Cinema: Quotes & Anecdotes

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Hank Luisetti
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Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Hank Luisetti » 03/07/2013, 10:01

Un topic dove raccontare tutti gli aneddoti sui film, registi, attori.. errori/ problemi di lavorazione; ..tutto quello che ruota intorno al Cinema..


PREDATOR:

Titolo originale Predator
Paese di produzione USA
Anno 1987
Durata 107 min
Colore colore
Regia John McTiernan
Soggetto Jim Thomas, John Thomas
Sceneggiatura Jim Thomas, John Thomas
Casa di produzione Universal Pictures
Fotografia Donald M. McAlpine
Montaggio Mark Helfrich, John F. Link
Effetti speciali Stan Winston (Visivi)
Richard Greenberg (Meccanici)
Musiche Alan Silvestri
Scenografia John Vallone

Interpreti e personaggi:

Arnold Schwarzenegger: Magg. Dutch Schaefer
Carl Weathers: Magg. George Dillon
Elpidia Carrillo: Anna
Sonny Landham: Billy
Bill Duke: Sgt. Mac Eliot
Jesse Ventura: Blain
Richard Chaves: Poncho Ramirez
Shane Black: Hawkins
Kevin Peter Hall: Predator
R.G. Armstrong: Generale Phillips

Q&A:

20 - Quando i due produttori del film, Joel Silver e Lawrence Gordon, proposero il ruolo di Dutch (maggiore Alan "Dutch" Schaefer) a Schwarzenegger, avevano in mente un film molto diverso da quello poi arrivato in sala nel giugno del 1987 (in Italia poche settimane dopo, a fine luglio, perché nessuno gli dava due lire). Lo stesso Schwarzie racconta infatti che l'idea, nata quasi per scherzo quando si vociferava di un film di Rocky in cui l'avversario sarebbe stato un alieno, era quello di una lotta solitaria tra l'eroe e l'alieno. Fu l'attore a proporre l'aggiunta di un commando che l'affiancasse nella missione in Val Verde.

19 - Sapete già tutti che due dei protagonisti di questo film sono diventati governatori. Arnold Alois Schwarzenegger della California tra il 2003 e il 2011 e Jesse Ventura (Blain nel film) del Minnesota tra il 1999 e il 2003.

Ex wrestler con il nome d'arte di Jesse "The Body" Ventura - all'anagrafe faceva James George Janos ed era mezzo polacco e mezzo tedesco. Il nome Ventura l'aveva pescato a caso da una cartina - Jesse si trovava a suo agio nei panni di un soldato come Blain perché era stato in Vietnam per sei anni, fra il '69 e il '75.

Sarebbe apparso di nuovo accanto a Schwarzenegger pochi mesi dopo, in compagnia di un sontuoso parrucchino, ne L'implacabile/The Running Man.

Quella frase che pronuncia in Predator, "Non ho tempo di sanguinare", in originale era "I Ain't Got Time to Bleed", che è anche il titolo di uno dei tanti libri che l'ex governatore del Minnesota ha scritto per parlare dei casini avuti durante il suo mandato e/o delle cose che il governo terrebbe nascoste ai cittadini. Quello che forse non sapete è che si è sfiorato il triplete di governatori, visto che anche Sonny Landham (Billy nel film) si è candidato per la poltrona di capoccia del Kentucky nel 2003. Non ce l'ha fatta, e non ce l'hanno fatta né lui né Jesse Ventura quando nel 2008 si sono candidati al Senato.

E gli altri membri del commando? Carl Weathers, il vecchio Apollo Creed, ha ironizzato un frappo di volte sul fatto che avrebbe dovuto candidarsi anche lui, per diventare "il governatore nero", mentre altri due si sono dati alla regia:

Bill Duke (Mac) ha diretto varie pellicole per il cinema e la tv, tra cui Sister Act 2 - Più svitata che mai con Whoopi Goldberg.

Shane Black (Hawkins) ha diretto Kiss Kiss Bang Bang e, di recente, Iron Man 3.

18 - In realtà Shane Black, qui al suo debutto cinematografico proprio come Ventura, si trovava davanti alla macchina da presa praticamente per caso. Faceva all'epoca lo sceneggiatore e stava lavorando allo script di Arma Letale. Il produttore Joel Silver lo voleva a portata di coppini per apportare le correzioni del caso, e se lo trascinò sul set in Messico. Tra una pausa e l'altra, Black scrisse la sceneggiatura de L'ultimo boyscout.

Il suo personaggio, Hawkins, avrebbe dovuto indossare un berretto rosso da paracadutista, ma Black si rifiutò di usarlo, perché pensava che sarebbe stato ridicolo con quel coso in testa in mezzo alla giungla. Per punizione, gli appiopparono in faccia un paio di occhialioni da nerd che l'avrebbero schifato pure Caccola e Bill Gates.

17 - La "voce" del Predator è del canadese Peter Cullen, storico doppiatore, fra mille altre personaggi, di Optimus Prime/Commander nel cartone dei Transformers e in molti videogiochi della serie. Cullen non voleva accettare questo lavoro, perché si era quasi danneggiato le corde vocali per tirar fuori l'urlo di King Kong per il film del '76. Ma accettò dopo aver visto il cacciatore alieno senza maschera: quel bel faccino gli diede l'idea di ispirarsi ai granchi a ferro di cavallo, che sarebbero quei mostrilli che sembrano trilobiti del Paleozoico.

16 - Bill Duke, qui nella squadra di Dutch nei panni di Mac, era stato due anni prima uno dei nemici di Schwarzenegger in Commando: Cooke.

15 - L'aspetto del Predator è frutto di una serie di tentativi. Il mostro aveva inizialmente un look molto infelice: una specie di incrocio tra Jar Jar Binks, Pippo e il teschio di un roditore.

Per girare le sequenze in cui l'alieno si muove tra gli alberi e se ne scorge solo quella specie di alone, il regista John McTiernan e la produzione tirarono fuori delle tute rosse, perché contrastavano molto con il verde del fogliame e avrebbero permesso di eliminare facilmente la tuta dal girato in post-produzione. Restava da far spenzolare però qualcuno tra gli alberi: si provò con una scimmia, ma quella continuava a sfilarsi la tuta. Si tirò in ballo uno stuntman, che grazie alla sua agilità avrebbe portato sullo schermo una specie di "Predator ninja", ma quando gli dissero che il suo nome non sarebbe finito nei titoli di coda, quello prese e se ne andò, dopo soli due giorni trascorsi sul set.

Il nome di quello stuntman era Jean-Claude Van Damme. Dice: e poi? Niente, arrivò Stan Winston, cambiò aspetto all'alieno e si presentò l'esigenza di trovare un tizio molto alto per interpretarlo. La scelta ricadde alla fine su Kevin Peter Hall. Lo sfortunato attore, scomparso nel '91 a soli 36 anni dopo aver contratto l'HIV per una trasfusione, era alto 2 metri e 20 e aveva appena interpretato un Bigfoot nel film


Ps: Hall fa un cameo verso la fine del film: è il pilota dell'elicottero che arriva a trarre in salvo Anna (Elpidia Carrillo).

14 - Sì, ok, ma come si chiama la razza dei Predatori? E da dove vengono? Come ogni buon appassionato di cose fantascienze sa, si chiamano Yautja e vengono da un posto convenzionalmente noto come Yautja Prime. In quella gioviale minchiata del film Predators del 2010, abbiamo visto all'opera anche un'altra razza di Yautja, gli incazzosissimi Berserker o Super Predator. Molto, molto più stronzi di quelli tradizionali.

13 - La celebre scena in cui Dutch (Schwarzenegger) impala con il machete uno dei tizi che lui e il suo commando massacrano all'inizio? La battuta "Stick around!" (in italiano "Non muoverti, eh!"), fu improvvisata da Arnold sul set.

12 - Il supervisore degli effetti speciali del film era Joel Hynek. A lui si deve il noto effetto di camufflaggio ottico fantascienzo usato dal Predator. A suo padre, invece, J. Allen Hynek, un sacco di gente che aveva scritto o diretto robe sci-fi, a cominciare da Spielberg, doveva dei soldi. Professore di astronomia alla Northwestern University, Hynek fu consigliere scientifico nel progetto Blue Book (con cui l'aeronautica militare USA studiò tra il '47 e il '69 il fenomeno UFO) e ideò la scala degli incontri ravvicinati con gli alieni. Spielberg lo volle perciò per un cameo in Incontri ravvicinati del terzo tipo.

11 - I responsabili degli effetti sonori, invece, chiamavano sul set il cannoncino al plasma montato sulla spalla del Predator "l'arma pappagallo", perché quando si muoveva sembrava il Peter Sellers con il pappagallo finto sulla spalla che si spaccia per marinaio ne La vendetta della Pantera Rosa.

10 - L'arma usata da Blain (Ventura) nel film, e subito dopo la sua morte anche da Mac, è un M134 o Minigun, mitragliatrice a canne rotanti in genere usata a bordo degli elicotteri da guerra. Per realizzarne una versione prêt-à-porter, sono state necessarie numerose modifiche.

Tanto per iniziare, l'arma girava grazie a un motore esterno, e i cavi elettrici passavano dritti dentro i pantaloni di Ventura. Poi si ridusse il rateo di fuoco a un terzo del normale, sia per sparagnare un po' sul numero di salve esplose (quella roba costa), sia per rendere visibile su schermo la rotazione delle canne. Si era diffusa anni addietro sull'internetto la meenchiata metropolitana secondo cui Ventura avrebbe indossato un giubbotto antiproiettile durante le riprese, per proteggersi dai bossoli espulsi con forza dall'arma. Ma la minigun i bossoli li sputa verso il basso, e quindi al massimo gli ci volevano un paio di scarpe Cult del '92, se proprio.

9 - John McTiernan volle a tutti i costi R.G. Armstrong per la parte del generale Phillips, anche se aveva già settant'anni. Per rendere un po' meno anziano l'aspetto dell'arzillo Armstrong, la faccia gli venne impiastricciata con giusto quei sette, otto chili di autoabbronzante.

8 - Il film avrebbe dovuto intitolarsi "Hunter". Nelle scene eliminate presenti sull'edizione speciale del DVD si legge ancora il vecchio titolo sui ciak. Si passò a Predator solo dopo l'inizio delle riprese, quando si decise di cambiare l'aspetto del mostro.

7 - Nei titoli di coda, quando appaiono i vari protagonisti, Shane Black sta leggendo un numero del fumetto di guerra della DC Comics, Sgt. Rock (il #408, del febbraio 1986). Era stato lo stesso Arnold Schwarzenegger a portarsi un po' di fumetti del sergente creato da Robert Kanigher e Joe Kubert sul set, perché tra i tanti progetti in cantiere, Schwarzie aveva anche una trasposizione cinematografica del personaggio. E voleva portarsi avanti col lavoro, per così dire. Quel progetto rimase nel limbo per molti anni, caldeggiato dal produttore Joel Silver. Negli anni Silver non ha mai abbandonato l'idea, ma dopo un'infinità di script accantonati (di David Peoples, John Milius, John Cox…) e registi che l'hanno piantato lì (Guy Ritchie), ha annunciato qualche anno fa di voler spostare l'ambientazione: dalla Seconda Guerra Mondiale al futuro, e vaffancuore.

Tornando a Predator, McTiernan descrive la scena in cui Dutch chiede a Billy (Sonny Landham) cosa "senta" là nella boscaglia, visto che è lui l'indiano della compagnia, come quello che ci si sarebbe dovuto aspettare in un film del Sgt. Rock.

6 - Dal mostrocanePippo al feroce Predatore con la faccia di granchio, dicevamo, si passò quando a risolvere in casino venne chiamato Stan Winston. E voilà, nuovo e iconicissimo mostro coi dreadlock e nuovo titolo per il film. La mandibola da granchio del Predator fu però un'idea di James Cameron, vecchio amico di Stan Winston.

E parlando di effetti speciali, vi siete mai chiesti che diavolo fosse il sangue bioluminescente del Predator? Gelatina. Gelatina mischiata al liquido delle trekking light che-illumina-i-pesciolini.

5 - Considerato oggi un caposaldo della fantascienza anni 80, Predator venne accolto alla sua uscita a fischi e pernacchie da buona parte dei critici puzzonasisti dell'epoca. Ora, pur tenendo presente che Metacritic è una roba inutile e perniciosa, giusto per darvi un'idea tenete presente che la media ponderata, in 11 recensioni del 1987, era di 36 su 100. Il New York Times, il Los Angeles Times, Variety e molti altri quotidiani e periodici, si legge su Wikipedia, si misero in fila per definire la pellicola "stupida e grezza"

4 - All'inizio del film si vede Schwarzenegger accendersi un sigaro nell'elicottero. A causa di casini con i regolamenti di sicurezza, non fu possibile accendere davvero il sigaro, e la fiammella fu aggiunta in post-produzione.

Un altro casino burocratico riguardò Sonny Landham. Quando venne ingaggiato per la parte di Billy, nel contratto dell'attore fu posta dalla compagnia assicurativa che copriva la produzione una clausola: che Landham venisse accompagnato tutto il giorno da una guardia del corpo. Ma, attenzione, non per la sua sicurezza, quanto per quella degli altri, visto che Sonny si ficcava continuamente in risse da bar e scazzottate di ogni genere.

Ex pornodivo degli anni 70, Sonny aveva avuto una particina ne I guerrieri della notte nel '79 (era un poliziotto) e in seguito sarebbe apparso in film come 48 ore, Sorvegliato speciale con Stallone e Action Jackson, in cui Carl Weathers lo gettava da una finestra. Ha una faccia da indiano perché, beh, è davvero mezzo cherokee e mezzo seminole.

3 - Sia Schwarzenegger che McTiernan persero circa 12 chili a testa durante le riprese del film, ma per ragioni diverse. Schwarzenegger dimagrì per sembrare un po' più agile nei panni di Dutch, mentre il regista perché non si fidava del cibo del loro albergo in Messico. Il resto della troupe e del cast si beccò la dissenteria perché in quell'hotel l'acqua non era esattamente purissima: McTiernan, probabilmente, accolse la notizia rivolgendo a tutti un sentito gesto dell'ombrello.

Carl Weathers raccontò in seguito in un'intervista che era nata una competizione tra i fisicati del set, e che alcuni di loro (lui incluso) si svegliavano alle 3 per ammazzarsi agli attrezzi senza farsi vedere dagli altri, per arrivare tutti tirati alle riprese della mattina seguente facendo finta di niente.

Schwarzenegger spiegò invece che le riprese erano state un vero inferno. Starsene mezzi nudi in una giungla gelida in quel periodo non era il massimo, e si dovettero usare lampade e stufe per riscaldarli. Mettici pure l'acqua stagnante e piena di sanguisughe, o il terreno scosceso che li portava a restare per tutto il giorno in pendenza, il che distruggeva gambe e schiena. Il cerino più corto era toccato però a Kevin Peter Hall, non solo perché la corazza era pesantissima, ma perché sotto quella maschera non vedeva una cippa e doveva andare a memoria. Hall raccontò che per tutti loro non era stato un film, ma "un corso di sopravvivenza".

2 - Peraltro, la scena del fango? In una puntata di Myth Busters hanno spiegato che era una cazzata: il fango può nasconderti solo per poco tempo a una vista termica, perché poi prende un po' di calore dal corpo sottostante.

1 - Torniamo un attimo indietro. Quando Jesse Ventura si presentò dai costumisti del film, fu felicissimo di sentirsi dire che la circonferenza del suo braccio era superiore di circa 2 centrimetri a quella di Schwarzenegger. Andò così da Arnoldone e lo sfidò a misurarsi i bicipiti: il vincitore avrebbe dovuto pagare all'altro una bottiglia di champagne. Bene, vinse comunque Schwarzenegger: perché a istruire i costumisti su cosa raccontare a Ventura era stato lui.

da: L'antro atomico del Dr. Manhattan

http://docmanhattan.blogspot.it/2013/04 ... dator.html

Hank Luisetti
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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Hank Luisetti » 03/07/2013, 10:02

RAMBO

Titolo originale First Blood
Paese di produzione USA
Anno 1982
Durata 93 min
Colore colore
Regia Ted Kotcheff
Soggetto dal libro First Blood di David Morrell
Sceneggiatura Michael Kozoll, William Sackheim, Sylvester Stallone
Produttore Buzz Feitshans
Produttore esecutivo Mario Kassar, Andrew G. Vajna
Casa di produzione Carolco Pictures
Fotografia Andrew Laszlo
Montaggio Joan E. Chapman
Musiche Jerry Goldsmith
Scenografia Wolf Kroeger

Interpreti e personaggi

Sylvester Stallone: John Rambo
Brian Dennehy: Sceriffo Will Teasle
Richard Crenna: Samuel Trautman
Bill McKinney: Capitano Dave Kern
David Caruso: Vice Capitano Mitch
Jack Starrett: Vice Sceriffo Arthur Galt
Michael Talbott: Vice Sergente Balford
Chris Mulkey: Sergente Ward
John McLiam: Orval Man Dog
Alf Humphreys: Vice Lester
David Crowley: Shingleton
Don MacKay: Preston
Mike Winlaw: Reporter TV

20 - Sin dalla sua uscita al cinema, nell'ottobre del 1982 (in Italia il 18 novembre), Rambo è stato etichettato come un film particolarmente violento, capostipite e simbolo di un certo tipo di film d'azione che avrebbero caratterizzato gli anni 80. Il che è abbastanza strano, se si pensa che in tutto il film muore una sola persona: il sergente Arthur "Art" Galt, che precipita dall'elicottero quando il pilota, a causa del sasso lanciato da Rambo, fa oscillare il velivolo.

Un solo morto, e al massimo è omicidio colposo. Nel romanzo del '72 di David Morrell da cui il film è stato tratto - First Blood, come il titolo originale della pellicola - le cose andavano diversamente, ma ne parliamo più avanti.

19 - Come per quasi tutti i film di cui si è occupata finora questa rubrica, anche per il cast di Rambo/First Blood ci fu tutto un turbinio di nomi in fase di pre-produzione. Si cercò di appioppare la parte del protagonista a Clint Eastwood, Steve McQueen, Kris Kristofferson, Robert De Niro, Paul Newman, Nick Nolte, Michael Douglas e addirittura Terence Hill. Rambo che prende a coppini i poliziotti saltando sulle scrivanie con un pezzo degli Oliver Onions in sottofondo. Figata. Per una ragione o per l'altra, tutti i prescelti risposero evidentemente picche. A Clint Eastwood piaceva la figura dell'antieroe in lotta col sistema, soprattutto per la parte della fuga in moto, ma aveva gli acciacchi dell'età e non era cosa. Hill disse durante un'intervista televisiva di aver rinunciato perché il film era troppo violento. Al Pacino voleva al contrario un John Rambo molto più schizzato... In qualche modo, si tentò di convincere persino Dustin Hoffman: ché in quegli anni lì, come visto per Blade Runner, volevano far fare tutto a Dustin Hoffman. Ve lo immaginate Dustin Hoffman con il mitra in mano e la fascia in fronte? No?

"In città sei tu la legge, qui sono io, Tootsie!"

Manco io. Alla fine della fiera, comunque, fu chiamato Stallone, che lesse lo script in un weekend e accettò al volo. Solo il coinvolgimento di Sly, grazie al successo dei primi due Rocky, permise di trovare i finanziamenti per avviare la produzione del film.

18 - Questa è una delle robe più note di Rambo, ma ce la mettiamo lo stesso, hai visto mai. Nel doppiaggio italiano del film c'è uno di quei marri notevoli su una scala da zero a auto-che-era. Quando Teasle raggiunge Trautman al bar, lo sceriffo ordina un altro bicchiere di quello che sta bevendo e chiede a Teasle cosa prende. Lo sceriffo risponde "Del tacchino". In originale dice "A Wild Turkey", perché vuole un bicchiere di whiskey.

17 - Anche per la parte del Colonnello Trautman partì il grande merendero dei nomi. Lee Marvin rispose Graziemascordatevelo, Kirk Douglas voleva il finale del libro, e visto che Stallone e gli sceneggiatori avevano intenzione di cambiarlo, mollò, invitando tutti a prendersela in saccoccia. Era rimasto solo il nome di Richard Crenna, che venne chiamato all'ultimo secondo.

16 - Girare la scena dell'inseguimento, quando Rambo fugge sulla moto rubata con lo sceriffo Teasle alle calcagna, non fu affatto facile. Il primo salto dell'auto dello sceriffo sulla rampa del passaggio a livello fu molto più alto di quello che si vede nel film, e lo stuntman alla guida, lanciato a 70 miglia orarie, rimediò una frattura delle vertebre lombari. La scena fu rigirata riducendo di molto altezza e quindi pericolosità del numero, su una scala da zero a Hazzard, con un'altra auto e ovviamente un altro stuntman.

Il cappottamento finale dell'auto di Teasle non era invece previsto, ma quando la macchina finì per ribaltarsi, il regista, Ted Kotcheff, decise di lasciare la scena così, ripartendo da Teasle che si trascina fuori dal veicolo.

15 - I nomi dei soldati che hanno combattuto con Rambo in Vietnam, i membri della Squadra Baker elencati dal Colonnello Trautman alla radio, sono Messner, Ortega, Coletta, Jorgensen, Danforth, Berry e Krakauer.

All'inizio del film, quando Rambo cerca il vecchio amico Berry e scopre che è morto di cancro, mostra alla donna una foto e fa un paio di nomi: alcuni di quei nomi appartengono a membri della troupe, come il costumista Tom Bronson e il truccatore Michael Westmore.

14 - Saranno famosi: avete presente l'agente Mitch, il tizio coi capelli rossi che cerca (senza riuscirci) di tener fermo Rambo prima della sua fuga?

Quello che poi viene strigliato dallo sceriffo perché fa il battutone davanti al cadavere di Galt? Quello che poco dopo rischia di esser preso a cinquine da un collega? Insomma, il roscio che fa e dice sempre le cose sbagliate?

È David Caruso, il futuro tenente Horatio Caine di CSI: Miami. L'agente Ward, il tizio che vuole fare la barba a Rambo

.. e quello scatena un casino perché lì in cella non c'avevano il gel da barba Gilette? È Chris Mulkey (Cloverfield). Anche lui è apparso in una qualche serie di CSI.

13 - Durante la scena della fuga dall'ufficio dello sceriffo, Stallone stende l'ultimo poliziotto con una spazzata e, una volta a terra, gli rifila una gomitata sul naso. Il problema è che Sly si lasciò prendere troppo dalla foga, e la gomitata a quel pover'uomo gliela rifilò sul serio, rompendogli il naso.

Per questo in seguito lo si vede andare in giro incerottato. Non che a Stallone siano mancati gli infortuni sul set. Il famoso salto dalla rupe di Rambo? Quando atterra sugli alberi?

Stallone volle girare da solo, senza stuntman, la parte finale di quella caduta, rimediando come premio una costola rotta.

Nella commentary track del DVD, l'attore spiega che la scena successiva, quando Rambo si rotola a terra per il dolore dopo l'impatto, fu facilissima da girare: NON stava recitando. Non è tutto: prima di entrare nella miniera, mentre cerca di sfuggire ai tizi della Guardia Nazionale che gli sparano, Stallone posò la mano su uno dei tronchi davanti all'ingresso, ma scelse il punto SBAGLIATO e cioè quello in cui era stata piazzata una piccola carica esplosiva, un super-raudo chiamato a simulare l'effetto dei proiettili. Risultato: mano ustionata, ma fortunatamente con tutte e cinque le dita ancora attaccate.

12 - Un elemento importante del libro di David Morell non utilizzato per il film è il background dello sceriffo Teasle, che spiega il suo odio a pelle per Rambo. Non vuole vagabondi nella sua cittadina, ok, ma perché tratta da subito quel reduce così male? Perché anche lui è un reduce, ma della guerra in Corea.

Nel romanzo il risentimento di Teasle nasce per l'attenzione mediatica ricevuta dai reduci dal Vietnam, mentre di chi come lui era stato in Corea non era importato mai niente a nessuno. Nel film c'è solo una rapidissima menzione al passato di Teasle… a patto di avere un occhio di falco e una buona conoscenza delle onorificenze militari statunitensi. Quando crede che Rambo sia morto nella miniera, Teasle ritorna nel suo ufficio.

Nella cornicetta dietro di lui, si vedono la Distinguished Service Cross, il Cuore Porpora e la Stella d'Argento. Anche Will Teasle era un ex eroe di guerra.

11 - Il regista di Rambo, il canadese Ted Kotcheff, ha diretto e prodotto negli ultimi anni soprattutto serie TV, tra cui vari episodi di Law & Order: Unità Vittime Speciali. Negli anni 80, dopo Rambo, ha girato Fratelli nella notte con Gene Hackman (altro film sui veterani del Vietnam) e soprattutto Weekend con il morto (in cui appariva anche lui: era il padre di Richard). Se contiamo solo il numero di morti ammazzati, Weekend con il morto batte Rambo 1 a 0. Però nessuno ha mai parlato della violenza di Weekend con il morto. Vergogna.

10 - Rambo è ambientato in una cittadina immaginaria, Hope dello stato di Washington… ma buona parte della pellicola venne girata in una vera Hope, quella della Columbia Britannica, in Canada. Fu necessario importare dagli USA le armi che si vedono nel film, ma durante le riprese, una cinquantina di quelle armi da fuoco fu rubata.

Da qualche parte, nell'Ovest del Canada, c'è ancora chi ha un fucile usato sul set di Rambo appeso sopra al camino. Mentre cast e troupe si trovavano a Hope per girare il film, una tizia avvicinò Stallone in un bar dichiarandosi sua grande fan, con l'ovvio intento di scroccargli da bere per la sua cumpa. Stallone decise anni dopo di inserire una scena simile in Rocky Balboa.

9 - Nel romanzo, la miniera in cui Rambo si infila è piena di pipistrelli. Nel film si preferirono i ratti (in inglese, del resto, cambiava solo una consonante). Perché? Boh.

Forse perché sembrava meno scemo far lottare Stallone con dei topi piuttosto che con dei topi volanti. O forse a qualcuno stava sulle balle Batman. Una delle due.

8 - La vecchia tela che Rambo trova nel bosco e da cui ricava la pettorina per partite di calcetto non era stata scelta dai costumisti. Era DAVVERO un pezzo di tela mezzo marcio trovato nel luogo delle riprese. Stallone decise di utilizzarlo per il film e poi si portò quella specie di poncho a casa.

Il coltellazzo con bussola, origine della grande moda dei coltellazzi da survival con bussola usati da tutti coloro che non erano abbastanza uomini da affrontare un cinghiale feroce con un coltello da Tiger Jack (sort of), era opera di Jimmy Lile, noto sfornatore di coltellazzi dell'Arkansas.

La produzione gli chiese di realizzare un coltello che non sembrasse un coso finto, ma un vero coltello multiuso. Non di quelli da precisini della fungia svizzeri, però: multiuso in un'accezione più virile del termine. Lile decise di abbinare così una lama da coltello Bowie (coltellazzi con lama da 20 cm che prendevano il nome dal soldato James Bowie, non da Ziggy Stardust) a un manico impermeabile, con bussola e vano porta kit da cucito e zolfanelli.

7 - Il personaggio di John Rambo nasce, abbiamo detto, nel libro di David Morell. Ma a chi si è ispirato, se l'ha fatto, quest'ultimo? All'attore di film western Audie Murphy, veterano della Seconda Guerra Mondiale.

Voi forse non lo sapete, ma questo ragazzone col boccolo è stato uno dei più grandi scalciaculi e tiragiùinomi della storia. Nel gennaio del 45, l'allora diciannovenne Murphy si trovò circondato dai nazisti nei pressi di Holtzwihr, in Alsazia. Si arrampicò su un carro armato IN FIAMME, imbracciò una mitragliatrice e per oltre un'ora respinse DA SOLO l'assedio dei crucchi, sparando all'impazzata. Una volta finite le munizioni e con un numero considerevole di ferite sanguinanti sparse per tutto il corpo, saltò giù dal carro armato, rifiutò ogni cura e guidò i suoi uomini in un CONTRATTACCO, spazzando via i tedeschi. Il personaggio di Rambo, in altre parole, è stato ispirato dalla più grande, reale rambata larger-than-life degli ultimi duecento anni. Tornato in patria, Murphy soffrì per anni di disturbo post-traumatico da stress, ostinandosi a dormire con una pistola carica sotto al cuscino. Per fortuna non russava. Diventato un attore, girò in 21 anni 44 film, perlopiù western, e incise diversi brani di musica country. Il tutto rifiutando sempre, a differenza di quello sconsiderato di Reagan, di pubblicizzare alcolici e sigarette. Morì poco prima del suo 46° compleanno in un incidente aereo. Ché tipi così badass o li fai precipitare o niente, della morte se ne sbattono.

6 - Il Rambo cinematografico, secondo Stallone, è invece un mostro di Frankenstein creato dal Colonnello Trautman. Una macchina da guerra che l'America ha plasmato e poi rinnegato, e che vorrebbe solo trovare un suo posto nel mondo. Il che spiega il rimorso che Trautman prova nei confronti di Rambo… e il nome del Colonnello. Scrivendo il romanzo, David Morell decise di chiamarlo Samuel "Sam" Trautman perché l'ufficiale simboleggiava lo Zio Sam. Il personaggio di Trautman è apparso in Rambo II e Rambo III (ma non in John Rambo, perché Richard Crenna era passato a miglior vita), oltre che nel cartone animato Rambo and the Forces of Freedom. La sua figura ha inoltre ispirato tutta una serie di ufficiali di fiction, dal generale Franklyn Kirby (James Olson) di Commando a una mezza dozzina di personaggi dei videogiochi, tra cui spicca ovviamente Roy Campbell, il colonnello di Metal Gear

5 - Per girare Rambo, la produzione stanziò 11 milioni di dollari, ma alla fine se ne spesero, a seconda delle fonti, tra i 14 e i 17, perché i lavori terminarono con alcuni mesi di ritardo. Questo ritardo comportò uno slittamento delle riprese di Rocky III, che però uscì al cinema prima di Rambo, nel maggio dell'82 (in Italia il 10 settembre). Considerando che solo dagli incassi al botteghino negli USA il film tirò fuori 44 milioni di dollari, ai quali vanno aggiunti i 23 milioni di dollari piovuti dal videonoleggio (sempre solo negli USA) e tutti gli incassi internazionali, quei 17 milioni sono stati un investimento ABBASTANZA redditizio.

4 - Di quei 11 milioni di budget iniziale, Stallone ne chiese circa un terzo: 3,5 milioni di dollari. I produttori non volevano dargliene più di 2, e alla fine il milioncino e mezzo rimasti fuori gli furono accordati sulla vendita dei diritti televisivi.

3 - Ok, pagare l'hanno pagato. Ma a Stallone il film piaceva? Non proprio. Sly, come abbiamo detto, il film aveva contribuito a scriverlo, mettendo mano pesantemente alla sceneggiatura di Michael Kozoll e William Sackheim. Fu lui a volere che il Rambo televisivo non uccidesse nessuno, a differenza di quello del libro, che compie un massacro. Stallone vollè inoltre che la pellicola si chiudesse con la resa del soldato, anziché con la sua morte. Ciò nonostante, non era affatto contento della prima cut del film, e chiese di tagliare diverse scene che lo vedevano protagonista. In una di queste, ripescate poi per le edizioni in DVD e Blu-Ray, si vede Rambo nella miniera che rivive in sogno un altro flashback del Vietnam, durante il quale lui e altri commilitoni vanno in un locale notturno e lui suona la tromba senza tromba con una tipa. Poi il sogno si interrompe e Rambo piange.

2 - E poi c'è la questione dell'altro finale del film, quello in cui Rambo, come nel romanzo, muore. Il libro di David Morell si chiudeva con Trautman che dice a uno sceriffo Teasle in fin di vita (schiattano tutti, ricordate?) di aver ucciso Rambo con un colpo di fucile. Nel finale del film poi scartato, Rambo si uccideva invece da solo con la pistola di Trautman (potete vedere la scena qui). Perché hanno scartato quel finale? Perché durante una proiezione di prova, il pubblico trovò la scena troppo deprimente, e Stallone sfruttò la cosa per far passare la sua linea: dopo aver seguito tutte le sue peripezie, il pubblico arrivava in fondo troppo legato a Rambo per vederlo morire. Fu girato così il finale che conosciamo.

1 - Il nome completo di Rambo è John James Rambo, ed è nato in Arizona il 6 luglio del 1947. Cioè un anno esatto dopo Sylvester Stallone (6/7/46). Nei vari film della saga viene detto che è figlio di un indiano Navajo e di una donna italoamericana, Marie Drago. Il che ne fa forse un cugino di penultimo grado, alla lontanissima, del biondo Ivan? Difficile, ma sarebbe stato fico. In Rambo II, però, Murdock (Charles Napier), dice che Rambo è per meta nativo americano e per metà tedesco. La mamma, insomma, non si sa bene da dove provenisse. Vabbè. Non abbiamo ancora detto, però, da dove sia venuto fuori il nome Rambo: John Rambo nasce nel romanzo di David Morell, ok, ma perché quel cognome? Per le mele.

Nello scrivere il suo libro, Morell si era ispirato come detto alla figura di Audie Murphy, oltre che ai racconti di alcuni suoi studenti dell'Università dell'Iowa, tornati dalla guerra in Vietnam, e al giallo del 1939 "Rogue Male", scritto da Geoffrey Household. Ma non riusciva a trovare un nome adatto per il protagonista, finché un giorno la moglie non tornò a casa con una busta piena di mele, del tipo noto in America come mele Rambo. Tu pensa se la moglie gli portava invece un casco di banane.. First Blood: CHIQUITO!!


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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Hank Luisetti » 03/07/2013, 10:09

ALIENS - SCONTRO FINALE

Titolo originale Aliens
Paese di produzione USA
Anno 1986
Durata 137 min.
154 min. (Edizione speciale)
Colore colore
Regia James Cameron
Soggetto James Cameron, David Giler, Walter Hill
Sceneggiatura James Cameron
Produttore Gale Anne Hurd
Fotografia Adrian Biddle
Montaggio Ray Lovejoy
Effetti speciali Stan Winston
Musiche James Horner
Scenografia Peter Lamont

Interpreti e personaggi

Sigourney Weaver: Ellen Ripley
Paul Reiser: Carter J. Burke
Michael Biehn: Dwayne Hicks
Carrie Henn: Rebecca 'Newt' Jordan
Bill Paxton: Sold. W. Hudson
Lance Henriksen: Bishop
William Hope: Ten. S. Gorman
Jenette Goldstein: Sold. J. Vasquez
Al Matthews: Serg. Apone
Mark Rolston: Sold. Drake
Daniel Kash: Pvt. Spunkmeyer
Colette Hiller: Cpl. Ferro
Cynthia Dle Scott: Cpl. Dietrich


20 - Sigourney Weaver NON voleva girare un secondo film nei panni di Ripley. La storia presentata da James Cameron le piacque però tanto da farle cambiare idea: restava quindi da appianare solo un piccolissimo problema in merito al suo cachet, dove "piccolissimo" = son volati gli schiaffi. Le discussioni tra il suo agente e la Fox andarono avanti così a lungo che, a un certo punto, la compagnia cercò di convincere Cameron a sviluppare un sequel SENZA Ripley, cioè una di quelle robe tristissime tipo Voglia di Vincere 2. Alla fine il regista se ne uscì con un abile escamotaggio: contattò l'agente di Schwarzenegger, fingendo di volerlo tirare dentro come protagonista. L'agente, come previsto da Cameron, chiamò il collega che si occupava della Weaver per avvisarlo, visto che i due lavoravano per la stessa agenzia, e in breve tempo si trovò l'accordo sul soldo. Tutta contenta, l'attrice si portò dietro pure la mamma (Elizabeth Inglis interpreta la figlia di Ripley, invecchiata e morta mentre la madre era in giro a farsi di ipersonno, in una delle più celebri scene tagliate ripescate dalla special edition). Ah, Sigourney Weaver pose inizialmente tre condizioni a Cameron: in questo seguito Ripley a) non doveva impugnare alcuna arma, b) doveva essere ingravidata da un alieno e c) alla fine doveva schiattare. Cameron, pernascone nell'animo, non ne ha rispettata manco mezza.

In compenso sei anni dopo, in Alien³…

19 - L'APC (M577 Armoured Personnel Carrier), il veicolo super-troppo-fichissimo impiegato per il trasporto truppe dai Marine, nei piani di Cameron avrebbe dovuto avere un design diverso. Ma la società incaricata di crearlo da zero pretendeva troppi soldi, non ci si stava dentro col budget, e perciò si è pimpato alla grandissima un rimorchio della British Airways, uno di quei così piatti con le ruotone giganti usati negli aeroporti per tirarsi dietro gli aerei. Per renderlo più veloce, però, si è stati costretti ad eliminare buona parte della struttura originale, riducendone così il peso di oltre 45 tonnellate. Ora sai perché hai sempre sognato di guidare uno di quei cosi sin dalla prima volta che hai messo piede in un aeroporto.

18 - Il nome della nave del primo Alien, la Nostromo, era un omaggio al romanzo omonimo di Joseph Conrad. Quello della nave di Aliens - Scontro Finale, la USS Sulaco, invece… pure. Sulaco era la città mineraria sudamericana in cui lo scrittore polacco-britannico ha ambientato Nostromo. Le altre citazioni letterarie di Aliens spaziano da Starship Troopers di Heinlein (la "caccia all'insetto" di cui parla Hudson all'inizio) ad Asimov: Bishop cita a un certo punto in versione bignami la prima delle tre leggi della robotica, quella secondo cui "Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno". C'è poi la chiara citazione dei numeri 11 e 12 di Nathan Never che… Ah, no. Aspe'.

17 - Nella prima versione dello script, "Alien II" (settembre 1983), il personaggio di Carter Burke non c'era, il nome del pianeta era solo Acheron senza la sigla alfanumerica LV-426, la figlia di Ripley era ancora viva, Ripley, Newt e Hicks finivano imbozzolati e, soprattutto, gli alieni erano divisi in varie razze. Quelli addetti all'imbozzolamento, in particolare, erano albini e più piccoli dei guerrieri. Anche la versione completa della sceneggiatura (maggio 1985) presentava diverse differenze con il film, come ad esempio un incontro dell'ammmore tra Bishop e un alieno mentre il primo striscia nel tunnel, Burke che finisce imbozzolato e Ripley che finisce ignuda sotto la doccia. Sempre sospettato che Cameron fosse un grande fan di Vitali.

16 - Il set della colonia Hadley's Hope, cioè la vecchia centrale elettrica dismessa di Acton, Londra, è stato riutilizzato nel Batman di Tim Burton per gli interni della Axis Chemicals. La troupe di Aliens ha lasciato tutto così, ciao, chiudete voi, e i tizi della Warner si sono trovati i muri con la finta bava e tutto il resto da ripulire. Felicissimi, guarda. Non ti dico. Stando a quanto dichiarato da Lance Henriksen, visto che le scene in interni ai Pinewood Studios sono state girate mentre Kubrick era alle prese con il suo Full Metal Jacket, cast e troupe delle due pellicole hanno organizzato in quelle settimane lì feste, partite a scaricabarile e pinella, gare di rutti. In uno studio lì accanto c'era anche Al Pacino (sul set di Revolution), che è passato un paio di volte a distribuire cinque alti a tutti.

15 - Tutti gli attori che interpretano dei marine nel film, tranne il ritardatario Michael Biehn (ci arriviamo tra poco) hanno dovuto seguire due settimane di addestramento da parte di uomini del SAS britannico. Cameron ha esentato dalla sfacchinata Sigourney Weaver, Paul Reiser e William Hope, perché Ripley e Burke sono due civili e Gorman doveva fare la figura del minchione incapace.

14 - Le capsule dell'ipersonno sulla Sulaco che si vedono all'inizio del film sembrano dodici, ma sono in realtà solo sei. Il problema era ovviamente di natura pecuniaria, perché ciascuno di quei cosi costava la bellezza di quattromila e trecento dollari, e arrivati a sei i produttori si sono detti Sai che c'è? Piglia uno specchio e piazzalo lì, dai.

13 - All'inizio delle riprese, Hicks era James Remar (millemila film e telefilm in carriera, in genere nei panni di uno stronzo. Vedi la fine che fa in BSG). Solo che a un certo punto lui e James Cameron hanno litigato e iniziato a dirsi le cose di maleducazione sulle rispettive mamme, perciò Remar è stato allontanato con un calcio in coolo meccanico di Zio Paperone e al suo posto è stato chiamato in fretta e cavallo del west Michael Biehn, con cui Cameron aveva già lavorato in Terminator. Narra la leggenda che il venerdì sera il regista gli abbia fatto un colpo di telefono e che il lunedì mattina lui fosse già a Londra sul set.

Ma che fare delle scene già girate? Quelle in cui i Marine entrano nella colonia? Quelle tutte incasinate che c'era voluto un casino di fatica per farle venire come si deve? C'erano i soldi per rigirarle da capo? No, no che non c'erano. Morale della favola, anche se voi non lo sapete, in alcune inquadrature in cui lo si vede di spalle, Hicks è ANCORA James Remar.

12 - Gli attori che interpretano i Marine della Sulaco hanno avuto carta bianca da Cameron per personalizzare armature ed elmetti. Giusto per quel tocco di realismo da warmovie in Vietnam in più che buttalo via. Cynthia Dale Scott, che nel film è Dietrich, si è fatta scrivere "BLUE ANGEL" sull'elmetto, come omaggio all'angelo azzurro di Marlene Dietrich. Bill Paxton (Hudson), invece, "Louise" sulla corazza, come dedica alla moglie, Louise Newbury. Ricco Ross (Frost) il diminutivo "Heath" in un cuore, per la fidanzata dell'epoca, Heather.

A Michael Biehn quel cuore col lucchetto appeso di Moccia invece faceva schifo e trovava piuttosto stupido andarsene in giro "con un bersaglio sul petto", ma la corazza l'avevano personalizzata per Remar e a lui era toccata di seconda mano. Gli è andata comunque bene, perché almeno la margherita voluta da Remar per l'elmetto gliel'hanno tolta.

11 - Per le navette da sbarco (UD-4L Cheyenne Dropship), James Cameron ha ingaggiato diversi designer ed esaminato un inverosimilione di proposte. Ma siccome nessuna lo convinceva, ha mandato tutti a fancuore e ha fatto da sé: il suo prototipo l'ha ottenuto incollando sul cockpit di un elicottero Apache giocattolo dei pezzi di altri modellini.

10 - Lance Henriksen voleva indossare delle lenti a contatto con la doppia pupilla per far assumere a Bishop un look più inquietante nella scena in cui sta osservando dei campioni al microscopio in laboratorio. Dopo averlo fissato per un po', Cameron gli ha detto Lascia perdere, vai bene così, fidati.

9 - Il fucile a impulsi dei Marine (M41A Pulse Rifle) nasceva dall'accoppiamento coatto di una mitragliatrice Thompson M1A1, di uno shotgun Remington 870 e di alcuni pezzi di un altro fucile, il bimodale semi-automatico/a pompa Franchi SPAS 12.

Le smart gun M56 derivavano invece da vecchie mitragliatrici tedesche MG 42 fissate a un'imbracatura da steadicam modificata. Pesavano davvero un casino. Sempre a proposito delle armi, nella scena in cui Vasquez si trova nel condotto dell'aria e spara agli alieni con la pistola, l'attrice Jenette Goldstein non riusciva a tener ferma l'arma dopo aver fatto fuoco.

"Escucha muchacha: donde està il rinculo?"

In quelle scene, perciò, è stata sostituita da una stuntman d'eccezione: la produttrice Gale Anne Hurd, da poco moglie di Cameron, che aveva già maneggiato armi vere al poligono e sapeva che diavolo fare. Subtrivia: oggi la Hurd è tra i produttori di The Walking Dead. Ha divorziato da James Cameron nel 1989: due anni dopo ha sposato Brian De Palma, ma anche lì è durata poco. Il suo terzo marito è lo sceneggiatore e regista Jonathan Hensleigh (The Punisher).

8 - La produzione voleva coinvolgere H.R. Giger per fargli sviluppare un altro po' di design per il film, ma Cameron si disse contrario. C'era da creare in pratica solo la Regina Aliena, e per quella aveva già dei bozzetti pronti. Appena finiva di ramazzare il set, preparare il pranzo per tutti e spicciare casa ci si metteva lui.

7 - In una scena eliminata del film, un impiegato della colonia, prima di diventare amico intimo di un facehugger come tutti i suoi colleghi, incontra un supervisore e i due si lamentano della compagnia, la Weyland Yutani: "…e otteniamo sempre la stessa risposta: Lascia stare". Cameron riutilizzò in seguito tutta la scena, frase inclusa, in Terminator 2 - Il giorno del giudizio. Metti la CyberDyne Systems al posto della Weyland Yutani e ualà.

6 - Altri collegamenti con la saga di Terminator? Quanti ne volete. In una delle scene presenti solo nella special edition, Bill Paxton (Hudson) parla del "phased plasma pulse rifle". I fucili usati dai marine coloniali esplodono proiettili e granate, non plasma: si tratta infatti di una citazione dal primo Terminator, la scena in cui il giovane Schwarzenegger chiede al tipo nell'armeria, perlappuntamente, un "phased plasma rifle". Nel primo Terminator appaiono inoltre vari membri del cast di Aliens: Michael Biehn, Lance Henriksen e Bill Paxton. In Terminator 2 si aggiunge alla cumpa anche Jenette Goldstein/Vasquez.

5 - Tutta quella parte del film in cui Ripley tiene con una mano il fucile e con l'altro braccio regge Newt? Per evitare alla Weaver un futuro fatto di ernie del disco multiple e spese folli in fasce elastiche del dottor gibò, venne realizzato un fantoccio più leggero della giovane Carrie Henn da impiegare in alcune inquadrature.

Le scarpe di Ripley, quelle sneaker alte con lo strap, erano un paio di Reebok. L'azienda britannica ne ha rimesso in commercio una replica nel 2010. Subtrivia: il conto alla rovescia di quindici minuti, a fine pellicola? Dura davvero quindici minuti. Parola.

4 - Dei Marine Coloniali della Sulaco non viene citato il nome di battesimo, ma solo il cognome. Per praticità, nei documenti ufficiali del film ciascuno conservava il nome dell'attore che lo impersonava: Colette Ferro (Colette Hiller), Daniel Spunkmeyer (Daniel Kash), Mark Drake (Mark Rolston), Ricco Frost (Ricco Ross), Trevor Wierzbowski (Trevor Speedman), Al Apone (Al Matthews), Jenette Vasquez (Jenette Goldstein), William Hudson (Bill Paxton), William Gorman (William Hope), Cynthia Dietrich (Cynthia Dale Scott). L'unica eccezione è rappresentata dal caporale Hicks, che di nome fa Dwayne e non Michael o James (come Biehn e Remar). Anche se quel personaggio fa una fine da pistola, Spunkmeyer è tipo il cognome più molto fichissimo del mondo.

Nel 2009 e nel 2010, l'attore Ricco Ross ha girato degli spot per il Viagra. No, sul serio. In quanto secondo diversamente bianco in squadra e quindi fuori quota, Frost è il primo Marine a schiattare su Hadley's Hope quando saltano fuori gli xeno. La produttrice, abbiamo detto, ora lavora a The Walking Dead. Mmmmh.

3 - Al Matthews, che nel film interpreta il sergente Apone, era stato davvero un sergente dei Marine. Matthews ha combattuto in Vietnam, dove ha rimediato un frappo di medaglie ed è stato il primo soldato di colore della prima divisione Marine a esser promosso sul campo sergente.

2 - Hudson (Bill Paxton) pronuncia nel film 35 volte la parola "Man". La celebre scena in cui, precipitata la dropship, dice "Game over, man! Game over!" non era così sul copione e fu frutto perlopiù di una sua improvvisazione. La parola "fuck", invece, è ripetuta 25 volte.

18 delle quali per bocca di Hudson.

1 - Avete presente tutta quella tonnellata di xenomorfi fatti a brandelli nel film? La produzione poteva contare su SEI costumi da alieno (6), alcuni dei quali incompleti (tutine nere con giusto delle parti in lattice appiccicate sopra). Il risultato finale è frutto solo di un lavoro di pianificazione, scelta delle inquadrature, abuso di trucchi di illuminazione e montaggio così certosini da avere il beneplacito ufficiale della Grande Chartreuse. Cosa non ti riuscivano a fare la fantasia e un po' di mestiere quando non c'era la CGI a pararti il culo, signora mia.



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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da PENNY » 03/07/2013, 10:11

Splendido topic, sperando di non abbandonare Hank a lunghi monologhi come accade in quello dedicato all'NBA :D

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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Bluto Blutarsky » 03/07/2013, 10:27

Hank :notworthy: :notworthy: :notworthy:
Io peraltro ne avrei nel cassetto un sacco di queste storie di cinema, anche se a dirla tutta le sto raccogliendo per un progetto mio personale. Però ogni tanto vedrò di contribuire ad aggiornare queste pagine.
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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da PENNY » 03/07/2013, 10:52

Un pò lunghetta ma simpatica :forza:

La sottile linea rossa
Una compagnia di attori accampati in prossimità l'uno dell'altro è la situazione ideale per divertirsi, forse proprio a causa della (piuttosto che nonostante la) serietà del progetto. Iniziò così una piccola guerra di scherzi fra Penn e Harrelson.

Woody Harrelson:
Incominciò con delle cose da niente...Una volta presi un serpente di gesso che sembrava proprio vero, pronto a mordere, terrificante, e lo sistemai sui gradini della roulotte di Sean. Quando tornammo dal set, andai un po' avanti facendo finta di dover pisciare; lui andò alla roulotte, aprì la porta e si trovo davanti 'sto cazzo di serpente velenoso pronto a colpire, saltò indietro e poi, nello spazio di un secondo, saltò di nuovo in avanti, afferrò il serpente alla gola e gli staccò la testa. Era lì in piedi, a fissare la testa del serpente che teneva in mano, l'adrenalina che pompava nelle vene...Pensai:dio mio, questo è il gesto più coraggioso che abbia mai visto.
Da lì in poi fu un escalation lenta ma scontata, perchè devi sempre superare lo scherzo dell'altro. E Sean mi fece lo scherzo migliore che mi sia mai stato fatto.
Quel giorno non doveva lavorare, così ebbe molte ora di tempo per prepararsi. Prese una mia foto e fece un poster con su scritto qualcosa tipo "WOODY HARRELSON! Vieni a incontrare di persona la star del cinema e della televisione! Firmerà autografi, a $12 l'uno", con data e ora. Chiunque mi conosca avrebbe immediatamente capito che era uno scherzo, ma chi non mi conosceva...E lo attaccò letteralmente dappertutto, duemila poster, non c'era palo del telefono che on ne avesse almeno quattro...Provai a staccarne qualcuno ma erano troppi. In più dovetti andare veramente nel tal posto a tal ora nel caso fosse arrivato qualcuno, si presentarono in due o tre...Questo alzò la posta di molto: dovevo pensare a qualcosa di meglio.
Chiesi a Nick Holte di telefonargli da una stazione di polizia dicendogli che l'avevano arrestato mentre guidava ubriaco, e che non aveva con sè la patente: poteva per piacere venire lì e tirarlo fuori dai pasticci? Sean si precipitò. Noi ci eravamo preparati, d'accordo con i poliziotti. Sean entrò, un poliziotto parla con lui mentre un altro si occupa di un prigioniero, un brutto ceffo ammanettato (in realtà un altro poliziotto) che protesta:"toglimi ste manette che devo pisciare". Il poliziotto gliele toglie e lo accompagna nel bagno sul retro. Poi si sente ilrumore di una collutazione, delle urla e uno sparo. Il prigioniero rientra nella stanza con in mano una pistola (scarica), e Sean si trova davanti questo maniaco con la tesat calda che urla "tutti a terra" Obbediamo (Nick cerca di soffocare le risate), e il tizio dice a Sean "Tu dammile chiavi, prendiamo la tua maccchina".
"Okay" gli risponde lui, apre la porta e lì ci sono io: "Te l'ho fatta, amico!"
Per farla breve, dopo quello scherzo la situazione è degenerata un pò e io e Sean abbiamo finito per litigare e non ci siamo più parlati per diversi mesi. Ora mi pento di aver fatto certe cose, siamo arrivati quasi a prenderci a pugni. In seguito, una volta che mi trovavo nella zona di San Francisco, gli telefonai dicendogli qualcosa del tipo: "Ti voglio troppo bene per odiarti". Ci incontrammo, c'era ancora tensione, ma ci fece bene parlare. Ora siamo più amici di prima:; a volte devi toccare il fondo per risalire...


Tratta da "Sean Penn, un cattivo ragazzo", di Richard T.Kelly

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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da PENNY » 03/07/2013, 11:14

Continuo con Penn di cui ho sottomano il libro:

Donn Phillips parla di quel grandissimo film che è "Lupo solitario"

Generalmente le troupe diffidano dei registi esordienti. E penso che all'inizio fossero tutti un po' sorpresi dal fatto che Sean si prendesse il suo tempo. Ma una volta decisa la scena, sapeva sempre esattamente dove voleva la macchina da presa, e non era mai dove loro pensavano l'avrebbe messa un altro regista. Così su questo punto c'era un po' di animosità tra lui e la troupe. [...] Per l'inseguimento automobilistico alla fine del film, Sean decisa che voleva girarlo sul tetto dell'auto, dove si fece legare per filmarlo personalmente. Dopo ave assistito a quella scena, la troupe avrebbe dato la vita per lui.

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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Hank Luisetti » 03/07/2013, 11:46

..io ringrazio i ragazzi di: L'antro atomico del Dr. Manhattan per laloro fantastica rubrica, tutto merito loro, in fondo trovate sempre il link diretto all'articolo.

1997: Fuga da New York

Titolo originale Escape from New York
Lingua originale inglese
Paese di produzione Regno Unito, USA
Anno 1981
Durata 99 min
Colore colore
Regia John Carpenter
Soggetto John Carpenter, Nick Castle
Sceneggiatura John Carpenter, Nick Castle
Produttore Debra Hill, Larry J. Franco
Casa di produzione AVCO Embassy Pictures, City Film, Goldcrest Films International, International Film Investors
Distribuzione (Italia) Medusa Film
Fotografia Dean Cundey
Montaggio Todd Ramsay
Effetti speciali Roy Arbogast
Musiche John Carpenter, Alan Howarth
Tema musicale Main Title
Scenografia Joe Alves
Costumi Stephen Loomis
Trucco Ken Chase

Interpreti e personaggi

Kurt Russell: Jena Plissken
Lee Van Cleef: commissario Bob Hauk
Ernest Borgnine: tassista
Donald Pleasence: presidente degli Stati Uniti
Isaac Hayes: il Duca
Frank Doubleday: Romero
Season Hubley: ragazza al Chock Full O'Nuts
Harry Dean Stanton: Harold 'Mente' Helman
Adrienne Barbeau: Maggie
Tom Atkins: Rehme
Charles Cyphers: segretario di stato
Nancy Stephens: capo dei terroristi


20 - John Carpenter scrisse una prima bozza della sceneggiatura di Escape from New York nel 1976, sotto l'influsso di tutta una serie di fattori: la sfiducia nei confronti delle istituzioni diffusasi in America dopo lo scandalo Watergate, la New York dipinta come una giungla metropolitana ne Il giustiziere della notte di Michael Winner (1974) e l'idea di un protagonista costretto a compiere un lavoro per qualcun altro de Il Pianeta dei Dannati, un romanzo di fantascienza di Harry Harrison del '62. Un paio d'anni dopo, grazie al successo di Halloween, la notte delle streghe, Carpenter firmò un accordo con la Avco-Embassy Pictures per la realizzazione di due pellicole: la prima fu The Fog, la seconda sarebbe dovuta essere The Philadelphia Experiment, ma il progetto si arenò in fase di stesura dello script (nell'84 l'avrebbe poi diretto Stewart Raffill) e così il regista decise di ripescare dal cassetto quella storia sulla Manhattan del futuro trasformata in un gigantesco carcere.

A quella storia, però, secondo Carpenter mancava ancora qualcosa. "Era un film d'azione e basta", avrebbe ricordato anni dopo il regista, "gli mancava quel pizzico di umorismo cinico che soprattutto chi abitava a New York si sarebbe aspettato dal film". Carpenter tirò così dentro Nick Castle, un suo vecchio amico ai tempi degli studi alla University of Southern California, già chiamato a interpretare il Michael Myers mascherato in Halloween. Ruolo per il quale Castle era stato pagato la bellezza di 25 dollari al giorno. Vatti a fidare degli amici. Fu proprio Castle - in seguito regista di una dozzina di film, come Giochi stellari (1984) e Dennis la Minaccia (1993), a inventare la figura del Tassista (Ernest Borgnine) e il bastardissimo finale della pellicola. La sceneggiatura modificata con l'aiuto di Nick Castle presentava comunque diversi elementi poi lasciati fuori: ad esempio la rapina per cui viene arrestato Jena/Snake Plissken (Kurt Russell). Tanto che nei titoli di coda si legge di un personaggio, Taylor (Joe Unger), che nel film non appare proprio perché coinvolto in quella scena, e che nella colonna sonora una delle tracce composte da Carpenter si intitola appunto The Bank Robbery.

Non è tutto. Alla fine del film, Jena avrebbe dovuto scagliare la sigaretta addosso al presidente (ma Kurt Russell non se la sentì) e Lee Van Cleef avrebbe dovuto rivelargli che le microcapsule iniettategli erano in realtà solo tutto uno scherzone per costringerlo a scapicollarsi per aiutarli. Un'idea poi riciclata da Carpenter per il seguito, Fuga da Los Angeles.

19 - La Avco-Embassy Pictures, nella persona dei due produttori Larry Franco e Debra Hill, non voleva assolutamente Kurt Russell come Snake Plissken. Un ex protagonista di film per ragazzi Disney poi diventato un giocatore di baseball? Naaa, meglio puntare su attori con la faccia da duro come Charles Bronson o Tommy Lee Jones. Solo che secondo Carpenter Bronson, con tutto il rispetto, aveva sessant'anni; quanto a Tommy Lee Jones, il regista temeva che un attore navigato come lui non gli avrebbe lasciato un controllo totale sulla pellicola. Per sua fortuna, Tommy Lee Jones declinò l'offerta e così Carpenter potè averla vinta sull'idea Kurt Russell, un attore con cui aveva già girato Elvis, il re del rock. Un sodalizio artistico, il loro, che sarebbe proseguito poi con La cosa, Grosso guaio a Chinatown e Fuga da Los Angeles, tutti film che un posto in questa rubrica delle 20 cose se lo meritano proprio tutto. Diciamolo.

Kurt Russell, che come vedremo più avanti ha avuto un ruolo importante nella caratterizzazione dell'antieroe Plissken, lo descrisse all'epoca delle riprese come un "mercenario a metà tra Bruce Lee, il protagonista di The Exterminator [film del 1980 su un reduce del Vietnam diventato vigilante] e Darth Vader, con la voce Clint Eastwood".

18 - Per essere un film ambientato a New York, la pellicola di Carpenter include un numero limitatissimo di scene girate davvero a New York: una. La ripresa dell'elicottero che arriva all'inizio a Liberty Island, girando attorno alla Statua della Libertà: Fuga da New York è stato il primo film a ottenere un permesso per girare sull'isola. Per tutto il resto delle riprese, invece, a Carpenter serviva una New York semidistrutta e così spedì il location manager Barry Bernardi in giro per gli USA alla ricerca "della peggiore città d'America". Alla fine Bernardi suggerì East St. Louis, nell'Illinois, sull'altra sponda del Mississippi rispetto alla più nota St. Louis del Missouri. Perché? Diversi isolati della cittadina erano bruciati durante un incendio nel 1976. Per girare alcune scene, Carpenter e la produzione convinsero inoltre il sindaco addirittura a spegnere l'illuminazione pubblica in dieci isolati.

Le riprese si protrassero dall'agosto al novembre del 1980: si girava solo di notte, tormentati dalle zanzare e da un caldo asfissiante, fino alle sei del mattino, quando si andava a dormire. Cast e troupe non videro letteralmente la luce del giorno per due mesi e mezzo.

17 - Il personaggio di Maggie, la moglie di Mente, fu scritto da Carpenter espressamente per la peratissima Adrienne Barbeau. E qui scatta un potentissimo Egrazieaciccio, perché la Barbeau (ex ballerina in un locale scusagno di Broadway della mafia) era all'epoca sua moglie. Il che significava che Carpenter la infilava nei suoi film (era già successo con The Fog), ma aveva anche i suoi vantaggi. Quando il regista si accorse, diverso tempo dopo la fine delle riprese, di non aver girato la scena della morte di Maggie, poté infatti risolvere il tutto in quattro e quattrocchi, riprendendo la moglie fintamente aggisa nel vialetto del garage di casa. Adrienne Barbeau e Carpenter hanno divorziato nell'84: l'attrice, protagonista anche de Il mostro della palude, il film tratto dal fumetto Swamp Thing, è apparsa nel 2012 in Argo di Ben Affleck.

16 - L'idea di girare davanti casa la scena con Maggie morta, peraltro, venne in mente a Carpenter solo dopo che un adolescente, figlio di uno dei dipendenti della Avco-Embassy Pictures che aveva avuto modo di vedere una prima versione del montato finale, gli aveva fatto notare che il film non mostrava la sorte della donna. Quel ragazzino si chiamava J. J. Abrams, magari ne avete sentito parlare. Sempre in tema saranno famosi, gli effetti speciali del film, come uno dei due modellini in scala della città (ci arriviamo subito) oppure la skyline di Manhattan con il World Trade Center e i palazzi che si vedono nella scena in cui l'elicottero atterra a Central Park (in entrambi i casi gli edifici erano dipinti su un vetro piazzato davanti alla telecamera), vennero affidati alla New World Cinema di Roger Corman. A occuparsi in prima persona del tutto, un giovanotto aspirante regista che lavorava per Corman: James Cameron.

15 - La ragazza con cui Snake Plissken parla nel bar Chock Full O'Nuts, la tizia con i capelli alla Limahl che viene poi inghiottita dai selvaggi sbucati dal sottosuolo, è Season Hubley, all'epoca moglie di Kurt Russell. L'attrice aveva partorito solo pochi mesi prima il figlio della coppia, Boston.

14 - Durante il film, diversi personaggi che incontrano il protagonista gli dicono che lo credevano morto: si tratta di una gag che da un lato omaggia il western Il grande Jack con John Wayne, dall'altro… il vero Plissken. Ai tempi del liceo, infatti, Carpenter aveva conosciuto davvero un bullo chiamato Plissken e soprannominato Snake, a un certo punto creduto morto da tutti per una falsa voce messa in giro da chissà chi.

13 - Se convincere i produttori ad affidare la parte di Snake all'ex protagonista de Il computer con le scarpe da tennis non era stato semplice, per Carpenter fu una vera e propria battaglia far digerire Lee Van Cleef come Bob Hauk. La Avco-Embassy voleva Burt Lancaster, Kirk Douglas o William Holden. Lo stesso Van Cleef non era del resto sicuro di accettare, ma si convinse a farlo quando Carpenter gli disse che avrebbe potuto tenersi l'orecchino durante le riprese. L'attore era però reduce da una brutta caduta da cavallo che gli aveva ridotto male il ginocchio, e in seguito dichiarò che camminare dritto nel corridoio all'inizio assieme a Snake, senza mostrare alcuna zoppia nonostante il dolore rin tin tin, era stata una delle prove più dure della sua carriera.

12 - I problemi per Donald Pleasence, che nel film interpreta il presidente degli Stati Uniti, erano invece di altra natura. Pleasence, già diretto da Carpenter in Halloween, la notte delle streghe e in seguito apparso in altri suoi film, come Il signore del male (1987), era nato nel Nottinghamshire e aveva un forte accento inglese. E che diavolo ci faceva un inglese al comando degli USA? Niente, e infatti Pleasence non voleva accettare la parte. Carpenter gli scrisse perciò una lettera, sottolineando gli elementi ironici della pellicola, e lo convinse a dirgli di sì. Il diligente attore britannico si inventò anche tutta una storia del personaggio che giustificasse la presenza di un inglese alla Casa Bianca, qualcosa che aveva a che fare con Margaret Thatcher che conquistava il pianeta, rendendo di nuovo gli Stati Uniti una colonia britannica. Carpenter però gli disse Uh, fantastico, con il tono di quando ti regalano una cravatta orribile e la metti in un cassetto per non rivederla mai più.

A Pleasance fare la parte del prigioniero veniva benissimo, perché durante la Seconda Guerra Mondiale il bombardiere della RAF su cui volava era stato abbattuto e lui era finito in un campo di prigionia tedesco. Questo non era bastato comunque a soffocare la sua grande ironia: Adrienne Barbeau e Isaac Hayes (che in 1997 è il Duca) dichiararono al termine delle riprese di non aver mai conosciuto uomini più divertenti di lui, e quanto fosse difficile recitare in sua presenza senza scoppiare a ridere.

Subtrivia: parlando di presidenti USA, il tizio biondino che cerca di entrare nella cabina dell'Air Force One dirottato all'inizio del film? È l'attore Steven Ford, figlio dell'ex presidente Gerald Ford.

11 - Per il tono simile, molti continuano a credere che la voce del computer che si sente all'inizio, quando viene descritto come e perché nel 1988 Manhattan sia diventata una prigione, appartenga a Jamie Lee Curtis. Ma non è così: a parlare è infatti la produttrice del film, Debra Hill.


...continua..

Hank Luisetti
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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Hank Luisetti » 03/07/2013, 11:46

... 1997: Fuga da New York .. Part II

10 - Quando Snake arriva a Manhattan, prima di atterrare sul World Trade Center vede dall'interno del suo aliante, il Gullfire, una versione in wireframe della città sui tre schermi del velivolo. Ma all'epoca i computer necessari per generare immagini di quel tipo costavano un botto, perciò i tecnici presero il modellino della città usato per le altre riprese, fatto di plexiglass bianco, e un altro set in scala in legno, e li verniciarono di nero, lasciando scoperte delle parti di bianco lungo i bordi e la struttura per creare quell'effetto griglia: una botta di luce nera con la lampada di Wood e voilà, finto 3D in wireframe a basso costo.

9 - Il Duca ha un vistoso tic all'occhio destro. Fu Isaac Hayes - compianto musicista e attore che, tra le altre cose, avrebbe un giorno doppiato Chef in South Park - a suggerire la cosa a Carpenter, ipotizzando che uno dei tagli che gli avevano provocato le cicatrici piazzategli in faccia dal reparto trucco gli avesse danneggiato un nervo. Ah, con la sua auto superzingara, con i lampadari appesi fuori e una palla da disco anni 70 all'interno, il Duca è il grande precursore della moda del pimpaggio veicoli.

8 - L'iconica benda di Plissken era stata invece un'idea di Kurt Russell. Idem per la giacca di pelle, comprata dall'attore qualche mese prima a Parigi. Nei poster del film e in altre foto promozionali, Snake viene mostrato con il tatuaggio di un cobra sul bicipite, un fucile e dei pantaloni verdi: nel film non ha nessuna delle tre cose, visto che il cobra fu spostato sulla panza, il fucile venne soppiantato da una mitraglietta Ingram MAC-10 e i pantaloni mimetici verdi divennero bianchi, grigi e azzurrini, perché Plissken era un reduce della guerra a Leningrado, e perché meglio adatti all'ambientazione urbana del film. Per prepararsi fisicamente per la parte, Russell seguì una dieta rigorosa e trascorse mesi e mesi agli attrezzi. Felice di potersi lasciare alle spalle tutti quei personaggi da film Disney per famiglie, si sforzò di creare un antieroe tosto e taciturno. Una notte, durante le riprese, Russell si trovò di fronte un tizio di East St. Louise che tornava a casa: il tipo restò pietrificato davanti all'attore con la benda, indietreggiando spaventato. Quella sera Russell disse a Carpenter che il loro Snake funzionava.

Russell aveva suggerito anche di dotare Snake di sigarette in grado di accendersi da sole. Ma dopo un paio di tentativi e altrettante scottature rimediate ai polpastrelli disse Sai che c'è?, e si lasciò perdere. Snake Plissken è da sempre il personaggio preferito di Kurt Russell tra quelli che ha interpretato in carriera. Questo nonostante i soldi che gli era costato quella sera a New York, all'uscita del film, quando aveva portato orgoglioNE tutta la famiglia a vederlo. Solo che i gestori della sala non volevano credere che lui avesse davvero recitato in quella pellicola, e lo costrinsero a pagare i biglietti. Subtrivia: nel film furono impiegate due diverse bende. Una più scura per i primi piani, l'altra meno coprente, per lasciar intravedere qualcosa a Russell nelle scene d'azione.

7 - Slag, l'energumeno con cui Plissken scambia cortesie e colpi di mazza (semplice prima, dotata di veri chiodi dopo) nel ring è Ox Baker, famigerato wrestler americano la cui finisher, chiamata Heart Punch, si credeva avesse provocato la morte di due lottatori nei primi anni 70. Le cose non stavano proprio così, ma a Baker era rimasta appiccicata addosso una pessima fama. Fatto sta che quando si doveva girare la scena dell'incontro nella vecchia stazione di St. Louis, Baker, che nelle prove aveva rotto il naso di uno stuntman e generato un enorme bernoccolo sulla testa di un altro, colpì ripetutamente Kurt Russell al volto con il cestino dei rifiuti di metallo. Dopo un po' l'attore ne ebbe le gonadi piene e piazzò una mano ad altezza attributi del wrestler, minacciando di strizzarglieli. I testicoli dovevano essere grossomodo l'unico punto debole di Ox Baker: quel giorno, nel salire sul ring, si era procurato un taglio su una gamba. Vedendolo sanguinare, Carpenter gli chiese se gli facesse male. "Che cosa?", gli rispose Baker, che non se n'era neanche accorto.

6 - Lo sgherro del Duca con i capelli da Super Saiyan si chiama Romero. Nei titoli di coda si leggono inoltre i nomi di altri due personaggi chiamati Cronenberg e Taylor (vedi sopra). Si tratta ovviamente di un omaggio ai colleghi George A. Romero, David Cronenberg e Don Taylor (quello di Fuga dal pianeta delle scimmie). Il personaggio di Tom Atkins si chiama invece Rehme per una bieca mossa di leccaculismo, visto che Robert Rehme era all'epoca il direttore della AVCO Embassy che produceva il film. Un gran direttore! Un santo!

I dati importanti portati in giro dal presidente USA nel 1997 su audiocassetta sono uno degli "anacronismi inevitabili" del film, assieme alla citazione dell'Unione Sovietica (scioltasi nel 1991) e della città di Leningrado (tornata a chiamarsi San Pietroburgo sempre nel '91)
Parlando di nomi, Snake Plissken diventa come tutti sapete Jena Plissken nella versione italiana (che aggiunge il 1997 nel titolo e nella quale a un certo punto - dopo 1 ora e 19 minuti dall'inizio - qualcuno ha tradotto brillantemente "nuclear fission" con "fissazione nucleare"), mentre nell'edizione coreana del film il suo nome è Cobra.


Ma il premio per la cialtronaggine va a i tedeschi, visto che non solo in quel mercato il film è stato ribattezzato Die Klapperschlange, il serpente a sonagli, ma chi ha realizzato il poster ufficiale ha scritto male il cognome del protagonista...

5 - Il ponte minato sulla 69a non esiste. Cioè, nel senso che al di là delle mine, a New York City non c'è mai stato un ponte all'altezza della 69a strada. In una recente intervista, Carpenter ha dichiarato che la sua conoscenza di New York era molto approssimativa, e che in realtà si sarebbe dovuto trattare del ponte sulla 59a, l'Ed Kock Queensboro Bridge. Sia quel che sia, siccome per la scena dello slalom tra le mine occorreva del fumo, il supervisore degli effetti speciali Roy Arbogast si fece spedire dei contenitori di fumo artificiale allo stato liquido da Los Angeles, dimenticandosi di far dichiarare all'imbarco che si trattava di materiale infiammabile. Uno dei contenitori si ruppe e l'aereo fu invaso dal fumo in fase di atterraggio: tutti pensarono a un incendio a bordo, e fu attivata la procedura d'emergenza, con passeggeri fatti scendere dagli scivoli appena toccata terra e intervento dei pompieri. Quando si scoprì che a metter su quel casino era stata una troupe di Hollywood, il coordinatore della produzione venne interrogato dall'FBI e probabilmente preso a cinquine per ore.

4 - Al centro della locandina americana del film, e comunque presente nelle versioni per gli altri mercati, c'è la testa della Statua della Libertà. In una strada di New York. La cosa per Carpenter non aveva il benché minimo senso: era stato l'artista autore del poster a tirarla fuori, ma secondo la produzione funzionava, e allora si era deciso di lasciarla lì. Considerata la distanza tra Liberty Island e Manhattan, Carpenter era convinto ci volesse una qualche forza disumana per far arrivare la testa della statua fino a lì. Era, disse, "come lanciare qualcosa da Heathrow fino al London Bridge".

Quel poster, in ogni caso, colpì quel ragazzino ficcanaso di nome J. J. Abrams, che quasi trent'anni dopo produsse un film sulla cui locandina...

3 - Arrivato nelle sale USA il 10 luglio del 1981 e in Italia il 15 ottobre dello stesso anno, 1997: Fuga da New York fu girato con un budget di 6 milioni di dollari e ne raccattò solo in America 25. Carpenter ne ha realizzato un seguito nel 1996, Fuga da Los Angeles (dopo una lavorazione durata più di dieci anni) e ha parlato più volte di un possibile terzo film della serie. Intanto è ovviamente in cantiere anche per Fuga da New York un remake, una TRILOGIA che partirà da un prequel. Giusto per non farsi mancare niente. Lo scorso marzo sono circolati i nomi di Jason Statham e Tom Hardy per interpretare Plissken.

Subtrivia: prima dell'uscita del film, Carpenter e la produttrice Debra Hill contattarono la Marvel, all'epoca attivissima negli adattamenti a fumetti di film e telefilm di grido, per realizzare una trasposizione su carta della sgambata di Plissken. Ma non c'era modo di uscire in tempo con un progetto del genere e non se ne fece niente. Peccato.

2 - 1997: Fuga da New York ha ispirato non solo Abrams, ma un'intera generazione di cineasti: Robert Rodriguez aveva dodici anni quando andò a vederlo e fu proprio il film di Carpenter a fargli decidere cosa volesse fare da grande. Va poi citata tutta quella serie di B-movie fantascienzi spuntati sulla scia di Escape from New York, come 1990: i guerrieri del Bronx di Castellari (figlio illegittimo di Snake Plissken e de I guerrieri della notte) e soprattutto 2019: Dopo la caduta di New York di Sergio Martino, oggetto di un post (che trovate qui) ai tempi dell'angolo del Creeper, defunta rubrica di questo blog sui film trucidi di serie Z.

1 - Ma l'influenza di 1997: Fuga da New York non si limita chiaramente al cinema. William Gibson dichiarò di esser stato influenzato nella scrittura di Neuromante da un dialogo del film (quello tra Jena e Hauk sul volo con il Gullfire a Leningrado), e in particolare dal gergo utilizzato da Jena. Hideo Kojima pensò il suo primo Metal Gear (MSX2, 1987) dopo aver visto il film di Carpenter. Non a caso il protagonista del gioco si chiama Snake. Da allora, la saga è stata tutto un omaggio al mondo di 1997: da Iroquois Pliskin alla benda sull'occhio in Metal Gear Solid 3: Snake Eater. Senza Escape from New York, in buona sostanza, non ci sarebbero stati il romanzo che ha dato inizio al cyberpunk e il gioco che ha creato il genere stealth. Non ci sarebbero stati di conseguenza Nathan Never, Sam Fisher e chissà che diavolo altro. No, scusate se è poco.


da: L'antro atomico del Dr. Manhattan

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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Jamal Crawford » 03/07/2013, 13:36

Uhahaha per ora ho letto solo Predator e Rambo, figata! Soprattutto la numero 1 di entrambi! :forza:

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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Bluto Blutarsky » 03/07/2013, 14:47

Se tra i grandi cineasti contemporanei c'è una vita degna di essere vissuta, è senz'altro quella dell'immenso Werner Herzog, il cui titanismo nei progetti lo ha portato a vivere situazioni spesso ai limiti dell'incredibile.
Qualche esempio preso dal mucchio:

_ Per girare Cuore di Vetro, film che raccontava la passività di un villaggio di fronte ad un'annunciata e catastrofica eruzione vulcanica, Herzog ipnotizzò tutti gli attori del film facendoli recitare in stato di trance.
Quando il vulcano diede i primi segnali di eruzione, Herzog, che stava montando il film, si precipitò sull'isola incurante del rischio per documentare la vita dell'unico abitante che non volle evacuare. Lì al regista andò anche discretamente di culo: in barba ad ogni previsione degli esperti, alla fine il vulcano non eruttò.

_ Per mettere da parte i soldi necessari a finanziarsi i primi progetti cinematografici, si spinse al punto di vivere come un clochard tra i senzatetto di New York e, per un periodo, di fare il contrabbandiere al confine tra Messico e Stati Uniti.

_ Capitolo a parte meriterebbero i suoi litigi con l'attore feticcio Klaus Kinski. Basti dire che durante la loro prima collaborazione per Aguirre, furore di Dio (1972), in un set già piegato dalle avversità della foresta amazzonica (tifoni, malattie...) Herzog arrivò a minacciare Kinski con un fucile per impedirgli di abbandonare il film. Va detto che Kinski era molto inquieto in quelle settimane, tanto che spesso si sfogava la notte picchiando selvaggiamente la moglie vietnamita (pare che Herzog dovette corrompere il portiere dell'hotel per impedirgli di denunciare l'attore, mentre il produttore del film si occupava di pulire il sangue dalle pareti). A riprova del carattere intrattabile di Kinski, basti dire che durante una pausa di lavorazione alcuni indios impiegati nelle riprese presero in disparte il regista proponendogli: "Se vuole glielo uccidiamo noi". Erano seri.

_ Ma in generale tutta la lavorazione di Aguirre, furore di Dio fu a dir poco tribolata. Va messo agli atti ad esempio che il film fu girato con una cinepresa che Herzog rubò alla scuola di cinema di Monaco, e che metà della sceneggiatura fu inutilizzabile perchè, mentre Herzog la stava scrivendo su un pullman durante una trasferta della sua squadra di calcio, uno dei compagni di squadra ubriaco vomitò sul manoscritto, che ormai inservibile fu gettato dal finestrino.
Ma l'aneddoto che preferisco legato a quel film è un altro. Da Wikipedia: "Herzog pagò diverse persone del luogo per catturare le 400 scimmie utilizzate nel finale; diede loro metà della paga in anticipo e avrebbe dovuto completare il pagamento alla consegna, ma essi le vendettero a qualcuno a Miami o a Los Angeles. Herzog arrivò all'aeroporto appena prima che le scimmie fossero caricate su un aereo per essere portate fuori dal paese. Disse di essere un veterinario che doveva vaccinare gli animali prima della partenza; così caricò le scimmie sulla Jeep e le portò via, effettuò le riprese e poi le liberò nella giungla".

_ Quando nel 1974 Herzog seppe che la sua cara amica Lotte Eisner stava per morire a Parigi, decise di raggiungerla non in aereo, bensì a piedi da Monaco camminando verso Parigi seguendo un percorso il più possibile simile a una linea retta. «Presi la strada più diretta per Parigi, nell'assoluta fiducia che lei sarebbe rimasta in vita se io fossi arrivato a piedi». Il viaggio ebbe luogo dal 23 novembre al 14 dicembre e quando arrivò a Parigi Lotte Eisner era effettivamente fuori pericolo e sopravvisse ancora alcuni anni. Durante il viaggio Herzog tenne un diario che venne poi pubblicato col titolo Vom Gehen Im Eis (in Italia Sentieri sul ghiaccio).

_ Per le scene dell'epidemia di peste nel suo Nosferatu, dovette importare dall'Ungheria circa 11.000 topi, e non contento dovette interpretare la parte del funzionario doganale che, ispezionando una bara, la trova piena di topi, per il fatto che nessun altro della troupe era disposto a farlo.

_ Per girare il capolavoro Fitzcarraldo, realizzato nonostante gli indigeni locali bruciassero l'accampamento della troupe una notte sì e una no per farli andare via, Herzog andò un tantinello oltre. Tra le molte cose avvenute sul set, basti dire che il regista fece costruire una nave autentica, il tutto per rendere più credibile le scene in cui i protagonisti trascinano la nave su e giù per i due lati di un monte. Siccome amava il realismo, e in più si era fatto prendere la mano, la fece costruire di 300 tonnellate, mentre quella usata in realtà dal vero Fitzcarraldo ne pesava a malapena 30.

_ Nel 2005, mentre è su una strada di Los Angeles a realizzare un'intervista, Herzog viene colpito al basso ventre da una pallottola sparata da un anonimo cecchino. All'allarme del giornalista Herzog tranquillizza tutti, dicendo che sì è stato colpito, ma a vederla così non sembra una ferita significativa e l'intervista può proseguire. La frase "it's not a significant bullet" è diventata uno slogan tra i fan del regista. Ecco il video:

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ylXqc8TQ15w[/youtube]
"La verità è come l'acqua: una piccola quantità ti disseta e ti tiene pulito, ma se è troppa può farti affogare"

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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Hank Luisetti » 03/07/2013, 15:11

RoboCop - Il Futuro Della Legge

Titolo originale RoboCop
Lingua originale inglese
Paese di produzione Stati Uniti d'America
Anno 1987
Durata 102 min
Regia Paul Verhoeven
Sceneggiatura Edward Neumeier, Michael Miner
Produttore Jon Davison
Casa di produzione Orion Pictures Corporation
Fotografia Jost Vacano
Montaggio Frank J. Urioste
Effetti speciali Phil Tippett
Musiche Basil Poledouris
Trucco Rob Bottin, Stephan Dupuis

Interpreti e personaggi

Peter Weller: RoboCop/ Ag. Alex Murphy
Nancy Allen: Ag. Anne Lewis
Dan O'Herlihy: Presidente OCP
Ronny Cox: Dick Jones
Kurtwood Smith: Clarence Boddicker
Miguel Ferrer: Bob Morton
Ray Wise: Leon Nash
Felton Perry: Donald Johnson
Paul McCrane: Emil Antonowsky
Jesse D. Goins: Joe Cox
Calvin Jung: Steve Minh
Robert DoQui: Serg. Warren Reed
Lee De Broux: Sal
Mark Cartlon: Ron Miller
Stephen Berrier: Roosevelt
Sage Parker: Tyler
Kevin Page: Kinney
Michael Gregory: Ten. Hedgecock
Edward Edwards: Manson
Mario Machado: Casey Wong
Leeza Gibbons: Jesse Perkins
John S. Davies: Rapinatore
Jo Livingstone: Vendiore
Jon Davis: voce ED-209
Paul Verhoeven: uomo in discoteca

20 - L'idea di RoboCop nasce nella capoccia di Edward Neumeier (poi co-sceneggiatore della pellicola assieme a Michael Miner) dopo aver visto una locandina di Blade Runner. Non sapendone nulla, Neumeier chiese a un amico di cosa parlasse quel film: sentendo del poliziotto umano (credici) che dà la caccia agli androidi, immaginò la storia inversa, cioè quella di un uomo per metà robot che dà la caccia a dei criminali umani. Una volta steso il soggetto assieme a Miner, i due volevano proporlo a vari studi di Hollywood, presentandolo come un film su "un Ranger Solitario in un futuro dominato dalle corporation": un uomo di legge creduto morto che torna in azione mascherato. Ma a creare l'occasione giusta pensò il caso, sottoforma di un ritardo aereo di quelli pazzeschi. Bloccati in un terminal per diverse ore in attesa di un volo, Neumeier e socio ebbero modo di conoscere un produttore importante, intrigato da questa storia del robopoliziotto…

19 - La musica che venne usata per il trailer cinematografico di RoboCop era quella di Terminator: entrambi i film erano prodotti dalla Orion, e in fase di pre-produzione si pensò di far interpretare RoboCop ad Arnold Schwarzenegger. Il problema? La stazza di Schwarzy non era esattamente facile da infilare in una corazza: secondo i produttori avrebbe fatto sembrare il protagonista l'Omino Michelin. Furono presi in considerazione Michael Ironside e Rutger Hauer (richiesto espressamente dal regista, Paul Verhoeven, che aveva già lavorato con lui), ma non erano abbastanza smilzi.

Alla fine si scelse Peter Weller perché dalla corporatura più esile e, secondo Verhoeven, dotato della parte inferiore del volto giusta. Tradotto: a Verhoeven ci piacevano le labbra di Weller.

18 - La scelta del regista fu molto, molto, molto, molto più complicata. La Orion offrì il film praticamente a chiunque e sua sorella: a Jonathan Kaplan (ciccia, perché preferì occuparsi di Project X - Fuga dal futuro con Matthew Broderick. Contento lui), a David Cronenberg (che avrebbe poi diretto Peter Weller ne Il pasto nudo), ad Alex Cox (nada, voleva girare Diritti all'inferno, il western con Joe Strummer dei Clash). Alla fine dell'agendina telefonica arrivarono alla V di Verhoeven, regista già di diverse pellicole famose nella nativa Olanda (come Fiore di Carne con Rutger Hauer) e alle prime esperienze a Hollywood (L'amore e il sangue, sempre con Rutger Hauer). Il regista lesse le prime pagine dello script e lo gettò via, convinto che fosse un'enorme minchiata. Ma la moglie andò a ripescarlo dal cestino, lo lesse tutto e fece capire a Verhoeven che la storia non era affatto banale come poteva sembrare.

RoboCop inaugurò una cinquina di pellicole dirette da Paul Verhoeven destinate a precipitare con i rispettivi seguiti, non diretti da Verhoeven, in un oceano di pernacchie e/o schiaffoni forti in faccia al botteghino: l'insulso RoboCop 2 (di tutta la storia, del ruolo effettivo di Miller, eccetera parliamo magari un'altra volta), L'uomo senza ombra 2 (direct to video del 2006), il flop supersonico Basic Instinct II e Starship Troopers II (direct to video del 2004).

17 - Per interpretare l'agente Anne Lewis, la collega ciancicatrice di cingomme di RoboCop, era stata scelta Stephanie Zimbalist, all'epoca famosa per la serie Mai dire sì. Il telefilm era terminato e la Zimbalist era contrattualmente libera di accettare altri ruoli, ma poi la NBC ci ripensò, decise di girarne altri episodi e l'attrice dovette mollare.

Fu allora chiamata Nancy Allen, ma Verhoeven non era contento dei suoi capelli e chiese di farglieli tagliare per darle un look mascolino. Non gli bastava, e glieli fece tagliare ancora più corti. Alla terza volta, uno dei parrucchieri gli chiese A dottò, che famo, porto la macchinetta?, ma no, andava bene così.

Per quanto riguarda i due cattivi del film, il regista volle mischiare le carte: Kurtwood Smith (il boss Clarence Boddicker) e Ronny Cox (Dick Jones, vicepresidente della OCP) vennero scelti proprio perché non abituati a ruoli del genere. Cox era stato spesso un ufficiale nei suoi film precedenti (colonnello in Taps squilli di rivolta o tenente della polizia in Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills, ad esempio).

Per quanto riguarda Kurtwood Smith, Verhoeven gli fece indossare quegli occhiali con montatura a giorno perché così gli ricordava il nazista Heinrich Himmler.

Bob Morton, invece, era stato pensato come il tipico dirigente stronzo e insopportabile, ma lo sceneggiatore Edward Neumeier e Paul Verhoeven si resero conto che grazie all'interpretazione di Miguel Ferrer il personaggio sarebbe venuto fuori un po' più piacevole, e perciò decisero di smussarne un pelo la stronzaggine. Miguel Ferrer è il cugino di un noto attore hollywoodiano..quello che nelle pubblicità del caffè in capsule azzecca sempre figure dimmerda.. Clooney..

16 - La corazza di Robocop è stata progettata da Rob Bottin (nomen omen, esperto di effetti speciali che aveva già lavorato in Guerre Stellari e La Cosa). Al risultato finale si è arrivati dopo aver scartato per mesi un'infinità di proposte e bozzetti ed esser tornati grossomodo a una delle prime idee, quella cioè di una corazza ispirata al protagonista del manga/anime 8 Man (uno dei primi cyborg nel mondo dell'entertainment) e a quello di Space Sheriff Gavan (il primo metal hero della Toei).

Il ritardo del team divenne a un certo punto tale che la consegna del costume avvenne due settimane dopo il previsto, a riprese già iniziate, lo stesso giorno in cui si doveva girare la prima scena con RoboCop. Bottin e i suoi assistenti impiegarono UNDICI ORE per far entrare Peter Weller nel costume, e solo a quel punto l'attore si accorse che tutta la mimica studiata con Moni Yakim per il personaggio era inutile: i movimenti con il costume addosso erano talmente limitati che toccava ripartire da zero. Stop alle riprese, produttori incazzati, Verhoeven che ripete a se stesso che la prossima volta ai progetti che scarta ci deve dar fuoco anziché buttarli nel cestino e basta. La corazza avrebbe dovuto avere un colore più brillante, ma si pensò che una tinta più prossima al grigio le avrebbe conferito un look metallico e avrebbe limitato i riflessi. Le sette tute realizzate in totale da Bottin e i suoi costarono alla produzione una somma prossima al milione di dollari.

Subtrivia: Verhoeven e Bottin litigarono di brutto durante la produzione del film, soprattutto per la scena in cui Alex Murphy si svita il casco: Bottin voleva un ambiente quasi buio per evitare che si vedesse il trucco sul volto di Weller, mentre il regista voleva che la scena fosse illuminata il più possibile ed era convinto che avrebbe pensato a tutto il direttore della fotografia. La spuntò ovviamente Verhoeven, e i due smisero di parlarsi… fino alla prima di RoboCop. Contenti per il risultato, tornarono amicici e Verhoeven volle Bottin con sè per Atto di forza, film con cui Bottin vinse un Oscar.

15 - La CPU di RoboCop gira su MS-DOS, come si evince da quel command.com: siamo nel futuro e c'è ancora gente che non si fida di Windows.

14 - Ben sei tra i protagonisti di RoboCop sono apparsi in film o telefilm di Star Trek: Peter Weller in Enterprise, Ronny Cox (Dick Jones) in Star Trek: The Next Generation, Kurtwood Smith (Clarence Boddicker) in Rotta verso l'ignoto, Star Trek: Deep Space Nine e Star Trek: Voyager, Ray Wise (Leon Nash) in Star Trek: The Next Generation e Star Trek: Voyager, Miguel Ferrer (Bob Morton) in Star Trek III - Alla ricerca di Spock, Robert DoQui (sergente Warren Reed), infine, era Doggra in Star Trek: Deep Space Nine.

Circa 20 anni dopo, inoltre, Peter Weller, Paul McCrane (Emil Antonowsky) e Ray Weiss sarebbero apparsi in una stessa puntata della serie 24.
Oltre a fare l'attore, Peter Weller tiene oggi occasionalmente delle lezioni alla Syracuse University sulla materia in cui si è laureato e ha conseguito un master: il Rinascimento italiano.

13 - La scena del sindaco e dei membri della giunta tenuti in ostaggio dal pazzoide ricalcava un celebre fatto di cronaca di nove anni prima, quando un ex consigliere comunale della città di San Francisco, Dan White, licenziatosi per il salario molto basso e vistosi rifiutare in seguito la sua richiesta di essere riassunto, uccise il sindaco Moscone (cui è dedicato oggi il Moscone Center di San Francisco) e il consigliere Harvey Milk (alla cui vita Gus Van Sant ha dedicato nel 2009 un biopic con Sean Penn, Milk). Nel film il rapitore sta mangiando dei biscottini Twinkies perché la difesa di Dan White cercò di dimostrare durante il processo come il passaggio da un'alimentazione sana al junk-food avesse influito sul comportamento dell'uomo. Da allora, ogni volta che in mancanza di meglio un avvocato americano tira fuori una teoria bislacca per difendere il proprio assistito, si parla di "Twinkie Defense".

12 - Il costume di RoboCop era talmente pesante e faceva sudare a tal punto che Peter Weller perse quasi un chilo e mezzo di liquidi al giorno. Weller aveva studiato la parte indossando un costume imbottito, ma quando (in ritardo, come visto) arrivò quello vero, scoprì che era difficile muoversi dopo averlo indossato e che non si stava belli freschi con quel coso addosso quando fuori c'erano 38° C. Prima si provò a rinfrescare l'attore tra una ripresa e l'altra (il suo assistente personale, Todd Trotter, gli trottava appresso munito di ventilatori) e a piazzarlo sotto l'aria condizionata, ma alla fine si decise di munire il costume di una ventola.

All'inizio delle riprese, Peter Weller decise di restare nel personaggio tra una scena e l'altra, rispondendo alle indicazioni del regista solo se lo chiamava "Robo". Ma dopo qualche giorno Verhoeven iniziò a ridergli in faccia e gli chiese di lasciar perdere.

11 - Il droide ED-209 (Enforcement Droid 209, in italiano "Elemento Droide 209") venne creato da Craig Davies ispirandosi alla cabina di un Bell UH-1 Iroquois, detto Huey, l'elicottero della guerra in Vietnam. Ne vennero realizzati sia un modellino in scala, animato in stop motion da Phil Tippett (che si era occupato nella prima trilogia di Star Wars di animare gli AT-AT e i tauntaun e aveva portato a casa un Oscar per Il ritorno dello jedi), sia un paio di versioni a dimensioni naturali. La voce del droide era quella del produttore Jon Davison, mentre per i versi si erano utilizzati quelli di alcuni animali: un giaguaro e un maiale (il maiale per quando ED-209 frigna dopo esser caduto dalle scale, costruite in miniatura anch'esse per il modellino dello stop motion). Lo scienziato della OCP che presenta il droide si chiama McNamara, come il Segretario della Difesa USA durante le presidenze di Kennedy e Lyndon Johnson, Robert McNamara.

...continua..

Hank Luisetti
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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Hank Luisetti » 03/07/2013, 15:12

RoboCop - Il Futuro Della Legge Part II

10 - La pistola che Robocop fa roteare come Clint Eastwood nella Trilogia del dollaro di Sergio Leone, chiamata nel copione Auto-9, è una Beretta M93R modificata per dotarla di una canna notevolmente più lunga.

All'inizio si pensò di usare una Desert Eagle Magnum, come quella che si vede durante il primo, non felicissimo test di ED-209, e alcune foto scattate nel backstage mostrano Peter Weller che fa pratica con quel tipo di pistola. Solo che anche quella nelle mani di RoboCop sembrava troppo piccola e si ripiegò allora sulla soluzione "Beretta allungata".

Le auto usate dalla polizia sono versioni modificate di Ford Taurus. All'epoca la principale rivale sul mercato per la Taurus era la Pontiac 6000, e infatti l'auto che usano i membri della banda di Clarence Boodicker, mostrata anche in una delle finte pubblicità durante il film, si chiama 6000 SUX, "la 6000 fa schifo".

Subtrivia: ogni volta che un'auto della polizia sale o scende la rampa del parcheggio sotterraneo, urta per terra con il parafanghi posteriore sollevando delle scintille.

9 - Non tutti i sette costumi realizzati per il film erano uguali. Uno era infatti dotato di protezioni speciali per farlo indossare a uno stuntman nell'esplosione della stazione di servizio, mentre altri due erano le versioni danneggiate, da impiegare quando RoboCop affronta ED-209. Il costume, si è detto, era così scomodo e ingombrante da rendere impossibile a Peter Weller indossarlo per intero nelle scene in cui RoboCop è alla guida di un auto. Perciò per quelle ci si limitò a usare la parte superiore del costume: sotto Weller era in mutande.

Questo spiega anche perché in molte sequenze lo si vede solo mentre sta per entrare o è appena uscito dall'auto.

Weller ha dichiarato qualche anno fa che il momento più difficile per lui in tutto il film è stata la scena in cui doveva scendere le scale della discoteca: aveva addosso solo la parte superiore del costume, ma non poteva guardare gli scalini e tutto intorno aveva comparse, musica ad alto volume e fumo. Numero di ciak per completare la scena: 3; numero di volte in cui Weller è venuto giù per le scale a valanga: pare nessuna, fortunatamente. Poco dopo lì nella discoteca c'è un cameo del regista: è il tizio che si sganascia dalle risate quando Leon prova a rifilare un calcio negli zebedei a RoboCop e si fracassa il piede.

Le mani di RoboCop erano dei guantoni di gomma, e nella scena in cui Weller deve acchiappare al volo le chiavi dell'auto lanciate dal sergente, alla prima uscita di RoboCop, queste continuavano a rimbalzare. Numero di ciak per completare la scena: 50, un intero giorno di riprese; numero di smadonnamenti della troupe: consistente. I dirigenti Orion si incazzarono a tal punto per quel tempo perso che si arrivò a un passo dal fermare la produzione e mandare tutti a casa.

8 - La colonna sonora del film venne composta da Basil Poledouris (cui si deve, tra le altre cose, lo splendido soundtrack di Conan il Barbaro), che impiegò sia musica orchestrale che sintetizzatore, per rendere l'idea del tema uomo-macchina. Nella scena in discoteca si sente il brano "Show Me Your Spine" dei P.T.P., progetto di breve durata portato avanti dai membri dei Ministry e dei canadesi Skinny Puppy: il brano non è mai stato pubblicato ufficialmente su alcun supporto fino al 2004, quando è apparso nell'album Side Trax dei Ministry.

Restando in tema, in uno dei telegiornali del film appare un uomo riccioluto: molti sostengono si tratti di Alex Van Halen, qualcuno dice che sia suo fratello Eddie, ma non ci sono conferme. Magari è solo una bufala coi ricci.

7 - Diverse scene presenti negli storyboard del film non sono mai state girate, ma alla fine delle riprese (20 ottobre 1986) non era stata girata nemmeno quella della morte di Murphy. Visto che erano già in ritardo e avevano sforato di brutto sul budget, Paul Verhoeven e il produttore Jon Davison volarono a Los Angeles per comunicare ai piani alti della Orion che mancava quella scena chiave, ma se a loro andava bene comunque, oh, pace per tutti. A quelli ovviamente non andava bene manco per una cippa e diedero il via libera alle riprese extra necessarie, girate in un capannone di Los Angeles qualche mese dopo (gennaio 1987).

6 - Sul copione la scena in cui RoboCop sventa uno stupro sparando al primo dei due delinquenti era descritta in modo diverso da quello che si vede nel film. RoboCop avrebbe dovuto semplicemente mirare accanto alla guancia della vittima, centrando l'assalitore dietro di lei. Mentre si provava la scena, Verhoeven notò però che la stuntman Donna Keegan era, uh, brava a spalancare le gambe, tanto che si poteva provare un'altra soluzione, facendo passare lì in mezzo il fuoco di RoboCop, dritto nei gioielli di famiglia del criminale.

Quanto alla sparatoria nel laboratorio di droga, tutto avviene a una velocità sensibilmente maggiore rispetto a quanto previsto. Le armi automatiche utilizzate continuavano a incepparsi dopo circa tre secondi di utilizzo, il che voleva dire un massimo di tre secondi buoni di pellicola per ciascuna angolazione, e quindi al montaggio ne venne fuori una scena dal ritmo frenetico.

5 - Il cassiere della stazione di servizio porta gli occhiali e legge un libro di geometria: è un omaggio di Verhoeven a se stesso, occhialuto ex studente di matematica in Olanda.

Nel drugstore si vedono molti fumetti Marvel, tra cui un numero di Iron Man (quello che il rapinatore porta alla cassa), l'adattamento di Blade Runner e, soprattutto, diversi numeri di ROM, il cavaliere dello spazio. Se il collegamento tra Iron Man e RoboCop è immediato, chi non è un lettore dei fumetti Marvel di vecchia data potrebbe non sapere che quello tra ROM e il poliziotto cyborg di Verhoeven è ancora più stretto: ROM era un eroe che aveva sacrificato la propria umanità, facendo riversare la propria mente in un corpo robotico pur di salvare il suo pianeta. ROM e il Giudice Dredd furono tra le principali fonti di ispirazione dello sceneggiatore Neumeier nello sviluppare il personaggio di RoboCop.


4 - Quel fatto che Weller non riusciva a muoversi dentro al costume? Cambiò radicalmente le movenze previste per il personaggio. All'inizio lui e il già citato Moni Yakim avevano studiato dei movimenti rapidi, degli scatti improvvisi come quelli di un serpente. Solo che un serpente se lo cali in una roba che sembra calcestruzzo ciao. Moni pensò allora a un RoboCop che si muoveva lentamente, come si vede nel film, ma la discussione tra lui, Weller e Verhoven fermò le riprese per tre giorni.

3 - La produzione temeva che i poliziotti non avrebbero gradito la scena in cui RoboCop afferra Clarence Boddicker e lo getta attraverso tre diverse vetrate mentre gli legge i suoi diritti. Per evitare casini e sondare il terreno in anticipo, si organizzò un'anteprima per un pubblico composto solo da agenti di polizia. Che si divertirono un casino. Sempre a proposito di poliziotti, quando il film arrivò in sala, RoboCop aiutò ad arrestare un criminale vero. Nella città californiana di Sacramento, un ladro cercò di sfuggire agli agenti che lo inseguivano nascondendosi in un cinema. Ma il giuvinotto restò talmente affascinato dal film da non accorgersi che nel frattempo la sala era stata sfollata e attorno a lui c'erano solo poliziotti. Temi che non gli abbiano lasciato vedere tutti i titoli di coda. Per chiudere questo trittico di trivia sui poliziotti, la Orion pensò in un primo momento di usare come frase di lancio per il film "He's like Dirty Harry with Ball Bearings", cioè "È come Harry la canaglia, ma con i cuscinetti a sfera". Poi però decisero saggiamente di lasciar perdere, temendo una causa da parte della Warner o soprattutto di venir presi a cinquine da Clint Eastwood.

2 - Nel 1988, per sfruttare la popolarità del poliziotto di Verhoeven, la Meineke (azienda di ricambi per auto) realizzò uno spot con RoboCop. Un RoboCop che, per non avere beghe legali, era completamente arancione.

Parlando di testimonial, qualche anno fa saltò fuori anni fa questa foto con un tizio vestito da RoboCop assieme all'ex presidente Richard Nixon: nessuno tra quelli che erano stati coinvolti nella realizzazione del film ne sapeva nulla. Solo dopo un po' qualcuno si è ricordato di questa iniziativa di beneficenza cui aveva partecipato anche la Orion e come portavoce della quale Nixon era intervenuto a una festa, nei giorni dell'uscita su VHS del film. Il prezzo di quella videocassetta, al lancio, era di 89,98 dollari del 1987. Cioè, in termini di potere d'acquisto, 186,86 dollari di oggi. Cotiche.

Ancora pubblicità: uno degli elementi più noti del film, gli spot con il loro umorismo cinico (poi ripresi da Verhoeven in Starship Troopers), furono aggiunti dal regista per i problemi che il film stava incontrando con la censura. RoboCop aveva ricevuto una X dall'MPAA, l'organo di autocensura dei film USA, lo stesso rating che si dà ai film per adulti e che solo in rarissimi casi (Arancia Meccanica) veniva affibbiato per i contenuti violenti di un film. Per ottenere una R (minori di 17 anni accompagnati), Verhoeven fu costretto ad edulcorare molte scene, come l'uccisione di Murphy o l'impalamento finale di Boddicker (scene poi ripristinate in varie edizioni per l'home video), accantonando così il suo progetto di un film con una violenza talmente esagerata da risultare comica.

Lo stesso Paul Verhoeven ha dichiarato inoltre in un'intervista che la figura di RoboCop nel film rappresenta un'allegoria cristiana: la morte e resurrezione, il buco in fronte di Murphy quando viene ucciso che ricorderebbe la corona di spine portata da Gesù, la camminata sull'acqua in cui Murphy si esibisce alla fine del film. C'è poi chi alle dichiarazioni del regista ha aggiunto dell'altro, accostando anche la pozza di acqua divenuta rossa per il sangue di RoboCop e di Boddicker al miracolo della tramutazione dell'acqua in vino alle nozze di Cana. Ma vai a sapere.

1 - Per RoboCop 2 si sarebbe impiegato qualche tempo dopo un Amiga 2000 con sistema di editing Video Toaster NewTek (usato in seguito anche per la serie Babylon 5), ma in RoboCop quasi tutti gli effetti erano ancora pura creatività meccanica anni 80. Tanto che due degli elementi più famosi della corazza di RoboCop… non facevano parte della corazza di RoboCop. Per la scena della fondina nella coscia in cui Murphy infila la pistola dopo averla fatta roteare venne usata in realtà una gamba a sé stante, con il meccanismo di apertura controllato da un telecomando.

Stesso discorso per lo spuntone che esce dalle nocche di RoboCop, usato da Murphy sia per collegarsi al database della polizia, sia per colpire Boddicker a fine pellicola: in quelle scene c'era semplicemente un tizio che reggeva un finto braccio davanti alla telecamera. Dice: e per la scena degli ostaggi visti da RoboCop attraverso il muro con gli infrarossi? Beh, semplicemente rivestirono dei tizi nudi di vernice fluorescente e usarono la luce nera di una lampada di Wood. Ciucciati il calzino, computer graphic.


da: L'antro atomico del Dr. Manhattan

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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da PENNY » 03/07/2013, 15:15

Bluto Blutarsky ha scritto:Se tra i grandi cineasti contemporanei c'è una vita degna di essere vissuta, è senz'altro quella dell'immenso Werner Herzog [...]

A riguardo consiglierei questo:

Immagine

Non solo un semplice diario scritto durante la lavorazione di Fitzcarraldo, quanto più una riflessione del regista su diversi aspetti della vita (qualcosina di forte credo se la sparasse in quel periodo comunque :biggrin: )

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Re: Cinema: Quotes & Anecdotes

Messaggio da Hank Luisetti » 03/07/2013, 15:30

Un Poliziotto alle Elementari

Titolo originale Kindergarten Cop
Lingua originale Inglese
Paese di produzione USA
Anno 1990
Durata 109 min
Regia Ivan Reitman
Soggetto Murray Salem
Sceneggiatura Murray Salem, Herschel Weingrod, Timothy Harris
Produttore Ivan Reitman, Brian Grazer
Distribuzione (Italia) UIP
Fotografia Michael Chapman
Montaggio Wendy Greene Bricmont, Sheldon Kahn
Musiche Randy Edelman
Scenografia Bruno Rubeo

Interpreti e personaggi

Arnold Schwarzenegger: John Kimble
Penelope Ann Miller: Joyce Palmieri
Pamela Reed: Phoebe O'Hara
Linda Hunt: Miss Schlowski
Richard Tyson: Cullen Crisp
Carroll Baker: Eleanor Crisp
Christian Cousins / Joseph Cousins: Dominic Palmieri
Angela Bassett: Hostess
Heidi Szedberg: Madre di Joshua
Jayne Brook: Madre di Zach
Richard Portnow: Capitano Salazar
Robert Nelson: Henry
Cathy Moriarty: Madre di Sylvester
Park Overall: Madre di Samantha
Tom Kirlander: Danny
Alix Koromzay: Cindy
John Steinkamp: Commesso del negozio di giocattoli
Stephen Root: Sceriffo
Tom Dugan: Avvocato di Crisp
Lee Forest: Farmacista
John Hammil: Padre di Zach
Betty Lou Henson: Madre di Keisha
Miko Hughes: Joseph

15 - Il piccolo Dominic ha nella sua cameretta i cuscini con il logo di Ghostbusters. È un caso? Ovviamente no. Il regista di Un poliziotto alle elementari e Ghostbusters è lo stesso: Ivan Reitman. Reitman piazzò peraltro pezzi di famiglia ovunque nella pellicola: una delle bambine della classe di John Kimble (Arnold Schwarzenegger), Emma, si chiama come sua figlia; il tizio che Kimble sorprende a limonare con la biondina nello stanzino, invece, è il figlio del regista, Jason Reitman.

14 - Dice: e che avrà fatto mai nella vita uno che limonava in uno stanzino? No, niente, è diventato un regista (impastettato) di successo. Classe '77, Jason Reitman ha girato pellicole come Thank you for smoking, Juno e il bellerrimo Tra le nuvole (Up in the Air).


13 - Il titolo originale di Un poliziotto alle elementari è The Kindergarten Cop, e cioè "il poliziotto della scuola materna". La classe di cui finisce per occuparsi Kimble quando la collega detective si ammala, infatti, è l'asilo all'interno della scuola elementare di Astoria, in Oregon. Qualche anno prima, Astoria era stata il teatro delle scorribande dei Goonies.

12 - Prima di scegliere Schwarzenegger, la produzione offrì la parte a Bill Murray e Patrick Swayze. Rimediati due Credici!, si ripiegò su Danny DeVito. L'idea fu però scartata, perché DeVito era alto quasi quanto i ragazzini...

11 - Arnold Schwarzenegger e Pamela Reed avrebbero lavorato di nuovo assieme in un'altra commedia di Ivan Reitman, Junior (film nel cui cast era presente anche l'appena citato DeVito). Anche in Junior la Reed faceva la parte della magnona: era Angela, donna incinta perennemente affamata. Avevi letto dei SOLITI problemi con il tedesco (per una regola non scritta, OGNI film americano uscito negli anni 80 e 90 in cui siano presenti uno o più tizi tedeschi o austriaci deve avere un qualche problema linguistico). In questo caso, in realtà, il problema riguardava delle parole in tedesco dette a caso dalla Reed, per far finta di essere davvero austriaca, e lasciate così nella versione doppiata per il mercato tedesco. Col risultato che chi ha visto il film in Germania in quella scena non capiva una mazza. Sulla wikipedia tedesca non hai trovato conferma della cosa, in compenso c'è la stroncatura di un'autorevole rivista teutonica, che tradotta da Google diventa questa roba qui: "Violento film d'azione palesemente una formazione paramilitare propagandato glorifica la violenza come solvente di conflitti e in pochi istanti una distanza ironica, per un pubblico giovane, ma non visibile dal suo costruisce la fine giustifica i mezzi mentalità". Sei d'accordo. Brutta cosa la fine giustifica i mezzi mentalità.

10 - Passiamo al resto del cast. La madre di Dominic è Penelope Ann Miller (Carlito's Way, Risvegli, The Artist). Tra i suoi primi lavori, comparsate in singoli episodi delle serie Codice Mistero, L'albero delle mele (grande fabbrica di MILF, si diceva) e Casa Keaton.

Il padre delinquente del bambino, Cullen Crisp Sr., il tizio a cui due anni dopo Fiorello avrebbe copiato il look per presentarsi sul palco del Karaoke, è invece Richard Tyson (Tutti Pazzi per Mary, Black Hawk Down e di recente una serie di film horror scusagni), mentre la perfida madre di Crisp è Carroll Baker, diva del cinematografò degli anni 50 e 60 (una nomination all'Oscar per Baby Doll - La bambola viva).

La donna che Kimble crede erroneamente la madre in fuga che stanno cercando è invece Cathy Moriarty. Esatto, la biondona bellissima di Toro Scatenato.

9 - Avete presente la scena in cui Kimble porta a scuola un furetto per tenere buoni quei piccoli diavoli? In Oregon non sapresti, ma in California è vietato tenere dei furetti come animali domestici, perché si teme che possano fuggire, riprodursi nei boschi e mettere in pericolo altre forme di vita locali. O qualcosa del genere. Dice: Eh, ma Arnoldone nostro ha capito con questo film quale importante funzione pedagogica possano avere quei mustelidi! Avrà sicuramente dato fuoco a quel divieto una volta diventato Governatore della California, no? No. Manco per la cippa.

8 - Lo scherzone tirato avanti negli ultimi mesi riguardo alla 20 cose che forse non sapevatizzazione di Un poliziotto alle elementari è niente rispetto a quello ideato e messo in atto dalla Criterion. Un giorno venne annunciata per la Criterion Collection - collana dedicata al restauro e alla riproposizione in home video con ricchi extra, a beneficio dei cinefili, di pellicole che hanno fatto la storia del cinema - l'uscita in DVD e Blu-Ray di Un poliziotto alle elementari, in quanto importante pellicola in grado "di sposare il genere poliziesco e la commedia per famiglie". Giorno di quell'annuncio? Il primo aprile dell'anno scorso...

7 - Tra le bambine della classe di Kimble c'è anche l'ispanica Rosa. Trattasi della prima apparizione sullo schermo per Odette Juliette Yustman (poi Odette Annable, dopo aver sposato Dave Annable) attrice apparsa in un godzillione di film (da Cloverfield a The Double) e oggi tra le più grandi gnoccolone di Hollywood. In assoluto.

6 - Cosa c'entra Silent Hill, uno dei videogiochi più terrificanti di sempre con una commedia per famiglie? Beh, MOLTO più di quanto possiate immaginare. In buona sostanza, i ragazzotti del Team Silent (sottodivisione di Konami Computer Entertainment Tokyo, KCET per gli aficionados dei vecchi PES) hanno usato come materiale di reference per la cittadina di Silent Hill il film di Reitman. L'ingresso della scuola e buona parte dei poster che si vedono all'interno dell'istituto sono finiti così nel gioco. Non ci credete? (..guardatevi le immagini nel link! ;) )


5 - E God of War, invece? La saga Sony in cui Kratos usa l'ultraviolenza uattà sulla gente? Beh, il legame è rappresentato ovviamente dal personaggio più pericoloso e potente di Un poliziotto alle elementari.

E cioè la direttrice, l'austera signora Schlowski. L'attrice Linda Hunt è infatti la voce narrante, nella versione originale, di TUTTI i God of War.

4 - Dato il suo ENORME successo (ci arriviamo subito), Un poliziotto alle elementari è stato citato/omaggiato/scopiazzato da una quantità impressionante di film e serie TV. Esiste, a quanto ti è dato sapere, un solo remake ufficiale, Olympiyan Anthony Adam, film indiano del 1999...

La locandina di Missione Tata, commedia in cui un attore nerboruto da action movie (Vin Diesel) finisce ad occuparsi di rEgazzini, suscitò ad esempio alla sua uscita qualche LEGGERISSIMO sospetto.

3 - Le recensioni dell'epoca furono impietose con un Poliziotto alle elementari. Ma a Reitman e alla Universal fregava zero, ché il film, costato 26 milioni di dollari, ne portò a casa in tutto il mondo circa DIECI volte tanto.

2 - A Reitman, del resto, succedeva spesso. Anche I gemelli era stato preso a pernacchie nell'88 e aveva incassato dieci volte il budget iniziale. E pure Fermati, o mamma spara (1992), non diretto ma prodotto da Reitman, avrebbe rimediato un sacco di insulti, ma… No, niente. Quello si è fermato alle pernacchie. Meritatissime.

1 - Il piccolo Dominic non era interpretato da un attore, ma da DUE ATTORI. Per la parte del figlio del delinquente e giovane pupillo del neo-insegnante coatto Kimble furono infatti ingaggiati i gemelli Joseph e Christian Cousins.

Nel 1994, i due sarebbero stati coprotagonisti de I babysitter (Twin Sitters) assieme a questi due leggiadri energumeni tanto a modo, con i loro mullet da denuncia penale e il look da scartati ai provini dei Centocelle Nightmare.

Sì, proprio i due culturisti gemelli (Peter e David Paul) di capolavori del cinema riciclone come The Barbarians. Spero siate soddisfatti: si son nominati in una botta sola The Barbarians, Fermati, o mamma spara e Junior. Se ora il pianeta implode, è colpa vostra.



da: L'antro atomico del Dr. Manhattan

http://docmanhattan.blogspot.it/2013/06 ... ntari.html

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