4. Minnesota Lakers: Gostis lo metto quarto sulla fiducia, ma al momento è ottavo. Situazione che ricorda molto quella di Paolino un paio di anni fa: la squadra è forte ma priva di portieri che gli possano garantire di raggiungere con tranquillità le minime settimanali. In più Minnesota non ha nemmeno un titolarissimo tra i pali, dato che molto probabilmente Bobrovsky dividerà le start con Knight (che ha da poco ottenuto il prolungamento di contratto). Rivendico il merito di aver creato questa situazione intricata: l’
all in su Quick (unico altro portiere per cui Minnesota era in corsa) approfittando della chiamata alle armi di Gostis è stata una porcata degna del miglior Claude Lemieux (in realtà c’ero anche io al fronte il 25 settembre, quando il Paese decideva mestamente di spostarsi sempre più a destra. Ho offerto per Quick tra una brioche e un cappuccino portato dagli
schiavi che lavoravano
con per me al seggio). In casa Minnesota ci sono tuttavia gli asset giusti per rimediare a questa situazione e tentare qualche trade già in avvio, a costo di sacrificare qualcosa (pick o prospetti). Per quanto riguarda il roster, Gostis ha optato per una gestione oculata: ha incamerato alcune pick nel mercato rfa lasciando partire Heiskenen e Kadri, ha puntellato i singoli reparti con giocatori mirati (Hischier, Eriksson Ek, Marchessault e McDonagh su tutti), salvo poi trovarsi col cerino in mano nella corsa al portiere. In definitiva Minnesota è la squadra più indecifrabile ad Ovest e per questo merita di essere inserita temporaneamente in zona play-in.
3. Windsor Spitfires: Devo ammettere che la squadra di Manfè mi entusiasma il giusto, ma quando hai in rosa due potenziali MVP della stagione difficile star fuori dal giro playoff. Makar e Mackinnon portano infatti in dote una quantità di punti notevole e a mia memoria non ricordo squadre che abbiano potuto vantare nella stessa annata un duo del genere (forse giusto bure o kach in passato). Manfè appare tuttavia distratto dalla
tonnara Jarry (il cui prezzo finale supera addirittura quello dell’indimenticabile Martin Jones) e dalla necessità di regalare una
medaglia al valore a quel che resta di Carey Price, e si trova quindi costretto a costruire il resto della rosa con l’
usato sicuro. Il problema principale di Windsor è che tra i centri l’unico a convincere è proprio Mackinnon: gli altri hanno tutta l’aria di essere una accozzaglia di
dopolavoristi, che messi assieme rischiano di realizzare meno punti del capitano degli Avs. Urge la firma di Wright dal farm per cercare di risollevare almeno in parte la situazione. Tutto sommato discreto il reparto degli esterni: Kane per una volta nella vita si trova al posto giusto nel momento giusto, mentre Kuzmenko può fornire un contributo da subito essendo sicuramente uno dei rookie più pronti dell’ultimo draft Stanleit. Bene la difesa, forse una delle migliori se non la migliore ad Ovest, anche se darei una chance ad Addison (al posto di Edler?). C’è da augurarsi che Manfè arrivi alla postseason, altrimenti le sue ire verranno inevitabilmente riversate sui poveri Marcello e co-owner durante gli allenamenti (altro che Stanley Cup fatta di birre in spogliatoio).
2. Ingersoll Beavers: con il
guru Thomas prima tenuto al guinzaglio per delle offerte
ad mentula canis e poi fuori città per negoziare l’acquisto di Lewandovsky (cit.), Vicram si trova costretto a fare da solo e tutto sommato non delude.
Meglio soli che male accompagnati. I Beavers chiudono il mercato free agency con degli innesti di ottimo profilo: Jenner, che a Columbus dovrebbe giocare in prima linea con Gaudreau; Hertl e Debrincat, tra i giocatori più appetibili della free agency; Saad, che al prezzo di 1.6. milioni è un mezzo steal. I dubbi maggiori sono in difesa (a parte Carlson gli altri non entusiasmano) e in porta, perché se viene un raffreddore a Binnington sono
cazzi amarissimi. Destano inoltre perplessità sia la profondità della rosa, del tutto priva di giocatori che possano contribuire dal farm, sia la situazione salariale, dato che i Beavers non hanno più
credito residuo a disposizione, tanto che
potrebbero richiedere il reddito di cittadinanza o rischiare il default tipo l’Inter di Zhang. Ma la vera delusione rimane la mancata organizzazione da parte di Vicram del party per la vittoria degli Avs: evidentemente Vic aspetta di vincere anche la Stanleit a fine anno prima di invitarci nella sua reggia. Stay tuned.
1. Honolulu Piranhas: Kach punta a diventare
Pentacampeon e quest’anno ha tutte le carte in regola per farlo. Gli steal a fine free agency (il feticcio Schenn + Couture) hanno fatto venire la pelle d’oca a bure, tanto che a
Tana delle Tigri pare tiri una brutta aria. Bure ha tentato un disperato
cenno ai suoi scudieri per cercare di alzare l’offerta, ma stavolta il telefono era staccato. I Piranhas non sembrano avere punti deboli e anzi possono usufruire di almeno un paio di clamorose
botte di culo che tutto sommato non guastano: la promozione di Logan Thompson a starter di una squadra playoff, la firma di
Ratchand a prezzo di saldo (papabile steal of free agency), il trasferimento di Lundkvist agli Stars sul fotofinish (squadra in cui potrà godere di più ampio spazio). Si vocifera inoltre che
Strunz sia tornato dall’offseason più forte e più grosso di prima, quindi mi aspetto un’ottima stagione da lui, a maggior ragione se potrà giocare almeno a sprazzi con Debrincat. Bene anche ritrovarsi un Malkin sano sin dall’inizio e un Tkachuk col
cazzo in mano in Florida. In porta Honululu vanta uno dei reparti più solidi della Lega, con Nedeljkovic pronto a vincere molte più partite rispetto allo scorso anno, ma un po’ sorprende che Honolulu non abbia blindato la porta con il backup degli Islanders. Ci si aspetta l’ennesima finale Kach-bure? Lo scoprirete solo con il power ranking dell’altra conference.
"What's so special about Crosby? I don't see anything special there. Yes, he does skate well, has a good head, good pass. But there's nothing else." (Alexander Semin)
"He could stop a bee in a fog" (Blues' broadcasters on Pekka Rinne)