vittoria della conference, poi, dopo averci perso contro, si è unito a loro.
trovo tutto questo profondamente triste.
tra l'altro il fatto che lui abbia creato un fake account per rispondere a queste critiche sottintende una coda di paglia lunga tutta la baia.