https://www.ultimouomo.com/europeo-italia-visto-dentro-intervista-antonio-gagliardi-analista-europei/
"
Abbiamo visto parte della preparazione della sfida contro il Belgio nel documentario RAI “Sogno Azzurro”. Come si viviseziona tatticamente un avversario così forte fino a trovarne un punto debole?
Su questo aspetto bisogna chiarire che il video la fa da padrone rispetto ai dati. Ci sono prima la visione dal campo con le relazioni degli osservatori, e poi le sedute al video con gli analisti, con l’aiuto degli assistenti tecnici del CT (Alberico Evani, Fausto Salsano, Attilio Lombardo e Daniele De Rossi, ndr). C’è stato poco tempo per farlo, in un giorno e mezzo abbiamo guardato le partite dell’Europeo del Belgio e letto le relazioni su quelle partite. Avevamo già un lavoro di base preparato, le big le avevamo già analizzate prima dell’inizio del torneo. Però questo è un lavoro che serve più per capire la filosofia di gioco e qualche caratteristica dei giocatori principali. Le squadre nazionali cambiano così velocemente in dipendenza delle caratteristiche dei giocatori che schierano, che non puoi affidarti ad un’analisi pre-Europeo. Devi per forza analizzare le prestazioni più recenti. Noi due ore dopo la fine di Belgio-Portogallo stavamo già analizzando quella partita.
È il lavoro più bello di un analista, quando cerchi di individuare punti di forza e di debolezza di una squadra nuova: parti da un materiale enorme, se guardi cinque, sei partite le clip raccolte diventano quasi duecento. Ci sono poi tre differenti possibilità di arrivare a una sintesi, che è il lavoro più importante, da fare in pochissimo tempo, prima di presentare il proprio rapporto al CT. La prima, la più comune tra gli analisti, è individuare le costanti tattiche. Cioè una squadra fa sempre una giocata sul centravanti? È un pattern che si ripete e va evidenziato. La stessa cosa va fatta difensivamente.
La seconda possibilità è capire come le singole situazioni, che non fanno parte delle costanti perché magari si sono verificate una o due volte nel corso di cinque, sei partite, sono comunque rilevanti. Qualcosa che non si è verificato spesso, ma è talmente importante da balzare all’occhio sia per quanto riguarda i punti di forza che per i punti di debolezza.
La terza e ultima via, la tendenza che ha un match analyst che è anche un collaboratore di campo, quello che io ho fatto ad esempio alla Juventus, è riconoscere le situazioni di gioco dell’avversario che sono rilevanti per la nostra proposta di gioco. Faccio un esempio: se la squadra avversaria subisce molto i cross a centro area, ma noi siamo una squadra che non fa di quella situazione una caratteristica determinante, perché cerchiamo l’ingresso in area con le combinazioni tecniche palla a terra, noi non la segnaliamo perché comunque è una situazione che non ci interessa, è poco probabile che possiamo farla. Al contrario: la Danimarca tirava fuori Tielemans con un particolare movimento del mediano di parte (Thomas Delaney, ndr), in questo modo liberavano tanto spazio al centro. È un movimento che noi abbiamo nelle corde, sia Verratti che Locatelli sono bravi ad aprirsi per ricevere il pallone. Quella è una situazione che noi analisti abbiamo segnalato.
La preparazione alla gara contro il Belgio è stata fatta soprattutto in base alla volontà del CT, che è stata quella di dare un’impronta offensiva alla partita da subito, con dominio sulla palla e con il pressing. È stata poi sua la scelta sul modo di pressare, con i collaboratori tecnici che hanno mostrato diverse soluzioni al video. Il pressing fatto dall’Italia aveva tre attaccanti molto alti sui tre uomini in impostazione; l’uscita forte sui loro quinti anche alzando di molto Spinazzola e Di Lorenzo. Questo ha sporcato molto il loro inizio gioco, l’uno contro uno di Chiellini su Lukaku è stato semplificato anche dall’atteggiamento di squadra. Abbiamo registrato il record di recuperi nella metà campo offensiva in quella partita. E credo che abbia dato un’impronta alla gara importante."