Baseball Memories - When we were players

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Honkytonk
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Baseball Memories - When we were players

Messaggio da Honkytonk » 09/11/2017, 15:53

Sono un po' di giorni che ripenso ai bei tempi andati (ormai quasi 20 :piango: ) quando la mia vita era pressoché scandita dai due allenamenti settimanali e il doppio incontro pomeriggio/sera , più intensamente negli ultimi tempi da quando sono sotto di brutto con letture riguardanti le statistiche ed il loro uso nel batti e corri ( Moneyball/Big Data Baseball ) che mi hanno fatto riaffiorare alla mente un episodio in particolare che all'epoca forse non capii bene ma che ricordo a distanza con molto orgoglio.

Eravamo di ritorno da una doppia sconfitta in trasferta, mi pare a Matino (LE) ed era una roba da 12 ore di bus.
Il morale non era ovviamente altissimo (ricordo che subimmo un HR da uno che mai ne aveva battuti fino ad allora ed era pure il suo compleanno, guarda te la vita eh?) e uno dei più anziani, con serie A alle spalle ,pitcher partente , dall'ultima fila del mezzo tirò fuori un faldone che racchiudeva una sorta di memorandum degli errori tecnici del nostro mister cubano.
Disse che non voleva prendersela coi singoli giocatori, però numeri alla mano si chiedeva perché facesse battere per secondo X che aveva una media sotto i .200 mentre per esempio Y (io) batte tra il 7° e 8° nonostante avessi una media di quasi .400 .
Giuro che credo di aver scoperto in quel momento le statistiche ed il loro reale senso.
Per intenderci, son sempre stato mingherlino, tra i più piccoli d'età in ogni categoria giocata, poco appariscente e "spettacolare" in difesa , per nulla esplosivo di gamba (infatti credo mai stato leadoff e giocavo in 3a preferendo buttarmi piuttosto che scattare lateralmente) eppure sapevo di aver un buon contatto e pure occhio, battevo linee che per un livello come la B bastavano spesso per raggiungere la base ed ero molto ligio coi segnali.
In quel viaggio quel paragone m'imbarazzò e mi sentii mortificato per il compagno additato, però poco dopo in effetti cominciai a salire nella line-up e cominciai a prender consapevolezza di poter esser utile nonostante non battessi palline alla rete, non alzassi campanili da 95 mt, non girassi alla morte ogni lancio.

I libri che leggo , ad anni di distanza, mi confermano che anch'io avevo un perché in questo gioco che io facevo per puro amore e per sentirmi "diverso" rispetto a tutti i calciatori.

Voi avete ricordi da giocatore che ancora accarezzate ogni tanto con la mente?
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