A parte che io non ho mai chiesto la vendita delle caserme utilizzate, semmai degli edifici non usati e non a degno reddito (Magda, mi adori?), nessuno sano di mente potrebbe negare che l'area di sinistra in Italia esista, sia ampia e manchi di rappresentanza. Semmai è la mia di area che a parole è affollatissima, solo posti in piedi, nei fatti ridotta, anzi, quasi deserta, tenuto conto che la maggioranza dei componenti è pronta ad allearsi a statalisti di destra o di sinistra.Gerry Donato ha scritto:Dici bene Bluto, attenzione io scindo nettamente ciò che si pensa a sinistra nel popolo italiano sul piano delle idee e della visione (ed il potenziale empirico, reale, di certe politiche) dalle dinamiche puramente politico-elettorali-personali dei rappresentanti che oggi formano la nuova lista.
Gli elementi programmatici tipo il Jobs Act e le politiche di Renzi sono solo lo strumento ed il grimaldello (insieme ovviamente all'odio verso Renzi che unisce tutti) con cui Bersani, D'Alema e chiunque altro cercano di fare breccia in quell'elettorato che citi e che appunto esiste, visto che solo in un paio di interventi abbiamo avuto la tua testimonianza e quella di Albizup, ma penso non sarebbero certo i soli.
Ma il fatto che quegli elementi siano strumentalizzati da politici non credibili per la loro storia e palesemente fomentati da quella rottamazione personale che vivono come lesa maestà, non toglie che quegli elementi esistono sul piano ideologico e dell'azione programmatica.
Quella roba lì di sinistra, idealmente, esiste. Come esiste quell'altra roba lì di Dietto, Doc, Lele che venderebbero le caserme e privatizzerebbero qualsiasi cosa.
Il problema è appunto la rappresentanza di quegli ideali, oltraggiata in questi 24 anni e giunta tra un paradosso e l'altro alla schizofrenia del modello Renzi, l'anomalia dell'anomalia che rafforza l'anomalia. Ed è lì non a caso che nasce la mia richiesta di discontinuità e non mi spaventa affatto sulla carta una forza che supera quelle ideologie e quelle categorie schematiche ormai preistoriche.
E gli assunti di partenza di socialisti e pentastellati sono anche in parte condivisibili. Società più equa e giusta i primi, partecipazione popolare, ricambio politico e superamento di strumenti non più adatti i secondi. Sono le strade per il raggiungimento degli obiettivi che non condivido affatto, ma di questo si può parlare.
Quel che non condivido nella disamina è il presunto superamento delle categorie novecentesche. Destra, sinistra e centro sono vive e lottano con noi, non c'è nulla di nuovo nelle posizioni ideologiche, semmai negli strumenti, solamente che è diventata più netta che qualche lustro fa la distinzione fra filocapitalisti ed anticapitalisti, e si assiste a fenomeni impensabili solo venti anni fa, di istanze simili fra parti opposte accomunate dalla posizione sul capitalismo.
Impensabile 20 anni fa, ma non 90 anni fa.
Perché è tanto difficile capire se Di Maio o Di Battista siano di destra o di sinistra? Perché in loro all'inizio prevalevano le istanze anticapitalistiche, altrimenti si capisce bene. E perché il candidato premier è Di Maio? Perché era il più moderato su tali posizioni e quello che poteva superare più facilmente quelle più cruciali per arrivare al governo.
E la cosa diventa evidente quando i pentastellati parlano di diritti civili. A parole sempre a favore del loro aumento, anzi, con l'aria di supponenza criticano chi solo ora arriva a parlarne, poi al dunque regolarmente si tirano fuori attaccando i promotori, perché votando in un modo scontenterebbero i sostenitori di destra, nell'altro quelli di sinistra, ed al momento per entrambi è più importante la discontinuità che i dettagli.
Anche se non si parla di diritti civili, emblematica in tal senso la posizione sul superamento del trattato di Dublino sul collocamento dei rifugiati. Perché mai devo far incazzare gli elettori di destra con una revisione che faciliti la ricollocazione o quelli di sinistra incrementando i controlli? Meglio chiamarsi fuori
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