Domenica sera stavo entrando a teatro per guardare un duo comico, che per i pugliesi rappresenta l’infanzia o l’adolescenza: Toti e tata. Aspettavo da molto per vederli, parcheggio, chiudo la macchina e SBAM! Mi arriva il primo messaggio...so che sapete cosa ha provato da quel momento ad ora.
Mi reputo una persona abbastanza pragmatica, e penso che anche questo sport mi abbia spinto ad essere così: c’è poco da pensare, dopo un tiro sbagliato o un canestro non c’è tempo per pensarci su, bisogna tornare comunque in difesa e dare il massimo, e così via in loop. Affronto così la mia vita, prendo decisioni, e guardo avanti, ripensarci per me è tempo sprecato.
Bene, in questa circostanza non ci riesco ancora.
Ho letto 1000 aneddoti, la maggior parte noti, ma ogni piccolo dettaglio della sua vita che scopro, mi fiacca l’anima ancora un po’.
Ho paura di volare, la mia più grande paura è precipitare con un aereo, immaginare i suoi ultimi secondi, con Gianna accanto mi toglie il respiro.
Per di più, il mio cane si chiama Kobe, quindi in questi giorni chiunque mi incontri mi chiede come sto perché tutti sanno della mia “piccola” passione per Kobe Bryant.
Alleno una squadra giovanile, ieri abbiamo giocato una partita di campionato e nel minuto di silenzio sono scesi giù lacrimoni che non so quanto i miei ragazzi abbiano capito.
Lunedì ho voluto scrivergli un messaggio:
Ciao ragazzi,
sento di dovervi queste due righe, ci penso da ieri sera.
Io non so cosa sia per voi Kobe, per me è la pallacanestro e qualcosa in più...
Ho avuto la fortuna di poterlo seguire nei suoi anni migliori, quando voi, probabilmente, eravate troppo piccoli per poterlo fare.
Ho avuto la fortuna di vederlo lottare e trionfare, mettendoci tutta la grinta e la classe donatagli da madre natura.
Non so cosa sapete di lui, se avete visto solo i suoi highlights della partita da 81 punti, del suo alley-up per Shaq, dei suoi 60 punti nella sua ultima partita giocata, oppure avete avuto modo di “conoscerlo” nella sua totalità di uomo e giocatore.
Voglio comunque che sappiate che Kobe era qualcosa di speciale per noi innamorati della palla a spicchi.
Pur essendo il migliore per lunga parte della sua carriera, è sempre stato un esempio per tutti, dai suoi compagni (che lo vedevano arrivare per primo in palestra ad allenarsi e uscire per ultimo) ai suoi avversari dai quali era rispettato, ma allo stesso tempo temuto.
Ecco, vorrei che questo esempio non vada disperso nei ricordi miei, e di chi come me lo ha visto in attività.
Vorrei che sia da spunto per voi ragazzi che provate a fare del vostro meglio per giocare al massimo delle vostre capacità a questo fantastico sport che è la pallacanestro.
Ricordatevelo, se Kobe non era mai sazio delle sue prestazioni in partita, anche dopo 30-40 punti segnati, e non si è mai sottratto in allenamento per cercare di migliorarsi e perfezionarsi, men che meno dovreste accontentarvi voi di un bel canestro, di una buona partita o un allenamento soddisfacente. Ogni volta che calcate un parquet, siate pronti a dare tutto voi stessi, siate vogliosi di imparare quanto più possibile, seguendo ciò che il coach vi spiega: se uno come Kobe lo faceva, perché NOI non dovremmo farlo?!?
Si può sempre migliorare, ma bisogna avere la fame per farlo!
E questo è un insegnamento che trascende la sola pallacanestro.
Tanto vi dovevo (o forse no)
“Coach” FraMattia
#mambaforever