Pagelle Finals Nba - gara 6

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sds971
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Pagelle Finals Nba - gara 6

Messaggio da sds971 » 17/06/2019, 4:42

Gara 6
 
Raptors at Warriors 114 - 110 (4-2)
Parziali: 33-32 / 27-25 / 26-31 / 28-22
 
Voti e giudizi
 
Toronto Raptors
 
Kyle Lowry: 8,5 – Pazzesco primo quarto con 15 punti a segno: inizia con un’entrata, poi 4 triple consecutive. Kerr gli mette allora addosso Thompson e quindi si dedica agli assist nella seconda frazione, tra cui uno per Ibaka che schiaccia. Va al riposo con 21 punti con 7/9 al tiro, 5 rimbalzi e 5 assist. Conduce emotivamente la gara come ci aspettava che facesse, tenendo anche difensivamente. Viene maggiormente contenuto dagli Warriors nel secondo tempo, mette un bel canestro del +6 a 2’ dalla fine. Utilizza l’ultimo time out dei Raptors a 26” dalla fine dato che nessun compagno si era liberato per ricevere. 26 punti con 9/16 al tiro e quattro triple totali, 7 rimbalzi e 10 fondamentali assist, a cui aggiunge 3 rubate per una decisiva gara 6. Mette assieme nella serie 16,1 punti, il 50% al tiro, 4 rimblazi e 7,1 assist.
         
 
Danny Green: 4 – Pessima partita dell’ex Spurs, con nessun tiro tentato in 18’ di impiego. Le uniche note positive sono i 3 assist e una rubata. Onesto il fallo su cui Thompson si infortuna – che infatti accetta le sue scuse. Allucinante palla persa a 18” dalla fine che poteva costare gara 7. Finals da dimenticare, a parte un’ottima gara 3. Il 36% al tiro da tre nella serie è più che altro frutto del 6/10 in gara 3.
            
 
Kawhi Leonard: 7,5 – Braccato in ogni angolo del parquet, addirittura raddoppiato appena passata la linea di metà campo, forza e tira molto meno rispetto alle partite precedenti – solo 16 tiri totali, di cui 9 a segno. Parte lentamente, facendosi notare solo per una stoppata e due bei punti. Chiude il primo tempo con 9 punti e un brutto fallo su Klay Thompson che infila i seguenti 3 liberi. Ma in difesa è la solita fantastica presenza e in attacco sposta tutte le attenzioni su di sé, lasciando liberi i compagni di giocare con maggiore libertà. Inizia il terzo quarto con l’unica tripla della gara e mette assieme due giochi da tre punti grazie al suo strapotere fisico che gli Warriors non sono mai riusciti a limitare. Un clinic vivente di come si conduce una squadra alla vittoria, anche senza essere necessariamente il migliore in campo tutte le partite. 22 punti, 6 rimbalzi, 3 assist, 2 rubate e una stoppata. Secondo premio di MVP delle Finals, con 28,5 punti a partita, prendendosi quasi 19 tiri a partita, più di 10 liberi tentati a gara e trasformati con il 91%, il 36% da 3, con 9,8 rimbalzi e 4,2 assist – e 2 recuperi.
              
 
Pascal Siakam: 8,5 – Favolosa partita del giocatore più migliorato dell’anno, e non a caso è quello che Nurse lascia per più minuti sul parquet. 26 punti con 10/17 al tiro di cui 3/6 da 3, a cui aggiunge 10 immensi rimblazi, 3 assist e una stoppata. Parte fortissimo con due triple dall’angolo e attacca sistematicamente uno contro uno McKinnie quando lo marca senza alcun successo – battuto più volte e assist a Ibaka nel secondo quarto. Impressiona la continuità con cui ha attaccato e difeso lungo tutta la partita, giocando con una leggerezza mentale inaspettata. Apre l’ultimo quarto stoppando Cousins e prende un facile rimbalzo offensivo dopo aver sbagliato da 3, sintomo che gli Warriors, a 2’ minuti dalla fine, avevano terminato la benzina. Mette un solo libero a 1’47” dalla fine sul +4, ma infila il canestro del +3 a 26” dalla fine. Fantastica serie in cui segna 19,8 punti con il 50,5% al tiro, cattura 7,5 rimbalzi e smazza 3,6 assist.
           
 
Marc Gasol: 5 – Inizia con un buon cambio difensivo e un ottimo raddoppio su Klay Thompson, azioni che hanno caratterizzato tutta la sua serie e lo hanno reso importante per i Raptors in queste Finals. Poi inizia a calare nel secondo quarto, con due brutte palle perse e un pessimo fallo su Thompson da oltre l’arco. 3 punti, ai liberi, 9 rimbalzi e 4 assist. Importanti i suoi 7,3 rimbalzi a partita nella serie e i quasi 3 assist.
             
 
Fred VanVleet: 8,5 (MVP) – Che fosse l’uomo del destino dei Raptors lo si era già capito, ma che potesse incidere in modo così determinante non lo si poteva ipotizzare. Il suo ultimo quarto da fantascienza riassume l’importanza che ha rivestito per Nurse in tutta la serie: sono suoi 12 sui 22 punti dell’ultima frazione, iniziati con la tripla del 91 pari, a cui è seguita un’altra tripla delle sue per il +1. Poi ha messo 3/3 ai liberi e poi l’ultima tripla di queste Finals. 22 punti totali con 5/11 da 3, una rubata e una sola persa in 34’ in cui ha avuto spessissimo la palla in mano. Nulla di più simile al JJ Barea dei Mavs campioni nel 2011, mettendo a segno 14 punti a partita, con 15 triple totali e solo 1 persa di media.
           
 
Serge Ibaka: 7,5 – La solita grande presenza difensiva e soprattutto nell’area avversaria, dove tira giù un paio di rimbalzi fondamentali. 15 punti con 7/12 al tiro nei suoi soliti 22’ di impiego, iniziati con dei passi banali ma proseguiti infilandosi nel colorato per ricevere gli assist di Lowry e Siakam. Nell’ultimo quarto sono fondamentali suoi 4 punti contro un Cousins che poco ha potuto anche quando se lo ritrovava davanti in difesa. Grande continuità di rendimento per tutta la serie, riuscendo a riciclarsi benissimo come settimo uomo dopo essere stato in quintetto fino a febbraio. 11,3 punti nelle Finals con il 62%, 5,1 rimbalzi e 1,6 stoppate.
             
 
Norman Powell: 4,5 – Non sono questi i palcoscenici in cui si può esibire Powell, e glielo ricorda bene la difesa degli Warriors che lo costringe ad una persa e lo stoppa nel secondo quarto. Sbaglia due tiri e perde un’altra sanguinosa palla ad inizio ultimo quarto.
              
 
 
Coach Nurse: 8 – L’ordine di scuderia era di fermare Curry e la transizione degli Warriors e il compito è stato eseguito. Imbastisce la solita difesa asfissiante, con continui raddoppi sugli Splash Brothers scommettendo sugli altri, e ha funzionato anche grazie agli infortuni degli avversari. Porta avanti il suo game plan fin da gara 1, con piccoli aggiustamenti soprattutto in difesa. In attacco le idee sono sempre state molto chiare fin dall’inizio e questa impronta offensiva unita a quella difensiva, veramente eccezionale, gli ha fatto portare l’argenteria in Canada. Inizia il primo quarto con 7/14 da 3 e fa un po' fatica quando Kerr gli piazza una semplice 2-3 in difesa. Chiude il primo tempo mantenendo il 50% nel tiro da 3, segnando 60 punti ma subendone 57. Sembra che gli venga il braccino nell’ultimo quarto, quando non riesce a staccare degli Warriors ormai alle corde dopo l’infortunio di Thompson. Viene premiata alla fine la coerenza del suo gioco di squadra, avendo in casa una sola vera superstar.
             
 
 
 
Golden State Warriors
 
Stephen Curry: 5 –Difficile gara per il 30 degli Warriors, che nel primo quarto riesce solo ad infilare una tripla. Arranca anche nel secondo quarto, chiuso in una gabbia asfissiante che Nurse gli ha creato per non farlo mai tirare o penetrare con facilità. Chiude il primo tempo con 9 punti e solo 1 su 4 dalla lunga distanza. L’infortunio dell’altro Splash Brother lo colpisce emotivamente e nell’ultima frazione prova una reazione, con un buon canestro da due per il +3 e mettendo i due liberi a 18” dalla fine per il -1. Si prende poi giustamente l’ultimo tiro ma questo non era l’anno degli Warriors. 21 punti con 6/17 al tiro, 7 assist e 3 perse. È il miglior marcatore delle Finals con 30,5 punti a gara, tentando 11 triple ogni sera – con il 34%, il 95% ai liberi a cui aggiunge 5,1 rimbalzi, 6 assist e 2,8 perse.
             
 
Klay Thompson: 8,5 – 32 minuti di totale onnipotenza, in cui segna sempre e comunque – 30 punti con 8/12 al tiro e 4/6 da 3, oltre a 10/10 ai liberi. La rottura del crociato pone fine alle speranze di una gara 7 in Canada e complicano anche il suo immediato futuro – contratto in scadenza. Che sia in serata lo si vede da subito, quando mette 7 punti consecutivi e 18 alla fine del primo tempo. La sua difesa è come sempre feroce sia sul proprio uomo che negli aiuti. Nella ripresa sfrutta la marcatura di Lowry per segnargli sulla testa, replica dopo poco con un pazzesco altro canestro. Sfrutta poi una persa di Leonard per mettere la solita tripla da nove metri a cui ne segue subito dopo un’altra, fino allo sfortunato infortunio. Sontuosa serie finale con 26 punti di media, 4 triple messe a segno per partita con il 58,5%.
           
 
Andre Iguodala: 8,5 – Pazzesca partita di Iguodala, questa volta estremamente incisivo anche nelle cifre: 22 punti con 9/15 (secondo solo a Curry come numero di tiri presi) di cui 3/6 da 3, anche se solo 1/5 ai liberi. Con Draymond Green è il vero fulcro del gioco sui due lati del campo per gli Warriors, chiudendo il primo tempo con 11 punti. Nella ripresa si occupa di Leonard, limitandolo come pochi sono riusciti a fare. Il terzo quarto è un clinic sia in attacco – 2 triple fondamentali e un paio di canestri da due – che in difesa, dove sembra essere ovunque. Si prende tutte le responsabilità offensive che sarebbero state di Durant e si dimostra, come sempre, un giocatore totale da playoff. Immenso. Come sempre le sue cifre non sono lo specchio del suo valore in campo: 9,1 punti nelle Finals con 4,5 rimbalzi e 4 assist, a cui aggiunge 1,5 stoppate e 1 rubata.
               
 
Draymond Green: 8 – Tanto sono fastidiose le sue continue proteste in campo, quanto si dimostra un vero uomo di sport: anche questa volta, come nelle Finals perse in gara 7, è il primo ad andare a complimentarsi sinceramente con gli avversari. In campo è una furia a rimbalzo – saranno 19 in totale di cui quattro in attacco – smazza 13 assist impressionanti, ruba 3 palloni, rifila 2 stoppate, completa la tripla doppia aggiungendo 11 punti. Perde 8 palloni, un’enormità, ma è sempre lui che tenta di spingere il contropiede dopo il rimbalzo e gioca da vero distributore di gioco. Inizia con una rubata e assist per Looney, prosegue con due assist consecutivi per Iguodala, con cui ha un’intesa sia in attacco che in difesa eccezionale. Mette l’unica tripla a 2’ dalla fine, poi chiama time-out a meno di un secondo dalla fine senza ricordarsi che erano terminati, ma la gara era già finita. Giocatore di basket vero totale. Sfiora la tripla doppia di media, con 12,5 punti, 10,8 rimbalzi e 9,3 assist, con 1,6 recuperi ma anche 5 perse. È il giocatore che è stato per più tempo in campo, 41,3 minuti a partita.
               
 
DeMarcus Cousins: 7 – Nonostante sia decisamente fuori forma a causa degli infortuni, nei 19’ in campo mette a segno 12 punti e 5 rimbalzi ed è una presenza ingombrante in difesa. Sbaglia un libero a poco meno di 3’ dalla fine e replica ancora con 1 su 2 a 1’23” dal termine, ma infila un fantastico canestro a 47” dal termine per il -1 Warriors. Esegue un magistrale blocco per Curry sull’azione finale.
               
 
Shaun Livingstone: 6 – I soliti 16 minuti anonimi, ma due fondamentali canestri nell’ultimo quarto.
               
 
Kevon Looney: 6,5 – Parte in quintetto e oltre alla solita sostanza in difesa e buona presa degli spazi in attacco, serve 4 assist, ruba una palla e dà una stoppata. Estremamente limitato dall’infortunio al costato. Una bella conferma di ciò che aveva fatto vedere in regular season.
              
 
Quinn Cook: 6 – Kerr lo butta in campo per sostituire Thompson e Cook risponde con un ottimo canestro da due nell’ultimo quarto.
              
 
Alfonzo McKinnie: 4 – Viene ferocemente attaccato in ogni azione difensiva da chiunque marchi e purtroppo paga sempre pegno: commette due falli nei primi due minuti in cui è in campo, nel secondo quarto non tiene Siakam che lo batte e serve un assist a Ibaka e Lowry replica l’azione dopo, sempre con destinatario l’africano. 10 minuti da incubo in cui riesce a tirare giù 3 rimbalzi. A sua difesa il fatto che si è ritrovato ad essere il naturale cambio di Durant in una finale Nba.
             
 
Andrew Bogut: sv – Solo 3 minuti in campo nel primo quarto.
               
 
 
Coach Kerr: 8 – Allenare una squadra infarcita di fenomeni è molto più semplice di quello che si crede, nonostante Phil Jackson per anni abbia tentato di raccontarci il contrario. Ma è proprio durante queste Finals che Kerr ha dimostrato il suo valore e la sua competenza: imbastisce una difesa eccezionale del pitturato dopo gara 1, costringendo Leonard a forzare quasi sempre i tiri o a scaricare per i compagni. In attacco trova soluzioni causa l’assenza di Durant e anche in gara 6 riesce a far sudare l’anello a Nurse. Arriva alla fine stremato soprattutto emotivamente, come tutti i suoi giocatori, ma va dato atto che una serie così pregna di basket totale, e non solo del 7” or less su cui si è basato il primo anello, non si vedeva da tempo: se Nurse ha avuto la bravura e capacità di portare avanti costantemente la sua idea di basket in modo quasi integrale – e vincente Kerr è stato costretto a continui adattamenti, che lo hanno portato a sfiorare una gara 7 che per fortuna non si è avuta – senza Klay Thompson sarebbe stata una beffarda tonnara. Ora ha una sfida veramente grande per l’anno prossimo, dovendo rinunciare a due dei suoi fenomeni per infortunio – o forse anche perché si accaseranno altrove.
            
 
 
 
Arbitri
Mark Davis (n. 8 – nero pelato con fisico definito): 6,5 – Starna designazione per una gara 6, dato che Davis aveva condotto una sufficiente gara 3 assieme a un discreto Guthrie; solo Goble è parsa essere sulla carta una scelta corretta. L’inizio non è dei migliori, viene fischiato fallo a Gasol in difesa ma è una chiara smanacciata di Iguodala. Per il resto Davis conduce bene il primo tempo fischiando il giusto e rendendosi quasi invisibile. Vede bene il secondo fallo di Lowry a inizio ripresa e il fallo di Green su Leonard, ma assieme ai colleghi non vede un fallo di Iguodala su Kawhi a metà ultimo quarto. È parso un po' povero di personalità in una gara in cui Guthrie ha commesso dei disastri non da poco.
 
John Goble (n. 30 – bianco faccia da bambino): 8 – Bellissima gara 6, in cui replica l’ottima gara 1, iniziando con un ottimo fischio su McKinnie e lasciando scorrere la partita per tutto il primo tempo. Vede bene il fallo di Draymond Green su Leonard a inizio ripresa e quello di DMC a meno di 2’ dalla fine. Grande tranquillità e gestione dei giocatori.
 
David Guthrie (n. 16 – bianco capelli neri): 4 – Inizia bene fischiando il terzo fallo di Kawhi su tiro da tre di Klay Thompson, poi inizia a balbettare ad inizio terzo quarto quando fischia il terzo fallo di Curry, si poteva tranquillamente lasciar correre. Poi inizia il disastro: quarto fallo di Lowry a inizio ripresa che tenta la stoppata su Iguodala che vola a canestro in contropiede – prima prende nettamente la palla, poi il braccio di Iggy. Ma è negli ultimi 5’ di partita che dà il peggio: Lowry prende nettamente il braccio di Draymond Green, ma non fischia, poi Cousins rovina a terra da solo su un ottimo scivolamento laterale di Ibaka ma per Guthrie è fallo. Non ha poi il coraggio di fischiare un netto fallo su tiro da tre di Kawhi a 1’10” dalla fine. Male interpreta i momenti decisivi di una gara 6 così intensa e forse il vero errore lo hanno commesso i designatori mettemdnolo facendolo arbitrare nella sua terza gara alle Finals.
 
              

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Re: Pagelle Finals Nba - gara 6

Messaggio da Mul4 » 17/06/2019, 8:32

Scusate, Fred Van Vleet è per caso quello che assomiglia al cantante ma è più alto ma è più basso della maggior parte dei giocatori in campo?

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